IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

martedì 9 novembre 2010

TUTANKHAMON....nuova scoperta sulle reali cause della morte!







Un nuovo studio mostra che Tutankhamon, il famoso faraone-ragazzo, morto intorno all'età di 18 anni, ha subito una lacerazione violenta del petto, la quale probabilmente, lo avrebbe ucciso.

I raggi X e TAC hanno precedentemente dimostrato che il cuore del faraone, la parete toracica, la parte anteriore del suo sterno e le costole adiacenti, sono mancanti. Per gli antichi egizi la rimozione del cuore era cosa proibita.

"Il cuore, considerato la sede della ragione, emozione, memoria e personalità, era l'unico organo principale volutamente lasciato nel corpo", scrive il dottor Robert Ritner nel libro Egitto.

La nuova ricerca è stato condotta dal Dott. Benson Harer, un medico con un background in Egittologia, a cui è stato dato l'accesso a quasi 1700 TC immagini di Tut che sono state prese da un team di scienziati egiziani nel 2005. Il Dr. Zahi Hawass, capo del Consiglio supremo egiziano delle antichità, ha dato il permesso per il lavoro.

Nuovi sviluppi ci attendono.

Da: Antikitera.net
Heritage-key.com

venerdì 5 novembre 2010

ADDIO "MAESTRO" ! CI MANCHERAI ! - Morto ZECHARIA SITCHIN !




Ci giunge la notizia della morte di Zecharia Sitchin lo scorso 9 ottobre all'età di 90 anni. Sitchin è stato un brillante studioso nel campo della ricerca paleoastronautica. Personaggio controverso e molto dibattuto ha altresì rivestito l'innegabile ruolo di aver avvicinato discipline appartenenti ad ambiti ristretti verso il grande pubblico.L'enciclopedia online wikipedia ce ne offre una breve biografia in questa pagina:

È stato autore di numerosi libri di divulgazione sulla cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, ed è un sostenitore della "teoria dell'antico astronauta" come spiegazione dell'origine dell'uomo. Le controverse teorie di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, sono considerate pseudoscienza dalla comunità scientifico-accademica, ma registrano un buon seguito nell'ambito della letteratura popolare.

Egli attribuisce la creazione dell'antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Nefilim (in ebraico) o Anunnaki (in sumero), proveniente dal pianeta Nibiru, un ipotetico 9º pianeta del sistema solare dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni presente nella mitologia babilonese.

Sitchin afferma anche che in corrispondenza della fascia principale degli asteroidi del sistema solare si sarebbe trovato anticamente un pianeta che i Sumeri chiamavano Tiamat, che sarebbe previsto dalla Legge di Titius-Bode.

Il punto di vista di Sitchin non è supportato da alcuna evidenza scientifica, e la sua teoria personale non viene considerata attendibile per via dell'assenza di prove a sostegno, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista scientifico.

Le teorie di Sitchin andrebbero secondo alcuni nella categoria del creazionismo non-religioso, ma lo stesso Sitchin riporta nei suoi testi nozioni di Evoluzione teistica, sebbene egli sostenga che l'uomo sarebbe a suo dire frutto di esperimenti di ibridazione genetica con specie terrestri condotti da alieni.

A novant'anni Sitchin non aveva cessato studiare i misteri del nostro passato e pubblicare incredibili libri. Tra le sue diverse presenze italiane la più recente e significativa lo vide assieme al compianto Monsignor Corrado Balducci in un convegno tenutosi a Bellaria nel 2000.

Sul sito personale dello scomparso studioso campeggia una richiesta della famiglia al rispetto di questo loro momento di dolore ovvero a ricordarlo per le opere e le ricerche compiute in questi decenni.

Fonte:ANTIKITERA.NET – ENRICO BACCARINI.COM

lunedì 1 novembre 2010

LA TERRA NON E' SOLA !!!


SISTEMI SOLARI COME IL NOSTRO POTREBBERO ESSERE MOLTO COMUNI

Andrew Howard e Geoffrey Marcy, astronomi della University of California Berkeley, hanno osservato per cinque anni una serie di 166 stelle di classe G e K (simili al nostro Sole) che si trovano nel raggio di 80 anni luce dalla Terra, allo scopo di trovare pianeti extrasolari e classificarli per massa e distanza orbitale dalle loro stelle. Il risultato della ricerca è che potrebbero esistere pianeti simili alla Terra, per dimensioni o massa, attorno a una stella su quattro.

