PRESENTA:
Paleoastronautica - Archeologia misteriosa - Miti e Civiltà scomparse - Nuove frontiere della fisica della medicina e della ricerca scientifica - ATTUALITA' SCOMODE - NOETICA
Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *
con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *
con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it
LA NUOVA CONOSCENZA
mercoledì 25 febbraio 2015
lunedì 23 febbraio 2015
E... SE NON FOSSE STATO OSSERVATO IL BOSONE DI HIGGS ?
di: CORRADO RUSCICA (Astronomer and Science
Writer. Author of "Idee sull'Universo", "Enigmi
Astrofisici" and "L'Universo Infante".)
Ciò che hanno osservato i fisici
del CERN in merito alla scoperta di una nuova particella potrebbe non
riguardare il bosone di Higgs, nonostante ci assomigli tanto, e
forse potrebbe non essere l’unica. È quanto emerge da un recente studio che ha
analizzato tutti i dati scientifici che sono stati pubblicati in merito al
nuovo bosone scalare e i cui risultati sono descritti in un articolo pubblicato
su Physical Review D.
Molti dati suggeriscono che la
particella scoperta dai fisici di LHC sia davvero il famoso bosone di Higgs. La
comunità dei fisici è assolutamente d’accordo, e convinta, che si tratti
certamente di una nuova particella che non è stata mai osservata prima.
Tuttavia, secondo un gruppo internazionale di ricercatori non sembra esistere
alcuna evidenza definitiva, e conclusiva, sul fatto che si tratti proprio del
bosone di Higgs. “I dati del CERN vengono presi in generale come una chiara
evidenza che la particella osservata sia, di fatto, il bosone di Higgs”, spiega
Mads Toudal Frandsen, del Center for Cosmology and Particle Physics
Phenomenology presso l’University of Southern Denmark.”E’ vero che il bosone di
Higgs può spiegare i dati osservati ma ci possono essere altre spiegazioni. In
altre parole, potremmo ricavare questi stessi dati osservando altre
particelle”. Ad ogni modo, l’analisi dei dati effettuata dai ricercatori non
implica il fatto che i fisici del CERN non abbiano effettivamente scoperto la
particella di Higgs. È ancora possibile ma è egualmente possibile che si tratti
di una particella diversa. “I dati attualmente a disposizione non sono così
precisi da determinare cosa sia esattamente questa particella. Potrebbe darsi
che stiamo avendo a che fare, ad esempio, con altre particelle note”, dice
Frandsen.
I contorni al 68% del livello di
confidenza (e 95% nel caso di ATLAS) che mostrano il confronto del miglior
modello (linee a tratti) applicato dai ricercatori ai dati ufficiali di ATLAS e
CMS. Credit: Belyaev et al.
Ma allora cos’è, se non è la
particella di Higgs? “Crediamo che possa trattarsi della cosiddetta particella
techni-Higgs. In qualche modo essa è simile al bosone di Higgs, da cui prende
metà del nome”, dichiara Frandsen. Nonostante le due particelle possono essere
facilmente confuse negli esperimenti, in realtà sono due entità diverse che
appartengono a due teorie differenti. La particella di Higgs è il tassello
mancante del modello standard. Questa teoria descrive tre delle quattro forze
della natura ma non ci dice nulla su cosa sia la materia scura, cioè
quell’enigmatica componente che costituisce l’85% della materia presente
nell’Universo. La particella techni-Higgs, se esiste, è qualcosa di
completamente diverso. “Non è una particella elementare. Essa è composta da
techni-quark che invece pensiamo siano particelle fondamentali. I techni-quark
possono essere legati insieme in vari modi per formare le particelle
techni-Higgs, mentre per altre combinazioni si potrebbero formare le particelle
di materia scura. Per questo, ci aspettiamo di trovare particelle diverse negli
esperimenti di LHC che siano tutte composte da techni-quark”, continua
Frandsen. Dunque, se i techni-quark esistono, ci deve essere una interazione
che li tiene insieme per formare le particelle, che non è possibile spiegare
con le quattro interazioni fondamentali, e che non abbiamo ancora osservato: i
fisici la chiamano technicolor. Insomma, ciò che è stato osservato al CERN
potrebbe essere o la particella di Higgs del modello standard oppure una
particella ‘leggera’ composta da due techni-quark. Il passo successivo sarà ora
quello di raccogliere ulteriori dati dai prossimi esperimenti di LHC, che
inizieranno già a partire dall’anno prossimo con un incremento di potenza.
Forse, i teorici potrebbero ottenere quegli indizi necessari per capire se la
particella osservata sia in definitiva il bosone di Higgs o invece un
techni-Higgs.
Fonti:
arXiv: The Technicolor Higgs in the Light of
LHC Data:
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"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA
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venerdì 20 febbraio 2015
PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE: "IL LIBRO DEL MISTERO 2015"
TORRIGLIA UFO CONVENTION
Il Comitato
TORRIGLIA UFO CONVENTION
TORRIGLIA UFO CONVENTION
Presenta
I Edizione Premio Letterario Nazionale
ADE CAPONE
ADE CAPONE
"Il LIBRO DEL MISTERO 2015"
tutti i dettagli per partecipare nel link sotto:
http://www.torrigliaufoconvention.com/il_libro_del_mistero_2015_15.htmlmercoledì 18 febbraio 2015
SPAZIO TEMPO & DISCREZIONE...
SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)
È DAVVERO DISCRETA LA STRUTTURA DELLO SPAZIOTEMPO?
Partendo da questa domanda gli
scienziati potrebbero unificare la meccanica quantistica con la relatività generale.
Infatti, secondo le attuali assunzioni su cui si basano i modelli della gravità
quantistica, lo spaziotempo avrebbe una struttura granulosa, un pò come la
sabbia costituita dai granelli.
