IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

venerdì 30 ottobre 2009

" 2012 O NON PIU' 2012 ? "


Quanti soldi avrà guadagnato il furbesco Roberto Giacobbo con il suo libro sulla fine del mondo nel 2012? Quanti ne guadagnerà l'anno prossimo Roland Emmerich con il film omonimo? Quanti ne hanno guadagnati tutti i ciarlatani che hanno fatto propria questa idea e scritto libri, articoli, tenuto conferenze o altro?
Quanti di questi soldi andranno ai legittimi detentori del copyright, ovvero i discendenti dei Maya? Probabilmente neanche un centesimo.
Che i Maya o chi sopravvive oggi di questo antico popolo siano leggermente imbufaliti riguardo alla faccenda non c'è da stupirsene. È probabile che qualunque turista passi dalle loro parti si mostri interessato prima di tutto a chiedere di questa fantomatica apocalisse anziché fare domande serie sulle meraviglie archeologiche lasciate da questa civiltà.
Ma cos'hanno detto esattamente i Maya a proposito di questa supposta fine del mondo? Ne parla in un interessante articolo il giornalista americano Mark Stevenson su Yahoo News.
Intanto, il fatto che nel 2012 termina un ciclo del loro calendario, com'è evidente, non significa nulla; o almeno non più di quanto abbiano potuto significare le fini dei nostri millennio, primo e secondo, che comunque sono state anch'esse indicate come probabili apocalissi, nel secondo caso quantomeno apocalissi informatiche. In realtà nei documenti Maya si fa tranquillamente riferimento a date successive al 2012, inclusa un'iscrizione che fa riferimento al nostro 4772.
Il calendario Maya è diviso in periodi di 394 anni, detti Baktun, e il 21 dicembre 2012 terminerà il tredicesimo di questi periodi. Il 13 è un numero importante per i Maya, ma non c'è scritto da nessuna parte che il mondo debba finire o che debba succedere qualcosa di negativo, sostiene David Stuart, specialista in epigrafi Maya dell'università di Austin.
Del 2012 si parla in particolare nel cosiddetto "monumento sei", una pietra trovata nel Messico meridionale durante i lavori di costruzione di un'autostrada. Nella pietra, purtroppo rovinata dai lavori stessi, si fa riferimento al dio Bolon Yokte, legato a miti di guerra e di creazione. Secondo l'archeologo Guillermo Bernal l'iscrizione indicherebbe che nel 2012 Bolon Yokte scenderà dal cielo.
Un'altra teoria è quella dell'allineamento della Terra rispetto al sole e al centro della Galassia. L'astronomo Phil Plait è piuttosto chiaro sull'argomento: l'allineamento non avverrà esattamente nel 2012, e in ogni caso è evidente che non esiste nessun motivo scientifico per supporre che questo debba avere un qualche effetto sulla Terra. Lo studioso dei Maya John Major Jenkins conferma che comunque i Maya non davano alcuna importanza a questo evento astronomico.
I discendenti dei Maya che popolano la regione dello Yucatan dicono di non sapere assolutamente nulla della fine del mondo. Hanno invece problemi molto più pratici e immediati, come la siccità. In effetti, tutta l'idea di eschaton, di fine del mondo, è in realtà un concetto di origine squisitamente cristiana. I primi Cristiani credevano fermamente che il mondo sarebbe finito pochi decenni dopo la morte di Cristo, e da allora, sebbene questo elemento sia diventato nel tempo sempre meno importante nella religione cristiana, ha continuato a ripresentarsi periodicamente.
Anche se, questa volta, per fortuna sono davvero pochi quelli che lo prendono sul serio. Almeno, speriamo sia così.

di Silvio Sosio(17 Ottobre 2009)
da: La Porta del Tempo

MISTERI ITALIANI: "LA PIETRA DI BOLOGNA"


"Celebre ed insigne sarebbe stata Bologna se altro ancora non avesse avuto e contenuto in se stessa, che questa enigmatica lapide". Così lo storiografo settecentesco Serafino Calindri scriveva della "Pietra di Bologna", iscrizione latina incisa su una pietra rettangolare, dedicata da un immaginario Lucius Agatho Priscius a una misteriosa Aelia Laelia Crispis. La lapide è oggi riconosciuta come un falso cinquecentesco, ma il suo testo enigmatico rimane oggetto di molteplici interpretazioni da parte degli studiosi. Della storia della pietra, e dei motivi del grande interesse che tutto il mondo erudito e letterario le rivolge da ormai quattro secoli, ha trattato Nicola Muschitiello nella conferenza Un mistero bolognese: Aelia Laelia Crispis in programma martedì 20 ottobre alle ore 18.00 in Piazza delle Culture.

