SUI
DISEGNI NELLA TOMBA DI SENMUT,
VIZIR
DI HATSCHEPSUT,
UNA
SPIEGAZIONE ASTRONOMICA
Emilio Spedicato
Università di
Bergamo
Release 4, Dicembre
2015
Dedicato
a Immanuel Velikovsky, che per primo nel 1950 considerò un evento reale
l’uscita di Atena dalla testa di Giove, e a Roberto Pinotti, i cui inviti al
convegno CIRPET di San Marino hanno portato a questo lavoro.
1 Introduzione
La tomba di Senmut, visir e probabile
amante di Hatshepsut, faraone donna della dinastia XVIII (non ne diamo la data,
ritenendo errata quella accademica), è famosa per i disegni e le scritte sul
soffitto, la cui interpretazione è enigmatica. Per una approfondita descrizione
di tale soffitto, dove i disegni emersero quando in tempi moderni fu tolto
l’intonaco che li ricopriva, si veda Barbetta (2015), che presenta anche altre tombe di quella dinastia con raffigurazioni
relative ai Testi delle Piramidi, ai Libri dei morti…. Leggendo il libro di
Barbetta a questo autore è apparsa l’interpretazione astronomica che qui si da
in versione preliminare. Tale interpretazione è basata sulla teoria
dell’evoluzione del sistema solare durante i 12.000 anni prima dell’era
presente, originata da Velikovsky (1950) e da Ackerman (1999a,b) e sviluppata
anche da questo autore, vedasi articoli in riviste accademiche russe edite a
Kazan, Spedicato (2012, 2013, 2014a). In questo lavoro, limitato alla tomba di
Senmut, si mostra come sia possibile spiegare i disegni del soffitto di tale
tomba in termini della visione dalla Terra dell’ evento più importante nella
storia recente del sistema solare. Questo è stato l’impatto su Giove di un
pianeta di massa considerevole. Corollari di questa spiegazione sono il ruolo della
costellazione di Orione, cosa siano le
cosiddette acque cosmiche, la probabile origine del numero rituale 260 nel
calendario maya, e infine che la civiltà da cui originò quella egizia deve
avere una antichità che la porta ai tempi platonici di Atlantide, se non prima.
2 Metis, Luna, Marte, Giove et alia, una
storia inattesa
Riassumiamo
nel seguito lo scenario astronomico, sviluppato da Ackerman e Spedicato, su
spunto di Velikovsky, che spiegherà la
parte astronomica del soffitto di Senmut. Per le motivazioni e maggiori
dettagli vedasi le pubblicazioni citate. Le date sono tutte ante Cristo.
A verso
il 9450 passa vicino alla Terra il pianeta M, entrato nel sistema solare
probabilmente da regioni esterne a quella dove si sono formati i pianeti cosiddetti
interni (rispetto alla fascia di Kuiper). Nel passaggio M cede alla Terra uno
dei suoi satelliti, l’attuale Luna. Per effetti gravitazionali dovuta alla sua
massa ben maggiore di quella terrestre, M provoca tsunami su tutta la Terra, provoca
aperture nelle dorsali dei fondi oceanici con fuoruscita di magma e piogge che
sciolgono i ghiacci allora esistenti. Termina così velocemente l’ultima era
glaciale, allora nella fase finale fredda dello Younger Dryas, provocata da una
esplosione super Tunguska verso il 10.500 sopra i Grandi Laghi, vedasi
Spedicato (2015b). Molte specie animali scompaiono, la popolazione umana è decimata,
termina la civiltà di Atlantide (ma qualcuno sopravvive…), vedasi Spedicato (2014c),
sale di un centinaio di metri il livello del mare coprendo parte delle zone
costiere dei continenti…
B il pianeta M ha un periodo orbitale di 20
anni. Tale periodo si ottiene dal periodo, dato in forma crittata dai Sumeri in
3600 anni, dividendolo per 180, fratto comune in molte cronologie antiche,
vedasi Spedicato (2014d). M appare con il nome di Nibiru nella mitologia
sumerica, di Marduk per i Babilonesi, di Pachacamac per gli Incas, di Metis per
i greci, da cui qui usiamo l’abbreviazione M. L’avvicinamento di Metis alla Terra ogni 20 anni è atteso con terrore
e celebrato a pericolo scampato, vedasi ad esempio la nuova pittura di bianco sulle
mura di Ҫatal Huyuk. In questa città datata al tempo di Atlantide sono state
contate circa 120 mani di tinta bianca, da cui una durata stimata dei passaggi
di circa 2400 anni in totale, vedasi più avanti una durata più precisa. Si noti
l’importanza del numero 20 nel calendario Maya e come base per i calcoli in
centinaia di lingue
C dopo i circa 120 passaggi vicino alla
Terra l’oggetto si schianta su Giove, formando un cratere giungente quasi al
centro del pianeta, un 40.000 km. Da tale cratere esce una enorme quantità di
massa, espulsa da Giove verso gran parte del sistema solare. Il cratere tuttora attivo corrisponde alla Macchia Rossa,
erroneamente attribuita a un gigantesco uragano, si veda Ackerman (1999a,b). Si
noti che già Runcorn (1970) aveva proposto, con altri, una origine non
atmosferica di tale macchia, da lui associata a possibile cratere da impatto
con un vicino satellite, schiantatosi su Giove. Tale macchia ora raggiunge una
trentina di km sopra le nuvole gioviane, il colore rosso dovuto a carbonio e
zolfo, identificati dalla sonda Galileo (NASA Galileo fact sheet 0309). La
regione direttamente colpita dall’impatto
si stendeva per centinaia di milioni di km quadrati. Alcuni segni
indicano che la Macchia Rossa potrebbe presto scomparire.