Uno dei grandi problemi che
emerge dalla gravità quantistica è che essa genera dei valori infiniti che non
hanno significato fisico. Essi sono dovuti al fatto che quando vengono
effettuate misure accurate su scale subatomiche, sono richieste energie
elevate. Quando la scala diventa piccolissima, la densità di energia associata
alla misura è così grande che potrebbe portare alla formazione di un buco nero,
il che, paradossalmente, potrebbe rovinare a sua volta la misura che l’ha
generato. Gli infiniti sono qualcosa che dà fastidio. La loro natura
paradossale non solo li rende difficili da trattare nelle equazioni matematiche
ma li rende anche difficili da riconciliare con la nostra attuale comprensione
dell’Universo che, per quanto ne sappiamo, non ammette l’esistenza di qualche
genere di paradosso. In tal senso, i fisici hanno inventato un modo di trattare
gli infiniti, chiamato rinormalizzazione. In sostanza, i teorici assumono che
lo spaziotempo non sia divisibile all’infinito ma che esista una scala minima
oltre la quale niente può diventare ancora più piccolo: stiamo parlando della
cosiddetta scala di Planck. Questo limite assicura che le densità di energia
non diventeranno mai abbastanza elevate per formare i buchi neri. Ma questo
equivale a dire che lo spaziotempo è discreto oppure, come direbbe un
matematico, numerabile. In altre parole, è possibile associare un numero ad
ogni volume discreto di spaziotempo rendendolo numerabile, come i granelli di
sabbia sulla spiaggia o gli atomi nell’Universo. In questo modo, lo spaziotempo
diventa interamente non più come quelle cose che non si possono numerare, come
ad esempio le linee rette che sono infinitamente divisibili o i gradi di
libertà nella teoria quantistica dei campi che costituiscono i mattoni
fondamentali della fisica fondamentale. Questa proprietà dello spaziotempo di
avere una natura discreta è certamente utile ma allo stesso tempo solleva una
domanda importante: è davvero così? Può l’Universo essere veramente discreto al
livello fondamentale, come una sorta di modello costruito al computer? Oggi,
Sean Gryb un fisico teorico della Radboud University in Olanda, afferma che sta
emergendo un approccio alternativo con una nuova formulazione della gravità
denominata “dinamica delle forme”, una teoria della gravità che implementa
ilprincipio di Mach. Secondo questa ipotesi, lo spaziotempo è continuo e non
numerabile, un’idea che potrebbe avere ulteriori conseguenze per il modo con
cui comprendiamo l’Universo. Questa nuova teoria si basa sul concetto di
invarianza di scala: in altre parole, un oggetto, o una legge fisica, ha le
stesse proprietà a dispetto della scala in cui viene osservato. Tuttavia, le
attuali leggi della fisica non possiedono questa proprietà: ad esempio, la
meccanica quantistica opera solamente alle scale più piccole, mentre la
relatività generale è valida su scale più grandi. In questo modo, è facile
vedere come l’invarianza di scala sia una proprietà a cui i teorici fanno
l’occhiolino in quanto una descrizione dell’Universo basata su questa proprietà
deve comprendere sia la meccanica quantistica che la relatività generale. “La
teoria della dinamica delle forme fa proprio questo”, dice Gryb. Lo fa
ignorando numerose caratteristiche ordinarie degli oggetti fisici, come ad
esempio le loro posizioni nell’Universo. Invece, essa si focalizza sulle
relazioni tra gli oggetti, come ad esempio gli angoli che essi formano e la
forma che essi assumono (da qui il termine dinamica delle forme). Questo
approccio porta immediatamente ad un quadro della realtà basato proprio
sull’invarianza di scala. Gli angoli sono invarianti di scala dato che essi
sono uguali a dispetto della scala a cui vengono osservati. Il nuovo modo di
ragionare implica che l’Universo venga descritto come una serie di istantanee
che mostrano la relazione tra gli oggetti. Il risultato è una invarianza di
scala che è puramente spaziale. Ma questo, naturalmente, è molto diverso
rispetto alla nozione più significativa di invarianza di scala dello
spaziotempo. Dunque, una parte importante del lavoro di Gryb è quella di usare
il concetto matematico della simmetria per dimostrare che l’invarianza di scala
spaziale può essere trasformata in una invarianza di scala dello spaziotempo.
In particolare, Gryb dimostra esattamente come questo lavoro sia valido in un
Universo chiuso ed in espansione, dove le leggi della fisica sono le stesse per
tutti gli osservatori inerziali e per cui la velocità della luce è finita e
costante. Se queste due ultime condizioni sono familiari è perché essi sono i
postulati che Albert Einstein usò per formulare la teoria della relatività
speciale. E la formulazione di Gryb è equivalente a questo. “Nella relatività
speciale, gli osservatori possono essere considerati come osservatori in uno
spazio invariante di scala”, dice Gryb. Ciò solleva alcune interessanti
possibilità per la formulazione di una teoria più ampia della gravità, proprio
come la relatività speciale portò ad una estensione della teoria che emerse
nella relatività generale. Gryb descrive come sia possibile creare una serie di
modelli di spaziotempo curvo “attaccando” ad essi spazi-tempi locali piatti.
“E’ possibile fare qualcosa di simile nella teoria della dinamica delle forme?,
si chiede Gryb. Nessuno è ancora riuscito a fare questo considerando un modello
che includa le tre dimensioni dello spazio e quella del tempo, ma siamo ancora
agli inizi nonostante Gryb e altri stiano lavorando al problema. Gryb è
decisamente convinto dalle possibilità future che potranno portare ad un nuovo
modo di pensare alla gravità quantistica in termini di invarianza di scala.
“Ciò potrebbe fornire un nuovo meccanismo tale da trattare un numero infinito
di gradi di libertà nel campo gravitazionale senza introdurre la natura
discreta alla scala di Planck”, dice Gryb. Insomma, si tratta di un nuovo
approccio, alquanto eccitante, che lo scienziato e altri colleghi stanno
portando avanti con grande convinzione. Non sappiamo quale sarà l’evoluzione di
tutto questo ma certamente rimarremo in attesa delle nuove puntate che avranno
lo stesso Gryb come protagonista.
Da: https://astronomicamens.wordpress.com/2015/02/16/e-davvero-discreta-la-struttura-dello-spaziotempo/
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" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
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lunedì 16 febbraio 2015
LA VITA E IL PIANETA ROSSO
Alcuni ricercatori credono che un
tempo Marte fosse simile alla Terra, con un'atmosfera in grado di ospitare vita
biologica. Altri si spingono oltre: il Pianeta Rosso ospitava una fiorente
civiltà avanzata, spazzata via poi da una guerra nucleare.Dalle migliaia di
foto scattate dalla varie sonde inviate dalla Terra su Marte, risulterebbero
strutture che solo “apparentemente” sono insolite. Nel corso della storia, il
pianeta Marte ha sempre catturato l’immaginazione degli esseri umani. Questo
dipende solo da suo colore rosso brillante, oppure c’è un legame più profondo
con il nostro pianeta? Nella puntata di Enigmi Alieni, si indaga sulla
possibilità che Marte un tempo abbia ospitato la vita e una civiltà
tecnologicamente avanzata. Secondo gli scienziati, è molto probabile che Marte
sia un pianeta morto, a causa dei suoi improvvisi sbalzi di temperatura e degli
alti livelli di radiazione solare. Ma allora perché la Nasa ha investito
miliardi di dollari per esplorarlo?
