La teoria delle superstringhe e la materia di settore nascosta: intervista al fisico John Hagelin
di Cate Montana (What the Bleep)
Il fisico quantistico John Hagelin ha di recente visitato l’Italia (settembre 2006). Ha infatti tenuto prima a Roma, poi alla Triennale di Milano una conferenza dal titolo creatività-coscienza-cervello a fianco del neurofisiologo prof. Fred Travis e del noto regista David Lynch. Hagelin è direttore dell’unione globale degli scienziati per la pace. Questa intervista abbina le informazioni dei più recenti sviluppi in seno alla teoria delle stringhe con ampie speculazioni - profondamente scientifiche e ben radicate nella natura del pensiero – sulla meditazione, i corpi sottili, i viaggi astrali e altro ancora.
Tratto da Scienza e Conoscenza n.18 (ottobre-dicembre 2006).
Esplorando il mondo misterioso della materia e dell’energia oscura, ci troviamo di fronte a “una forma completamente trascendentale e non manifesta di energia e di materia” che può essere uguagliata al Vuoto biblico. Indagheremo ora, invece, qualcosa di presente nei regni manifesti chiamata materia di settore nascosta.
Quanto nascosta è la materia di settore nascosta? Molto nascosta. Bisogna essere ben ferrati nella teoria delle stringhe per averla sentita almeno nominare. Fortunatamente, mentre stavamo esaminando le centinaia di pagine di trascrizione che abbiamo compilato per il secondo film del Bleep, ci siamo imbattuti in un breve accenno alla materia di settore nascosta come un potenziale “universo di pensiero” proprio in una delle interviste al Dr. John Hagelin. Tale è stato l’interesse destato che siamo tornati da lui a fargli delle domande – e come siamo contenti di averlo fatto!
All’inizio questa intervista è un po’ tecnica. Non mollate. Porta, infatti, il luoghi molto interessanti.
WTB – La materia di settore nascosta è la stessa cosa della materia oscura? È collegata all’energia oscura? O è completamente diversa?
Hagelin – Sono tre cose totalmente indipendenti.
Allora com’è che la teoria delle superstringhe apre la possibilità a una sfera del pensiero, che si dice sia chiamata materia di settore nascosta?
Beh, devo iniziare dicendo che questa indagine sulla materia di settore nascosta in relazione alla sfera del pensiero è speculativa ed è principalmente opera mia. Detto ciò, le teorie delle superstringhe – in pratica – prevedono tutte la presenza della materia di settore nascosta, che per molti aspetti è simile alla materia familiare, formata di particelle e forze, e per altri aspetti, minori, può essere diversa. Ciò che rende nascosta la materia di settore nascosta, è che, almeno nell’interpretazione comune, interagisce con la materia di settore osservabile o materia comune, solo attraverso la sua influenza gravitazionale.
Se questo fosse veramente il punto, tale materia nascosta sarebbe quasi irrilevante per il nostro mondo di materia ordinaria, perché l’interazione gravitazionale tra qualsiasi cosa è normalmente troppo debole per assumere un qualche interesse. Del resto, ci sono eccezioni in quantità a tale affermazione. Se la materia di settore nascosta si aggrega in pianeti e stelle, potrebbe avere un forte effetto gravitazionale su di noi. O, se la materia di settore nascosta si aggrega attorno al sole a causa dell’attrazione gravitazionale del sole stesso, o si aggregasse attorno alle galassie a causa dell’attrazione gravitazionale delle galassie stesse, quella materia di settore nascosta si aggiungerebbe alla forza di gravità del sole; si aggiungerebbe alla forza di gravità delle galassie.
Ci sono circostanze, perciò, nelle quali l’interazione con la materia di settore nascosta attraverso la forza di gravità potrebbe essere d’interesse. Detto ciò, la materia di settore nascosta diventa veramente interessante quando riconosciamo che la prima premessa, ovvero che interagisca con noi solo in modo gravitazionale, è generalmente falsa. Oltre alla sua interazione gravitazionale, la materia di settore nascosta può avere, e spesso ha su di noi una debole influenza elettromagnetica. Eppure anche come debole influenza elettromagnetica, forse mille volte più debole della normale influenza elettromagnetica, è lo stesso miliardi di volte più potente della forza di gravità. Preso atto delle sue interazioni elettromagnetiche nei confronti della materia comune, la materia di settore nascosta diventa molto più affascinante.
Perché l’hai definita “la sfera del pensiero”? O tale riferimento si rifà alla sfera del pensiero solo potenzialmente?
Tale materia è un buon candidato per un mondo-pensiero - o un mondo di pensiero - numero uno: a causa delle sue dettagliate proprietà, un vasto soggetto sul quale possiamo ritornare. Numero due: perché abbiamo bisogno di una spiegazione fisica per il pensiero. Abbiamo bisogno di un qualcosa, quando ci si guarda dentro nel profondo, per connettere il cervello fisico con il campo unificato di consapevolezza. E il campo unificato della consapevolezza esiste alla dimensione super-unificata di 10 alla meno 33 cm, che è molto al di sotto della dimensione nucleare.
Ti riferisci alla scala di Planck?
Sì. E se quella è la sfera della consapevolezza, e sono sempre più innumerevoli le ricerche a suggerire la possibilità che definitivamente lo sia – si tratta del campo unificato, la scala di Planck. Abbiamo bisogno di un qualcosa che connetta la consapevolezza al cervello fisico e ai neuroni; per fornire una connessione tra quello che è un organo molto macroscopico, il cervello - e persino i neuroni e il DNA dentro ai neuroni - con la microscopica scala di Planck.
Ti riferisci al lavoro di Roger Penrose con Stuart Hameroff?
Sì, c’è un legame. Roger Penrose, infatti, fu tra i primi ad insinuare che il fenomeno che chiamiamo consapevolezza potrebbe in definitiva essere un fenomeno di scala di Planck. Ecco la connessione. Ha lavorato su certi meccanismi che aiutano a renderlo plausibile. Non credo sappia della teoria delle superstringhe e della materia di settore nascosta. Potrebbe esserne alquanto eccitato. La materia di settore nascosta ci dà, in molti modi, una connessione tra la consapevolezza ed il cervello fisico, e questo, di nuovo, richiederebbe una scala di forze molto, molto corte. E sono le proprietà della materia di settore nascosta che la rendono un legame davvero naturale tra la fisica dell’infinitamente piccolo e la sfera della consapevolezza, e la fisica macroscopica del cervello.
Bisogna che tale connessione esista, perché la consapevolezza è intimamente connessa con la percezione sensoriale, i nostri organi di movimento, e l’attività del cervello umano. Però, la consapevolezza fondamentalmente non è creata dal cervello. Può essere riflessa dal cervello, modulata dal cervello, ma non creata. Non secondo la mia comprensione, e non secondo l’esperienza diretta di quello che è la consapevolezza nei secoli, specialmente ora, in questa generazione, con la rinascita della meditazione. E l’abbondanza di ricerca sulla meditazione, l’esperienza della consapevolezza stessa, afferma che è fondamentale nella creazione e trova la sua fonte ultima in questo campo unificato di intelligenza alla base della mente e della materia. Questa è l’esperienza diretta.
Un numero sempre crescente di prove dà supporto al ruolo fondamentale della consapevolezza nell’universo fisico. Ora che arriviamo a comprenderla come il campo unificato, dovremmo comprendere la mente. Dovremmo capire il pensiero, che è il vero collegamento tra la pura e astratta consapevolezza e il cervello fisico.
La materia di settore nascosta ha delle meravigliose proprietà che si prestano a fornire un tale collegamento tra la piccolissima sfera della consapevolezza e la più macroscopica sfera del cervello. Una delle chiavi di tali proprietà si chiama invariabilità di dimensione. E l’invariabilità di dimensione è un elemento interessante della materia di settore nascosta. L’invariabilità di dimensione significa, in pratica, che la grandezza non conta. Questo non è vero nella fisica comune. E non è vero per le grandissime particelle in generale. Qualsiasi cosa fatta di comune materia non ha un’invariabilità di dimensione.
Possiamo prendere un essere umano ed ingrandirlo fino a 10 volte la nostra altezza, 10 volte la nostra larghezza e 10 volte la nostra profondità, e si potrebbe pensare che, insomma, come faremmo a saperlo [se succedesse]? Se ingrandissimo gli alberi, ed ingrandissimo la nostra casa ed ingrandissimo il nostro letto, come potremmo mai sapere di essere 10 volte più grandi? Beh, lo sapremmo. Alla fine crolleremmo sotto il nostro stesso peso. Perché il nostro peso – ecco una spiegazione basilare – il nostro peso cresce al cubo della nostra altezza. La resistenza delle nostre ossa, però, cresce solo al quadrato della lunghezza e della larghezza dell’osso. Le cose, quindi, non crescono in scala alla rinfusa. Gli esseri umani hanno la loro dimensione ideale, non potremmo essere molto più grandi, non potremmo essere molto più piccoli, semplicemente non potrebbe funzionare. Lo stesso con gli insetti. Hanno una dimensione caratteristica, e non si può semplicemente fare un insetto gigante come si faceva nei film dell’orrore negli anni ’50 e sperare che il poveretto sopravviva.
Le cose hanno una misura o dimensione naturale nel nostro mondo di grandi particelle giganti. Questo, però, non è il caso nel regno del settore nascosto,. E la fisica del settore nascosto - i suoi meccanismi, la sua meccanica - è tutta a invariabilità di dimensione. Che significa che la dimensione delle cose semplicemente non conta? Significa che si potrebbe avere un meccanismo o un fenomeno nel settore nascosto che interagisce con il cervello, e può essere della grandezza del cervello o di un neurone. Si può avere un’interazione tra la materia di settore nascosta e la materia cerebrale. Quello stesso meccanismo potrebbe letteralmente, e lo farebbe, restringersi fino alle dimensioni di un punto. La stessa dinamica potrebbe avvenire alla dimensione di un punto, al contrario di questa dimensione più macroscopica e fornire questa specie di ponte di invariabilità di dimensione tra la fisica delle grandi dimensioni nel cervello e la fisica microscopica della scala di Planck. Perciò fornisce una connessione naturale tra il grande e il piccolo trascendendo, completamente le dimensioni.
Questo è un tantino tecnico, ma è un punto importante. Aiuta a descrivere perché la dimensione non conta. E l’altra cosa è, per i meditatori e altri che l’hanno sperimentato, o persino lo sperimentano regolarmente, che noi abbiamo una speciale fisiologia sottile; talvolta è definita corpo mentale, talvolta corpo sottile, o corpo astrale. Abbiamo un veicolo fisico più sottile legato a noi che, in certe circostanze, si può muovere indipendentemente dal corpo. E quel veicolo contiene la nostra consapevolezza. È come un contenitore di consapevolezza, un contenitore o veicolo per il pensiero. E con questo potete viaggiarci. Potete imparare a sviluppare l’abilità di lasciarvi alle spalle il vostro corpo fisico e entrare in quello sottile – non è qualcosa che raccomando. Seppure, in certe circostanze avviene spontaneamente. Non è una capacità particolare che vale la pena di coltivare, e ha persino i suoi piccoli rischi. E’ però un’esperienza conosciuta, e certamente anche una mia esperienza. E’ per questo che posso parlarne con una sicurezza empirica basata sull’esperienza, o esperimento. C’è un corpo più sottile di quello che chiamiamo “corpo fisico” e è intimamente associato con quello che chiamiamo pensiero, o mente. E nel momento che vi capita di fare tale esperienza, specialmente se siete un fisico o un ingegnere, dovete chiedervi: “Questo, di che cosa è fatto?”