Le prime citazioni di Aelia Laelia Crispis risalgono al XVI secolo, con documenti che ne attestano la presenza nella chiesa del convento di Santa Maria in Casaralta; il senatore Achille Volta la fece poi ricopiare nel Seicento su una nuova lastra di marmo rosso, la copia che si è conservata fino i nostri giorni. La pietra scampò al bombardamento che distrusse nel 1943 i resti del complesso conventuale, e oggi, dopo un restauro nel 1988, è conservata nel lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna.

Il testo della lapide è stato considerato sin dal Cinquecento un enigma da risolvere, e tra le spiegazioni proposte spiccano per suggestione quelle alchemiche, secondo cui la corretta interpretazione del testo avrebbe consentito di sintetizzare la famosa pietra filosofale. Alla pietra si è interessato anche lo psichiatra Carl Gustav Jung, che vi impernia parte dell'analisi psicanalitica dell'alchimia medievale contenuta nel suo Mysterium Coniunctionis; non minore l'attenzione del mondo letterario, in particolare con le citazioni di Aelia Laelia Crispis contenute nei racconti Pandora e Le Comte de Saint-Germain di Gérard de Nerval. La produzione letteraria attinente alla Pietra di Bologna è proseguita fino a oggi, in particolare con racconti e romanzi gialli cui Aelia Laelia Crispis continua a fungere da ispirazione.

(20 Ottobre 2009)

link: http://www.unonotizie.it/7614-conferenza-il-mister...

domenica 18 ottobre 2009

ARDI: continua la retrodatazione dei falsi anelli mancanti !


l'Ardipithecus ramidus


Prima di «Lucy» c'era «Ardi»

La prima descrizione dettagliata del più antico ominide mai ritrovato pubblicata su Science

WASHINGTON - Lucy ora ha un «nuovo» antenato. Il parziale scheletro di australopiteco femmina che finora rappresentava il più antico progenitore umano mai rinvenuto è stato «superato» da un altro scheletro femminile, già ribattezzato «Ardi», da «Ardipithecus ramidus», una specie di ominide vissuta oltre 4.4 milioni di anni fa. L'annuncio viene dalla rivista «Science» il 2 ottobre con un numero speciale che contiene ben 11 lavori scientifici sull'argomento.

MA NON È «L'ANELLO MANCANTE» - Ardi , che è stato scoperto in Etiopia, non è ancora il più volte evocato «anello mancante», l'antenato comune fra scimmie e uomini, ma ci porta molto più vicino ad esso ed è più antico di oltre un milione di anni rispetto a Lucy. L'analisi di cranio, denti, pelvi, mani, piedi, e altre ossa rivela un «mix» di tratti primitivi che Ardi condivide con i suoi progenitori, i primati del Miocene, ma rivela anche caratteristiche presenti solo in ominidi di epoche posteriori.

NE' SCIMMIA NE' UOMO - «Con l'Ardipiteco abbiamo una forma non specializzata che non è evoluta molto rapidamente verso l'Australopiteco. Così, se analizziamo il corpo dalla testa ai piedi troviamo un mosaico, che non corrisponde né a uno scimpanzè né a un uomo» ha sottolineato Tim White della University of California at Berkeley., uno dei principali autori della ricerca. Questi articoli contengono un enorme quantità di dati raccolti e analizzati grazie a uno sforzo di ricerca internazionale e aprono una nuova finestra su un periodo dell'evoluzione umana su cui ancora sappiamo molto poco e in cui i primi ominidi stavano stabilendosi in Africa dopo essersi differenziati dai propri progenitori, che avevano in comune con le scimmie africane» ha aggiunto Brooks Hanson, vice direttore di Science. In Italia, il documentario su Ardi andrà in onda in prima tv esclusiva venerdì 4 dicembre alle ore 21 su Discovery Channel.
da: La Porta del Tempo
Corriere della Sera (SCIENZE)