Enigmi alieni (Ancient Aliens) è
un programma televisivo statunitense trasmesso a partire dal 20 aprile 2010 su
The History Channel e attualmente giunto alla sesta edizione. La prima stagione
è stata preceduta dall’episodio pilota Il mito degli antenati alieni (Ancient
Aliens) che è andato in onda l’8 marzo 2009. La Terra è mai stata visitata
dagli extraterrestri? Dall’era dei dinosauri alle pitture rupestri, dall’antico
Egitto agli avvistamenti di oggi, questa serie raccoglie la piú completa
documentazione di prove, reperti e testimonianze di contatti alieni. La serie è
divisa in 5 filmati da 90′ ciascuno dei quali cerca una risposta scientifica a
quesiti inquietanti: quando e da dove vennero gli antichi “visitatori”? Qual
era la loro missione? Cosa lasciarono in eredità? Esistono prove certe di
incontri ravvicinati? Quando torneranno? Un affascinante viaggio nel tempo e
nello spazio alla ricerca delle “impronte degli dei”. Sono molte le domande che
riguardano Marte: che cosa c’è lì? C’è vita biologica? C’è stata vita
intelligente? È il pianeta degli dei? Sono domande che si ripetono da sempre.
In fondo, sogniamo che ci sia vita su Marte sin dall’antichità, da quando si
facevano osservazioni ad occhio nudo.
Il video in italiano:
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/01/11/enigmi-alieni-gli-alieni-e-il-pianeta-rosso-documentario-di-history-channel/
La firma della vita nel suolo di
Marte
Nuove analisi sui campioni studiati dalle sonde negli anni
'70 – ( Ansa 14 aprile 2012)
Tracce di vita su Marte: nuove conferme dell'impronta
rilevata negli anni '70 dalle sonde Viking arrivano da nuove analisi in
collaborazione con matematici italiani. E' quanto emerge da un nuovo studio sui
campioni di terreno marziano che riapre la polemica sull'attendibilità di
quelle misurazioni. Il nuovo studio, pubblicato sull' International Journal of
Aeronautical and Space Sciences, è stato realizzato dall'università di Siena in
collaborazione con la statunitense Keck School of Medicine della University of
Southern California (Usc), e con Gilbert V. Levin, Principal Investigator
dell'esperimento LR avvenuto su Marte.
''Tutto fa pensare che nei campioni marziani analizzati ci
fossero tracce biologiche'', ha spiegato il coordinatore dello studio, Giorgio
Bianciardi, esperto di sistemi dinamici caotici applicati alla biologia e
docente di Astrobiologia all'Università di Siena. Alle missioni Viking è legata
una lunga polemica sulla vita su Marte. Tutto è cominciato quando a bordo dei
due rover delle Viking sono stati eseguiti quattro esperimenti pensati per
identificare presenza di attività biologica. Tre dei quattro esperimenti hanno
dato esito negativo, ma i dati del quarto, chiamato Labeled Release (Lr), erano
a favore dell'esistenza di forme di vita su Marte: una contraddizione che
spinse a considerare erroneo quest'ultimo e ad abbandonare la realizzazione di
nuovi esperimenti.
''La recente dimostrazione che gli altri esperimenti fossero
in realtà troppo poco sensibili ha riaperto la questione'', ha spiegato
Bianciardi. Molti ritengono che i dati dell'esperimento Lr siano stati falsati
dalla presenza nel terreno di particolari elementi che avrebbero 'simulato' i
dati chimici attesi in presenza di forme di vita. Dopo aver lavorato duramente
per il recupero dei dati ormai 'antiquati' e semi-abbandonati, il nuovo studio
ha invece ''analizzato le variazioni di temperatura misurate all'epoca sui
campioni'', ha proseguito Bianciardi. ''Confrontando
matematicamente le oscillazioni caotiche del terreno marziano con quello
terrestre (sia popolato da forme di vita che sterilizzato) possiamo concludere
che ci fossero attività biologiche''.
I controversi risultati degli esperimenti effettuati dalle
Viking hanno portato ad ulteriori nuove
ricerche per identificare tracce di vita sul pianeta rosso. Ora il nuovo
studio, a cui ha collaborato anche Levin, il responsabile scientifico negli
anni '70 alla Nasa per gli esperimenti biologici marziani e del contestato Lr,
apre nuovamente il dibattito. I ricercatori hanno identificando modelli
matematici caotici che hanno permesso di studiare la variazione del rilascio
dell'anidride carbonica una volta che al suolo marziano è stata aggiunta una
pappa nutritiva. I risultati sono apparsi del tutto coerenti con i
corrispettivi campioni 'viventi' terrestri ed i ricercatori hanno concluso che
''la sonda Viking identificò effettivamente tracce di vita su Marte''.
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giovedì 12 febbraio 2015
RESTA SEMPRE UN MISTERO LA SCOMPARSA DI ETTORE MAJORANA
di: Rino Di Stefano (www.rinodistefano.com)
Sabato 7 Febbraio 2015
La foto del presunto del signor
Bini (a destra) come è apparsa nella trasmissione "Chi l'ha visto",
confrontata con un'immagine del giovane Ettore Majorana. Il mistero di Ettore
Majorana non è stato affatto risolto con l’archiviazione dell’inchiesta
promossa dalla Procura di Roma. A voler riaprire le indagini sulla scomparsa
dello scienziato scomparso nel nulla il 27 marzo del 1938, era stato il procuratore
aggiunto Pierfilippo Laviani, che nell’aprile del 2011 aveva affidato
l’inchiesta al colonnello Lorenzo Sabatino del Nucleo Investigativo Carabinieri
della capitale. A sua volta il colonnello Sabatino aveva incaricato la Sezione
Omicidi diretta dal colonnello Bruno Bellini, lo stesso ufficiale che aveva
risolto il caso della contessa Alberica Filo della Torre, trovando il colpevole
a distanza di vent’anni dai fatti. Agli ordini del colonnello Bellini ci sono
sei marescialli, dai 30 ai 50 anni, che costituiscono quanto di meglio ci sia
in Italia a livello investigativo. Gli stessi che in questi anni hanno passato
al setaccio la vita dello scienziato siciliano scomparso, cercando un qualunque
appiglio per ricostruire i suoi movimenti al tempo della scomparsa. Ma non è
stato facile dopo oltre 73 anni da quel giorno.