E presto vi troverete a scartare le solite possibilità. È fatto di luce? No. Quella sarebbe una naturale prima supposizione perché è, in un certo senso, un veicolo luminoso e traslucido. La luce, però, non resta unita. Non si può avere una palla di luce appiccicosa. La luce si disperde in ogni direzione. Non ha la capacità di aderire in quello che si definisce un solitone, o pezzo, o veicolo di qualche sorta. Quindi non è luce – e di certo non forza di gravità, e nemmeno la forza nucleare forte o debole, perché quelle sono forze a raggio limitatissimo. E alla fine esaurisci le possibilità, e ti rendi conto che abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo. Magari, qualcosa di nuovo che appare alquanto complicato. Probabilmente non è solo un tipo di particella o un tipo di forza, ma uno stato aggregato di forze e particelle … proprio come gli atomi sono tenuti assieme da fotoni di luce, elettroni, protoni, neutroni e particelle.
Quindi, un esame relativamente elementare delle caratteristiche di base di questo corpo sottile, o corpo di pensiero, rivela che è formato di materia non convenzionale. E allora la fisica a quel punto si fa avanti e limita le possibilità a una. Quella possibilità è la materia di settore nascosta. Perché, non è nient’altro. Quando si arriva alla materia di settore osservabile, quando si arriva al mondo delle forze e particelle che formano la materia osservabile, sappiamo ciò che sono. E sappiamo che non ce ne sono altre.
Fondamentale a questa spiegazione di tale materia collegata al pensiero, o forse, persino quale sostanza dei nostri corpi di pensiero, è il bisogno di quel corpo di pensiero fatto di materia di settore nascosta di interfacciarsi, in qualche modo, con il nostro cervello fisico. Come avviene? Come si intensifica quella connessione, o persino in che modo si sfrutta quella connessione per sviluppare rare abilità?
Beh, poiché la materia di settore nascosta è elettricamente carica, benché debolmente – chiamiamola carica elettricamente in modo frazionale – non ha la carica elettrica di un elettrone o protone, ma qualcosa come un millesimo di quello. Ciò significa che si attaccherà in modo lasso, elettrostaticamente, alla materia comune. Proprio come un qualcosa che ha una piccola carica elettrica, come un pezzo di plastica carico di elettricità statica aderirà alla mano o alla vostra maglia.
Ci nutriamo di cibo. Respiriamo aria, ma consideriamo ora quei cibi che sono pieni di materia organica. E questa stessa materia organica avrà probabilmente attaccate a sé piccole quantità di materia di settore nascosta. E così il corpo potrebbe accumulare materia di settore nascosta. Potrebbe persino concentrare materia di settore nascosta in diversi organi, nel cervello. Questo è speculativo, ma sto insinuando, possibilmente, che quelle che noi chiamiamo strutture subcorticali o gangli basali, cose come la ghiandola pituitaria, l’ipotalamo, ecc. potrebbero facilmente concentrare quantità di materia di settore nascosta che si agganciano al nostro DNA, o forse persino si agganciano alla sinapsi neurale.
Una volta che abbiamo la materia di settore nascosta “incrostata” sopra, o incorporata nella nostra ghiandola pituitaria ad esempio, quella stessa materia, che si è concentrata nella ghiandola pituitaria, scruterà direttamente nel mondo del settore nascosto. Perché essere fatti di materia di settore nascosta, che contiene cariche di settore nascoste analoghe alla carica elettrica, interagirà elettromagneticamente. Ma non al normale fotone del nostro mondo osservabile, particelle, luce, la forza dell’elettromagnetismo – ma ad un fotone di quel settore, che è una forza analoga nel mondo del settore nascosto che noi sappiamo che c’è e deve esserci.
È un altro tipo di luce. È essenzialmente come la nostra luce, ma non rilevante per il nostro mondo. È un tipo di luce diversa che è rilevante per questo mondo di pensiero; rilevante per il mondo del settore nascosto. E se abbiamo materia di settore nascosto incrostata sul nostro cervello da qualche parte, allora quella può scrutare direttamente nel mondo di settore nascosto attraverso il fotone di quel settore, che può vedere tutto nel “mondo nascosto” come noi vediamo con i nostri occhi fisici il nostro mondo. A patto che il nostro sistema nervoso concentri ed accumuli materia di settore nascosta, attraverso questo tipo di materia, ha una finestra in questo mondo di pensiero.
Allora, in sostanza, risuoneremo alla sua frequenza? Perché il nostro sistema ne è impregnato fino al punto di risonanza?
Sì, ben detto. Tecnicamente, potrei affermare che le frequenze potrebbero essere le stesse del nostro mondo. Ma non è tanto la frequenza del fotone il punto, è l’identità… quale tipo di fotone. Un fotone che vede la normale carica elettrica? O il fotone tipo del settore nascosto che vede solo cariche di settore nascoste? Perciò quello che hai detto è corretto. Voglio dire, il mondo della frequenza potrebbe non essere esattamente quello. … Significherebbe che se i nostri corpi di settore nascosto fossero semplicemente attaccati ai nostri corpi fisici attraverso un collegamento elettrostatico, quel legame si potrebbe facilmente interrompere – proprio come si può tirar via un pezzo di plastica statica dalle dita. E potrebbe muoversi indipendentemente. E potrebbe certamente riattaccarsi. Potresti essenzialmente portar via la tua mente con te e riportarla indietro.
Queste sono idee ancora in evoluzione, consistenti con quello che sappiamo della fisica e del regno del pensiero. E uno dei forti motivi perché questa ricerca continui è per eliminazione; di base si tratta della mancanza di una comprensione alternativa su ciò che il pensiero è. Come poter connettere il sottostante mondo della consapevolezza con la scala di Planck, e il mondo fisico del cervello e dei processi cognitivi; e come comprendere di che cosa è fatto questo corpo di pensiero universalmente sperimentato? Com’è che possiamo avere un contenitore che trasporta la nostra soggettività o consapevolezza e che si può muovere separatamente dal corpo fisico - un’esperienza che è stata riportata, veramente, in ogni regione ed in ogni cultura nel mondo. Queste esperienze, se ci si guarda dentro, non si possono ignorare – forzano un ripensamento su che cos’è il pensiero. Non si possono “spazzare” queste anomalie lasciandole sotto il tappeto, per sempre – benché ci sia una naturale tendenza a farlo. E se vuoi capire che cos’è il pensiero nel contesto di quello che sappiamo essere le leggi della fisica, inclusi gli ultimi sviluppi nella super-unificazione basati sulle superstringhe, si è veramente forzati nella direzione della materia di settore nascosta.
Uno dei motivi per i quali il progresso in questo campo è stato così lento è che ci sono veramente così pochi teorici delle stringhe, qualcuno in grado di pensare – voglio dire persone familiari con quello che è successo nella fisica, specialmente nell’ultima decade, interessate a fenomeni quali la consapevolezza. Il sovrapporsi di queste due comunità – chiamiamole la comunità della consapevolezza e quella della fisica – è così raro ancora; e per comunità della fisica intendo quegli scienziati che lavorano nei settori d’avanguardia della comprensione di come l’universo funziona e di che cosa è fatto, quella sovrapposizione è così piccola che il progresso in questo campo è certamente stato impedito. Forse ci sono persone eccellenti, come Bill Tiller. Sfortunatamente, sono pochissimi quelli che hanno un’attuale comprensione dell’universo com’è conosciuto oggi. La gran parte di quello che oggi conosciamo dell’universo si è in realtà imparato nell’ultima decade. Il che significa che al momento non ci sono molti collaboratori e sviluppi in questa materia.
Tratto da Scienza e Conoscenza n.18 (ottobre-dicembre 2006)
Per saperne di più
Roger Penrose PhD (1931 – Colchester, Gran Bretagna)
Ha studiato all'University College School di Londra e al St. John's College di Cambridge. Si è laureato in fisica a Cambridge nel 1957. Dal 1973 insegna matematica presso l'Università di Oxford. Nel 1998, per i suoi studi sulla struttura dell'universo ha ricevuto il premio Wolf, il maggior riconoscimento mondiale per la matematica. I suoi libri disponibili in italiano sono: La mente nuova dell'imperatore, Ombre della mente, La strada che porta alla realta` - editore Rizzoli
Stuart R. Hameroff MD (1947 – Buffalo, New York)
Fisico e ricercatore, professore emerito, direttore del dipartimento di anestesia e psicologia, direttore del Centro Studi per la Consapevolezza all’Università dell’Arizona, Tucson - www.consciousness.arizona.edu/hameroff/, http://www.quantumconsciousness.org/
Penrose e Hameroff hanno elaborato una teoria della consapevolezza dove viene ipotizzato che la consapevolezza umana potrebbe essere il risultato di fenomeni quantistici ancora ignoti che avrebbero luogo nei microtuboli(strutture cellulari di natura proteica) e che rientrerebbero in una nuova teoria capace di unificare la teoria della relatività di Einstein con la meccanica quantistica.
Wiliam Tiller, PhD
Membro dell’Accademia Americana di Scienze Avanzate, professore emerito della Stanford University’s Department of Materials Science. Ha pubblicato più di 250 articoli scientifici e diversi libri, tra pubblicazioni tecniche e divulgative. Negli ultimi 30anni inoltre si è applicato in modo approfondito in sperimentazioni e studi teoretici nel campo della psicoenergetica che a suo avviso diventerà una parte molto importante della fisica di domani. L’ultima sua fatica: Some Science Adventures with Real Magic- Pavier - http://www.tiller.org/
Cate Montana è direttore del The Bleeping Herald e una scrittrice freelance del Pacific Northwest. Giornalista professionista da 18 anni è correntemente specializzata in tematiche sulla consapevolezza, la fisica quantistica, la salute alternativa, le culture native. E’ raggiungibile ai seguenti indirizzi: cate@whatthebleep.com or stellar@ywave.com. Ha appena inaugurato un quotidiano on line - The Global Intelligencer -www.theglobalintelligencer.com dedito a dare un contributo per creare un futuro cosciente e sostenibile. The Bleeping Herald è una rivista on line che ha avuto inizio nel 2005 in risposta alle innumerevoli richieste di info legate all’uscita del film What the BLEEP Do We Know e, come potenziale forum, per articoli e discussioni a tema relativi al nostro mondo che cambia. - www.whatthebleep.com e www.whatthebleep.com/mailings
Paleoastronautica - Archeologia misteriosa - Miti e Civiltà scomparse - Nuove frontiere della fisica della medicina e della ricerca scientifica - ATTUALITA' SCOMODE - NOETICA
Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *
con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it
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LA NUOVA CONOSCENZA

sabato 19 marzo 2011
CICLI COSMICI E CATACLISMI: CIO' CHE CI OSTINIAMO A NON VOLER IMPARARE !
INDONESIA, NUOVA ZELANDA, GIAPPONE ……………… IL MONDO INTERO
VOGLIO CONDIVIDERE CON VOI QUESTO ILLUMINANTE APPROFONDIMENTO, DOBBIAMO RENDERCI CONTO CHE GLI SCONVOLGIMENTI NATURALI CHE LA TERRA STA VIVENDO, E CHE VIVRA’ PROSSIMAMENTE, NON SONO IN ALCUN MODO CONTRASTABILI. DOBBIAMO PREPARARCI A VIVERLI, A VIVERE LA CICLICITA’ DELLA NATURA E L’INELUTTABILITA’ DELLA NOSTRA FRAGILITA ED IMPOTENZA. SENZA ANSIE O PAURE, DOBBIAMO “RITORNARE” A VIVERE COME I NOSTRI ANTICHI PADRI: IN SIMBIOSI CON IL NOSTRO MONDO E LE SUE CREATURE, COME FIGLI….SOLO ALLORA RISCOPRIREMO CHE LA MADRE TERRA NON CI HA MAI TRADITO E MAI LO FARA’.
Marco La Rosa
IL MASSIMO SOLARE DEL 2012
Che cos'è un massimo solare?
di Edward A. Wiltsie
Un massimo solare è il punto culminante del ciclo di macchie solari del nostro Sole, quando la frequenza di sviluppo di macchie solari aumenta in modo critico assieme alla quantità e frequenza dell’energia solare proiettata verso la Terra...