D il materiale uscito forma varie
strutture: il pianeta Venere, ancora oggi in fase di raffreddamento; la fascia degli
asteroidi lungo l’orbita che aveva Giove al momento dell’ impatto; le comete
gioviane a breve termine, tutte passanti da un punto sito nella fascia degli
asteroidi; probabilmente i satelliti detti galileiani. Parte del materiale
raggiunge, oltre che il Sole e Saturno, la Terra e i suoi satelliti. La
formazione di Venere è databile, con inattesa precisione, usando la cronologia
mesoamericana, vedasi Spedicato (2015b), all’anno 6910, dando quindi per la
presenza di Metis all’interno del sistema solare, dopo la cessione della Luna, un
totale di anni 2540, errore forse solo di qualche anno.
E la Terra al momento dell’impatto di Metis
su Giove aveva due satelliti, la Luna catturata nel 9450, e Marte, satellite da
molto tempo, forse di formazione coeva alla Terra, dotato di oceani e di vita, probabilmente
anche intelligente. La Luna colpita da materiale gioviano si allontana dalla sua
iniziale orbita più vicina alla Terra, in cui appariva con diametro angolare
una volta e mezzo quello solare. Su Marte,
colpito più pesantemente, si forma una depressione su un emisfero e un rigonfiamento
su quello opposto. Si formano e attivano grandi vulcani e una fessurazione
della crosta diventa il Valles Marineris. Trovandosi già su orbita più lontana
di quella lunare, a circa un milione di km dalla Terra e quindi vicina al
limite di Hill, Marte perde il legame
gravitazionale con la Terra. Numerose masse colpiscono allo stesso tempo la
Terra, provocando un gigantesco terremoto e inondazioni globali, con piogge e
vapori, vedasi i Tollmann (1999). Parte delle acque degli oceani di Marte potrebbe
aver raggiunto la Terra, sebbene il maggior arrivo di acqua marziana avvenga forse
nel 3161, anno del diluvio di Noè, tali acque dette in Genesi come provenienti dalle
fontane dall’alto. Il loro arrivo, come
ghiaccio frammentato a temperature forse prossime ai 200 gradi sotto zero,
potrebbe spiegare il congelamento quasi istantaneo osservato nei mammuth ritrovati,
vedasi Ginenthal (1997) o Manher (2015)
G il materiale perso da Giove riduce la
massa del suo nucleo ad un valore inferiore a quella del nucleo di Saturno (che
vale circa venti volte la massa terrestre), clamorosa scoperta della sonda
Venus 5, in un recente passaggio vicino a Giove ed a Saturno, dopo aver
esplorato Venere. Uno studio al
dipartimento di astrofisica della università di Pechino spiega tale riduzione,
senza datarla, con un impatto con un oggetto, che riteniamo sia stato il nostro
M, di massa circa 10 volte quella terrestre. Un impatto frontale, da vari
argomenti, che rallenta la velocità Giove, portandolo infine su una orbita più
lontana, quella attuale, per la terza legge di Keplero
H gli osservatori terrestri videro nel
cielo la spettacolare trasformazione di Giove in un corpo di grande volume quasi
sferico; corpo costituito prevalentemente di gas caldissimo, causa l’energia
dell’impatto sufficiente a portare allo stato di plasma i gas gioviani. Gas non
solo di origine atmosferica ma anche comprensivo della scissione in metano e
acqua delle molecole di idrati di metano che formano gran parte della crosta
gioviana. Un involucro di plasma dal diametro angolare forse superiore a quello
di Luna o Sole visti dalla Terra, attraversata
da scariche elettriche, come tipico per i plasmi, ricordate poi come i fulmini
di Giove. Una atmosfera attorno a cui si muovevano masse di materiale entrato
in orbita, divenute poi i satelliti galileiani, la cui età è ora stimata di
solo qualche migliaia di anni, vedasi Ackerman, The cosmogony of the solar system, in Academia.edu, 2015. La visione dei nuovi satelliti in moto attorno
a Giove e visibili perché caldissimi potrebbe spiegare il mito greco della
guerra fra Giove e Giganti.