martedì 1 settembre 2009

LA PRESUNTA FALSA (?) ROCCIA LUNARE OLANDESE











In quasi tutti i quotidiani e telegiornali, la notizia è passata come ridicola curiosità, presto relegata nel dimenticatoio. “Un pezzo di legno pietrificato”, sarebbe solo quello che, l’ Ambasciatore USA J.William Middendorf II, omaggiò il 9 ottobre del ’69 al primo ministro olandese Willem Drees in occasione dell’anniversario del primo sbarco umano sulla luna? Che figuraccia! Regalare un “terrestrissimo” comune carbon-fossile spacciandolo per roccia lunare! Forse ingenuamente pensava che nessuno l’avrebbe mai analizzato? Tant’è, i chimici olandesi guidati da Xandra Van Gelder e deputati alle analisi del reperto, hanno sentenziato: “legno pietrificato”. Silenzioso imbarazzo alla NASA. Come è potuta succedere una cosa del genere? Forse qualcuno ha trafugato e sostituito il reperto? Improbabile se non impossibile, dicono dall’ Aja, la roccia era stata esposta nel Museo Rijksmuseum di Amsterdam alla morte di Drees ed assicurata per 500 mila dollari. Tutto si fermerà qui? Magari con scuse ufficiose? Con il lauto rimborso dell’assicurazione ? Ma io vorrei andare più in là. Prendiamo in visione in maniera approfondita le analisi eseguite dai periti olandesi. Tutto è stato eseguito ed appurato perché la roccia non contenga nulla di “esogeno” ? E’ assolutamente terrestre? Le autentiche rocce lunari di riferimento non mancano di certo, per un confronto. Se escludiamo (e mi sento di farlo) la malafede o l’ingenuità di chi ha regalato il “reperto” all’Olanda, allora restano in piedi solo due ipotesi: 1) sottrazione o sostituzione del sasso in fase successiva, e questo saranno le indagini eventuali a doverlo appurare; oppure 2) la roccia ad esami più approfonditi risulta autentica e lunare, per cui da dove proviene il “legno lunare”? C’erano forse piante sulla luna? In questo caso si aprono orizzonti sconfinati per noi ricercatori del mistero dell’anacronistico. Ecco che riappaiono davanti ai nostri occhi le tavolette cuneiformi sumere, gli scritti di Z. Sitchin, il dodicesimo pianeta, Nibiru e le collisioni cosmiche. Tutto diverrebbe plausibile e logico. La luna non è sempre stata la “nostra” luna, ma prima, molto prima era parte di un mondo ricco di vita, con piante e animali. Poi, una catastrofe planetaria l’ha “generata” e scagliata lontano, dove è stata catturata dall’orbita terrestre…e li è rimasta come un sasso morto, ma conservando su di se le tracce di ciò che era prima. Sarebbe quindi interessante verificare, anche le altre tonnellate di rocce lunari, recuperate dalle missioni APOLLO e conservate dalla NASA. Diverrebbe la prova del nove, e se confermata, uno dei più importanti tasselli del “grande puzzle della vita” considerato ancora pseudoscientifico, ed elaborato in diversi decenni, da divulgatori bistrattati dalla scienza ma indubbiamente (per noi) illuminati e profetici.