Pensate alle macchie. In particolare, considerate le macchie solari. Macchie calde sul Sole, alcune delle quali sono di oltre 100.000 miglia di diametro. Si staccano dal Sole e schizzano attraverso il sistema solare a circa 200 miglia al secondo. Queste macchie emettono praticamente ogni frequenza di energia dello spettro elettromagnetico, dai raggi gamma ai protoni altamente energizzati (particelle di massa).
Le macchie solari sono un’enorme fonte di energia gratuita per la Terra e avvengono a cicli (cicli di macchie solari) che caricano la nostra atmosfera con effetti che si estendono fino al centro della Terra, creando periodi di alta energia potenziale. Questo ambiente energetico ha un profondo impatto diretto e indiretto sulla Terra e su tutte le forme di vita che la abitano.
Un tale periodo di alto potenziale si sta evolvendo dalla metà del 2000. All’inizio dell’estate del 2000, il nostro sole è entrato nel suo massimo solare. Un massimo solare è il punto culminante del ciclo di macchie solari del nostro Sole, quando la frequenza di sviluppo di macchie solari aumenta in modo critico assieme alla quantità e frequenza dell’energia solare proiettata verso la Terra. Questi massimi occorrono circa ogni undici anni e durano quasi due anni. Il massimo è il risultato dell’inversione del campo magnetico del Sole. Questo cambiamento avviene con considerevole agitazione.
L’attività delle macchie solari aumenta sotto forma di fiammate solari ed emissioni di massa coronale (Coronal Mass Ejections – CME). Questi due fenomeni derivano da grandi anelli magnetici che si sviluppano sulla superficie del sole. I CME sono grandi anelli ritorti di energia all’interno della corona solare che si liberano con uno scoppio tremendo. L’esplosione è abbastanza grande da mandare una potente onda d’urto attraverso il nostro sistema solare. L’onda d’urto include pulsazioni ad alta frequenza (raggi-x e radiazioni gamma), esplosioni magnetiche, onde di massa contenenti milioni di tonnellate di particelle ad alta energia (protoni liberi), il tutto passa attraverso ed è assorbito dall’atmosfera della Terra.
Questo trasferimento di energia è invisibile ma misurabile per i suoi effetti. La porzione ad alta frequenza dei CME si muove attraverso il sistema solare più rapidamente, raggiungendo la terra entro minuti o ore. I satelliti individuano queste pulsazioni, ma non sono ancora disponibili i sistemi e i database per interpretare accuratamente gli impatti globali, regionali o locali. Negli ultimi anni è stato fatto un considerevole sforzo per individuare e valutare gli impatti della fascia a frequenza più bassa di queste emanazioni. Lo sforzo più grande è stato indirizzato nell’investigare la porzione più consistente proiettata dallo scoppio, che consiste di milioni di tonnellate di nuclei supercarichi. Ognuna di queste particelle possiede tra le mille e le diecimila volte l’energia di un tipico protone terrestre. Questi protoni si proiettano dal sole sotto forma di nuvola chiamata evento protonico solare. Delle molte CME che si sviluppano durante un tipico massimo solare, alcune emettono massicce nuvole di particelle verso la terra, formando il vento solare. Forti venti solari possono evolversi in tempeste solari.
La pulsazione magnetica associata alla nube protonica piega il campo magnetico della terra (magnetosfera) e carica l’atmosfera, causando molti sottili cambiamenti ambientali. La pressione dell’onda protonica comprime il campo magnetico della terra dalla parte del Sole, aumenta la densità della ionosfera, e ionizza i 100 chilometri più bassi dell’atmosfera terrestre. Oltre all’impatto diretto dei protoni ad alta energia, il passaggio della bufera fa oscillare il campo magnetico terrestre e questo genera un ulteriore carica elettrica. Durante tale periodo ci sono molti protoni ad alta energia ed elettroni liberi in diversi strati dell’atmosfera terrestre. Questi cambiamenti dell’atmosfera terrestre portano ad eventi atmosferici singolari, come aurore boreali (luci del nord) più accentuate, interruzioni delle comunicazioni radio, sovraccarichi e danni ai satelliti e agli impianti elettrici. Spesso i sovraccarichi sottolineano debolezze nei sistemi elettrici, come in ambienti ad alta resistenza e limitazioni di capacità. Allo stesso tempo, i sistemi capaci di catturare e conservare o incanalare queste cariche possono utilizzare l’energia per produrre prodotti utili. Ad esempio, piccoli sovraccarichi aumentano la potenza della rete elettrica negli U.S.A., dando energia elettrica gratis.
Parallelo a questi grossi effetti manifesti, il caricamento dell’atmosfera ha anche un impatto sui sistemi fisiologici, in particolare sul sistema nervoso degli organismi viventi e sulle funzioni cerebrali. Proprio come i cambiamenti del campo magnetico e gravitazionale, associati con le fasi lunari, stimolano la germinazione dei semi, la crescita delle coltivazioni e il comportamento umano per alcuni giorni del mese, le cariche atmosferiche producono effetti simili su un periodo molto più lungo. Benchè questi impatti di tempeste solari non siano al momento ben documentati, emergeranno sicuramente durante la prossima decade a mano a mano che l’enorme numero di dati ottenuti da terra e con i satelliti durante il presente massimo sarà assimilato ed avverrà la fertilizzazione incrociata tra le discipline scientifiche.
Lungo queste linee di studio, l’attuale massimo solare è unico perché non ci sono mai stati così tanti satelliti piazzati in orbita per osservare e registrare gli effetti dei venti e delle tempeste solari. I satelliti sono stati impiegati per intercettare e misurare una grande quantità di dati del massimo solare del 2000/2001. Secondo queste nude registrazioni, la Terra ha avuto circa 8 grosse tempeste tra il luglio 2000 e il luglio 2001 e circa 18 grosse tempeste tra l’agosto 2001 e il dicembre 2001. L’evento del 14 luglio 2000 fu un evento di Classe X (molto grande). La nube fotonica viaggiò tra il Sole e la Terra in 26 ore, ad una velocità media stimata di più di 6.000.000 chilometri all’ora (1700 km/sec). Il passaggio dell’evento protonico scaricò una carica stimata in 1500 gigawatt sull’atmosfera della Terra, quattro volte l’energia generata dall’intera rete elettrica degli U.S.A. Questo sbalzo causò sovraccarichi di elettricità attraverso il sistema di distribuzione U.S.A./Canada, danneggiando due grossi trasformatori e bloccando i macchinari per la regolazione del voltaggio su tutta la Costa Orientale degli U.S.A. Molti altri eventi protonici hanno avuto risultati simili ma meno dannosi. Quasi ogni evento provoca un blocco delle comunicazioni radio in aree locali in varie zone del mondo. In più, si sono verificati spettacoli eccezionali di aurore boreali fin dal settembre 2001, visibili anche molto a sud, fino al Texas e alla California meridionale. I satelliti sono anche usati per misurare altri impatti di particelle sulla Terra e le fasce energetiche che l’avvolgono (es. ionosfera, magnetosfera, plasmasfera, ecc.). Uno degli strumenti di osservazione usati è il velivolo spaziale Imager per la Magnetopausa nell’Esplorazione Globale dell’Aurora (Imager for Magnetopause to Aurora Global Exploration – IMAGE). Dei molti congegni messi a bordo di questo velivolo, uno dei più interessanti è l’Imager Estremo Ultravioletto ( Extreme Ultraviolet Imager – EUV). Questo strumento misura la densità e lo stato energetico degli ioni di elio nella plasmasfera della terra. La plasmasfera è un sottile strato di plasma freddo che circonda la terra nella magnetosfera interna. Questo strato è energizzato da eventi protonici e si crede che convogli energia nella magnetosfera e negli strati inferiori, come lo strato di plasma vicino alla Terra. Questi strati di plasma hanno correnti che si muovono come le correnti dell’oceano, ma le correnti sono di ioni carichi anziché di acqua. Questi ioni emettono fotoni ultravioletti estremi e la luminosità con cui si presenta l’aura riflette il grado di caricamento atmosferico. Durante un massimo solare, la Terra è caricata di energia dagli eventi protonici: l’energia si accumula nei filtri della ionosfera e della plasmasfera, giù fino agli strati inferiori di plasma, raggiungendo infine il centro della Terra. Il centro della Terra è formato da materiale magnetico molto denso che ruota e, in normali circostanze, genera il campo elettrico che circonda la Terra. Durante le tempeste solari questo processo è alterato. Potrebbe persino invertirsi, nel qual caso la carica esterna dell’atmosfera accelererebbe la rotazione del centro, provocando una debole accelerazione nella rotazione terrestre. In questo modo, le tempeste solari ricaricano non solo l’atmosfera ma anche la massa fisica della Terra. I dati del satellite, quali le misurazioni EUV, sono impiegati per valutare il grado e l’estensione del processo di caricamento. I dati del satellite possono anche essere utilizzati per simulare modelli di vento solare. Le crescenti conoscenze della NASA sui venti solari hanno portato ad una nuova generazione di veicoli spaziali che usano vele solari per la propulsione. Lo scopo è navigare nel nostro sistema solare con veloci e moderne navi solari.
Tratto da Scienza e Conoscenza n.5.
VOGLIO CONDIVIDERE CON VOI QUESTO ILLUMINANTE APPROFONDIMENTO, DOBBIAMO RENDERCI CONTO CHE GLI SCONVOLGIMENTI NATURALI CHE LA TERRA STA VIVENDO, E CHE VIVRA’ PROSSIMAMENTE, NON SONO IN ALCUN MODO CONTRASTABILI. DOBBIAMO PREPARARCI A VIVERLI, A VIVERE LA CICLICITA’ DELLA NATURA E L’INELUTTABILITA’ DELLA NOSTRA FRAGILITA ED IMPOTENZA. SENZA ANSIE O PAURE, DOBBIAMO “RITORNARE” A VIVERE COME I NOSTRI ANTICHI PADRI: IN SIMBIOSI CON IL NOSTRO MONDO E LE SUE CREATURE, COME FIGLI….SOLO ALLORA RISCOPRIREMO CHE LA MADRE TERRA NON CI HA MAI TRADITO E MAI LO FARA’.
Marco La Rosa
IL MASSIMO SOLARE DEL 2012
Che cos'è un massimo solare?
di Edward A. Wiltsie
Un massimo solare è il punto culminante del ciclo di macchie solari del nostro Sole, quando la frequenza di sviluppo di macchie solari aumenta in modo critico assieme alla quantità e frequenza dell’energia solare proiettata verso la Terra...
Pensate alle macchie. In particolare, considerate le macchie solari. Macchie calde sul Sole, alcune delle quali sono di oltre 100.000 miglia di diametro. Si staccano dal Sole e schizzano attraverso il sistema solare a circa 200 miglia al secondo. Queste macchie emettono praticamente ogni frequenza di energia dello spettro elettromagnetico, dai raggi gamma ai protoni altamente energizzati (particelle di massa).
Le macchie solari sono un’enorme fonte di energia gratuita per la Terra e avvengono a cicli (cicli di macchie solari) che caricano la nostra atmosfera con effetti che si estendono fino al centro della Terra, creando periodi di alta energia potenziale. Questo ambiente energetico ha un profondo impatto diretto e indiretto sulla Terra e su tutte le forme di vita che la abitano.
Un tale periodo di alto potenziale si sta evolvendo dalla metà del 2000. All’inizio dell’estate del 2000, il nostro sole è entrato nel suo massimo solare. Un massimo solare è il punto culminante del ciclo di macchie solari del nostro Sole, quando la frequenza di sviluppo di macchie solari aumenta in modo critico assieme alla quantità e frequenza dell’energia solare proiettata verso la Terra. Questi massimi occorrono circa ogni undici anni e durano quasi due anni. Il massimo è il risultato dell’inversione del campo magnetico del Sole. Questo cambiamento avviene con considerevole agitazione.