I forma non sferica dell’involucro
gioviano, dato che il plasma davanti al grande cratere, di diametro assai
superiore a quello terrestre, era spinto
all’ esterno dal materiale, gas e massa fusa, uscente dal profondo cratere.
Deformazione ben visibile anche in presenza della rotazione di Giove (il cui
valore può essere stato affetto dall’evento considerato)
L il materiale espulso da Giove, a causa
della sua rotazione, muove non solo verso la parte interna del sistema solare,
ma anche verso quella esterna, raggiungendo in particolare Saturno, con la
possibile spiegazione di varie caratteristiche di tale pianeta, nonché dei suoi
anelli (materiale gioviano frammentato per marea gravitazionale una volta
superato il limite di Roche). Si noti che a causa della rotazione la forma
asimmetrica di Giove vista dalla Terra sarebbe variata periodicamente, la
visualizzazione tramandata da associarsi alla migliore visualizzazione di tale
forma. In Ackerman (2015a) si stima che la massa di acqua in Giove fosse almeno
250 volte la massa terrestre, gran parte espulsa e associata alla formazione
dei satelliti galileiani, e degli anelli di Saturno. Tale acqua avrebbe avuto una
composizione isotopica diversa da quella dell’acqua terrestre, molto più ricca
di deuterio, dando luogo, causa la quasi istantanea compressione del materiale
gioviano da parte del corpo impattante, ad esplosioni da fusione nucleare di
colossale energia, con velocissima espansione dell’atmosfera ed emissione di
massa.
M si può stimare il tempo per l’arrivo sulla
terra del materiale gioviano. La velocità di fuga da Giove è ora di circa 60
km/sec, valore da ritenersi simile anche al momento dell’impatto considerato
(un proiettile di fucile fa almeno un km/sec, i frammenti di un esplosivo al
plastico come quello usato nell’attentato del 2015 all’aereo russo sul Sinai
raggiungono gli 8 km/sec). Assumiamo per default una velocità dei frammenti di
100 km/sec. Trovandosi allora Giove lungo l’orbita attuale della fascia degli
asteroidi, distante dal Sole circa 400 milioni di km, l’impatto avvenne con
Giove distante fra 550 e 250 milioni di km dalla Terra. Con la velocità di 100
km/sec, ogni giorno i frammenti percorrerebbero 8 milioni di km, quindi la Terra
sarebbe raggiunta, a secondo delle posizioni reciproche orbitali, dopo un tempo
compreso fra circa un mese e nove settimane.
Un tempo sufficiente per osservare Giove nella sua evoluzione e la sua
interazione con i vari corpi formati, in particolare quelli entrati in orbita attorno a lui.
Sotto
una immagine della Macchia Rossa
3 Interpretazione astronomica del soffitto
della tomba di Senmut
Proponiamo in questa sezione una nuova interpretazione
di aspetti di una metà del soffitto della tomba di Senmut usando lo scenario
astronomico sopra riassunto. Sotto appaiono due immagini di tale soffitto, Figura
1, elaborata per maggiore chiarezza, rappresenta
la parte centrale a questo studio, Figura 2 da l’immagine totale del soffitto, diviso
in due parti parzialmente simmetriche, riprodotta dal Metropolitan. Nella prima
immagine vediamo 28 dei 36 decani, divisioni del cielo discusse ampiamente in
Barbetta (2015), con immagini di stelle e scritte in geroglifico che qui trascuriamo,
e a metà circa del lato sinistro, vediamo un rettangolo R contenente
geroglifici, stelle e una enigmatica struttura a goccia con tre contorni concentrici,
chiamata in geroglifico Utero di Nu. Vediamo
alla sinistra di R un rettangolo S con tre stelle più grandi e una persona in
piedi su una delle tre barche che appaiono nella figura. Infine a contorno
delle immagini centrali stanno file di stelle, evidenti nella seconda immagine,
che consideriamo alla fine.