Ebbene, dopo quattro anni di
indagini, i carabinieri sono giunti alla conclusione che Majorana negli anni
Cinquanta potrebbe aver vissuto prima in Argentina e poi in Venezuela facendosi
passare per un certo Bini, di cui non si conosce nemmeno il nome di battesimo.
CONTINUA A LEGGERE L’ARTICOLO
QUI:
PER OPPROFONDIMENTI:
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lunedì 9 febbraio 2015
LA PICCOLA ...MISTERIOSA PIRAMIDE
GLI ENIGMI DELLA TERZA PIRAMIDE
DI GIZA, NOTA COME MICERINO
“È decisamente più piccola delle
altre due piramidi sorelle della Piana di Giza, fino a un decimo delle
dimensioni della Piramide di Cheope. Eppure, la piramide nana fa sorgere
questioni pari a quelle delle altre due piramidi. Nei documentari e nei
reportage è spesso trascurata, forse a causa delle sue dimensioni minori. Il
suo nome ufficiale è “Piramide di Menkaure”, più nota in Italia col nome di
Micerino (forma italianizzata del greco Mykerinos, il cui nome compare
nelle opere dello storico greco Erodoto). È la terza piramide del complesso di
Giza ed è intrigante almeno quanto le sue sorelle giganti più conosciute. L’altezza
totale della Piramide di Micerino è di 65,5 metri, i lati della base quadrata
misurano 103,4 metri e il volume totale è pari a 250 mila m³, ovvero un decimo
di quella di Cheope, e presentando la curiosa particolarità di blocchi molto
più grandi di quella di Chefren. In origine la piramide doveva essere tutta
ricoperta dello spettacolare granito rosso di Assuan, le cui cave si trovano a circa
900 km di distanza. Il lato nord conserva parte del rivestimento, che però
verso l’alto non risulta liscio dando così l’impressione di un lavoro non
terminato. Ma perché è così piccola? Alcuni, frettolosamente, affermano che
forse non c’era abbastanza spazio a sinistra della Piana di Giza, o che, forse,
il costo di costruzione era troppo alto. In realtà, come oggi si ritiene, le
tre piramidi di Giza riproducono la configurazione delle tre stelle della
cintura della Costellazione di Orione.
La Piramide di Micerino corrisponderebbe
alla posizione della stella Mintaka, apparentemente la più piccola delle tre.
Quindi le ragioni sarebbero di tipo analogico. Mintaka è la stella più
occidentale della Cintura, in quanto Alnilam e Alnitak sono osservabili,
rispettivamente, a poco meno di 2° e a poco meno di 4° a sud-est da essa. Un
altro aspetto davvero curioso che Micerino condivide con le altre due piramidi
è il fatto che queste strutture, in realtà, sono costituite da otto lati invece
di quattro. Questo fenomeno è visibile solo dall’alto,
durante l’alba e il
tramonto degli equinozi di primavera e autunno, quando il sole proietta ombre
sulle piramidi che rivelano la particolare conformazione a otto lati. Perchè i
costruttori hanno progettato e realizzato una caratteristica così difficile da
vedere? È stata semplicemente una sofisticata scelta estetica, oppure dietro
c’è una ragione pratica a noi sconosciuta? (In realtà la scelta architettonica unita ad
una indubbia precisione ingegneristica “fuori tempo” era quasi certamente
quella di “replicare” la forma di una stella
- ndr) Infine, le pietre di granito che rivestono l’esterno
della piramide di Micerino presentano la stessa tipologia di lavorazione riscontrata
in alcuni siti archeologici dell’America precolombiana, in particolare a Cuzco,
Perù, una delle città Inca più conosciute.
Sebbene non sia mai stata trovata
nessuna mummia all’interno, gli
egittologi continuano a considerare (erroneamente) le piramidi come luoghi di sepoltura per i faraoni egizi. L’interno
della piramide di Micerino è molto complesso; presenta un ingresso a nord a
circa 4 metri d’altezza che conduce in un tunnel rivestito di granito rosa di
circa 32 metri e con un’inclinazione di 26° ed un successivo grande corridoio
di circa 13 metri di lunghezza, 4 metri di larghezza e 4 metri di altezza.
Questo
corridoio sbocca nell’originale in una camera posta 6 metri sotto il livello
del suolo che presenta una fossa nel pavimento e dalla quale parte un corridoio che conduce
nel nulla. Sconcertante la massiccia presenza del granito proveniente dalle
lontane cave dell’Alto Egitto, pietra molto dura ed estremamente difficoltosa
da lavorare. Una caratteristica notata dagli studiosi è che i segni lasciati
sulle pareti dagli attrezzi dei presunti costruttori o forse di coloro che
arrivarono dopo (?), indicano con
certezza che il primo corridoio inferiore è stato scavato dall’interno verso
l’esterno mentre il secondo, quello superiore esattamente dall’esterno verso
l’interno. Queste anomalie, meritano sicuramente una riflessione più
approfondita. Dunque, sebbene piccola e
poco valorizzata, la Piramide di Micerino solleva una serie di questioni pari a
quelle delle sorelle maggiori: chi le ha veramente costruite ? per quale scopo
? ma soprattutto quando sono state costruite?”
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/02/02/gli-enigmi-della-terza-piramide-di-giza-nota-come-micerino/
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sabato 7 febbraio 2015
MEDITAZIONE ...PROFONDA
06 Febbraio 2015
Mongolia: il mistero
della mummia congelata che presumibilmente risale a circa 200 anni fa.
La scoperta è avvenuta in seguito
all'arresto di un uomo, che stava cercando di trafugare il corpo per venderlo a
qualche collezionista di cimeli religiosi. La mummia è stata rinvenuta nella
'posizione del loto', utilizzata dai monaci per meditare. Per questo i fedeli buddisti
sono convinti che l'uomo sia ancora vivo e che sia da due secoli in una sorta
di trance da meditazione. Una convinzione talmente diffusa che le autorità
hanno addirittura disposto esami forensi per confermare che il religioso sia
effettivamente deceduto. Secondo Barry Kerzin, medico vicino al Dalai
Lama, il monaco potrebbe trovarsi in uno stato di meditazione noto con il nome
di ‘tukdam’.
