Un secondo studio individua anche
composti organici in un granello di polvere recuperato dalla prima sonda
giapponese Hayabusa
Un gruppo di ricercatori da
diversi istituti (Nasa, università del Kent, Open University e altri) ha
individuato tracce di acqua e altri composti organici, documentando la ricerca
su Scientific Report. Una scoperta che torna dunque a documentare le
infinitesimali molecole d’acqua che sarebbero legate all’asteroide stesso e che
potrebbe in qualche modo riscrivere la nostra consapevolezza della storia della
vita sulla Terra, che finora si è concentrata sugli asteroidi carboniosi,
quelli cioè più diffusi (detti anche di tipo C).
In realtà, una ricerca di un paio
di anni fa pubblicata su Nature Astronomy aveva già spiegato che sulla
superficie degli asteroidi l’azione di vento solare e dei micrometeoriti, a
temperature molto basse, può portare alla formazione di molecole d’acqua. Lo si
era stabilito nel contesto di uno studio finanziato dalla Nasa su un frammento
del meteorite Murchison, caduto oltre cinquant’anni fa in Australia, simulando
le condizioni metereologiche di una cintura di asteroidi in una macchina
costruita per l’occasione. Le elaborazioni sul campione di Itokawa, insieme ad
altre del 2019, ce ne danno ora la conferma senza complesse simulazioni in laboratorio.
“La missione Hayabusa consisteva
in una navicella robotica sviluppata dalla Jaxa e progettata per ripotare a
Terra campioni di un asteroide noto come Itokawa, per consentire le analisi di
laboratorio” ha spiegato Queenie Chan del dipartimento di Scienze della Terra
del Royal Holloway dell’università di Londra, coinvolto nello studio. “Dopo
essere stato analizzato in dettaglio da un team internazionale di ricercatori,
la nostra analisi di un singolo granello, ribattezzato Amazon, ha dimostrato di
aver conservato la materia organica primitiva (non riscaldata) e trattata
(riscaldata) entro dieci micron (un millesimo di centimetro) di distanza”. In
generale, la conferma suggerirebbe che l’asteroide si sia evoluto per miliardi
di anni incorporando materiali organici nello stesso modo della Terra.
Itokawa, che è un piccolo asteroide Apollo del diametro medio di circa 0,33 km e lungo circa mezzo chilometro e ha la forma di un’arachide, ha resistito al caldo estremo (fino a 5/800 gradi), alla disidratazione, a shock continui e alla frantumazione, ma è riuscito a riformarsi e reidratarsi usando il materiale che ha raccolto dopo il raffreddamento. Lo studio mostra anche che gli asteroidi di tipo S, quelli pietrosi composti principalmente di silicati possono contenere i componenti basilari della vita. La sonda lo raggiunse nel 2005 dopo un viaggio lungo 290 milioni di km durato oltre due anni.
“Comprendere la vera natura
dell'acqua extraterrestre e della materia organica che erano presenti alla
nascita del nostro sistema solare, e la loro successiva evoluzione, richiede lo
studio di astromateriali incontaminati – si legge nel paper - in questo studio
abbiamo studiato sia l'acqua che il contenuto organico di una particella di
polvere recuperata dalla superficie dell'asteroide 25143 Itokawa vicino alla
Terra dalla missione Hayabusa, che è stata la prima missione che ha portato
materiali asteroidali incontaminati alla raccolta astromateriale della Terra”.
Già un paio di anni fa un team
dell’Arizona State University, il cui lavoro è ovviamente citato dalla nuova
indagine, aveva analizzato altri campioni provenienti da Itokawa, individuando
acqua e immaginando che una serie di impatti primordiali di asteroidi avvenuti
sulla Terra potrebbero aver rilasciato sul nostro pianeta più della metà
dell’acqua presente negli oceani. In particolare, in due delle cinque molecole
analizzate il team aveva identificato il pirossene, un minerale che contiene
acqua anche nella sua struttura cristallina terrestre, utilizzando il Nanoscale
Secondary Ion Mass Spectrometer (NanoSims) di Asu, uno strumento
particolarmente sofisticato in grado di studiare grani così piccoli.
La nuova indagine, insomma,
conferma che anche asteroidi asciutti e sottoposti a un’evoluzione così
complessa e traumatica (l’asteroide di oggi dovrebbe essere quel che resta di
un corpo molto più ampio, largo almeno 19 chilometri) possono ospitare molta
più acqua di quanta gli scienziati abbiano ipotizzato in passato. Se pochi mesi
fa abbiamo ricevuto i campioni di un altro asteroide, Ryugu, grazie alla
missione Hayabusa 2, nei prossimi anni torneranno sulla Terra anche i frammenti
di Bennu grazie alla sonda Osiris-Rex che a maggio inizierà il suo viaggio di
rientro.
Da:
https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a35736352/acqua-asteroide/
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