1)
I massi di Moeraki in Nuova Zelanda: il mistero del loro fascino, tra
leggende Maori e scienza
Rigogliose vegetazioni, pascoli
ovunque, interrotti piacevolmente da vigneti, spiagge lunghe decine di
chilometri, in cui soffia un vento impetuoso; spiagge ricche di conchiglie,
popolate da animali esotici. Tra foche, elefanti di mare ed albatros…nell’immensità
dell’Oceano, troviamo delle indescrivibili stravaganze geologiche: i Moeraki
Boulders, meglio noti come “ Massi di Moeraki”. Sulla spiaggia di Koekohe, poco
distante da Moeraki, un piccolo villaggio di pescatori sulla costa di Otago, nell’Isola
Sud (Nuova Zelanda), in uno scenario da
sogno, intorno al quale ruotano numerose leggende della popolazione aborigena
dei Maori, si trovano più di 50 enormi sfere di pietra, alcune integre, altre
frantumate; di color grigio, che variano dai 0,5 metri ai 2,2 metri di diametro
e possono pesare fino a 7 tonnellate. Si tratta di accumuli in strati
concentrici di sostanze depositate dall’acqua, protetti per legge tramite una
serie di divieti (danneggiamenti, rimozione, campeggio ecc). La componente rocciosa
dei Massi Moeraki è interrotta da grandi crepe che si snodano dal loro centro
verso l’esterno, riempite per lo più da uno strato di calcite marrone e in
seguito giallastra. Essi appaiono misteriosi, simili a gigantesche uova o a
enormi gusci di tartaruga, paragonabili a biglie emesse dagli abissi oceanici.
Il gruppo di Ngai Tahu, che viveva nell’area limitrofa, associa i Massi al
naufragio della grande canoa Arai Te Uru a seguito di una tempesta, mentre
navigava verso sud. Le enormi sfere sarebbero la trasfigurazione di parte del
suo carico, come cesti tondi di cibo e zucche; ma altri elementi dell’evento
tragico sono stati cristallizzati nel paesaggio circostante: lo scafo sarebbe
diventato la scogliera che si estende fino a Shang point, e la grande roccia,
Hipo, il navigatore. Molte delle colline tra Moeraki e Palmerston portano i
nomi dei membri dell’equipaggio e una quello dell’onda che sommerse
l’imbarcazione. Da studi scientifici effettuati
sulla composizione dei Massi, in particolare dal contenuto di magnesio e ferro
e dagli isotopi stabili di ossigeno e carbonio, è emerso che la loro struttura
principale ha iniziato a formarsi nel fango situato in prossimità del fondale
marino e la loro forma sferica indica che la quantità di calcio era maggiore rispetto al contenuto di acqua.
Le conchiglie, le ossa e i frammenti di piante agiscono come nuclei di
condensazione intorno ai quali i minerali disciolti nell’acqua, iniziano
gradualmente a cristallizzare. I massi più grandi (che misurano 2 metri di
diametro), secondo una stima, hanno impiegato tra i 4,5 e i 5,5 milioni di anni
per aumentare di dimensione e contemporaneamente su queste pietre si
accumulavano dai 10 ai 50 metri di fango. In seguito si formarono le
concrezioni, le grandi crepe note come septonia, e poi della calcite marrone,
calcite gialla e piccole quantità di dolomite e quarzo riempirono
progressivamente queste crepe quando, calato il livello del mare, l’acqua
freatica riuscì ad attraversare il fango indurito che ora le avvolge.
da:
2)
Costa Rica: il mistero de las bolas, le sfere di pietra
Le misteriose sfere di pietra del
Costa Rica, considerate tra i reperti archeologici più preziosi del paese. Queste
misteriose sfere – chiamate Las Bolas a livello locale ed apparse anche nella
famosa scena del film “I predatori dell’Arca perduta” della saga di Indiana
Jones – sono state ritrovate a partire dal 1939 nel sud ovest del Costa Rica,
nella zona del Pacifico meridionale, quasi esclusivamente nella zona del Delta
del Diquís, tra le cittadine di Palmár Sur e Ciudad Cortés, oltre che nella
Penisola di Osa e nell’Isola di Caño, al largo della Penisola stessa. Alcuni
esemplari sono stati rinvenuti anche nella zona di Fila Costeña, attorno a San
Vito de Java (o de Coto Brus) e Ciudad Neilly, e vicino alla località di Bolas.
