Una città di 9000 anni fa che
aveva i problemi urbani moderni: ambiente, sovraffollamento, violenza.
Nell’antica Çatalhöyük I
bioarcheologi hanno scoperto le origini della nostra vita odierna
Lo studio “Bioarchaeology of
Neolithic Çatalhöyük reveals fundamental transitions in health, mobility, and
lifestyle in early farmers”, pubblicato su
Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team
internazionale di ricercatori guidato dall’antropologo Clark Spencer Larsen
dell’Ohio State University, ha rivelato nuove scoperte fatte nelle antiche
rovine di Çatalhöyük, nella moderna Turchia.
I bioarcheologi dicono che «
risultati dipingono un quadro di come gli esseri umani siano passati da uno
stile di vita nomade, da quello della caccia e della raccolta, a una vita più
sedentaria costruita intorno all’agricoltura». Infatti, il team di scienziati
che da 25 anni studia l resti umani rinvenuti nelle rovine di Çatalhöyük, ha
scoperto che i suoi abitanti – tra 3.500 e 8.000 persone al massimo ma che
all’epoca costituivano un grande centro abitato – «hanno sperimentato
sovraffollamento, malattie infettive, violenza e problemi ambientali». Le
rovine di Çatalhöyük sorgono in quella che oggi è la Turchia centro-meridionale
e la città fu abitata dal 7100 al 5950 aC. Scoperto per la prima volta nel
1958, il sito misura 13 ettari, con quasi 21 metri di depositi che ricoprivano
i resti di 1150 anni di occupazione umana continua. Larsen spiega che
«Çatalhöyük è stata una delle prime comunità proto urbane del mondo e i
residenti hanno sperimentato quel che accade quando metti molte persone in una
piccola area per un periodo prolungato. Ha posto le basi per dove siamo finiti
oggi e per le sfide che affrontiamo nella vita urbana». Larsen, che ha iniziato
il lavoro sul campo a Çatalhöyük nel 2004 e lo ha terminato nel 2017, è stato
uno dei leader del team che ha studiato i resti umani come parte del più ampio
progetto di ricerca su Çatalhöyük, diretto da Ian Hodder della Stanford
University. Il coautore dello studio pubblicato su PNAS , Christopher Knüsel
dell’Université de Bordeaux , è stato co-leader del team di bioarcheologia con
Larsen che sottolinea: «Lo studio su
PNAS rappresenta il culmine del lavoro di bioarchaeologia nel sito». Çatalhöyük venne fondata intorno al 7100 aC e, in quello
che i ricercatori chiamano il periodo antico, era probabilmente un piccolo
villaggio costituito da poche case di mattoni di fango. Raggiunse il suo apice
nel periodo medio tra il 6700 e il 6500 aC, prima che la popolazione diminuisse
rapidamente nel tardo periodo. Çatalhöyük fu abbandonato intorno al 5950 aC. L’agricoltura
è sempre stata una parte importante della vita nella comunità e i ricercatori
sono riusciti a determinare che i suoi abitanti avevano una dieta costituta
soprattutto di grano, orzo e segale, insieme a una serie di piante non
coltivate grazie all’analisi di una firma chimica nelle ossa umane, chiamata
rapporto isotopico stabile del carbonio. All’Ohio State University spiegano che gli antichi abitanti di Çatalhöyük
mangiavano anche carne: «I rapporti isotopici di azoto stabili sono
stati utilizzati per documentare le proteine nelle loro diete, che
provenivano da pecore, capre e animali non addomesticati. I bovini
addomesticati furono introdotti nel tardo periodo, ma le pecore sono sempre
state l’animale domestico più importante nella loro dieta». Larsen aggiunge:
«Stavano coltivando e allevando animali non appena fondarono la comunità, ma
hanno intensificando i loro sforzi man mano che la popolazione si espandeva. La
dieta ricca di cereali ha fatto sì che alcuni residenti sviluppassero presto la
carie, una delle cosiddette “malattie della civiltà”. I risultati hanno
mostrato che circa il 10-13% dei denti degli adulti trovati nel sito mostrava
tracce di carie dentali. I cambiamenti verificatesi nel tempo nelle sezioni
trasversali delle ossa delle gambe dimostrano che i membri della comunità nel
tardo periodo di Çatalhöyük camminavano molto più dei primi residenti. Questo
suggerisce che col passare del tempo i residenti dovevano spostarsi ancora di
più dalla comunità per coltivare e pascolare. Riteniamo che il degrado
ambientale e il cambiamento climatico abbiano costretto i membri della comunità
a spostarsi più lontano dall’insediamento verso le fattorie per trovare
rifornimenti come la legna da ardere. Questo ha contribuito alla definitiva
scomparsa di Çatalhöyük». Altre ricerche suggeriscono che in Medio Oriente il
clima sia diventato più secco proprio durante la storia di Çatalhöyük, il che ha reso
l’attività agricola più difficile.