"Su circa 100 stelle tipicamente simili al Sole, una o due hanno pianeti delle dimensioni di Giove, circa sei hanno pianeti simili a Nettuno, e circa 12 hanno super-Earth compresi tra le 3 e le 10 masse terrestri" spiega Howard. "Se poi considerassimo i pianeti dalle dimensioni simili a quelle terrestri, tra 1, 5 e 2 volte la massa della Terra, crediamo che si potrebbero trovare attorno a circa 23 stelle su 100".

"E' la prima stima, basata su misurazioni attuali, sulla frazione di stelle che hanno pianeti con dimensioni simili al nostro" dice Marcy, riferendosi al fatto che, fino ad ora, le ricerche si sono soprattutto concentrate nello scoprire la diffusione di pianeti simili a Giove e Saturno, ma non corpi dalle dimensioni inferiori.

La ricerca si basa su distanze relativamente piccole tra i pianeti e le loro stelle; è quindi ragionevole supporre che possano esserci molti più pianeti Earth-like a distanze superiori, e probabilmente all'interno della fascia di Goldilocks, la zona abitabile di un sistema solare in cui l'acqua può esistere allo stato liquido.

Gli astronomi hanno utilizzato il telescopio di Keck, nelle Hawaii, uno strumento di 10 metri che è stato usato per misurare le variazioni di luce delle stelle osservate. Questa tecnica, allo stato attuale, consente di scoprire molto più facilmente oggetti dalle dimensioni imponenti che pianeti simili al nostro, come giganti gassosi o super-Earth da 15 a 30 volte la massa della Terra.

In totale si sono scoperti 33 pianeti attorno a 22 delle 166 stelle osservate. Il risultato è stato che circa il 12% dei sistemi solari hanno pianeti super-Earth, dalle 3 alle 10 masse terrestri, ma la prospettiva è che la percentuale possa salire fino al 23% nei prossimi anni, quando la tecnologia ci consentirà di rilevare più facilmente la presenza di pianeti simili al nostro.

Secondo Howard e Marcy, il telescopio da loro utilizzato potrebbe rilevare da 120 a 260 pianeti "plausibilmente terrestri" attorno a 10.000 stelle di classe G e K. "Uno degli obiettivi dell'astronomia è quello di trovare 'eta-Earth', la frazione di stelle simili al nostro sole che possiedono un pianeta simile alla Terra. Questa è una prima stima, e il numero reale potrebbe essere uno su otto, invece di uno su quattro. Ma non è uno su 100, il che è una notizia estremamente positiva".

Da: DITADIFULMINE.COM
ANTIKITERA.NET

lunedì 11 ottobre 2010

LE MINIERE DI RE SALOMONE


10 Ottobre 2010
da: AGI News On

EQUIPE ITALIANA SCOPRE LE MINIERE DI RE SALOMONE

Le ricchissime miniere di re Salomone, da cui proveniva l'oro portato in dono dalla regina di Saba, sono state localizzate in Etiopia da due archeologi italiani, Alfredo e Angelo Castiglioni, i quali le hanno documentate con un filmato presentato oggi all'ultima giornata della XXI Rassegna internazionale del Cinema Archeologico, a Rovereto.

"Abbiamo compiuto cinque missioni, tra il 2004 e il 2008, per cercare le antiche zone di estrazione" dell'oro di re Salomone, raccontano i due gemelli varesini che hanno dedicato la vita alle ricerche di archeologia, soprattutto in Africa, "Una zona aurifera fu probabilmente rivelata al sovrano ebraico dalla regina di Saba, quando si reco' a Gerusalemme portando in dono 120 talenti d'oro", come si legge sulla Bibbia. Il Libro dei Re racconta che "la quantita' d'oro che affluiva ogni anno nelle casse di Salomone era di 666 talenti": una ricchezza immensa, sottolineano i Castiglioni, poiche' un talento corrispondeva a poco meno di 30 chilogrammi d'oro.

Pur evitando di esprimere certezze assolute, i due archeologi italiani pensano di avere individuato le mitiche miniere sulle montagne dell'Etiopia sud-occidentale, nel Paese di Beni Shangul, lungo l'itinerario forse percorso dalla regina di Saba nel suo viaggio verso Gerusalemme.