"Se riesce a restare in questo stato di profonda concentrazione
per più di 3 settimane - ha spiegato alla stampa – il corpo del meditatore si
restringe progressivamente e alla fine tutto ciò che resta sono i suoi capelli,
le sue unghie e i suoi vestiti. Di solito in questo caso, le persone che vivono
accanto al monaco vedono un arcobaleno risplendere nel cielo per diversi
giorni. E questo vuol dire che lui ha trovato un ‘corpo arcobaleno’. È lo stato
più alto ed è quello più vicino allo stato del Buddha”.
Kerzin ha poi aggiunto: "Se il meditatore continua a restare in
questo stato meditativo, può diventare un Buddha. Raggiungere un tale livello
spirituale può aiutare anche gli altri, perché tutte le persone intorno
sentirebbero un profondo senso di gioia”.
Attendiamo quindi gli esami
autoptici per sciogliere il mistero.
mercoledì 4 febbraio 2015
L'UOMO E LA SOPRAVVIVENZA NELLO SPAZIO
di: Marco La Rosa
Ho deciso di circostanziare il
mio pensiero riguardo alle innumerevoli polemiche che da molti anni incombono
sulla questione: "ma l'uomo è davvero andato sulla luna?". Il
dibattito ha riempito pagine e pagine; ritengo che l'argomento sia pertinente
alle questioni trattate dall’esobiologia. Infatti la paleo-astronautica ed il
concetto di DNA alieno, presuppongono per forza di cose che
"qualcuno" molto simile a noi, sia stato e sia tutt'ora (?) in grado
di viaggiare nello spazio siderale, quantomeno con una certa disinvoltura. Il
punto è se l'uomo è in grado di farlo anche oltre le "Fasce di Van
Allen" o magnetosfera terrestre; se ha davvero sviluppato una tecnologia
adatta allo scopo e se infine ha raggiunto veramente gli obiettivi che si era
prefissato e che ha sbandierato al mondo intero. Cercherò di chiarire il mio
punto di vista in maniera indiretta, senza fare polemiche inutili e sterili, mi
limiterò ad analizzare un discreto numero di evidenze scientifiche, medico-scientifiche e
tecnologiche che a mio avviso, portano ad ipotizzare che se l'astronautica è
riuscita a fare tutto ciò che ha pubblicizzato nel corso degli ultimi decenni,
soprattutto andare e venire sei volte dal nostro satellite "Luna" tra
il 1969 e il 1976 con la tecnologia dell’epoca, allora dico che davvero, almeno
in questi casi, si può parlare di super-uomo nel vero senso della parola.
L'ORGANISMO UMANO ED I VOLI
SPAZIALI
Il peso di un corpo non è sempre
costante sulla superficie della Terra ma cambia in base alla posizione, alla
latitudine, all'altezza e alla composizione del sottosuolo. Bisogna anche
considerare l'influsso della cosiddetta forza centrifuga generata dal nostro
pianeta nel suo movimento. Il peso infatti è il risultato tra la gravità e la
forza centrifuga che è massima all'equatore e diventa praticamente nulla ai
poli; di conseguenza, il peso di un corpo all'equatore sarà minore rispetto ai
poli. Il secondo fattore da tenere presente è la forma asimmetrica del geoide
Terra, essendo la superficie terrestre, all'equatore, più distante dal centro
del pianeta che ai poli. L'accelerazione di gravità varia da g = 9,7799 m/s²
all'equatore a g = 9,83217 m/s² ai poli. Si è perciò assegnato all'accelerazione
di gravità un valore medio convenzionale pari a g = 9,80665 m/s² (1,622 m/s
Luna; 3,711m/s Marte; 24,79 m/s Giove).
L'assenza di Gravità è un
concetto improprio perché la forza di gravità è un tipo di fenomeno impossibile
da schermare o neutralizzare, in ogni caso il concetto di forza necessita di un
riferimento locale e per il campo gravitazionale terrestre la condizione
apparente di assenza di gravità si realizza se il corpo è in caduta libera,
cioè se cade compensando l' accelerazione di gravità.
LA GRAVITÀ NON È UNA FORZA (OVVERO UNA
CORRENTE DI QUANTITÀ DI MOTO) MA PIUTTOSTO UNA CARATTERISTICA INTRINSECA DEGLI
ATOMI, DI OGNI ATOMO CHE CONTIENE IL COSIDDETTO VUOTO QUANTO MECCANICO (VQM). QUESTO CONCETTO E' TUTT'ORA IL PIU' GRANDE GRATTACAPO PER LA FISICA.
È IN MANCANZA DI FORZE E CAMPI
MAGNETICI DI TIPO TOROIDALE COME QUELLE DELLA MAGNETOSFERA TERRESTRE (O FASCE
DI VAN ALLEN) CHE SI INIZIANO A PRODURRE I VERI EFFETTI DI "ASSENZA"
E IL PENDOLO DEL TEMPO IN BASE ALLA VELOCITÀ RALLENTA IL SUO BATTITO. "LA DEFINIZIONE ACCADEMICA DICE CHE LA CADUTA DI UN GRAVE E' DIRETTAMENTE PROPORZIONALE AL QUADRATO DEL TEMPO, INFATTI LA FORMULA CLASSICA E' : s = 1/2gt2
PURTROPPO NESSUNO SI E' ACCORTO CHE QUELLA "g", CHE SULLA TERRA E' 9,81 m/s2
CAMBIEREBBE SU UNA STELLA DI NEUTRONI, DOVE PER ALBERT EINSTEIN, AVVIENE UN FENOMENO DI "CURVATURA" DELLO SPAZIO E DEL TEMPO. PERTANTO LA FORMULA DICIAMO...ASSOLUTA E' : S = T2 ANCHE LO SPAZIO INFATTI SI CONTRAE PER EFFETTO RELATIVISTICO EINSTENIANO E DA "s" MINUSCOLO, DIVIENE "S" ASSOLUTO. IN FISICA LE GRANDEZZE FONDAMENTALI SONO: MASSA, CARICA ELETTRICA TEMPO E SPAZIO. UNA DI QUESTE QUATTRO E' INDUBITABILMENTE LA CAUSA DELLA CADUTA DEI CORPI. SIAMO TENTATI DI DIRE CHE UN CORPO CADE A CAUSA DELLA SUA MASSA , MA SE FOSSE UN FANTASMA RIMARREBBE SOSPESO IN ARIA. ESCLUDIAMO QUINDI LA MASSA, LA CARICA NON CI ISPIRA PER NIENTE . LO SPAZIO CI TENTA. POICHE' APPARE OVVIO CHE SE NON CI FOSSE SPAZIO PER CADERE GIU', RIMARREMMO LI' IMMOBILI. MENTRE SI CADE GIU' A CAUSA DELL'ULTIMA GRANDEZZA FISICA RIMASTA : IL TEMPO ! LA VERA CAUSA DELL'EFFETTO GRAVITAZIONALE." ECCO PERCHE' SEMPLICEMENTE SOSTENGO CHE UN CERVELLO UMANO NON PUO' FUNZIONARE CORRETTAMENTE AL DI FUORI DELLA MAGNETOSFERA TERRESTRE, POICHE' I CIRCUITI NEURONALI CHE CONTEGGIANO IL TEMPO "TERRESTRE" SONO SINCRONIZZATI CON LE IDEE CHE SI HANNO SULLA TERRA E NON ALTROVE NELLO SPAZIO SIDERALE.