Figura
1
Figura
2
Le
nostre considerazioni riguardano parte delle immagini del soffitto di Senmut,
dove notiamo:
A1 le stelle hanno 5 punte, dove il numero 5
può essere spiegato dal fatto che Metis appare alla quinta posizione della sequenza di grandi oggetti celesti
osservati allora dalla Terra, ovvero Luna, Marte, Sole, Giove, Metis. Infatti
un oggetto con il periodo di 20 anni, che attribuiamo a Metis, avrebbe l’afelio
fra l’orbita attuale di Giove e quella di Saturno. Dopo la scomparsa di Metis nell’impatto
con Giove, una stella a 5 punte potrebbe poi riferirsi a Marte, quinto nella
sequenza post Metis data da Luna, Sole, Mercurio, Venere, Marte. La stella a 6
punte allora si riferirebbe a Giove, ancora considerato re dei pianeti e
divenuto “pacifico”, assunta come simbolo da Davide e Salomone, uomo della pace
(oltre che della sapienza, scienza e gloria… mai esistito per la maggioranza
dei biblisti di oggi)
A2 salvo errore, nel soffitto di Senmut di cui
alla prima immagine, si contano, fuori del rettangolo R, 127 stelle. Ora fra il passaggio di Metis vicino alla
Terra, stimato al 9450, vedi Spedicato (2014c) e l’ impatto su Giove, stimato
al 6910 dalla cronologia mesoamericana, passano 2540 anni. Dividendo tale
intervallo per 20, si contano 127 rivoluzioni di Metis, corrispondenti anche a
127 passaggi vicino alla Terra, ricordati forse dalle circa 120 imbiancature
dei muri di Ҫatal Huyuk. Il fatto che il numero 127 caratterizzi i passaggi
avvenuti e presumibilmente memorizzati, e il numero delle stelle nel disegno,
può certo essere casuale, ma con bassa probabilità; qui si assume che
l’immagine del soffitto sia completa con riguardo al numero di stelle. Va
notato che le dimensioni delle stelle non sono tutte eguali, fatto il cui
significato al momento non è spiegato, ma potrebbe essere spiegato dal fatto
che i passaggi non avvenivano tutti alla stessa distanza. Va notato inoltre che
per avere memorizzato 127 passaggi, la civiltà associata a tali memorie degli
Egizi deve essere antecedente al 9450. Una civiltà associabile a quelle del
tempo di Atlantide, cui è attribuibile un periodo non breve di sviluppo.
L’Egitto predinastico deve quindi avere radici almeno nella fase finale
dell’ultima glaciazione, come arguito da vari autori con altre considerazioni
A3 il numero di stelle in ogni decano potrebbe
indicare quante volte Metis abbia avuto il suo afelio in quel decano, numeri
variabili non essendo Metis, per ragione della sua probabile recente cattura
nella parte interna del sistema solare, in stato di risonanza con le orbite
degli altri pianeti
A4 la struttura in R a forma di goccia, nota
come Utero di Nu, è identificabile
con il pianeta Giove, la cui atmosfera, con l’aggiunta di parte della crosta
divenuta gassosa, si espanse grandemente, apparendo nel cielo come un oggetto
visibile dalla Terra con dimensioni angolari forse superiori a quelle di Luna o
Sole. Ora Giove, in lentissimo movimento lungo le costellazioni, è visibile in
un certo punto della Terra solo per parte del giorno terrestre. Nella fase
iniziale di espansione Giove deve essere apparso, agli osservatori la cui
memoria è poi ereditata dagli Egizi, già con una certa dimensione, per poi
ricomparire il giorno seguente con dimensione aumentata, durante la fase di
espansione. I tre contorni o gusci possono quindi corrispondere alle dimensioni
visibili in tre giorni successivi, sin quando Giove raggiunse la dimensione
massima. La decrescita delle dimensioni deve aver richiesto un tempo non ora
quantificabile, forse di molti anni, causata sia dal raffreddamento del gas
inizialmente divenuto un plasma, sia dall’allontanamento di Giove, con
traiettoria forse caotica, verso l’attuale orbita più lontana
A5 la forma non sferica di Giove
dall’atmosfera espansa è naturale conseguenza della pressione esercitata sul
gas e plasma antistante dal materiale espulso dal cratere, ancora oggi attivo. Tale
materiale consistette inizialmente in massa fusa dal nucleo, divenuto dopo tale
espulsione meno massiccio di quello di
Saturno, seguito poi da gas. Tale materiale raggiunse ampia parte del sistema
solare, interno e non solo. Attraversando l’atmosfera gioviana espansa, agì su
di essa spingendola all’esterno e la forma di goccia appuntita osservata sulla
Terra e visibile in R
A6 la stella a 5 punte interna alla goccia è
Metis entrato nel corpo di Giove dopo l’impatto, il fatto che ovviamente si sia
distrutto nell’impatto non essendo considerabile dagli Egizi. Ricordiamo che
nel mito greco si legge che Metis (sposa
di Giove, come Hera che però mai gli diede un figlio) gravida di Atena entra nel corpo di Giove che espelle Atena dalla sua
testa. Una descrizione perfetta di quanto accaduto, all’ origine del libro
di Velikovsky Mondi in collisione. All’origine
anche del mio interesse personale per tali eventi, avendo letto a sette anni
Velikovsky nella sintesi che Selezione del Reader’s Digest ne fece nel 1952.