"Le nostre prime tre missioni nel Beni Shangul - raccontano i Castiglioni - fruttarono la scoperta di enormi zone aurifere, sfruttate nell'antichita'; ancora oggi vi si lavora con gli stessi metodi e utensili di allora, e alcune profonde gallerie sono tutt'ora chiamate dalla gente locale 'le antiche miniere di re Salomone'". Un'altra regione aurifera, anch'essa probabile fornitrice di oro al re di Israele, si trova nell'Etiopia sud-orientale, sui monti dell'etnia Guji: i due gemelli archeologi l'hanno esplorata nel 2007-2008.

E' improbabile, commentano Alfredo e Angelo Castiglioni, che la missione a Gerusalemme della sovrana avesse la motivazione citata dalla Bibbia: "La regina, sentita la fama del re, venne a mettere alla prova la sua sapienza". Piu' verosimilmente si tratto' di una missione commerciale, intesa a scambiare oro con rame (nelle Storie di Erodoto si legge che "il rame presso gli Etiopi e' il metallo piu' raro e pregiato di tutti", sicuramente piu' dell'oro, tanto che in Etiopia i prigionieri sono "incatenati con ceppi d'oro"). In Israele, per contro, erano sfruttate a nord di Eilat miniere di rame, che ancora oggi vengono chiamate "miniere di Salomone".

I Castiglioni, che insieme ad altri studiosi non concordano con quanti localizzano il regno di Saba in Yemen, ipotizzano che la biblica regina di Saba fosse un'antenata delle Candaci, le fortissime sovrane-guerriere del regno di Kush (corrispondente all'odierna Nubia sudanese, l'Etiopia dell'antichita'), il paese della dinastia dei Faraoni neri. Oltre a combattere al fianco dei loro uomini, le Candaci pare fossero in grado di effettuare anche lunghe e importanti missioni commerciali.

La prossima missione, annunciata alla rassegna roveretana dai fratelli Castiglioni, sara' lo scavo archeologico del porto di Adulis, in Eritrea, che proseguira' il lavoro iniziato dall'archeologo italiano Paribeni, ai primi del secolo scorso.

Si tratta del porto che in antico collegava i traffici marittimi fra l'Oriente e il Mediterraneo: la missione dei due archeologi italiani, che partira' a gennaio 2011 in collaborazione con l'Universita' Orientale di Napoli, punta a verificare l'ipotesi che la costa eritrea fosse la Terra di Punt, dalla quale Hatshepsut (il faraone donna della storia egizia, della XVIII dinastia) porto' a corte, a Tebe, merci rarissime e preziose, tra cui piante di incenso che avevano un valore sacro.

sabato 2 ottobre 2010

ECCO COME SONO STATE PROGETTATE E COSTRUITE LE PIRAMIDI: NUOVA INTERESSANTE TEORIA !


29 Settembre 2010
Ole J. Bryn - Liutprand.it

PIRAMIDI EGIZIE Un ricercatore norvegese risolve i segreti di costruzione.

Gli scienziati da tutto il mondo hanno cercato di capire come gli Egiziani abbiano eretto le loro gigantesche piramidi . Ora un architetto, ricercatore presso l'Università norvegese della scienza e della tecnologia (NTNU), dice di aver trovato la risposta a questo antico interrogativo, sinora irrisolto.

I ricercatori sono stati così preoccupati dal peso delle pietre che hanno teso a trascurare due importanti problemi: come hanno fatto gli egiziani a sapere esattamente dove posare i blocchi, estremamente pesanti? E come è stato in grado l'architetto principale di comunicare piani e progetti particolareggiati, di alta precisione, ad una forza lavoro di 10.000 uomini analfabeti?

Una struttura di sette milioni di tonnellate:
Questi sono stati tra gli interrogativi che si è posto Ole J. Bryn, un architetto e professore associato presso la Facoltà di Architettura e Belle Arti della NTNU, quando si è dedicato all'esame della Grande Piramide di Khufu (Cheope) di Giza, che è composta di 2, 3 milioni di blocchi di calcare, per un peso di circa 7 milioni di tonnellate. Con i suoi 146, 6 metri di altezza, essa ha detenuto il record della struttura più alta mai costruita per quasi 4000 anni.

Bryn ha scoperto una cosa piuttosto semplice. Egli ritiene che gli egizi avessero inventato la griglia caratteristica di progettazione come si usa per un moderno edificio, separando il sistema di misurazione della struttura dalla forma dell'edificio stesso, e introducendo in tal modo la tolleranza, come viene chiamata oggi nelle professioni dell'ingegnere e dell'architetto.

