SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)
Un nuovo meccanismo molecolare
genera anticorpi ad ampio spettro contro la malaria che causa ogni anno miglia di
vittime, precisamente 800.000 morti, di cui la maggior parte sono bambini
africani sotto i 5 anni.
Una pubblicazione nella
prestigiosa rivista scientifica Nature descrive un nuovo meccanismo molecolare
che genera nell’uomo anticorpi ad ampio spettro contro la malaria. Lo studio è
stato condotto all’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona
affiliato all’Università della Svizzera Italiana (USI) in collaborazione con il
KEMRI-Wellcome Trust Research Programme in Kenya e l’Università di Oxford. La
ricerca è stata parzialmente finanziata dal Fondo Nazionale Svizzero (FNS) e
dall’European Research Council (ERC).
Il contesto:
Per sfuggire alla risposta
immunitaria, il parassita della malaria, il Plasmodium falciparum, ha
sviluppato una strategia camaleontica che consiste nel cambiare continuamente
il suo rivestimento proteico. Nei primi anni
di vita i bambini sono particolarmente suscettibili a sviluppare una forma
grave dell’infezione, ma diventano progressivamente resistenti alla malattia
via via che crescono, producendo una vasta collezione di anticorpi che sono in
grado di riconoscere i diversi rivestimenti proteici del parassita. Anticorpi
in grado di riconoscere contemporaneamente diversi parassiti potrebbero fornire
un’adeguata protezione, ma finora non sono stati scoperti.
La scoperta:
Un team internazionale di
ricercatori dell'Istituto di Ricerca in Biomedicina in Svizzera, del
KEMRI-Wellcome Trust Research Programme in Kenya e dell’Università di Oxford ha
isolato, da individui esposti alla malaria, un nuovo tipo di anticorpi che
riconoscono diversi parassiti della malaria e ha identificato le proteine
bersaglio come membri della famiglia RIFIN. I nuovi anticorpi sono in grado di allertare il
sistema immunitario per rimuovere e distruggere le cellule infettate dai
parassiti e rappresentano quindi un nuovo strumento per combattere la malaria.
Inoltre, i RIFIN riconosciuti rappresentano dei potenziali candidati per
sviluppare un vaccino in grado di proteggere dalla malattia. Gli anticorpi
descritti in questo studio sono eccezionali non solo per il loro ampio spettro,
ma soprattutto per la loro nuova e particolare struttura che contiene un grande
frammento che proviene da un altro cromosoma. Diversamente dagli anticorpi
convenzionali che sono generati unendo segmenti di DNA presenti sul cromosoma
14, i nuovi anticorpi contengono un frammento aggiuntivo di DNA derivato da un gene,
chiamato LAIR1, che si trova sul cromosoma 19. Sorprendentemente, questo
frammento extra è da solo in grado di legare i parassiti della malaria. Lo
studio illustra quindi, con un esempio biologicamente rilevante, un nuovo
meccanismo di generazione di anticorpi che si basa sul trasferimento di DNA tra
cromosomi diversi.
Commenti dei ricercatori:
Antonio Lanzavecchia, Direttore
dell’IRB, Professore di Immunologia Umana al Politecnico di Zurigo e
coordinatore dello studio dichiara: “È incredibile che, dopo più di 100 anni di
ricerca, si riesca ancora a trovar un nuovo tipo di anticorpi. Ciò dimostra
come le tecnologie di analisi della risposta immunitaria dell’uomo che abbiamo
sviluppato all’IRB possano fare avanzare le nostre conoscenze sui meccanismi di
base e aprire nuove vie per la terapia e la vaccinazione.” Joshua Tan, co-primo
autore dello studio dichiara: “Considerando l’energia che il parassita impiega
per sfuggire alla riposta immunitaria, è interessante vedere come il sistema
immunitario sia in grado di passare al contrattacco creando anticorpi ad ampio
spettro. Nella lotta contro il parassita sembra che il sistema immunitario
abbia una nuova carta da giocare.”
Kathrin Pieper, co-primo autore
dello studio dichiara: “La struttura di questi anticorpi e il meccanismo con
cui sono generati non hanno precedenti. Sarà importante capire quanti altri
anticorpi usano questo meccanismo.” Luca Piccoli, co-primo autore dello studio
dichiara: “È interessante che il frammento extra sia il solo elemento importante
per riconoscere il parassita. In questo senso si può dire che gli anticorpi che
abbiamo scoperto definiscano una nuova classe di anticorpi.” Peter Bull,
ricercatore al KEMRI e autore senior dello studio dichiara: “Un vaccino contro
la forma ematica del parassita è stato considerato poco pratico in vista della
straordinaria diversità delle molecole del parassita presenti sulla superficie
dei globuli rossi infetti. Con la scoperta che certi RIFIN sono espressi su
diversi parassiti sarà importante testare queste proteine come candidati per un
vaccino.”
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