L’attività delle macchie solari aumenta sotto forma di fiammate solari ed emissioni di massa coronale (Coronal Mass Ejections – CME). Questi due fenomeni derivano da grandi anelli magnetici che si sviluppano sulla superficie del sole. I CME sono grandi anelli ritorti di energia all’interno della corona solare che si liberano con uno scoppio tremendo. L’esplosione è abbastanza grande da mandare una potente onda d’urto attraverso il nostro sistema solare. L’onda d’urto include pulsazioni ad alta frequenza (raggi-x e radiazioni gamma), esplosioni magnetiche, onde di massa contenenti milioni di tonnellate di particelle ad alta energia (protoni liberi), il tutto passa attraverso ed è assorbito dall’atmosfera della Terra.
Questo trasferimento di energia è invisibile ma misurabile per i suoi effetti. La porzione ad alta frequenza dei CME si muove attraverso il sistema solare più rapidamente, raggiungendo la terra entro minuti o ore. I satelliti individuano queste pulsazioni, ma non sono ancora disponibili i sistemi e i database per interpretare accuratamente gli impatti globali, regionali o locali. Negli ultimi anni è stato fatto un considerevole sforzo per individuare e valutare gli impatti della fascia a frequenza più bassa di queste emanazioni. Lo sforzo più grande è stato indirizzato nell’investigare la porzione più consistente proiettata dallo scoppio, che consiste di milioni di tonnellate di nuclei supercarichi. Ognuna di queste particelle possiede tra le mille e le diecimila volte l’energia di un tipico protone terrestre. Questi protoni si proiettano dal sole sotto forma di nuvola chiamata evento protonico solare. Delle molte CME che si sviluppano durante un tipico massimo solare, alcune emettono massicce nuvole di particelle verso la terra, formando il vento solare. Forti venti solari possono evolversi in tempeste solari.
La pulsazione magnetica associata alla nube protonica piega il campo magnetico della terra (magnetosfera) e carica l’atmosfera, causando molti sottili cambiamenti ambientali. La pressione dell’onda protonica comprime il campo magnetico della terra dalla parte del Sole, aumenta la densità della ionosfera, e ionizza i 100 chilometri più bassi dell’atmosfera terrestre. Oltre all’impatto diretto dei protoni ad alta energia, il passaggio della bufera fa oscillare il campo magnetico terrestre e questo genera un ulteriore carica elettrica. Durante tale periodo ci sono molti protoni ad alta energia ed elettroni liberi in diversi strati dell’atmosfera terrestre. Questi cambiamenti dell’atmosfera terrestre portano ad eventi atmosferici singolari, come aurore boreali (luci del nord) più accentuate, interruzioni delle comunicazioni radio, sovraccarichi e danni ai satelliti e agli impianti elettrici. Spesso i sovraccarichi sottolineano debolezze nei sistemi elettrici, come in ambienti ad alta resistenza e limitazioni di capacità. Allo stesso tempo, i sistemi capaci di catturare e conservare o incanalare queste cariche possono utilizzare l’energia per produrre prodotti utili. Ad esempio, piccoli sovraccarichi aumentano la potenza della rete elettrica negli U.S.A., dando energia elettrica gratis.
Parallelo a questi grossi effetti manifesti, il caricamento dell’atmosfera ha anche un impatto sui sistemi fisiologici, in particolare sul sistema nervoso degli organismi viventi e sulle funzioni cerebrali. Proprio come i cambiamenti del campo magnetico e gravitazionale, associati con le fasi lunari, stimolano la germinazione dei semi, la crescita delle coltivazioni e il comportamento umano per alcuni giorni del mese, le cariche atmosferiche producono effetti simili su un periodo molto più lungo. Benchè questi impatti di tempeste solari non siano al momento ben documentati, emergeranno sicuramente durante la prossima decade a mano a mano che l’enorme numero di dati ottenuti da terra e con i satelliti durante il presente massimo sarà assimilato ed avverrà la fertilizzazione incrociata tra le discipline scientifiche.
Lungo queste linee di studio, l’attuale massimo solare è unico perché non ci sono mai stati così tanti satelliti piazzati in orbita per osservare e registrare gli effetti dei venti e delle tempeste solari. I satelliti sono stati impiegati per intercettare e misurare una grande quantità di dati del massimo solare del 2000/2001. Secondo queste nude registrazioni, la Terra ha avuto circa 8 grosse tempeste tra il luglio 2000 e il luglio 2001 e circa 18 grosse tempeste tra l’agosto 2001 e il dicembre 2001. L’evento del 14 luglio 2000 fu un evento di Classe X (molto grande). La nube fotonica viaggiò tra il Sole e la Terra in 26 ore, ad una velocità media stimata di più di 6.000.000 chilometri all’ora (1700 km/sec). Il passaggio dell’evento protonico scaricò una carica stimata in 1500 gigawatt sull’atmosfera della Terra, quattro volte l’energia generata dall’intera rete elettrica degli U.S.A. Questo sbalzo causò sovraccarichi di elettricità attraverso il sistema di distribuzione U.S.A./Canada, danneggiando due grossi trasformatori e bloccando i macchinari per la regolazione del voltaggio su tutta la Costa Orientale degli U.S.A. Molti altri eventi protonici hanno avuto risultati simili ma meno dannosi. Quasi ogni evento provoca un blocco delle comunicazioni radio in aree locali in varie zone del mondo. In più, si sono verificati spettacoli eccezionali di aurore boreali fin dal settembre 2001, visibili anche molto a sud, fino al Texas e alla California meridionale. I satelliti sono anche usati per misurare altri impatti di particelle sulla Terra e le fasce energetiche che l’avvolgono (es. ionosfera, magnetosfera, plasmasfera, ecc.). Uno degli strumenti di osservazione usati è il velivolo spaziale Imager per la Magnetopausa nell’Esplorazione Globale dell’Aurora (Imager for Magnetopause to Aurora Global Exploration – IMAGE). Dei molti congegni messi a bordo di questo velivolo, uno dei più interessanti è l’Imager Estremo Ultravioletto ( Extreme Ultraviolet Imager – EUV). Questo strumento misura la densità e lo stato energetico degli ioni di elio nella plasmasfera della terra. La plasmasfera è un sottile strato di plasma freddo che circonda la terra nella magnetosfera interna. Questo strato è energizzato da eventi protonici e si crede che convogli energia nella magnetosfera e negli strati inferiori, come lo strato di plasma vicino alla Terra. Questi strati di plasma hanno correnti che si muovono come le correnti dell’oceano, ma le correnti sono di ioni carichi anziché di acqua. Questi ioni emettono fotoni ultravioletti estremi e la luminosità con cui si presenta l’aura riflette il grado di caricamento atmosferico. Durante un massimo solare, la Terra è caricata di energia dagli eventi protonici: l’energia si accumula nei filtri della ionosfera e della plasmasfera, giù fino agli strati inferiori di plasma, raggiungendo infine il centro della Terra. Il centro della Terra è formato da materiale magnetico molto denso che ruota e, in normali circostanze, genera il campo elettrico che circonda la Terra. Durante le tempeste solari questo processo è alterato. Potrebbe persino invertirsi, nel qual caso la carica esterna dell’atmosfera accelererebbe la rotazione del centro, provocando una debole accelerazione nella rotazione terrestre. In questo modo, le tempeste solari ricaricano non solo l’atmosfera ma anche la massa fisica della Terra. I dati del satellite, quali le misurazioni EUV, sono impiegati per valutare il grado e l’estensione del processo di caricamento. I dati del satellite possono anche essere utilizzati per simulare modelli di vento solare. Le crescenti conoscenze della NASA sui venti solari hanno portato ad una nuova generazione di veicoli spaziali che usano vele solari per la propulsione. Lo scopo è navigare nel nostro sistema solare con veloci e moderne navi solari.
Tratto da Scienza e Conoscenza n.5.
domenica 6 marzo 2011
TWIN TOWERS: VERITA' SCOMODE !
Ora è ufficiale. Tracce di esplosivi di nano-termite sono stati raccolti dai detriti del WTC poco dopo il loro crollo dell'11/9/2001. Alla Brigham Young University, il professore di fisica, il dottor Steven Jones, ha fatto la scoperta dell'esplosivo insieme ad un team internazionale di nove scienziati.
Grazie quindi alle prove di laboratorio più estese, gli scienziati hanno concluso che i campioni analizzati, hanno mostrato che si tratta di esplosivi nano-termite, generalmente usati per scopi militari.
Dopo un rigoroso processo di peer-review, il loro documento è stato pubblicato nella Bentham Chemical Physics Journal, una delle riviste più accreditate negli USA e che ha approvato alcuni Premi Nobel, essendo rispettata all'interno della comunità scientifica. Primo autore dello studio è Dr. Niels Harrit di 37 anni, professore di chimica all'Università di Copenaghen in Danimarca e un esperto di nano-chimica, che dice: "Il conto ufficiale messo avanti dal NIST viola le leggi fondamentali della fisica."
Il Governo ora sa delle prove che confermano la presenza di Esplosivo Nano-Termite, utilizzati per far cadere tutte le Due Torri del WTC l'11 / 9.
Aggiungo: Questa (sconvolgente) (! ?) notizia, avvalora le tesi che fin dai primi momenti dopo i crolli delle Torri, evidenziavano lo “sbalordimento” di tecnici, ingegneri, architetti e progettisti vari, i quali non sapevano spiegarsi, e a tutt’oggi ancora non si spiegano, il “collasso” delle strutture. Collasso che non sarebbe dovuto avvenire nemmeno dopo i devastanti impatti con gli aerei.
Ora non resta che rimanere in attesa di un comunicato ufficiale da parte dell’Amministrazione USA su questa “spinosa” faccenda, o forse più probabilmente rimanere “testimoni” di un colpevole silenzio ?
Da: Antikitera.net
investigate911.org
Traduzione da :http://www.segnidalcielo.it
giovedì 24 febbraio 2011
CANCRO E TERAPIA GERSON: LA NATURA NON FALLISCE MAI !! LA VITA TRIONFA SEMPRE !
Cancro e terapia Gerson: questione di pH
di Howard Straus
La terapia Gerson per la prevenzione e la cura di tumori insiste sull'importanza di un ambiente alcanino e di sangue ben ossigenato per il ritorno della salute...
Il seguente articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 35 (gennaio/marzo 2011).
La Terapia Gerson è una terapia nutrizionale olistica e disintossicante per patologie croniche e degenerative che può vantare ottant’anni di successi su malattie diverse come l’emicrania, il melanoma avanzato, la fibromialgia, la tubercolosi, il diabete e l’artrite reumatoide. Il dottor Max Gerson la sviluppò agli inizi del ventesimo secolo per cercare di alleviare le sue atroci e debilitanti emicranie, ma poi scoprì prima che essa invertiva la tubercolosi della pelle, quindi che curava altri tipi di tubercolosi, il diabete, l’artrite reumatoide e infine tumori di vario genere. Egli non affrontò questo problema da un punto di vista teorico; piuttosto, la sua terapia si è evoluta empiricamente in base alle esperienze e agli esperimenti clinici. La teoria è stata plasmata da successi e fallimenti: quello che funzionava è stato mantenuto, quello che non funzionava è stato analizzato, spiegato e scartato.
