1)
I ricercatori americani
dell'università Marshall hanno scoperto che l’ enzima "adenosina
trifosfatasi sodio-potassio" influenza anche il processo di
invecchiamento. Ecco perchè in futuro questo enzima potrà (forse) costituire la
base di una terapia anti-invecchiamento. La scoperta è stata segnalata in un
comunicato stampa pubblicato il 27 giugno su EurekAlert! Si è infatti osservato
che questo enzima partecipa al ciclo di generazione delle forme attive di
ossigeno. Ciò' stato chiarito attraverso esperimenti sui topi. Per un anno i
roditori sono stati alimentati esclusivamente con mangime ad alto contenuto di
grassi e carboidrati, contribuendo a rendere più evidenti i segni
dell'invecchiamento. I ricercatori hanno scoperto che nei topi sottoposti ad
iniezioni di questo enzima, il processo di invecchiamento è stato notevolmente
rallentato. Ora i ricercatori devono scoprire se assunzioni suppletive di
questo enzima siano compatibili per l'uomo. Se verranno dimostrati effetti
anti-age, allora in futuro questa scoperta potrà costituire la base di una
terapia anti-invecchiamento vera e propria.
Longevità, lo studio che ribalta
tutte le convinzioni: “dopo i 105 anni la vita umana non ha limiti” (?)
"Se esiste un limite
biologico alla vita umana (125 anni ? – ndr) questo non è ancora diventato
visibile o non è stato raggiunto"
Longevità:
Una ricerca italiana, pubblicata
su “Science“, condotta nell’università Sapienza di Roma, ha concluso che la
soglia della longevità è 105 anni: oltre questo limite il rischio di morire si
stabilizza, dopo questa età diventa impossibile dire quale sia il limite della
durata della vita umana. I ricercatori sono giunti a questa conclusione
basandosi sui dati relativi a quasi 4.000 italiani ultracentenari, raccolti fra
il 2009 e il 2015. “Se esiste un limite biologico alla vita umana questo non è
ancora diventato visibile o non è stato raggiunto. Abbiamo verificato che il
rischio di morte accelera esponenzialmente con l’età fino a 80 anni, per poi
decelerare progressivamente fino a raggiungere un plateau e a rimanere
costante, o quasi, dopo i 105 anni“, ha spiegato all’ANSA la coordinatrice
della ricerca, Elisabetta Barbi, del dipartimento di Statistica della Sapienza.
“La scoperta di questa soglia non solo dà una risposta chiara e certa sulle
curve di mortalità, ma è cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base
della longevità umana, e gli sviluppi futuri delle teorie sull’invecchiamento“.
Un altro dato interessante che emerge dalla ricerca e’ che “per le generazioni
di nascita più giovani i livelli di mortalità sono leggermente più bassi“, ha
detto ancora Barbi. E’ un dato che, “unito a quello relativo alla crescita dei
supercentenari negli ultimi anni, indica un aumento nel tempo della longevità
umana“. Un andamento simile della
mortalità alle età più estreme è stato osservato anche in altre specie animali,
come insetti e vermi, il che fa pensare che esista una spiegazione comune dal
punto di vista evolutivo. La mancanza di dati affidabili su questi
“pionieri della longevità” aveva finora alimentato un controverso dibattito
nella comunità scientifica, divisa tra chi sosteneva che la curva dei rischi di
mortalità continuasse ad aumentare esponenzialmente con l’eta’, e chi invece
era convinto che decelerasse per poi raggiungere un livello costante alle eta’
più elevate.
PER APPROFONDIMENTI:
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
Nessun commento:
Posta un commento