IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 17 marzo 2021

CONFERME DI PANSPERMIA?

 


Un secondo studio individua anche composti organici in un granello di polvere recuperato dalla prima sonda giapponese Hayabusa


Acqua e composti organici sulla superficie di un campione di asteroide. Cioè su un singolo granello appartenente a Itokawa e raccolto dalla Japan Aerospace Exploration Agency, in particolare dalla prima missione del programma Hayabusa di ormai undici anni fa. È la seconda volta che accade.

Un gruppo di ricercatori da diversi istituti (Nasa, università del Kent, Open University e altri) ha individuato tracce di acqua e altri composti organici, documentando la ricerca su Scientific Report. Una scoperta che torna dunque a documentare le infinitesimali molecole d’acqua che sarebbero legate all’asteroide stesso e che potrebbe in qualche modo riscrivere la nostra consapevolezza della storia della vita sulla Terra, che finora si è concentrata sugli asteroidi carboniosi, quelli cioè più diffusi (detti anche di tipo C).

In realtà, una ricerca di un paio di anni fa pubblicata su Nature Astronomy aveva già spiegato che sulla superficie degli asteroidi l’azione di vento solare e dei micrometeoriti, a temperature molto basse, può portare alla formazione di molecole d’acqua. Lo si era stabilito nel contesto di uno studio finanziato dalla Nasa su un frammento del meteorite Murchison, caduto oltre cinquant’anni fa in Australia, simulando le condizioni metereologiche di una cintura di asteroidi in una macchina costruita per l’occasione. Le elaborazioni sul campione di Itokawa, insieme ad altre del 2019, ce ne danno ora la conferma senza complesse simulazioni in laboratorio.

“La missione Hayabusa consisteva in una navicella robotica sviluppata dalla Jaxa e progettata per ripotare a Terra campioni di un asteroide noto come Itokawa, per consentire le analisi di laboratorio” ha spiegato Queenie Chan del dipartimento di Scienze della Terra del Royal Holloway dell’università di Londra, coinvolto nello studio. “Dopo essere stato analizzato in dettaglio da un team internazionale di ricercatori, la nostra analisi di un singolo granello, ribattezzato Amazon, ha dimostrato di aver conservato la materia organica primitiva (non riscaldata) e trattata (riscaldata) entro dieci micron (un millesimo di centimetro) di distanza”. In generale, la conferma suggerirebbe che l’asteroide si sia evoluto per miliardi di anni incorporando materiali organici nello stesso modo della Terra.

Itokawa, che è un piccolo asteroide Apollo del diametro medio di circa 0,33 km e lungo circa mezzo chilometro e ha la forma di un’arachide, ha resistito al caldo estremo (fino a 5/800 gradi), alla disidratazione, a shock continui e alla frantumazione, ma è riuscito a riformarsi e reidratarsi usando il materiale che ha raccolto dopo il raffreddamento. Lo studio mostra anche che gli asteroidi di tipo S, quelli pietrosi composti principalmente di silicati possono contenere i componenti basilari della vita. La sonda lo raggiunse nel 2005 dopo un viaggio lungo 290 milioni di km durato oltre due anni.

“Comprendere la vera natura dell'acqua extraterrestre e della materia organica che erano presenti alla nascita del nostro sistema solare, e la loro successiva evoluzione, richiede lo studio di astromateriali incontaminati – si legge nel paper - in questo studio abbiamo studiato sia l'acqua che il contenuto organico di una particella di polvere recuperata dalla superficie dell'asteroide 25143 Itokawa vicino alla Terra dalla missione Hayabusa, che è stata la prima missione che ha portato materiali asteroidali incontaminati alla raccolta astromateriale della Terra”.

Già un paio di anni fa un team dell’Arizona State University, il cui lavoro è ovviamente citato dalla nuova indagine, aveva analizzato altri campioni provenienti da Itokawa, individuando acqua e immaginando che una serie di impatti primordiali di asteroidi avvenuti sulla Terra potrebbero aver rilasciato sul nostro pianeta più della metà dell’acqua presente negli oceani. In particolare, in due delle cinque molecole analizzate il team aveva identificato il pirossene, un minerale che contiene acqua anche nella sua struttura cristallina terrestre, utilizzando il Nanoscale Secondary Ion Mass Spectrometer (NanoSims) di Asu, uno strumento particolarmente sofisticato in grado di studiare grani così piccoli.

La nuova indagine, insomma, conferma che anche asteroidi asciutti e sottoposti a un’evoluzione così complessa e traumatica (l’asteroide di oggi dovrebbe essere quel che resta di un corpo molto più ampio, largo almeno 19 chilometri) possono ospitare molta più acqua di quanta gli scienziati abbiano ipotizzato in passato. Se pochi mesi fa abbiamo ricevuto i campioni di un altro asteroide, Ryugu, grazie alla missione Hayabusa 2, nei prossimi anni torneranno sulla Terra anche i frammenti di Bennu grazie alla sonda Osiris-Rex che a maggio inizierà il suo viaggio di rientro.

Da:

https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a35736352/acqua-asteroide/

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SONO EDIZIONI OmPhi Labs





 

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