Sequenziato da ricercatori il
genoma del pesce ghiacciolo unico vertebrato capace di vivere senza emoglobina.
Segnalato dal Dott. Giuseppe
Cotellessa (ENEA)
Come si può vivere senza
emoglobina in un ambiente ostile come quello dell’oceano antartico con
temperature costantemente sotto zero?
I ricercatori dell’Università di
Padova hanno cercato la risposta sequenziando il genoma del pesce ghiacciolo o
“icefish” - l’unico vertebrato privo del principale trasportatore di ossigeno,
l’emoglobina. Lo studio è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista
«Nature - Communications Biology». Il lavoro analizza sia il genoma che il
trascrittoma muscolare (l’insieme di tutti i geni espressi nel muscolo) del
pesce ghiacciolo Chionodraco myersi confrontandolo con altri pesci provvisti
invece di emoglobina che vivono sia in aree temperate che nello stesso Oceano
Antartico.
«Gli adattamenti che hanno
permesso ai pesci ghiacciolo di vivere senza emoglobina in un ambiente così
estremo sono molteplici – spiega il prof. Tomaso Patarnello, Dipartimento di
Biomedicina comparata e Alimentazione dell’Università di Padova e responsabile
della ricerca -. In milioni di anni di evoluzione nell’Oceano Meridionale, con
temperature costantemente sotto gli 0°C, i pesci ghiacciolo hanno sviluppato un
sistema circolatorio provvisto di una rete di vasi sanguigni molto più ramificata
e con diametro dei vasi maggiore delle specie a sangue rosso, cioè con
emoglobina. Queste modificazioni, come
pure la maggiore dimensione del cuore, sono adattamenti peculiari dei pesci
ghiacciolo per poter trasportare - in assenza di emoglobina - l’ossigeno
disciolto nel sangue in modo più efficiente.»
«L’adattamento più sorprendente
però è a livello mitocondriale (la centrale energetica della cellula) – dice il
prof. Luca Bargelloni, primo autore dell’articolo -. In questi pesci i
mitocondri sono di gran lunga più numerosi e più grandi rispetto a qualsiasi
specie presa a confronto».
I risultati della ricerca
mostrano come sia evidente un adattamento a livello del genoma di questo pesce
che nel corso della sua evoluzione sembra aver duplicato proprio i geni che
riguardano le funzioni mitocondriali chiave per sopravvivere alle condizioni
dell’Oceano Antartico. «Il processo di evoluzione che ha permesso a questi
pesci di adattarsi ad un ambiente così estremo ha richiesto molti milioni di
anni ed è ormai irreversibile. I pesci ghiacciolo e le altre specie di pesci
antartici tollerano variazioni di temperatura di pochissimi gradi. Se esposte a
temperature anche di poco superiori allo zero, muoiono. Il riscaldamento
globale sta interessando con una rapidità impressionante ed in modo
significativo molte aree dell’Antartide. Rischiamo di spazzare via in pochi
decenni milioni di anni di evoluzione» commenta il Prof. Patarnello.
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