I risultati del nuovo studio
suggeriscono che i residenti avessero un alto livello di infezioni, molto
probabilmente a causa di affollamento e scarsa igiene: «Fino a un terzo dei
resti del periodo iniziale mostrano segni di infezioni alle ossa – dicono gli
scienziati – Durante il suo picco della popolazione, le case venivano costruite
come appartamenti senza spazio tra loro: i residenti entravano o uscivano da
scale che portavano sui tetti delle case. Gli scavi hanno dimostrato che le
pareti e i pavimenti interni sono stati intonacati di nuovo molte volte con
l’argilla. E mentre i residenti mantenevano i loro pavimenti per lo più privi
di rifiuti, l’analisi dei muri e dei pavimenti delle case mostrava tracce di
materia fecale animale e umana». Larsen spiega ancora: «Vivevano in condizioni
molto affollate, con casse di immondizia e penne per animali proprio accanto ad
alcune delle loro case, quindi c’era tutta una serie di problemi di igiene che
potrebbero aver contribuito alla diffusione di malattie infettive». Secondo i
ricercatori, le condizioni di sovraffollamento a Çatalhöyük potrebbero anche
aver contribuito ad alti livelli di violenza tra i suoi abitanti: «In un
campione di 93 teschi di Çatalhöyük, più di un quarto – 25 individui – hanno
mostrato segni di fratture cicatrizzate. E 12 di loro sono stati vittime più di
una volta, con 2-5 ferite durante la loro vita. La forma delle lesioni
suggerisce che i colpi alla testa erano stati provocati da oggetti duri e
tondeggianti e sul sito si trovavano anche sfere di argilla della giusta
dimensione e forma. Più della metà delle vittime erano donne (13 donne, 10
uomini). E la maggior parte delle ferite erano in cima o dietro le loro teste,
suggerendo che quando vennero colpite le vittime non stavano affrontando i loro
aggressori». Larsen conferma: «Abbiamo riscontrato un aumento delle lesioni
craniche durante il periodo di mezzo, quando la popolazione era più grande e
più densa. Si potrebbe sostenere che il sovraffollamento abbia portato a
livelli di stress elevati e conflitti all’interno della comunità». A Çatalhöyük
la maggior parte delle persone veniva sepolta in fosse che sono state scavate
nei pavimenti delle case, e i ricercatori credono che venissero sepolte sotto
le case in cui vivevano. Questo ha portato a un risultato inaspettato: «La
maggior parte dei membri di una famiglia non erano correlati biologicamente». I
ricercatori lo hanno scoperto questo si sono accorti che «I denti delle persone
sepolte sotto la stessa casa non erano così simili come ci si aspetterebbe se
fossero stati parenti». Larsen ricorda che «La morfologia dei denti è altamente
controllabile geneticamente. Le persone che sono imparentate mostrano
variazioni simili nelle corone dei loro denti e non abbiamo trovato questo
nelle persone seppellite nelle stesse case. Sono necessarie ulteriori ricerche
per determinare le relazioni delle persone che vivevano insieme a Çatalhöyük. E’ ancora un po’ un
mistero». Larsen sottolinea che l’importanza di Çatalhöyük sta nel fatto che
sia stato uno dei primi “mega-siti” neolitici al mondo costruiti intorno
all’agricoltura e conclude: «Possiamo conoscere le origini immediate delle
nostre vite odierne, come ci siamo organizzati in comunità. Molte delle sfide
che abbiamo di fronte oggi sono le stesse che avevano a Çatalhöyük, solo
immensamente più grandi».
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