(citaz. virgolettate da: E' il tempo la causa dell'effetto gravitazionale" - di Massimo Corbucci GdM n. 513 Febbraio 2015)
Secondo la fisica classica di Galilei e Newton il campo gravitazionale terrestre era un tipo di energia istantanea che non aveva bisogno di intermediari per agire da un corpo all'altro. Newton infatti nella sua formula non inserisce il tempo ma semplicemente le masse e la loro distanza. Contrariamente secondo la fisica relativistica einsteniana, ogni forza è generata da un campo e ogni campo energetico deve rispettare le equazioni di Lorentz e quindi non può esistere l'istantaneità. Una qualsiasi forma di energia quindi, per agire su un'altra particella, ha bisogno di un tempo. CIÒ NON È CORRETTO! GLI EFFETTI GRAVITAZIONALI DI MASSE LONTANISSIME SI VERIFICANO ISTANTANEAMENTE O PER MEGLIO DIRE IN MANIERA NON LOCALE, QUESTO È UN PARADOSSO CHE LA FISICA NON HA ANCORA RISOLTO. Einstein applicando alla forza gravitazionale le trasformazioni del gruppo di Lorentz e il concetto di spaziotempo di Minkowski (lo studioso che per primo affermò che il tempo e lo spazio si potevano annullare singolarmente e perché il concetto potesse continuare a vivere occorreva unirle nella nuova definizione di spazio-tempo) considera il campo gravitazionale uno spazio simile a quello elettromagnetico e di conseguenza ha bisogno di una particella mediatrice – il bosone gravitone o gravifotone – in grado muoversi alla velocità di 300.000 km/s. MA A TUTT'OGGI DEL BOSONE GRAVITONE NON VI È TRACCIA!
CAMBIEREBBE SU UNA STELLA DI NEUTRONI, DOVE PER ALBERT EINSTEIN, AVVIENE UN FENOMENO DI "CURVATURA" DELLO SPAZIO E DEL TEMPO. PERTANTO LA FORMULA DICIAMO...ASSOLUTA E' : S = T2 ANCHE LO SPAZIO INFATTI SI CONTRAE PER EFFETTO RELATIVISTICO EINSTENIANO E DA "s" MINUSCOLO, DIVIENE "S" ASSOLUTO. IN FISICA LE GRANDEZZE FONDAMENTALI SONO: MASSA, CARICA ELETTRICA TEMPO E SPAZIO. UNA DI QUESTE QUATTRO E' INDUBITABILMENTE LA CAUSA DELLA CADUTA DEI CORPI. SIAMO TENTATI DI DIRE CHE UN CORPO CADE A CAUSA DELLA SUA MASSA , MA SE FOSSE UN FANTASMA RIMARREBBE SOSPESO IN ARIA. ESCLUDIAMO QUINDI LA MASSA, LA CARICA NON CI ISPIRA PER NIENTE . LO SPAZIO CI TENTA. POICHE' APPARE OVVIO CHE SE NON CI FOSSE SPAZIO PER CADERE GIU', RIMARREMMO LI' IMMOBILI. MENTRE SI CADE GIU' A CAUSA DELL'ULTIMA GRANDEZZA FISICA RIMASTA : IL TEMPO ! LA VERA CAUSA DELL'EFFETTO GRAVITAZIONALE." ECCO PERCHE' SEMPLICEMENTE SOSTENGO CHE UN CERVELLO UMANO NON PUO' FUNZIONARE CORRETTAMENTE AL DI FUORI DELLA MAGNETOSFERA TERRESTRE, POICHE' I CIRCUITI NEURONALI CHE CONTEGGIANO IL TEMPO "TERRESTRE" SONO SINCRONIZZATI CON LE IDEE CHE SI HANNO SULLA TERRA E NON ALTROVE NELLO SPAZIO SIDERALE.
(citaz. virgolettate da: E' il tempo la causa dell'effetto gravitazionale" - di Massimo Corbucci GdM n. 513 Febbraio 2015)
Secondo la fisica classica di Galilei e Newton il campo gravitazionale terrestre era un tipo di energia istantanea che non aveva bisogno di intermediari per agire da un corpo all'altro. Newton infatti nella sua formula non inserisce il tempo ma semplicemente le masse e la loro distanza. Contrariamente secondo la fisica relativistica einsteniana, ogni forza è generata da un campo e ogni campo energetico deve rispettare le equazioni di Lorentz e quindi non può esistere l'istantaneità. Una qualsiasi forma di energia quindi, per agire su un'altra particella, ha bisogno di un tempo. CIÒ NON È CORRETTO! GLI EFFETTI GRAVITAZIONALI DI MASSE LONTANISSIME SI VERIFICANO ISTANTANEAMENTE O PER MEGLIO DIRE IN MANIERA NON LOCALE, QUESTO È UN PARADOSSO CHE LA FISICA NON HA ANCORA RISOLTO. Einstein applicando alla forza gravitazionale le trasformazioni del gruppo di Lorentz e il concetto di spaziotempo di Minkowski (lo studioso che per primo affermò che il tempo e lo spazio si potevano annullare singolarmente e perché il concetto potesse continuare a vivere occorreva unirle nella nuova definizione di spazio-tempo) considera il campo gravitazionale uno spazio simile a quello elettromagnetico e di conseguenza ha bisogno di una particella mediatrice – il bosone gravitone o gravifotone – in grado muoversi alla velocità di 300.000 km/s. MA A TUTT'OGGI DEL BOSONE GRAVITONE NON VI È TRACCIA!