La Terapia Gerson si basa sulle conclusioni del dottor Gerson secondo cui la malattia cronica è causata soprattutto da due fattori: carenze nutritive e tossiemia. Quando si pone rimedio a queste due cause fondamentali, il potente sistema immunitario del corpo è in grado di riparare praticamente qualsiasi patologia, spesso a un’incredibile velocità. Non occorre “stimolare” il sistema immunitario, come molte immunoterapie oggi cercano di fare: il sistema immunitario è concepito e ottimizzato per riparare da solo qualsiasi disfunzione. Le patologie non si manifestano perché il sistema immunitario “ignora” una minaccia, ma perché è sprovvisto del necessario per combatterle, così come un esercito magistralmente addestrato non può fare granché contro un aggressore se è sprovvisto delle armi, le munizioni, il cibo, le fortificazioni e gli indumenti adatti. Una volta fornito al sistema immunitario il supporto adeguato, esso si risveglia e agisce con velocità e potenza incredibili.
Sviluppi recenti della ricerca sul cancro
Nel 2010, il medico Nicholas Gonzalez e la sua partner Linda Isaacs hanno pubblicato The Trophoblast and the Origins of Cancer (Gonzalez N., Isaacs L., New Spring Press, New York City, 2010). Leggendo questo libro, sono sorte in noi molte domande che hanno portato a una vivace e illuminante discussione con il dottor Gonzalez.
È chiaro che – poiché la Terapia Gerson ha riportato eccellenti risultati nella cura delle malattie croniche e degenerative durante gli ultimi ottanta anni – le spiegazioni offerte dai suoi praticanti sulle cause del cancro e di altre patologie devono avere un fondamento nella realtà. A differenza dei dati altamente manipolati dei produttori della chemioterapia, la Terapia Gerson ha sempre ottenuto guarigioni a lungo termine da tumori “terminali”, misurandole in decenni e non in settimane o mesi. Comunque, ci sono sempre margini di miglioramento. Era chiaro che Trophoblast conteneva in seme una comprensione più sviluppata sulle origini del cancro e della malattia cronica in generale, basata in parte sull’eccellente opera di John Beard, uno scienziato e ricercatore britannico della fine del XIX secolo.
Sistemi immunitari attivi e passivi
Il nostro corpo possiede numerose difese contro gli attacchi di agenti patogeni di tutti i tipi. Alcune di queste difese sono attive, altre passive. La differenza è simile alla difesa opposta da un alto muro di pietre o dal fossato di un castello. Né l’uno né l’altro sono una garanzia assoluta in caso di attacco, ma l’efficienza dei difensori è molto potenziata da valide fortificazioni difensive. Nel caso del nostro sistema immunitario, i sistemi immunitari attivi consistono di minuscoli guerrieri, i globuli bianchi, in grado di cercare e distruggere le minacce al corpo. Come per un esercito, i sistemi attivi vanno costantemente mantenuti da un treno logistico, che in genere è molto costoso. Un sistema passivo, invece, come un muro di pietre alto e spesso, una volta costruito, richiede cure e manutenzione minime, e serve a scoraggiare qualsiasi potenziale aggressore, allo stesso tempo offrendo alla forza attiva un’efficace base d’appoggio in qualsiasi conflitto.
In questa sede ci focalizzeremo sui sistemi passivi, che sono patrimonio del nostro codice genetico. La natura favorisce sempre l’efficienza, in qualsiasi sistema. Il sistema immunitario non fa eccezione. La natura ci ha fornito di sistemi immunitari passivi altamente efficienti, integrati da sistemi immunitari attivi.
Uno dei fattori più importanti del nostro sistema difensivo passivo è il mantenimento di un adeguato livello di alcalinità. Più avanti parleremo delle conseguenze di uno squilibro di tale fattore, perché molti altri sistemi dipendono interamente dal pH dell’ambiente corporeo.
La sopravvivenza di tutte le cellule del corpo dipende da un regolare e copioso apporto di ossigeno. Tale apporto è indispensabile per ogni cellula di tutte le strutture corporee. Dimostreremo che un apporto di ossigeno adeguato e correttamente distribuito dipende da un pH sanguigno giusto e leggermente alcalino.
Gli enzimi proteolitici (che digeriscono le proteine), prodotti dal pancreas, sono presenti nei fluidi e nelle strutture del corpo e costituiscono un elemento importante del nostro sistema immunitario, perché regolano la crescita e lo sviluppo delle cellule di ricambio di tutte le nostre strutture fisiologiche. L’apporto adeguato e la distribuzione generale di questi enzimi sono fondamentali per consentire la riparazione e sostituzione delle nostre cellule, oltre che l’eliminazione delle cellule che hanno raggiunto la fine della loro esistenza utile o che sono morte a causa di ferite, malattia o agenti patogeni. Gli enzimi proteolitici, per funzionare, richiedono un ambiente alcalino (pH > 7.0) e vengono neutralizzati o disattivati da un ambiente acido (pH < 7.0).
Tutte le cellule del nostro corpo – con poche, importanti eccezioni – vengono sostituite più o meno ogni 18 mesi (alcune in tempi notevolmente più brevi). Quando le cellule muoiono al termine della loro normale durata di vita, si attiva un processo che genera una cellula di ricambio praticamente caso per caso. Ciò vuol dire che siamo costantemente in riparazione: piccole parti di noi vengono rimosse ed eliminate, in modo che l’età media di tutte le cellule del nostro corpo sia di circa nove mesi. Poiché le nostre cellule vengono costantemente sostituite, qualsiasi malattia cronica che duri più di diciotto mesi è il risultato di qualcosa che stiamo facendo per mantenere tale malattia nel nostro corpo. In assenza di questo “qualcosa”, qualsiasi tessuto malato verrebbe eliminato e sostituito con cellule nuove e sane in 18 mesi o meno...
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di Howard Straus
La terapia Gerson per la prevenzione e la cura di tumori insiste sull'importanza di un ambiente alcanino e di sangue ben ossigenato per il ritorno della salute...
Il seguente articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 35 (gennaio/marzo 2011).
La Terapia Gerson è una terapia nutrizionale olistica e disintossicante per patologie croniche e degenerative che può vantare ottant’anni di successi su malattie diverse come l’emicrania, il melanoma avanzato, la fibromialgia, la tubercolosi, il diabete e l’artrite reumatoide. Il dottor Max Gerson la sviluppò agli inizi del ventesimo secolo per cercare di alleviare le sue atroci e debilitanti emicranie, ma poi scoprì prima che essa invertiva la tubercolosi della pelle, quindi che curava altri tipi di tubercolosi, il diabete, l’artrite reumatoide e infine tumori di vario genere. Egli non affrontò questo problema da un punto di vista teorico; piuttosto, la sua terapia si è evoluta empiricamente in base alle esperienze e agli esperimenti clinici. La teoria è stata plasmata da successi e fallimenti: quello che funzionava è stato mantenuto, quello che non funzionava è stato analizzato, spiegato e scartato.
La Terapia Gerson si basa sulle conclusioni del dottor Gerson secondo cui la malattia cronica è causata soprattutto da due fattori: carenze nutritive e tossiemia. Quando si pone rimedio a queste due cause fondamentali, il potente sistema immunitario del corpo è in grado di riparare praticamente qualsiasi patologia, spesso a un’incredibile velocità. Non occorre “stimolare” il sistema immunitario, come molte immunoterapie oggi cercano di fare: il sistema immunitario è concepito e ottimizzato per riparare da solo qualsiasi disfunzione. Le patologie non si manifestano perché il sistema immunitario “ignora” una minaccia, ma perché è sprovvisto del necessario per combatterle, così come un esercito magistralmente addestrato non può fare granché contro un aggressore se è sprovvisto delle armi, le munizioni, il cibo, le fortificazioni e gli indumenti adatti. Una volta fornito al sistema immunitario il supporto adeguato, esso si risveglia e agisce con velocità e potenza incredibili.
Sviluppi recenti della ricerca sul cancro
Nel 2010, il medico Nicholas Gonzalez e la sua partner Linda Isaacs hanno pubblicato The Trophoblast and the Origins of Cancer (Gonzalez N., Isaacs L., New Spring Press, New York City, 2010). Leggendo questo libro, sono sorte in noi molte domande che hanno portato a una vivace e illuminante discussione con il dottor Gonzalez.
È chiaro che – poiché la Terapia Gerson ha riportato eccellenti risultati nella cura delle malattie croniche e degenerative durante gli ultimi ottanta anni – le spiegazioni offerte dai suoi praticanti sulle cause del cancro e di altre patologie devono avere un fondamento nella realtà. A differenza dei dati altamente manipolati dei produttori della chemioterapia, la Terapia Gerson ha sempre ottenuto guarigioni a lungo termine da tumori “terminali”, misurandole in decenni e non in settimane o mesi. Comunque, ci sono sempre margini di miglioramento. Era chiaro che Trophoblast conteneva in seme una comprensione più sviluppata sulle origini del cancro e della malattia cronica in generale, basata in parte sull’eccellente opera di John Beard, uno scienziato e ricercatore britannico della fine del XIX secolo.
Sistemi immunitari attivi e passivi
Il nostro corpo possiede numerose difese contro gli attacchi di agenti patogeni di tutti i tipi. Alcune di queste difese sono attive, altre passive. La differenza è simile alla difesa opposta da un alto muro di pietre o dal fossato di un castello. Né l’uno né l’altro sono una garanzia assoluta in caso di attacco, ma l’efficienza dei difensori è molto potenziata da valide fortificazioni difensive. Nel caso del nostro sistema immunitario, i sistemi immunitari attivi consistono di minuscoli guerrieri, i globuli bianchi, in grado di cercare e distruggere le minacce al corpo. Come per un esercito, i sistemi attivi vanno costantemente mantenuti da un treno logistico, che in genere è molto costoso. Un sistema passivo, invece, come un muro di pietre alto e spesso, una volta costruito, richiede cure e manutenzione minime, e serve a scoraggiare qualsiasi potenziale aggressore, allo stesso tempo offrendo alla forza attiva un’efficace base d’appoggio in qualsiasi conflitto.
In questa sede ci focalizzeremo sui sistemi passivi, che sono patrimonio del nostro codice genetico. La natura favorisce sempre l’efficienza, in qualsiasi sistema. Il sistema immunitario non fa eccezione. La natura ci ha fornito di sistemi immunitari passivi altamente efficienti, integrati da sistemi immunitari attivi.
Uno dei fattori più importanti del nostro sistema difensivo passivo è il mantenimento di un adeguato livello di alcalinità. Più avanti parleremo delle conseguenze di uno squilibro di tale fattore, perché molti altri sistemi dipendono interamente dal pH dell’ambiente corporeo.
La sopravvivenza di tutte le cellule del corpo dipende da un regolare e copioso apporto di ossigeno. Tale apporto è indispensabile per ogni cellula di tutte le strutture corporee. Dimostreremo che un apporto di ossigeno adeguato e correttamente distribuito dipende da un pH sanguigno giusto e leggermente alcalino.
Gli enzimi proteolitici (che digeriscono le proteine), prodotti dal pancreas, sono presenti nei fluidi e nelle strutture del corpo e costituiscono un elemento importante del nostro sistema immunitario, perché regolano la crescita e lo sviluppo delle cellule di ricambio di tutte le nostre strutture fisiologiche. L’apporto adeguato e la distribuzione generale di questi enzimi sono fondamentali per consentire la riparazione e sostituzione delle nostre cellule, oltre che l’eliminazione delle cellule che hanno raggiunto la fine della loro esistenza utile o che sono morte a causa di ferite, malattia o agenti patogeni. Gli enzimi proteolitici, per funzionare, richiedono un ambiente alcalino (pH > 7.0) e vengono neutralizzati o disattivati da un ambiente acido (pH < 7.0).