La chiave è il punto di vertice:
Bryn ha studiato gli schemi delle trenta più antiche piramidi egiziane, e ha scoperto un sistema di precisione che ha reso possibile agli Egizi l'identificazione precisa nello spazio della posizione dell'ultimo punto, il vertice più alto, con un grado impressionante di precisione. Dallo studio dello schema della piramide, è possibile predisporre la documentazione di un progetto in modo moderno, non solo per una, ma per tutte le piramidi di ogni dato periodo.

Basta che l'architetto conosca le dimensioni principali di una piramide, e può proiettare l'edificio come farebbe con un edificio moderno, ma seguendo i metodi costruttivi e le misure noti nell'antico Egitto, dice Bryn.

In un articolo scientifico pubblicato in maggio 2010 nel Nordic Journal of Architectural Research, Bryn discute aspetti che possono spiegare la costruzione di molte delle piramidi egiziane con l'uso della griglia di costruzione, e non tratta della costruzione fisica in se stessa, come punto di partenza per le sue analisi.Una nuova mappa progettuale

Se i principi alla base dei disegni presentati da Bryn sono corretti, allora gli archeologi avranno a disposizione una nuova "mappa progettuale", che dimostra con chiarezza che le piramidi non sono un "mucchio di pietre pesanti, posto a formare strutture sconosciuto" ma, piuttosto, strutture incredibilmente precise.

I risultati ottenuti da Ole J. Bryn saranno presentati e spiegati nell'esposizione Il Punto di Vertice a Trondheim dal 13 settembre al 1 ottobre. La mostra è parte ufficiale del programma per celebrare il centenario (1910-2010) dell'Università norvegese di Scienza e Tecnologia.

L'autore:

Ole J. Bryn è un ex professionista, architetto, e occupa attualmente un posto di Professore Associato presso la Facoltà di Architettura e Belle Arti all'Università norvegese della scienza e della tecnologia (NTNU) di Trondheim, Norvegia.

Lo sviluppo delle teorie di Bryn sulle griglie geometriche usate nelle piramidi egiziane ha beneficiato della collaborazione del Dr. Michel Barsoum, Preside e Professore Distinto presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria della Drexel University di Philadelphia.

Articolo segnalato dall'amico Cristian Vitali (Centro Studi Fortiani).

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/09/100924084615.htm

giovedì 23 settembre 2010

NUOVA RICERCA ONCOLOGICA




CON ESTREMA SODDISFAZIONE E "SPERANZA", MI PREGIO DI DIVULGARE E LINKARE LA RICERCA E GLI SVILUPPI CORRELATI, CHE IL DOTT. ARMANDO VECCHIETTI MI HA SEGNALATO. TROVERETE SULLA DESTRA NELLA SEZIONE DEI LINK FISSI IL "BOTTONE" RELATIVO PER RIMANERE AGGIORNATI E "PASSARE PAROLA". LA VERA RICERCA NON E' MORTA.....ECCOVI LA PROVA!!!!

Marco LA Rosa


" Fare ricerca scientifica significa fare domande alla natura.
Guarda ed ascolta solo ciò che la natura ha da dirti e non quello che vuole il tuo sponsor.
Dimentica per un istante anche quello che hai imparato a scuola e sii pronto a riesaminare le tue vecchie “certezze”.
Confronta le nuove conoscenze con le vecchie e non cercare di essere acuto o intelligente.
E’ sufficiente che tu sia umile.
Se hai timore di ciò che i tuoi colleghi potrebbero dire sulla tua ricerca non potrai mai essere un vero ricercatore.
Non cercare di “indirizzare” gli esperimenti, prima cerca di comprenderli e poi eseguili fedelmente.
Abbi fiducia delle tue sensazioni ma poi controlla i risultati con strumenti che siano indipendenti dai tuoi sensi.
Non cercare di sviluppare idee su qualcosa che non hai mai visto.
Non nascondere gli errori, parla di essi in modo franco e sii orgoglioso di conoscerli.
Essi sono i più sicuri indicatori della tua strada.