EFFETTI DELL' ACCELERAZIONE
Durante le fasi di lancio, grazie
a speciali tute, gli astronauti possono sopportare le forti accelerazioni di
gravità a cui sono sottoposti i veicoli spaziali.
Vediamo qual è il complesso delle
alterazioni funzionali che insorgono nell'organismo umano quando è sottoposto a
forti variazioni dell'accelerazione di gravità, cioè dell'accelerazione con cui
si muove un corpo in un campo gravitazionale. Quando si verificano nelle
manovre aeree acrobatiche (virate strette, risalite improvvise, discese in
picchiata ecc.) e nei voli spaziali, circostanze in cui l'organismo è
sottoposto a valori di accelerazione fino a 12 volte maggiori di quella
normale.
1) effetti della forza
"g" sul corpo (o per meglio dire, accelerazione "g"):
sebbene i "g" possano agire in qualunque direzione, i più importanti
durante il volo sono quelli che agiscono lungo l'asse "z"
dell'aeromobile, cioè lungo l'asse verticale. Convenzionalmente si definiscono
"g" positivi quelli che agiscono in senso testa-piedi e negativi
quelli che agiscono in senso piedi-testa. I "g" positivi causano un
deflusso del sangue verso le parti basse del corpo, quindi una mancata
irrorazione di sangue al cervello. Gli effetti di questo ridotto afflusso di
sangue alla testa si percepiscono per prima cosa negli occhi, infatti si
comincerà ad avere una visione "a tunnel", che poi degenererà in
visione grigia e per ultimo in visione nera. se i "g" positivi
aumentano ancora si può arrivare al G-LOC (G induced Loss Of Consciousness,
ovvero alla perdita di conoscenza). La perdita di due dei prototipi F20
Tigershark, ad esempio, fu causata da fenomeni di G-LOC. Invece nel caso di
"g" negativi si ha un eccessivo afflusso di sangue alla testa, con
possibile rottura di capillari, anche in questo caso inizialmente negli occhi,
con possibilità di visione rossa, e se i "g" negativi aumentano molto
si può arrivare anche all'emorragia cerebrale. Un aspetto importante ma non
molto conosciuto non è soltanto la quantità di "g" sostenuti, ma
anche il cosiddetto "g upset", cioè la rapidità con cui si arriva a
sostenere l'accelerazione in "g". Un conto è passare da + 1g (il nostro
stato normale) a + 8 g in un minuto, un altro conto è passarci in un secondo.
2) come contrastare le
accelerazioni: tralasciando sistemi come la tuta anti-g, che sono propri di
mezzi militari ad alte prestazioni, ci sono vari metodi e tecniche per contrastare
l'azione dei g:
- il più semplice è reclinare il
seggiolino. Un seggiolino inclinato all'indietro (ad esempio, nell'F16 è
inclinato all'indietro di 30°) permette al pilota di stare più sdraiato e
quindi riduce la distanza verticale tra il cuore e le gambe o il cuore e la
testa, mitigando così l'effetto dei "g";
- respirazione: I piloti militari
effettuano training autogeno proprio per imparare a controllare la respirazione
sotto l'effetto dei "g";
- irrigidire i muscoli delle
gambe: Questo esercizio, fatto prima della manovra sotto "g"
positivi, ostacola l'afflusso di sangue alle gambe;
- forma fisica: I piloti
acrobatici ai massimi livelli sono dei veri e propri atleti ed effettuano
rigorose sedute di palestra (così come i piloti di formula 1) per avere una
perfetta forma fisica;
- foulard: potrà sembrare strano,
ma un foulard stretto intorno al collo era uno dei primissimi metodi utilizzati
per limitare l'afflusso o il deflusso di sangue dalla testa (più o meno come un
laccio emostatico...)
Tutte le notizie sopra riportate
provengono da articoli apparsi sulla rivista "Sicurezza del Volo"
(edita dall'AMI e che purtroppo non è di libera diffusione, essendo riservata
ai reparti di volo militari ed agli operatori aeronautici). In essa si afferma
che l'applicazione di queste tecniche consente ad un pilota di passare dal
limite medio di sopportazione umano che è di circa 5/6 g positivi continui, ad
un valore maggiore di circa 2 punti ed arrivando quindi ai 7/8 g positivi
continui. L'uso della tuta anti-g permette poi ulteriori 2 punti, arrivando
quindi al limite della moderna tecnologia (che coincide con il limite dei
moderni aerei da combattimento) di circa 9/10 g positivi. Per quanto riguarda
invece i g negativi, il limite è molto più basso, siamo intorno ai - 4/5 g
continui.
Le accelerazioni dei vettori che
portano veicoli spaziali con uomini a bordo non possono superare gli 8-12 g (g
= accelerazione di gravità), limite che vale anche per la violenta
decelerazione di una capsula spaziale al rientro nell'atmosfera terrestre. Una
"protezione" indispensabile per sopportare meglio le forti
accelerazioni degli aviogetti e dei vettori è quindi la cosiddetta "tuta
anti g" che protegge gli organi e le parti del corpo più suscettibili di
danneggiamento. Gli effetti delle violente accelerazioni sono oggetto di ampia
ricerca da parte della medicina spaziale ed in sede sperimentale sono stati
studiati sistemi per neutralizzare, almeno in parte, gli inconvenienti e per
permettere all'organismo di sopportare per un certo tempo, senza danno, questo
stato eccezionale ricorrendo ad allenamenti eseguiti a terra con speciali
apparecchiature, come "slitte a razzo", dove l'uomo viene posto, di
volta in volta, in diverse posizioni allo scopo di individuare quelle più
idonee per aumentare i limiti di tollerabilità.
VITA NELLE STAZIONI SPAZIALI IN
ORBITA "BASSA" ATTORNO ALLA TERRA.
Il 22 marzo 1995 l'astronauta
russo, Valery Polyakov, ha toccato terra dopo aver battuto il record mondiale
di permanenza in orbita: 449 giorni in microgravità nell'abitacolo della
stazione spaziale MIR. Elena Kondakova invece è la donna che ha vissuto più a
lungo in microgravità per 168 giorni.