Una descrizione che indica come il mito greco ricordi eventi assai antichi, il più
antico ricordato forse quello di Prometeo
che insegna all’uomo come conservare il fuoco Tale evento è datato da Igino a tre miriadi prima del suo tempo (forse a circa
il 27.000, inizio del primo yuga, vedasi Spedicato (2014d)), e probabile data
anche della scomparsa dell’uomo di Neanderthal, secondo gli studi
dell’antropologo di Firenze Brunetto Chiarelli
A7 le tre stelle a 5 punte attorno alla goccia
sono di meno ovvia interpretazione. Potrebbero essere tre satelliti galileiani di
Giove formatisi con materiale emesso ed entrato in orbita, molto luminosi per
il loro calore (il quarto non essendo contemporaneamente visibile con gli altri
tre…), vedasi Ackerman (2015,b), o satelliti di Metis, che probabilmente non
aveva solo quello perduto e divenuto la Luna, o… Oggetti forse interpretati
come giganti in lotta contro Giove, in quanto il loro movimento li faceva
apparire in movimento contro Giove, come attaccandolo
A8 la storia nella mitologia sumerico-accadica
di Marduk che sconfigge Tiamat, aprendola ed espellendone le viscere, appare
come la storia dell’impatto di Metis-Marduk nella sua fase iniziale. Il fatto
che il momento dell’impatto non sembri considerato nel soffitto di Senmut è spiegabile
con l’ipotesi che Giove sia apparso nel cielo degli Egizi varie ore dopo
l’impatto, causa il moto di rotazione terrestre. Dobbiamo infatti osservare
come i Sumeri della Mesopotamia meridionale dichiarassero di arrivare da est e chiamassero
se stessi con lo stesso nome. Teste nere, dei tibetani. È possibile
che originassero, vedasi Spedicato (2001a,b), dalla terra da loro chiamata
Dilmun, situata nella regione dell’Abzu, identificabile con il grande mare
interno che sino a qualche migliaia di anni fa copriva gli attuali deserti di
Takla Makan e Lob Nor, come da recente scoperta della geomorfologo satellitare
Eröl Orghuz. Si noti che gran parte
delle tradizioni egizie potrebbero derivare da culture stanziate verso il 7000
AC e anche prima nell’ Africa nord occidentale, amalgamatesi poi con quelle del
Delta e della valle del Nilo, vedasi Bacchi (2015) e Temple (2010). Fra Africa nord occidentale e Lob Nor stanno un
centinaio di gradi di longitudine, pari a una differenza di fuso di circa sette
ore. Quindi i Sumeri nella loro terra
originale, a nord del Tibet, potrebbero aver assistito al momento iniziale
dell’impatto, mentre presso gli Egizi sarebbe sopravvissuto il ricordo
dell’evento quando già si era formata la forma a goccia di Giove gioviano. Va
anche considerata la possibilità che l’evento sia memorizzato nelle tradizioni
di altri popoli, in particolare nella cosmologia dell’ India, dove l’inizio
della civiltà dell’ Indo-Sarasvati è collocato verso proprio il 7000, da
evidenza dal sito di Mehrgar, vedasi Kak (1994). Ampio uso della cosmologia
vedica, che quindi deve risalire almeno al 7000, è in Ackerman, con particolare relazione
all’evoluzione della massa più grande emessa da Giove, la Atena dei Greci,
divenuta poi il pianeta Venere, l’attuale orbita circolare essendo stata
raggiunta solo verso il tempo della fondazione di Roma.