Tutte le cellule del nostro corpo – con poche, importanti eccezioni – vengono sostituite più o meno ogni 18 mesi (alcune in tempi notevolmente più brevi). Quando le cellule muoiono al termine della loro normale durata di vita, si attiva un processo che genera una cellula di ricambio praticamente caso per caso. Ciò vuol dire che siamo costantemente in riparazione: piccole parti di noi vengono rimosse ed eliminate, in modo che l’età media di tutte le cellule del nostro corpo sia di circa nove mesi. Poiché le nostre cellule vengono costantemente sostituite, qualsiasi malattia cronica che duri più di diciotto mesi è il risultato di qualcosa che stiamo facendo per mantenere tale malattia nel nostro corpo. In assenza di questo “qualcosa”, qualsiasi tessuto malato verrebbe eliminato e sostituito con cellule nuove e sane in 18 mesi o meno...
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domenica 20 febbraio 2011
" LA REALTA' DEL MONDO E' UN ATTO DI COSCIENZA PARTECIPATA "
Materia: atto d’intenzione
di Vittorio Marchi
Vittorio Marchi ci propone una sua riflessione sulla ricerca relativa alla memoria dell'acqua portata avanti da Masaru Emoto...
Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video 2010.
Abitualmente pensiamo che ciò che ci circonda sia già qualcosa e che questo qualcosa esista senza la nostra intenzione. Di fatto invece dobbiamo cambiare questo nostro modo di pensare, perché persino un elettrone, come ha ammesso lo stesso premio Nobel Carlo Rubbia, ha una tendenza mentale. Dobbiamo quindi riconoscere che persino il mondo materiale che ci circonda, essendo costituito da particelle che vanno a comporre, per esempio, la struttura di una sedia, di un tavolo, di un muro, di un tappeto, di una stanza o di qualsiasi altra cosa che sia solida, non è nient’altro che uno dei possibili atti di coscienza.
La cosa più solida che possiamo dire a proposito di questa materia inconsistente è che essa assomiglia più a un PENSIERO (L.U.C.E., acronimo che sta per la unica cosa esistente) che ad ogni altra cosa. Tutto è coscienza, e da essa il Tutto emerge come da una grande Matrix - diceva Max Planck, padre della fisica quantistica, fin dal lontano 1944. E noi altro non facciamo che scegliere di volta in volta quale di questi atti del campo universale intelligente portare alla realtà.
Il fatto è che un oceano di onde di varia ampiezza e frequenza è alla base del nostro esistere. La stessa poltrona su cui sediamo è, infatti, costituita solo di onde, nient’altro che di onde di energia, formate da microparticelle quali, elettroni, bosoni, gluoni, fermioni, barioni, adroni, fotoni, quark, e altro, tutti elementi che si muovono ad una velocità vertiginosa, in una condizione dunque che permette a questo comodo sedile di mantenere la propria forma. Il fenomeno è spettacolare, certo, ma per le persone rimane di una particolare bizzarria perché sembra sfidare le regole e la logica della nostra mente razionale.
Tuttavia, è stato a partire da questo spettacolo che Masaru Emoto, nato in Giappone nel 1943, ha cominciato ad occuparsi fin dal 1984 delle sue ricerche approfondite sull’acqua, iniziando, a sua insaputa, da un presupposto: che gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze.
Partendo quindi da questo presupposto, il ricercatore giapponese, ha inventato un procedimento scientifico per dimostrare che l’acqua ha una memoria, che è influenzata da inquinamento, musica, parole, scritte e intenzioni. I cristalli dell’acqua influenzata assumerebbero, a suo dire, una forma armonicamente simmetrica o, al contrario, caotica e disordinata, conseguenza dell’energia a cui sono esposti, sia essa sotto forma di suono (voce, musica), parola scritta (etichetta applicata al contenitore) o di pensiero.
Per associazione d’idee, non possiamo a questo proposito, non ricordare quanto sulle proprietà dei cristalli ebbe a dire Katrina Raphael, fondatrice nel 1989 in New Mexico della Crystal Academy of Advanced Healing Arts. I cristalli hanno proprietà fenomenali. Non sono solo il risultato di una reazione chimica. Crescono, con funzioni molto simili all’essere umano, di cui mostrano di avere simili campi energetici di forma esagonale, con figure, geometrie e simmetrie, costruite da un’auto-intelligenza che lascia sbalorditi.
In più, i cristalli hanno un sesso, ovvero hanno una natura sia maschile che femminile. (cfr. L’Uno detto Dio, pag 77,79 – Macroedizioni, Vittorio Marchi). Insomma, il mondo che sembrava un mar morto di esistenza si rivela invece un mare vivente di particelle che strutturano la materia, anch’essa quindi una sostanza interamente e totalmente vivente, mentalmente viva.
Ed ecco allora che di colpo le regole del gioco, sperimentate in base alla classica visione meccanicistica dell’Inerte, concepite per ben quattro secoli in base ai modelli cartesiani e newtoniani, oggi non reggono più. E si assiste al crollo dell’Inorganico. A sostenerlo, insieme alle prove di laboratorio di Masaru Emoto, esiste una definizione da manuale di Marylin Schlitz, vicepresidente per la Ricerca e l’Educazione dell’Istituto di Scienze Noetiche, la quale afferma che l’intenzione, sotto forma di pensiero, è un piano premeditato volto a compiere un’azione che condurrà ad un esito desiderato. Ovvero, l’intenzione è una proiezione della consapevolezza con proposito di efficacia verso un oggetto o un esito.
Pertanto ora tocca a noi. La maggior parte delle persone non influenza la realtà in modo consistente, significativo, perché non crede di poterlo fare. Le persone in genere scrivono nella mente un’intenzione e poi la cancellano, poiché pensano: non è possibile, è un’idea assurda! A cosa porta tutto questo? A nulla, alla distruzione della possibilità. Tant’è che molti ricercatori si chiedono ancora oggi: possibile dunque che un individuo, con la propria osservazione, possa influenzare il mondo della realtà presente davanti ai propri occhi? Certo che sì, se quella realtà è viva!
Lo stesso Werner Karl Heisemberg, negli anni ‘30 del secolo appena trascorso, fu molto esplicito al riguardo: gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze. E anche John Wheeler, uno dei padri della bomba atomica, lo fu in modo ancora più eclatante, quando dichiarò che la Realtà del mondo non è altro che Un atto di Coscienza partecipata.
Aiutato allora dal biochimico Lee H. Lorenzen, Masaru Emoto ha avuto l’opportunità di rendersi ben presto conto di questa realtà, e l’ha applicata in modo specifico alla particolare struttura molecolare dell’acqua, quale elemento ideale, nel rispondere a sollecitazioni non fisiche, previa l’applicazione ad essa di un’azione mentale.
Le più piccole particelle scoperte recentemente dalla fisica si chiamano mnemini. Ciò spiegherebbe allora la particolare capacità dell’acqua di memorizzare le informazioni ricevute dall’ambiente.
Ma perché proprio l’acqua? Perché l’acqua è il più ricettivo dei quattro elementi base esistenti in natura: gli altri tre, come
è noto sono l’aria, il fuoco e la terra. Perché il nostro organismo è costituito per il 72% di acqua, un dato che non
bisognerebbe trascurare e che, guarda caso, coincide sorprendentemente con la percentuale di distribuzione dello stesso elemento nei mari, negli oceani e nelle acque circolanti del nostro pianeta.
È stato allora, in base a quest’osservazione che Masaru Emoto ha avuto l’idea di eseguire tutta una serie di esperimenti sulle varie fasi e forme di cristallizzazione di questo elemento, ottenendo come risultato forme geometriche, armoniche o dissociative, dipendenti di volta in volta dalla natura delle varie sollecitazioni psichiche ricevute per poi fotografarne la riuscita con un microscopio a campo oscuro.
Le conseguenze sarebbero strabilianti. Osservatore e Osservato interagiscono tra loro intelligentemente. Si capiscono. Anzi sono un tutt’UNO, così come il redattore di questa introduzione fece notare un giorno in un convegno di Bellaria al ricercatore giapponese, tra lo stupore dei presenti.
Ciò significherebbe che nel nostro partecipare al mondo in qualità di osservatori,
noi potremmo essere benissimo non solo creatori, ma anche influenzatori.
Questo perché ex duo Unus: creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea. E allora ci sarebbe da chiedersi: data la sperimentazione resa da Masaru Emoto su una Forza, il Pensiero, che produce tutto ciò che rappresenta una sua modificazione sull’acqua, immaginiamo cosa potrebbe fare il Pensiero se noi ne avessimo il controllo per agire su di noi.
Ebbene, se un giorno, riusciremo a rendercene conto, allora in quel giorno dovremo rendere merito anche a Masaru Emoto, per averci aiutato in questa impresa e per averci offerto la possibilità di cambiare la nostra Coscienza, di migliorarla e di renderla più felice e consapevole circa la realtà delle cose del Mondo. Cioè di quel Qualcosa che ha a che fare con l’Esistente come Matrix o Matrice di noi stessi.
Per cui è bene sapere che, se per caso, a noi dovesse accadere di chiederci se nella nostra vita ci sia qualcosa di più, quale sia lo scopo della nostra esistenza, perché siamo qui, dove stiamo andando, cosa succede quando moriamo, se insomma incominciamo a farci queste domande, ciò non significa che siamo in preda ad un esaurimento nervoso o a un attacco di incipiente demenza.
Significa invece, molto più semplicemente, che abbiamo incominciato a connetterci con noi stessi e che, in realtà, quello che stiamo facendo è che stiamo iniziando a superare una vecchia visione del mondo.
Ora, se gli esperimenti di Masaru Emoto hanno un valore, è possibile che mentre stiamo percorrendo la strada dell’Astratto, essi possano ricondurci sulla diritta via, a percorrere il sentiero del Reale. C’è solo da augurarci che così sia.
Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video 2010.
Guarda il trailer del dvd La Coscienza dell'Acqua, Macro Video 2010.
di Vittorio Marchi
Vittorio Marchi ci propone una sua riflessione sulla ricerca relativa alla memoria dell'acqua portata avanti da Masaru Emoto...
Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video 2010.
Abitualmente pensiamo che ciò che ci circonda sia già qualcosa e che questo qualcosa esista senza la nostra intenzione. Di fatto invece dobbiamo cambiare questo nostro modo di pensare, perché persino un elettrone, come ha ammesso lo stesso premio Nobel Carlo Rubbia, ha una tendenza mentale. Dobbiamo quindi riconoscere che persino il mondo materiale che ci circonda, essendo costituito da particelle che vanno a comporre, per esempio, la struttura di una sedia, di un tavolo, di un muro, di un tappeto, di una stanza o di qualsiasi altra cosa che sia solida, non è nient’altro che uno dei possibili atti di coscienza.
La cosa più solida che possiamo dire a proposito di questa materia inconsistente è che essa assomiglia più a un PENSIERO (L.U.C.E., acronimo che sta per la unica cosa esistente) che ad ogni altra cosa. Tutto è coscienza, e da essa il Tutto emerge come da una grande Matrix - diceva Max Planck, padre della fisica quantistica, fin dal lontano 1944. E noi altro non facciamo che scegliere di volta in volta quale di questi atti del campo universale intelligente portare alla realtà.
Il fatto è che un oceano di onde di varia ampiezza e frequenza è alla base del nostro esistere. La stessa poltrona su cui sediamo è, infatti, costituita solo di onde, nient’altro che di onde di energia, formate da microparticelle quali, elettroni, bosoni, gluoni, fermioni, barioni, adroni, fotoni, quark, e altro, tutti elementi che si muovono ad una velocità vertiginosa, in una condizione dunque che permette a questo comodo sedile di mantenere la propria forma. Il fenomeno è spettacolare, certo, ma per le persone rimane di una particolare bizzarria perché sembra sfidare le regole e la logica della nostra mente razionale.
Tuttavia, è stato a partire da questo spettacolo che Masaru Emoto, nato in Giappone nel 1943, ha cominciato ad occuparsi fin dal 1984 delle sue ricerche approfondite sull’acqua, iniziando, a sua insaputa, da un presupposto: che gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze.