Negli anni, di sfere, ne sono venute alla luce circa 300 di grandi dimensioni,
cioè con un diametro che va dai 50 ai 250 cm, ed un numero imprecisato di
piccole dimensioni, di peso variabile tra il chilo e le 25 tonnellate. Gli
studiosi non sono ancora riusciti a capire quale sia l’origine ed il
significato di questi reperti. Le sfere, fatte di andesite, gabbro e
granodiorite, rocce di origine vulcanica, sono infatti quasi tutte state
spostate rispetto al luogo di ritrovamento. Inoltre, molte sono state anche
sepolte da detriti alluvionali o spostate a causa di smottamenti del terreno, e
non solo per colpa dell’uomo, dalla loro collocazione originaria. Questo non ha
permesso agli studiosi di analizzare i loro eventuali allineamenti, se non in
pochissimi e rari casi. Alcuni archeologi suppongono che le sfere stiano a
rappresentare il Sole e la Luna o alcune costellazioni, quindi la loro
posizione originale sarebbe stata fondamentale per supportare questa tesi. Il
primo a studiare questi manufatti di pietra è stato il professore americano
Samuel Lothrop, archeologo di Harvad che, seppure con qualche cautela, è
riuscito a dare delle riposte ai tanti interrogativi. Secondo Lothrop i grandi
sferoidi del Costa Rica avrebbero un’origine abbastanza recente e databile
intorno al 400 d.c. (anche se altri studioso indicano il 600 d.c.), cioè nel
periodo in cui nella zona arrivò la cultura dell’oro. Secondo Lothrop ed altri
studiosi gli sferoidi erano considerati indicatori sociali o segnalatori di
aree sacre. Per quanto si è potuto accertare, infatti, alcuni di essi erano
posizionati ai lati delle rampe di accesso di mounds (monticoli) su cui etano
state costruite le case dei capi o dei famosi shamani oppure sul piano di mound
su cui si svolgevano cerimonie di culto o civili. Molti studiosi avvallano la
teoria che furono gli indigeni di cultura Diquis (Diquis significa “grandi
acque” o “grande fiume” in lingua Boruca) a creare queste sfere. Ancora oggi
gli indios Boruca vivono nella zona. Come abbiano fatto a farle così perfette
rimane un mistero irrisolto. Sono tante le ipotesi e le teorie sorte intorno a
queste sfere – c’è anche chi sostiene che le abbiano fatte gli extraterrestri –
ma nessuna è ancora stata supportata da prove certe. Mentre gli studi e le
ricerche vanno avanti, il Governo del Costa Rica, ha chiesto all’Unesco di
riconoscerle come patrimonio mondiale dell’Umanità e di approvare il progetto
di un parco delle sfere chiamato “Plenitud bajo el cielo: el parque
arqueológico de las esferas de piedra precolombinas” (Pienezza sotto il cielo:
Parco archeologico delle sfere di pietra precolombiane). Per ora sono tre in
Costa Rica i luoghi dichiarati dall’Unesco patrimonio naturale dell’Umanità:
Isla del Coco, Parque Internacional La Amistad e Parque Nacional Guanacaste.
3)
Cina: la montagna delle uova di pietra
La recente scoperta di sfere di
pietra di grandi dimensioni in Cina, richiama alla mente l'accumulo misterioso
di sfere simili in altre parti del mondo. Prove sperimentali suggeriscono che
potrebbero essere state create da archi elettrici ad alta energia. Antiche
civiltà hanno attribuito alle sfere di pietra caratteristiche divine. Alcune di
loro sono state elevate su plinti e adorate come messaggeri del cielo. Da
antiche cronache, si può addirittura evincere che molte sfere siano "cadute
dal cielo" o si siano formate in misteriosi e probabilmente catastrofici
eventi. Un gruppo di lavoratori cinesi ha portato alla luce diverse sfere di
pietra , situate nella provincia di Hunan, mentre scavavano le fondamenta per
una nuova autostrada. Le pietre sono di varie dimensioni ed essendo anche
piuttosto numerose la collina in cui sono state scoperte è stata denominata la "montagna
delle uova di pietra." Altri depositi di queste pietre si trovano nella
zona di Shennongjia, Riserva Naturale
della provincia di Hubei. Naturalmente anche queste sfere di pietra sono assolutamente
simili a quelle ritrovate nella struttura della piramide bosniaca del sole
scoperta
nel 2005 dal Dr. Semir Osmanagich, (Direttore del ‘Center for Anthroplogy and
Archaeology at the American University’ in Bosnia-Herzegovina), e come
precedentemente illustrato molto simili a quelle in Costa Rica e Nuova Zelanda.
Quel può essere il principio unificante
in grado di fornire la spiegazione più plausibile per una comune genesi ? La
maggior parte delle teorie convenzionali (come abbiamo visto) attribuisce la
loro formazione al lento accumulo di minerali, considerando queste “concrezioni
" composte da carbonato o altri elementi parzialmente solubili in acqua. Tuttavia,
come il teorico del modello elettrico, Mel Acheson , ha sottolineato: "Quando
ed in che situazione magneto-geologica si sono formate le concrezioni? E perché
sono sferiche? Perchè la gravità non le ha schiacciate in una forma a cupola,
come logicamente dovrebbe essere avvenuto? Se si fossero formate attraverso un
mezzo resistivo, l'attrito avrebbe dovuto cambiare la loro forma! E’
assolutamente logico supporre che le forze che le hanno plasmate dovevano propagarsi
attraverso una simmetria sferica. Quindi, dovremmo cercare altrove la causa -
che tenga conto della loro struttura simmetrica”. Una descrizione di sferule
vetrificate, create attraverso gli esperimenti del Dr. C.J. Ransom con scariche
ad alta tensione, hanno avvallato la teoria secondo cui potenti scariche
elettriche in atmosfera (fulmini) possono essere state fondamentali per
plasmare le sfere. Infatti, è provato che archi elettrici tendono a raccogliere
la materia al centro di un vortice e fonderla in una sfera. (foto sotto)
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DI MARCO LA ROSA
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