A9 un quasi testimone visuale dell’evento va
considerato Gesù Cristo. Teniamo conto, dai vangeli canonici, che Gesù
dichiara: prima che Abramo fosse io sono.
La nascita di Abramo è collocabile al 2094, dalla cronologia dei Settanta e dalla datazione del diluvio
di Noè al 3161, dando quindi a Gesù il potere di testimonianza di eventi
antichissimi (ma solo il Padre conosce il futuro, dice pure Gesù). Quindi la
dichiarazione di Gesù, in Luca 10-18: ho
visto Satana cadere dal cielo come folgore, può interpretarsi come una
visione di Atena espulsa da Giove, data l’associazione esistente allora fra
Satana e Lucifero, questo associato alla Stella del mattino, ovvero a Venere
quando sorge al mattino prima del sole… La scoperta che Lucifero, stella del
mattino, e Vespero, stella della sera, siano lo stesso pianeta Venere, è
attribuita a Pitagora, che forse la ottenne dagli Egizi o Babilonesi o Indiani
da lui visitati…
A10 Al momento dell’impatto Giove era forse visto
dalla Terra in un decano dove appariva la costellazione di Orione. Questo
spiegherebbe l’importanza di Orione nella cosmogonia egizia. Il nome Orione, se
di derivazione sanscrita, significherebbe acqua, essendo Ur un nome speciale per
acqua, contro quello comune Pani,
nome che incidentalmente ritroviamo nella città di Uri in Kashmir, la
probabile vera città di origine di Abramo… Verrebbe allora naturale
l’associazione di Orione con le acque che come tsunami e piogge devastarono la
Terra dopo l’arrivo di materiale gioviano, caduto principalmente sugli oceani.
Non quindi, come da alcuni ipotizzato, arrivo di acque provenienti da distanze
stellari, cosmiche, anche se da Giove fu espulsa anche acqua. Va anche considerato
l’arrivo di acque da Marte, allora ancora satellite della Terra, colpito da massa
gioviana che lo staccò dalla Terra.
A11 L’associazione con Orione sembra confermata nel
rettangolo S, dove tre grandi stelle appaiono
allineate come le tre stelle, Al Nitak, Al Nilam, Al Mintaka, della cintura
della costellazione di Orione (nomi associabili ai tre fiumi Tanai, Nilo e Mintaka-Tarim,
definenti forse il territorio controllato dai tre figli di Noè). I personaggi
sulla barca potrebbero indicare l’uso di barche per salvarsi dall’alluvione seguita
agli impatti, con riferimento forse ad aree dell’interno del Sahara che
divennero lacustri.
A12 Dopo avere sviluppato gli argomenti di sopra,
leggo gli atti della Immanuel Velikovsky Centennial Celebration,
1895-1995, New York, 1995, organizzata da Charles Ginenthal, lettura
rimandata per quindici anni. In tali atti Renate Schukies, antropologa studiosa
di tribù della Grandi Pianure del nord America, in particolare dei Cheyenne,
trova presso di esse l’affermazione che il pianeta Venere nacque da Orione.
Fatto in accordo con la nostra interpretazione di un impatto su Giove, con
nascita di Atena-Venere, con Giove era posizionato sulla costellazione di
Orione. Letto l’articolo riesco a telefonarle ad Amburgo…
A13 Il simbolo turco (non islamico) della
mezzaluna con una stella all’interno a 5 punte, potrebbe risalire a quando,
dissoltisi i vapori conseguenti al passaggio di Metis nel 9450, la Luna apparve
nel cielo, ed essendo contemporaneamente visibile Metis al suo primo passaggio,
forse in posizione accoppiata con la Luna in forma di mezzaluna. Simbolo dove
dopo il 6950 Metis può essere stato sostituito da Marte.
A14 nella immagine completa della parte del
soffitto di Senmut sin qui considerata, questa è circondata da una cornice di
stelle, in numero, salvo errore, di 260. Ora 260 è il numero di giorni
nell’anno rituale dei Maya, vedasi
Barbiero (2015) o Spedicato (2015b). Quinci, a meno di un’altra
improbabile coincidenza, una relazione sembra esistere fra la civiltà egizia e
quella maya, databile a tempi molto antichi. Notiamo che 260 è il prodotto di
20, numero associato con il periodo di Metis, e di 13, numero sacro per gli
Aztechi. 13 è anche il numero di mesi in un anno prima del diluvio del 3161,
stando a petroglifi in Val Camonica considerati dall’antropologo Giuseppe
Brunod. L’origine del 260 nel calendario Maya è oscura, una ipotesi corrente
legandola al numero di giorni della gestazione umana, stimato in 266, per anno
di 356.24 giorni. Valore ridotto a 262 per anno di 360 giorni, come era
probabilmente prima del diluvio di Noè del 3161, numero assai vicino al 260.