Partendo quindi da questo presupposto, il ricercatore giapponese, ha inventato un procedimento scientifico per dimostrare che l’acqua ha una memoria, che è influenzata da inquinamento, musica, parole, scritte e intenzioni. I cristalli dell’acqua influenzata assumerebbero, a suo dire, una forma armonicamente simmetrica o, al contrario, caotica e disordinata, conseguenza dell’energia a cui sono esposti, sia essa sotto forma di suono (voce, musica), parola scritta (etichetta applicata al contenitore) o di pensiero.
Per associazione d’idee, non possiamo a questo proposito, non ricordare quanto sulle proprietà dei cristalli ebbe a dire Katrina Raphael, fondatrice nel 1989 in New Mexico della Crystal Academy of Advanced Healing Arts. I cristalli hanno proprietà fenomenali. Non sono solo il risultato di una reazione chimica. Crescono, con funzioni molto simili all’essere umano, di cui mostrano di avere simili campi energetici di forma esagonale, con figure, geometrie e simmetrie, costruite da un’auto-intelligenza che lascia sbalorditi.
In più, i cristalli hanno un sesso, ovvero hanno una natura sia maschile che femminile. (cfr. L’Uno detto Dio, pag 77,79 – Macroedizioni, Vittorio Marchi). Insomma, il mondo che sembrava un mar morto di esistenza si rivela invece un mare vivente di particelle che strutturano la materia, anch’essa quindi una sostanza interamente e totalmente vivente, mentalmente viva.
Ed ecco allora che di colpo le regole del gioco, sperimentate in base alla classica visione meccanicistica dell’Inerte, concepite per ben quattro secoli in base ai modelli cartesiani e newtoniani, oggi non reggono più. E si assiste al crollo dell’Inorganico. A sostenerlo, insieme alle prove di laboratorio di Masaru Emoto, esiste una definizione da manuale di Marylin Schlitz, vicepresidente per la Ricerca e l’Educazione dell’Istituto di Scienze Noetiche, la quale afferma che l’intenzione, sotto forma di pensiero, è un piano premeditato volto a compiere un’azione che condurrà ad un esito desiderato. Ovvero, l’intenzione è una proiezione della consapevolezza con proposito di efficacia verso un oggetto o un esito.
Pertanto ora tocca a noi. La maggior parte delle persone non influenza la realtà in modo consistente, significativo, perché non crede di poterlo fare. Le persone in genere scrivono nella mente un’intenzione e poi la cancellano, poiché pensano: non è possibile, è un’idea assurda! A cosa porta tutto questo? A nulla, alla distruzione della possibilità. Tant’è che molti ricercatori si chiedono ancora oggi: possibile dunque che un individuo, con la propria osservazione, possa influenzare il mondo della realtà presente davanti ai propri occhi? Certo che sì, se quella realtà è viva!
Lo stesso Werner Karl Heisemberg, negli anni ‘30 del secolo appena trascorso, fu molto esplicito al riguardo: gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze. E anche John Wheeler, uno dei padri della bomba atomica, lo fu in modo ancora più eclatante, quando dichiarò che la Realtà del mondo non è altro che Un atto di Coscienza partecipata.
Aiutato allora dal biochimico Lee H. Lorenzen, Masaru Emoto ha avuto l’opportunità di rendersi ben presto conto di questa realtà, e l’ha applicata in modo specifico alla particolare struttura molecolare dell’acqua, quale elemento ideale, nel rispondere a sollecitazioni non fisiche, previa l’applicazione ad essa di un’azione mentale.
Le più piccole particelle scoperte recentemente dalla fisica si chiamano mnemini. Ciò spiegherebbe allora la particolare capacità dell’acqua di memorizzare le informazioni ricevute dall’ambiente.
Ma perché proprio l’acqua? Perché l’acqua è il più ricettivo dei quattro elementi base esistenti in natura: gli altri tre, come
è noto sono l’aria, il fuoco e la terra. Perché il nostro organismo è costituito per il 72% di acqua, un dato che non
bisognerebbe trascurare e che, guarda caso, coincide sorprendentemente con la percentuale di distribuzione dello stesso elemento nei mari, negli oceani e nelle acque circolanti del nostro pianeta.
È stato allora, in base a quest’osservazione che Masaru Emoto ha avuto l’idea di eseguire tutta una serie di esperimenti sulle varie fasi e forme di cristallizzazione di questo elemento, ottenendo come risultato forme geometriche, armoniche o dissociative, dipendenti di volta in volta dalla natura delle varie sollecitazioni psichiche ricevute per poi fotografarne la riuscita con un microscopio a campo oscuro.
Le conseguenze sarebbero strabilianti. Osservatore e Osservato interagiscono tra loro intelligentemente. Si capiscono. Anzi sono un tutt’UNO, così come il redattore di questa introduzione fece notare un giorno in un convegno di Bellaria al ricercatore giapponese, tra lo stupore dei presenti.
Ciò significherebbe che nel nostro partecipare al mondo in qualità di osservatori,
noi potremmo essere benissimo non solo creatori, ma anche influenzatori.
Questo perché ex duo Unus: creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea. E allora ci sarebbe da chiedersi: data la sperimentazione resa da Masaru Emoto su una Forza, il Pensiero, che produce tutto ciò che rappresenta una sua modificazione sull’acqua, immaginiamo cosa potrebbe fare il Pensiero se noi ne avessimo il controllo per agire su di noi.
Ebbene, se un giorno, riusciremo a rendercene conto, allora in quel giorno dovremo rendere merito anche a Masaru Emoto, per averci aiutato in questa impresa e per averci offerto la possibilità di cambiare la nostra Coscienza, di migliorarla e di renderla più felice e consapevole circa la realtà delle cose del Mondo. Cioè di quel Qualcosa che ha a che fare con l’Esistente come Matrix o Matrice di noi stessi.
Per cui è bene sapere che, se per caso, a noi dovesse accadere di chiederci se nella nostra vita ci sia qualcosa di più, quale sia lo scopo della nostra esistenza, perché siamo qui, dove stiamo andando, cosa succede quando moriamo, se insomma incominciamo a farci queste domande, ciò non significa che siamo in preda ad un esaurimento nervoso o a un attacco di incipiente demenza.
Significa invece, molto più semplicemente, che abbiamo incominciato a connetterci con noi stessi e che, in realtà, quello che stiamo facendo è che stiamo iniziando a superare una vecchia visione del mondo.
Ora, se gli esperimenti di Masaru Emoto hanno un valore, è possibile che mentre stiamo percorrendo la strada dell’Astratto, essi possano ricondurci sulla diritta via, a percorrere il sentiero del Reale. C’è solo da augurarci che così sia.
Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video 2010.
Guarda il trailer del dvd La Coscienza dell'Acqua, Macro Video 2010.
S.E.T.I. : CAPTATO AD INIZIO FEBBRAIO ALTRO SEGNALE ANOMALO !!
LA NASA : “AL S.E.T.I .ABBIAMO CAPTATO UN SEGNALE DI PROBABILE ORIGINE EXTRATERRESTRE” .
Nessuno sa con certezza la provenienza di un segnale ET, registrato in questi giorni dai Radiotelescopi del Progetto SETI. I colori vivaci su sfondo blu, indicano che un segnale anomalo è stato ricevuto sulla Terra dai radiotelescopi.
La notizia è stata data dalla stessa NASA su questo sito :
http://apod.nasa.gov/apod/ap110206.html
C'è da dire che subito dopo, in diversi siti,si sono “sprecate” le ipotesi alternative, che attribuirebbero questo tipo di segnali a fenomeni di origine naturale, e comunque già registrati in passato.
Citiamo per tutti :
http://www.centroufologicoionico.com/articoli/news/420-segnale-anomalo-origine-extraterrestre-falso-allarme
In sostanza, il segnale non è stato intercettato per un tempo sufficientemente lungo da poter essere analizzato con adeguata precisione e poterne quindi determinare la sicura provenienza “extraterrestre”, escludendo quindi altri fenomeni naturali.
Da: Antikitera.net
www.nationalcorner.it
Nessuno sa con certezza la provenienza di un segnale ET, registrato in questi giorni dai Radiotelescopi del Progetto SETI. I colori vivaci su sfondo blu, indicano che un segnale anomalo è stato ricevuto sulla Terra dai radiotelescopi.
La notizia è stata data dalla stessa NASA su questo sito :
http://apod.nasa.gov/apod/ap110206.html
C'è da dire che subito dopo, in diversi siti,si sono “sprecate” le ipotesi alternative, che attribuirebbero questo tipo di segnali a fenomeni di origine naturale, e comunque già registrati in passato.
Citiamo per tutti :
http://www.centroufologicoionico.com/articoli/news/420-segnale-anomalo-origine-extraterrestre-falso-allarme
In sostanza, il segnale non è stato intercettato per un tempo sufficientemente lungo da poter essere analizzato con adeguata precisione e poterne quindi determinare la sicura provenienza “extraterrestre”, escludendo quindi altri fenomeni naturali.
www.nationalcorner.it
L'ASTRONAUTA DEL SAHARA: FORSE VENIVA DA MOLTO MENO LONTANO!
RISOLTO IL MISTERO DELL'"ASTRONAUTA" NEI GRAFFITI SAHARIANI
IN VOLO DALLO SPAZIO O VERSO L'ALDILÀ?
L'astronauta sahariano può rappresentare in realtà un rituale funerario
Verso la metà degli anni Cinquanta, sulla base delle segnalazioni ricevute dalla guida tuareg Djébrine, Henri Lhote allestì una grande spedizione al massiccio dei Tassili n'Ajjer, nel sud-est algerino, e si fece accompagnare da un gruppo di giovani pittori entusiasti, tra i quali il milanese Gianni Frassati.
In due anni di duro lavoro, da quelle rocce fuori del mondo, sotto un cielo azzurro, sempre rischiarato dal sole bruciante, essi ricopiarono meticolosamente, studiarono e catalogarono una grandissima quantità di graffiti e dipinti rupestri. Ne trovarono migliaia, disseminati nei labirinti di pietra di località dai nomi di Séfar, Awanrhet, Jabbaren. In quest'ultima località, a Jabbaren, la guida Djébrine aveva mostrato per la prima volta i dipinti rupestri a Lhote, nel 1938. Proprio qui si trovano i dipinti più belli: cinquemila immagini di vita di millenni perduti, che rievocano forse la simbiosi di due popoli, gli antenati dei pastori Peulh ed i nobili di Atlantide, antenati dei Berberi d'oggi.
L'attuale deserto era fertile, tra dodicimila e duemila anni fa, sino a che non sopravvenne una stagione d'importanti mutamenti climatici, forse causati da eventi celesti (impatto o passaggio vicino all'orbita terrestre di grandi meteoriti). Quei dipinti rupestri risalgono alla preistoria e raffigurano animali ormai scomparsi nel Sahara, scene di caccia e di sesso, una popolazione di pastori di pelle nera insieme ad un'altra di colorito chiaro, dèi dalla testa d'uccello come quelli egizi, i carri da caccia e da battaglia dei mitici Garamanti: la più ampia, suggestiva e misteriosa galleria d'arte a cielo aperto del mondo.
Nel massiccio dei Tassili, a Séfar e a Jabbaren, si trovano enigmatiche figure che sembrano nuotare o fluttuare nel vuoto ed altre dalle teste tonde, che sembrano indossare caschi e tute da palombari o - come qualcuno è arrivato a supporre - tute spaziali. Sono così fiorite le storie che indicano le origini dell'antica Atlantide nel Sahara, ed altri miti che immaginano una calata d'alieni sulla Terra.