Marco La Rosa
http://marcolarosa.blogspot.com/

venerdì 31 luglio 2009

TATUAGGIO: IL SIMBOLISMO SULLA PELLE FIN DAGLI ALBORI




I 57 tatuaggi presenti sul corpo di Oetzi, l'uomo mummificato, vecchio di 5300 anni, trovato nei ghiacciai del Tirolo, sono stati fatti con la fuliggine d'un fuoco che conteneva cristalli scintillanti e pietre preziose colorate, secondo uno studio di prossima pubblicazione nel Journal of Archaeological Science. La determinazione appoggia una precedente ricerca che associava i tatuaggi con trattamenti d'agopuntura per malattie croniche, subiti dall'uomo dei ghiacci, il cui corpo è stato trovato congelato, straordinariamente ben conservato, nel ghiacciaio alpino del Similaun nel 1991. I risultati suggeriscono anche che gli uomini preistorici fossero anticamente tatuati, ben prima degli inchiostri commerciali e delle macchinette da tatuaggio elettriche.
"Posso immaginare che alcuni utilizzassero materiale appuntito, forse spine, immerse nella fuliggine, per poi trafiggersi la pelle, o provocarsi cicatrici e mettere la fuliggine nella ferita dopo l'inserimento, il che permette di guarire la ferita in modo che mantegna il colore del materiale", ha detto a Discovery News la direttrice della ricerca, Maria Anna Pabst .
Grazie alla microscopia ottica e a varie tecniche di microscopia elettronica potente, Pabst, professoressa presso l'Istituto di Biologia Cellulare dell'Università Medica di Graz, e i suoi colleghi hanno analizzato alcuni dei tatuaggi di Ötzi. I tatuaggi scelti per questo studio consistevano in segni lineari, così come un tatuaggio distintivo a forma di croce sul ginocchio destro.
Magnification of the skin designs revealed the tattoos consisted of soot, likely raked out of a fireplace, along with different silicate crystals, such as quartz and almandine, a type of purple garnet. L'ingrandimento della pelle disegni ha rivelato che i tatuaggi consistevano di fuliggine, probabilmente raccolta da un focolare, insieme con diversi cristalli di silicati, come quarzo e almandino, un tipo di granato porpora.
(17 Luglio 2009)

Da: La Porta del Tempo

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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
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lunedì 22 giugno 2009

CONFERME ALLA TEORIA DI J.P. HOUDIN SULLA GRANDE PIRAMIDE












22 Giugno 2009
da: Archaeology.org

Ulteriori conferme alla teoria dell’Arch. J.P. Houdin, sulla costruzione della Grande Piramide di Khufu, sono venute dal sopraluogo effettuato nei giorni scorsi, dal suo collaboratore Bob Brier, proprio scalando il monumento. Ottenuto il permesso dalle autorità egiziane, Brier è riuscito a riprendere e a fotografare, le fenditure e le camere a forma di “L” che si aprono sugli angoli dei quattro lati inclinati, in prossimità del vertice stesso del monumento. Tali camere secondo Houdin, avrebbero permesso di ruotare i massi, portati in alto attraverso le rampe interne a spirale e successivamente posizionati in situ. Vi invito a visionare le foto di tale sopraluogo e a rileggere l’articolo pubblicato su questo blog nel Novembre 2008: “ECCO COME SONO STATE REALMENTE COSTRUITE LE PIRAMIDI”. Buona lettura.





domenica 21 giugno 2009

L ' ARCA "SVELATA"




Fonte ADN Kronos - 17 giugno
e da: il Blog di Adriano Forgione.

ll Patriarca d'Etiopia: "Il mondo conoscerà l'Arca dell'Alleanza"

Il Patriarca ortodosso, Abuna Pauolos vuole svelare il millenario segreto e in un'intervista esclusiva all'ADNKRONOS spiega: ''Sono maturi i tempi per dire la verità". Ad Axum sorgerà un museo per il simbolo sacro.

Lo ha detto in un'intervista video esclusiva all'ADNKRONOS, visibile sul sito Ign, testata on line del sito Adnkronos (www.adnkronos.com), il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Abuna Pauolos, in questi giorni in Italia per il 'G8 delle Religioni', e che domani incontrerà il Papa Benedetto XVI per la prima volta e al quale, "se lo chiederà - ha proseguito il Patriarca - racconterò tutta la situazione attuale dell'Arca dell'Alleanza".

"L'Arca dell'Alleanza - ribadisce Pauolos - si trova in Etiopia da molti secoli. Come patriarca l'ho vista con i miei occhi e soltanto poche persone molto qualificate hanno potuto fare altrettanto, finora". Secondo il patriarca è custodita in una chiesa, ma per difendere quella autentica, una copia del simbolo religioso e' stata collocata in ogni chiesa del Paese.

L'annuncio ufficiale che l'Etopia consegnerà al mondo le chiavi del segreto millenario dell'Arca, verrà dato venerdì prossimo nel corso di una conferenza stampa alle 14 all'Hotel Aldrovandi a Roma dallo stesso Patriarca ortodosso d'Etiopia, insieme al principe Aklile Berhan Makonnen Haile Selassie, e al duca Amedeo D'Aosta, che sarà a Roma già domani mattina.