A15 Poco noto è il fatto che 260 appare in
Cambogia, nel tempio di Ta Prohm, non lontano da Angkor, i cui lati sono un rettangolo dalle dimensioni di circa 1000
e 600 metri. La somma di tali dimensioni fa pensare ad un multiplo del valore
1.618… della sezione aurea. Se tale corrispondenza fosse corretta, sarebbe il
primo caso osservato di uso della sezione aurea in Asia orientale, stando a commento
dell’ astronomo Adriano Gaspani. Nel
tempio appaiono le statue di alcuni guru, circondati da 260 divinità, vedasi
Snellgrove (2003). Da una iscrizione si deriva nel 1186 AD la data di
fondazione. Questa data è poco successiva a quel 1178 AD in cui un oggetto
asteroidale quasi sicuramente impattò la Luna, formando il cratere Giordano
Bruno, presso il polo nord lunare. Frammenti dell’ oggetto sarebbero caduti
sull’Oceano Pacifico, provocando vari
eventi, fra cui la migrazione degli Aztechi dalla costa pacifica all’altopiano, la caduta dei regni peruviani costieri
sostituiti dall’impero incaico, l’ incendio delle foreste in Nuova Zelanda con
scomparsa del grande uccello Moa… vedasi Spedicato (1988). L’impatto potrebbe
avere causato inondazioni anche sulla parte meridionale della Cambogia, regione
assai piatta poco elevata sul livello del mare, sede dell’antico regno di Fusan, ed aver
motivato la costruzione del tempio di Ta Prohm. Se il numero 260 potesse
derivarsi in questo contesto, ad esempio da un oggetto con orbita 260 giorni,
frantumatosi e schiantatosi principalmente sulla Luna, è una ipotesi degna di
considerazione. L’attuale periodo di Venere è di 225 giorni. Quindi l’oggetto
avrebbe orbitato fra la Terra e Venere, forse avvicinandosi alla Terra e
divenendo visibile in caso di orbita ellittica di sufficiente eccentricità. Avrebbe
potuto essere un altro satellite di Metis, perduto ma non catturato dalla
Terra. Avrebbe potuto avvicinarsi nel suo orbitare sino ad apparire anche più
grande di Metis, quindi giustificando le stelle dipinte più grandi nella tomba
di Senmut. Sarebbe finito sulla Luna nel 1178 AD causa perturbazione o questioni
di meccanica celeste, essere forse entrato nel limite di Roche della Terra
frantumandosi, con i frammenti finendo in parte sulla Terra e parte sulla Luna.
Oppure…
Quindi il 260 nei tre contesti egizio, maya
e cambogiano, potrebbe provenire non da esoterici simbolismi ma dalla biologia
umana o dall’ astronomia.
Dalle
considerazioni precedenti seguono molti temi di ricerca, dove la storia astronomica
del sistema solare, vista alla luce di Velikovsky, da una chiave di lettura di
eventi storici o preistorici di tipo non esoterico o simbolico ma di inusuali
eventi reali. Fra le ricerche da sviluppare indichiamo:
-
L’analisi
del mito di Tiamat
-
La
possibilità che Ra sia identificabile non con il Sole, ma con Giove, anche con
riferimento ad incongruità nella interpretazione come Sole in graffiti sia in
Val Camonica che sul monte Bego.
-
La
possibilità che esseri intelligenti siano giunti sulla Terra da altri pianeti
motivati dal desiderio di essere presenti ai due principali eventi nella storia
del recente sistema solare, l’impatto di Metis su Giove e il diluvio di Noè,
causato nel 3161 dal passaggio
ravvicinato di Marte che perde il suo nucleo, come proposto da Ackerman e in
sviluppo da Spedicato
-
La
possibilità di contatti stretti fra la civiltà dell’Africa nord ovest
considerata da Bacchi e Temple come origine
della civiltà egizia, e quella mesoamericana, che ha prodotto calendari di
straordinaria precisione. Contatti fin dai tempi di Atlantide, il cui centro
Spedicato ha proposto nell’isola di Kiskeya-Hispaniola, e la cui civiltà iniziò
prima del passaggio ravvicinato fra Metis e Terra.