Una ragionevole domanda che possiamo porci in campo oncologico è: “Com’è possibile che la ricerca oncologica nonostante tutti questi anni di intense ricerche e miliardi di dollari spesi non è ancora riuscita a scalfire nemmeno un pò l’enigma del cancro?
Possiamo anche chiederci: “…ma la ricerca oncologica sta veramente cercando nella direzione giusta oppure e’ necessario ed opportuno cambiarla ?”
Tutti sappiamo che tra i problemi irrisolti dell’oncologia quello più indagato è come si forma la cellula cancerosa.
Per la ricerca oncologica classica non c’e’ dubbio che essa si formi da una mutazione genetica della cellula sana.
Per spiegare la sua origine, i ricercatori hanno indagato in numerosi settori cercando cause virali, immunologiche o genetiche ma fino ad oggi non sono mai approdati a nulla di definitivo.
Nonostante il bilancio non proprio soddisfacente, molti credono ancora che un vaccino, le cellule staminali o i farmaci “intelligenti” prima o poi risolveranno il problema.
Ma come è possibile che una cellula sana diventi cancerosa e sia capace di distruggere un organismo per altri versi sano?
In fondo, la cellula cancerosa è un organismo molto fragile, si uccide con un soffio e quando è aggredita è incapace di opporre una resistenza efficace.
In verità le cellule dei tessuti colpiti, molto prima delle manifestazioni più visibili della malattia, subiscono delle modificazioni che solo in seguito portano alla formazione della cellula cancerosa.
Vedremo tra breve come sia un errore credere che la cellula cancerosa si sviluppa direttamente dalla mutazione genetica di una cellula sana.
Molto probabilmente se la lotta contro il cancro non ha raggiunto gli obiettivi che si era proposta di raggiungere è perché ha continuato a considerare la cellula cancerosa come l’oggetto della ricerca senza rendersi conto che il cancro non è la malattia di una cellula ma la malattia di tutto l’organismo.



Dr. Armando Vecchietti.




martedì 14 settembre 2010

GUERRA AL "CANCRO": LA NUOVA FRONTIERA !


Un gruppo di ricercatori ha trovato molecole di Rna capaci di innescare la morte selettiva nelle cellule tumorali, e solo in quelle. Sarebbe una svolta per le cure oncologiche.

CRONACA – Da tempo la ricerca medica va a caccia di terapie mirate contro i tumori. Farmaci, cioè, che agiscano in maniera oculata, eliminando solo e soltanto le cellule malate senza sfiorare quelle sane. I farmaci chemioterapici convenzionali, per quanto abbiano “raddrizzato il tiro” rispetto al passato, non riescono a essere così precisi: colpiscono le cellule che si riproducono velocemente, una caratteristica che non è prerogativa esclusiva del tumore, ma anche per esempio dei follicoli piliferi, da cui deriva l’effetto collaterale della perdita dei capelli. Un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology ha messo a punto un’arma che punta dritto al cuore del tumore e potrebbe virtualmente eliminare le ripercussioni dannose e pesanti della chemioterapia.

Si tratta di molecole che agiscono come un programma del computer: se trovano una mutazione nel Dna, che indica la trasformazione maligna, spingono il pulsante di autodistruzione cellulare, attivando il meccanismo di difesa insito nella cellula stessa. Se non la trovano, lasciano tutto com’è. Gli scienziati le hanno battezzate “conditional small Rna”, proprio per specificare che il loro agire è condizionato da un certo segnale. “Quando rilevano una mutazione all’interno della cellula, cambiano conformazione attivando una risposta terapeutica salvifica, altrimenti restano inattive”, ha spiegato Niles Pierce co- autore dello studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Il trattamento sviluppato da Pierce mima l’azione di piccole molecole di Rna (acido ribonucleico) normalmente presenti nella cellula e coinvolte in molti processi vitali. L’Rna è una molecola simile al Dna, che non ha la capacità di replicarsi e svolge funzioni di messaggero, interruttore e controllo dell’informazione genetica. In questo caso sono state utilizzate due piccole molecole di Rna, composte da meno di 30 paia di basi (un gene è mediamente lungo centinaia di paia di basi). Il meccanismo è questo: se la prima molecola trova una mutazione cancerosa, si apre in due come una forcina e apre la strada al “complice”. Entra in gioco, quindi, la seconda molecola che si lega alla prima, e insieme innescano una reazione a catena per cui queste molecole di Rna continuano a legarsi fra loro, a due a due, formando un cordone sempre più lungo. Questo “intruso” induce la cellula a pensare di essere invasa da un virus e azionare il meccanismo di morte programmata.

La sperimentazione in vitro su cellule tumorali del cervello, prostata e ossa ha dato risultati sorprendenti: i “cecchini” a base di Rna eliminavano solo le cellule malate e lasciavano vivere indisturbate quelle sane. Ma i ricercatori preferiscono esser cauti: la ricerca è ancora all’inizio e molta strada resta da fare prima di arrivare a una nuova chemioterapia.

Da: Oggi Scienza 6 sett. 2010