"Nella lingua dei Tuareg - ricorda Henri Lhote (1) - Jabbaren significa 'i giganti', perché lì si trovano dipinti preistorici con immagini umane gigantesche: una è alta più di sei metri. Si tratta senza dubbio di uno dei dipinti preistorici di dimensioni maggiori, tra quelli conosciuti. Bisogna allontanarsi per vedere tutta la figura in un colpo d'occhio, dal contorno semplice, la testa rotonda, con un unico particolare evidente: un doppio ovale al centro della figura, che fa somigliare quel personaggio alla nostra immagine dei Marziani- ma se i Marziani misero mai piede nel Sahara, dovette essere molti secoli fa, perché quei personaggi dalle teste tonde sono, per quanto ne sappiamo, tra i dipinti più antichi dei Tassili".
I dipinti più antichi sono opera d'un popolo che viveva della caccia ad animali di grossa taglia. Quel periodo, il primo dell'arte sahariana, è stato classificato come "bubalico", e le opere d'arte sono esclusivamente graffiti, che rappresentano i grandi animali africani che popolavano allora il Sahara, fertile e ricco di zone umide: elefanti, leoni, ippopotami, rinoceronti, giraffe e l'estinto Bubalus Antiquus, una specie di bufalo dalle corna tanto lunghe da costringerlo a brucare a marcia indietro. Tutti questi animali erano disegnati su grandi rocce piane all'aperto, senza nessun riparo dalle intemperie e senza alcun ordine, mescolando diversi motivi e soggetti sulla stessa superficie.L'estensione geografica di queste espressioni artistiche è enorme e ricopre tutta la fascia dell'Africa settentrionale, segno della grande estensione del Sahara "verde". Il periodo del Bubalus antico si estende dal 10000 al 6000 a.C. e i corpi umani appaiono rappresentati con teste vuote, prive di lineamenti.
Il secondo periodo, detto "delle teste tonde", va dal 6000 al 5000 a.C. In questo periodo le figure sono arricchite con colori ricavati da terre naturali, e talvolta si trovano figure umane rappresentate con maschere animali.
Il terzo periodo è quello detto Bovidiano, dal 5000 al 1800 a.C. Nelle rappresentazioni, piuttosto eleganti, dipinte a vividi colori, appaiono animali, anche domestici, pecore, buoi e scene di vita quotidiana. Fatto eccezionale per la pittura preistorica, le figure sono prima incise nella roccia, con strumenti di selce, e successivamente colorate. Il popolo di pastori di bovini che appare in questi dipinti era, secondo il grande storico africano Hampaté Bâ, gli antenati dei Peulh (Fulani), nomadi pastori che in seguito sciamarono verso Sud, a colonizzare le ampie regioni del Sudan e del Sahel. Gli uomini di colorito bianco o rossiccio, che si vedono spesso in 'simbiosi' con i primi, riccamente vestiti, con usanze molto simili a quelle attuali, sarebbero invece rimasti sul luogo e sarebbero stati gli antenati degli Amazigh (noti col nome di Berberi, dato loro dagli antichi Greci e Romani): il popolo d'Atlantide, sceso verso nord dal massiccio sahariano dell'Ahaggar, come riferisce Erodoto. (2) Egli scrisse testualmente: "Gli Atlanti abitano si una montagna che si chiama Atlante, dalla quale prendono il nome" ed indica questa montagna verso sud, a venti giornate di marcia (circa 800 km) dall'oasi dei Garamanti, l'attuale Djerma, e a dieci giornate di marcia (circa 400 km) dal massiccio dei Tassili, ove abitavano gli Ataranti: non può trattarsi d'altro che del massiccio dell'Ahaggar, montagna sacra della stirpe dei Tuareg. Le catene che oggi noi chiamiamo col nome 'Atlante', disposte da ovest verso est su tre fasce parallele alle coste mediterranee, si chiamano invece 'Deren', secondo il loro nome locale, dato dai Berberi.
Nell'ultima parte del periodo Bovidiano, a partire dal 2000 a.C., la mutazione climatica fece asciugare ampie zone umide. Scomparvero dall'arte rupestre le figure d'ippopotami e d'elefanti e si presume che i pastori di bovini, di colorito scuro, emigrassero verso sud, attraversando il Sahara sino alla valle del fiume Niger, per diffondersi in seguito sino al Golfo di Guinea e alla costa occidentale dell'Africa.
Il quarto è il periodo Cavallino, dal 1800 al 400 a.C. Il nome deriva dalla presenza di carri a due, e talvolta quattro ruote, carri da caccia, da battaglia e da corsa, raffigurati con una vivida espressione che sembrerebbe quasi anticipare il dinamismo del moderno futurismo. Effettivamente i cavalli furono introdotti in quel periodo e il popolo dei Garamanti, che aveva per capitale l'attuale Djerma o Garama, nella Libia occidentale, era celebre per la sua abilità nel condurre i carri. Lo stile è naturalistico e le forme sono più schematiche.
Infine il quinto periodo, quello dello stile Camelino, si estende dal 400 a.C. ad oggi. Lungo quest'arco di tempo, la fauna selvatica africana scompare nella fascia nord-africana e al cavallo subentra il dromedario (originario dell'Oriente), insieme ad altri animali. Strabone, nel sec. I a.C., parla ancora di un'ampia diffusione del cavallo, ma la desertificazione costringeva già le carovane al trasporto di grandi riserve d'acqua. Plinio il Vecchio, nel secolo successivo, riferisce che elefanti, giraffe ed altre fiere "africane" esistevano ancora nel territorio libico, ma che nel Paese dei Garamanti gli wed (corsi d'acqua) erano ormai asciutti per lunghi periodi. Il Sahara andava desertificandosi. In quegli anni il dromedario, che era già allevato e sfruttato nella penisola araba da due millenni, arrivava anche in Africa, da est, con le carovane dei nomadi.
L'arte di questo periodo è schematica e rozza. Il periodo della grande arte sahariana è definitivamente tramontato e rimane soltanto l'espressione occasionale dei pastori nomadi delle zone desertiche.
L'inizio del periodo artistico "delle teste tonde" si colloca quindi intorno a 6000 anni prima della nostra era. Il nome attribuito al periodo deriva dal modo caratteristico di rappresentare le figure umane, con la testa costituita da un tondo vuoto. In questo periodo sono sempre raffigurati gli animali che oggi sono tipici dell'Africa Nera, ma con dimensioni ridotte, e compaiono figure umane, singole o in gruppo, in diversi atteggiamenti, nonché mostri e giganti. La composizione diviene sempre più complessa ed esprime sicuramente intenti magici e religiosi. In questo periodo la produzione artistica si esprime sia con graffiti sia con opere dipinte, ed è geograficamente limitata al Tassili n'Ajjer (Algeria) e all'Akakus (Libia).
Secondo i fautori delle teorie delle influenze aliene, il periodo delle teste tonde sarebbe l'epoca degli sbarchi di visitatori da altri mondi e le teste tonde sarebbero primitive rappresentazioni di caschi spaziali.
Come abbiamo detto, a Séfar e a Jabbaren, sui monti Tassili, alcune figure in particolare, datate dagli esperti intorno all'anno 5000 a.C., sembrano indossare un casco globulare, simile a quello dei palombari, tanto che lo stesso scopritore dei dipinti, l'archeologo francese Henri Lhote, battezzò la più grande "il gran dio marziano" o "l'astronauta". Ma perché mai un astronauta dovrebbe indossare un elaborato casco e per il resto essere completamente nudo? È assai più verosimile - sosteneva Lhote - che si tratti d'indigeni con maschere rituali. Altri commentatori invece, sempre attratti dalle curiosità di difficile spiegazione, perpetuano la favola dell'extraterrestre. I fautori della presenza aliena rilevano anche diverse figure che sembrano fluttuare nel vuoto, come in assenza di gravità. Figure che gli studiosi di cultura sciamanica tendono ad attribuire all'estasi derivata dall'uso di sostanze allucinogene e che facilmente, da un punto di vista puramente artistico, potremmo assimilare alle "danzatrici" di Matisse o ad un quadro di Chagall.
Potrebbe bastare, in questo come in altri casi, un piccolo sforzo di documentazione per risolvere la questione in modo corretto e fondato. Nell'interessantissima raccolta fotografica intitolata "1900. L'Afrique découvre l'Europe", Eric Baschet riporta la sequenza d'un funerale, fotografata nella regione del lago Ciad, negli anni intorno al 1920 (p. 64-65). La didascalia è la seguente:
"Un uomo è morto. Il cadavere è avvolto con fasce di cotone, legato con strisce di cuoio bovino, rivestito d'una tunica. Poi viene fatto scivolare in una stretta tomba e viene poi sepolto in posizione seduta, con la testa coperta da una grande giara di terracotta".
Osserviamo le prime foto della sequenza e non possiamo fare a meno di constatare che il trattamento rituale, riservato a quel morto dagli eredi degli antichi abitanti di Jabbaren, emigrati alcune migliaia di chilometri più a sud, addobba il morto esattamente come l'immagine che ottomila anni fa era stata dipinta sulle montagne sahariane, sino a dargli l'apparenza di uno "scafandro spaziale", con il casco rotondo sulla testa. Si tratta della preparazione non per un viaggio spaziale, ma per un viaggio in un mondo molto più remoto, quell'aldilà che tanto ha affascinato e tuttora affascina l'ansia di mistero dell'uomo antico e moderno, da ben prima dell'antico Egitto sino ai giorni nostri. Le protezioni occorrenti a quell'antenato devono perciò essere molto più robuste e sostanziali di quelle d'un uomo che si appresti a volare nello spazio-
Nella regione dei monti Tassili, ad ovest dell'antico mare sahariano d'acqua dolce, un tempo popolato da ippopotami e coccodrilli, gli Antichi (Egizi e Greci) situavano l'estremo occidente, il giardino delle Esperidi e il mondo dell'Oltretomba, dal quale un comune mortale non poteva fare ritorno. Solo alcuni eroi, come Erakles, Giasone e gli Argonauti, potevano riuscire nell'impresa.
Perché mai dovremmo stupirci che su quelle montagne, insieme alle scene di caccia, di vita quotidiana, alle danze e alle scene di riproduzione rituale, siano raffigurate scene di sepoltura rituale, come essa era praticata da popolazioni che poi migrarono verso sud, verso il cuore dell'Africa umida?
Le loro orme, secondo Henri Lhote, furono seguite anche da una legione romana, quella del legato Cornelio Balbo, che nel 19 a.C. si spinse nel profondo Sud del Sahara, poi riuscì a ritornare a Roma ed ottenne il trionfo. Secondo Plinio, la III Legio Augusta, al comando di Cornelio Balbo, scese verso sud, passando per Alasi e Balsa, sino a toccare diversi fiumi, tra i quali il Dasibari. Secondo Lhote, il legato romano avrebbe potuto percorrere l'antica "strada dei carri", l'antica carovaniera che correva lungo la sponda orientale del Bahr Attla, il "Mare di Atlantide", citato anche in un libro della Bibbia. Lungo quella strada sono frequenti le raffigurazioni dei carri dei Garamanti. Alasi sarebbe la cittadina sahariana che oggi porta il nome d'Ilezy e Balsa potrebbe essere Abalessa, la mitica roccaforte dei Tuareg ai piedi dell'Ahaggar. Dasibari potrebbe essere uno dei nomi con cui le popolazioni locali chiamano il gran fiume Niger: Isa-Bari, in lingua Sonrhai, significa proprio 'grande fiume' e designa ancor oggi il Niger, e 'Da' è il nome che quelle popolazioni danno ai leggendari antichi 'Signori dell'acqua', per cui il Niger poteva in antico essere chiamato proprio 'Da-Isa-Bari', con un termine molto simile a quello tramandato da Plinio.
NOTE :
1. H. Lhote, A la découverte des fresques du Tassili, Ed. Arthaud, Paris, 1973.
2. A. Arecchi, Atlantide. Un mondo scomparso, un'ipotesi per ritrovarlo, Ed. Liutprand-Mimesis, Pavia-Milano, 2001.
Da: Antikitera.net
Liutprand.it
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