Nota
1 : su Nibiru e Sitchin
Zecharia
Sitchin è autore di una ventina di libri, venduti in milioni di copie, dove si ipotizza
l’arrivo sulla terra di una civiltà localizzata sul pianeta Nibiru, in orbita
attorno al Sole con periodo di 3600 anni. Qui abbiamo ridotto il periodo a 20
anni, escludendo in pratica che Nibiru fosse abitabile. Sitchin aveva preso
alcune idee dal matematico e fisico Matest Agrest, come lui di Baku. Ho
incontrato Sitchin a New York, mi disse che non leggeva libri di altri per
evitare che gli nascessero dubbi.
Si
sono criticate le conoscenze di Sitchin delle antiche lingue semitiche e si è
dubitato della esistenza stessa di Nibiru (che altri identificano con il pianeta x, o la stella Nemesis, e ne attendono un ritorno,
impossibile nella mia teoria). Uno studio della affermazioni di Sitchin su
Nibiru è del biblista Michael Heiser, che riconosce l’esistenza di Nibiru, dal Chicago
Assyrian Dictionary. Nibiru, o meglio Neberu. Questo appare prevalentemente con
il significato di passaggio, in accordo con la nostra proposta che ogni 20 anni
passasse vicino alla Terra, ma anche appare come corpo divino celeste, in
quanto preceduto o dal segno mul = stella, o D =
dingir = dio. Su Nibiru gli studiosi dell’astronomia cuneiforme tacciono,
cosa attesa in quanto lo scenario qui descritto trascende ogni scenario
accademico considerato. Heiser nota anche che Nibiru appare in un lavoro del
1961 di Benno Landsberger, da molti considerato il maggiore assiriologo del
Novecento, attivo a Lipsia ed a Chicago, morto nel 1968.
Il
periodo di Nibiru di 3600 anni è proposto da Sitchin (1976) eguale ad un
sar-shar, o saros, o sare. Un saros di 3600 anni usato dai babilonesi appare in
autori classici, come Sincello, Abideno, Beroso, Alessandro Poliistore. Un breve
saros di venti anni è discusso da Spedicato (2004), associabile al breve saros
di 18 anni dei Caldei, considerato da Halley, vedasi Lorenzo Hervas y Panduro
(1781), abate astronomo ora dimenticato, membro dell’ Accademia etrusca di
Cortona (in un libro del 1794 discute la scoperta di Urano, del 1781, la cui orbita fu calcolata da Eulero a mente;
dopo il calcolo Eulero bevve del tè, accarezzò la nipote, e morì).
Sitchin
considera Nibiru come il dodicesimo pianeta dei Sumeri, affermazione da
verificare. Noto che 3600 anni definiscono il Grande Anno platonico-pitagorico,
al termine del quale pianeti e stelle tornano alla configurazione iniziale. Nel
Politico di Platone compare anche il
quadrato di 3600, di complessa
giustificazione.
Nota
2: 127 ricordato in Tibet?
Il
calendario tibetano si basa su cicli di 60 anni, ogni anno contraddistinto
dalla combinazione di uno fra 12 animali e uno fra 5 elementi. Non esistendo in
passato una data di inizio per tale calendario, come esiste nel calendario
cristiano che parte dalla (errata) data di nascita di Gesù, o nel calendario
islamico iniziante dall’Egira, verso la metà del secolo ventesimo, prima che il
Tibet passasse sotto il controllo cinese, ci fu una riunione di alti lama per
stabilirla. Fu fissata nell’anno 127 AC, in cui, come da sola tradizione orale,
ascese al trono Nyatri Tsenpo, fondatore della prima importante dinastia reale
tibetana, di religione bön (religione sostituita poi dal buddismo, al tempo in
cui si sviluppò anche l’islam). Tale re avrebbe costruito il primo edificio in muratura
del Tibet, sul fiume Yarlung, ovvero Brahmaputra in India, ancora esistente
(dei circa 10.000 monasteri di prima la rivoluzione culturale solo 11 non
furono distrutti). Tale re istituì anche la festa del Capodanno Tibetano, detta
Losar, corrispondente al suo giorno di ascesa al trono, della durata oggi di 15
giorni, iniziante il primo giorno del primo mese dell’anno (di dodici mesi).
La
coincidenza dell’anno di inizio 127 AC con il numero di stelle 127 sul soffitto
della tomba di Senmut appare priva di significato, salvo che una diversa
datazione dell’ascesa di Nyatri Tsenpo darebbe il 414 AC. Quindi la data
potrebbe essere stata modificata dal consesso dei lama sulla base di ragioni
cui non abbiamo accesso…
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