Sopravvivenza nello spazio ma
entro l’influenza della magnetosfera terrestre:
Le fasce di Van Allen consistono
di due semi-gusci di particelle cariche (plasma) che circondano il nostro
pianeta, una interna ed una più esterna, trattenute dal campo magnetico
terrestre per effetto della forza di Lorentz. La più interna è molto stabile ed
è costituita da un plasma di elettroni e di ioni positivi ad alta energia,
mentre la più esterna è costituita da soli elettroni ad alta energia ed è
caratterizzata da un comportamento molto più dinamico, in particolare in
risposta alle tempeste solari. Sebbene il termine fasce di van Allen si riferisca
esplicitamente alle cinture che circondano la Terra, simili strutture sono
state osservate attorno ad altri pianeti per effetto dei rispettivi campi
magnetici planetari. Il Sole, al contrario, pur avendo un campo magnetico
proprio non possiede fasce di radiazioni durevoli nel tempo. L'atmosfera
terrestre limita inferiormente l'estensione delle fasce ad un'altitudine di
200-1000 km; il loro confine superiore non arriva oltre i 40.000 km (che
corrispondono a circa 7 raggi terrestri) di distanza dalla superficie della
Terra. Le fasce si trovano in un'area che si estende per circa 65 gradi a Nord
e a Sud dell'equatore celeste.
I pannelli fotovoltaici, i
circuiti integrati e i sensori possono rimanere danneggiati da intensi livelli
di radiazione per tale motivo il posizionamento dell'orbita di un satellite
artificiale tenta il più possibile di evitare la presenza delle fasce di Van
Allen. Può anche accadere che le componenti elettroniche delle sonde risultino
danneggiate da forti tempeste magnetiche. La miniaturizzazione e la
digitalizzazione dei circuiti logici ed elettronici hanno reso i satelliti più
vulnerabili all'influsso delle radiazioni, giacché la carica degli ioni
impattanti può essere addirittura maggiore di quella contenuta nel circuito.
Oggigiorno i sistemi elettronici dei satelliti vengono resi più resistenti alle
radiazioni per durare più a lungo. I sensori del telescopio spaziale Hubble, ad
esempio, vengono sovente spenti quando l'apparecchio attraversa regioni di
radiazione intensa come l'Anomalia del Sud Atlantico (In questa area la parte
inferiore delle fasce di Van Allen è più vicina alla superficie del pianeta: a
parità di altezza rispetto al livello del mare, l'intensità delle radiazioni
della fascia di Van Allen è più elevata rispetto a quella del resto della
superficie terrestre.). Anche la stazione orbitale ISS, nel corso delle sue
orbite passa talvolta attraverso la fascia interna. Contrariamente a quanto si
può pensare, le fasce di Van Allen non sono pericolose per gli astronauti, poiché
il reale pericolo è fuori da esse, nello spazio profondo.
Dagli studi effettuati, un
astronauta ha bisogno di circa 3 mesi per abituarsi all'ambiente spaziale.
Sveglia alle 8; tre quarti d'ora
per le pulizie personali; colazione e lavoro; alle 11 dormire. Il primo che si
sveglia prepara la colazione per tutti.
Per lavarsi c'è un sistema
doccia-sauna. Goccioline d'acqua e sapone non si spandono nell'ambiente.
Il bucato non è necessario,
perché tutta la biancheria è "usa e getta".
Solo una volta la settimana si
fanno per 2-3 ore le pulizie nella navetta.
Un gruppo di 3 persone
normalmente non vive mai in un abitacolo superiore agli 80 mq (cabine per
dormire, un cucinotto, una doccia e una toilette).
Nel poco tempo libero Polyakov ha
visto 513 film VHS e letto un centinaio di libri.
Alimentazione:
Generalmente le razioni
alimentari sono disidratate (liofilizzate) o congelate e vengono scaldate con
le microonde. L'acqua viene aggiunta al momento di consumarle. Si beve con la
cannuccia.
Nello spazio 1/3 delle calorie
non vengono bruciate per reggere il peso del corpo, come invece avviene sulla
terra.
Imponderabilità (o
microgravità):
"La massa della Terra crea un campo gravitazionale che attrae gli
oggetti verso di essa con una forza inversamente proporzionale al quadrato
della distanza tra il centro dell'oggetto e il centro della Terra. A grandi
distanze dalla Terra, pertanto, tale forza si riduce considerevolmente. A bordo
delle navicelle spaziali e dei sistemi spaziali ci si trova nelle condizioni
definite di "micro-gravità" non solo per la distanza dalla Terra.
Questo stato deriva anche dal fatto che le navicelle orbitanti sono in realtà
sistemi in "caduta libera" al cui interno risulta compensata
l'accelerazione gravitazionale, questo vale anche per sistemi in orbita bassa
(come le stazioni spaziali) e quindi ancora vicini alla Terra. Tali condizioni
di assenza di microgravità ma non "assenza totale" possono essere
riprodotte sulla terra in appositi laboratori denominati "torri di
caduta" o a bordo di aerei che effettuano cicli di voli parabolici. In
ambedue i casi, pero', la durata della condizione e' estremamente limitata e
non consente una continuità sperimentale ottimale. Quando si considera un
sistema spaziale, come ad esempio la stazione spaziale, si deve comunque
ricordare che molti altri fattori, oltre al campo gravitazionale terrestre,
contribuiscono a definire le accelerazioni cui è soggetto un sistema; questo implica che non si realizzino mai
completamente le condizioni di gravità "zero" e permangano
accelerazioni residue originate ad esempio da vibrazioni, drag atmosferico,
oscillazione, ecc.
Lo studio degli stati della materia e dei loro comportamenti in
condizioni di microgravità rappresenta una buona opportunità per espandere i
confini della conoscenza scientifica. Le aree di indagine comprendono la:
Medicina Spaziale e
Biotecnologia
Scienza della combustione
Fisica dei Fluidi
Fisica fondamentale
Scienza dei materiali
Ricerche per
l'esplorazione"
Nella stazione spaziale o
navicella dunque:
Si dorme in cabine private,
legati alle cinghie, a causa della micro-gravità. Anche la doccia si fa con le
cinghie ai piedi. Dopo la doccia si entra in un locale dotato di aspiratore per
il risciacquo e l'asciugatura.
La gravità nello spazio può
essere da 10.000 a un milione di volte inferiore a quella terrestre, che è = a
9, cioè 81 metri al secondo per secondo.
Effetti dell'imponderabilità:
le vene varicose e l'artrosi scompaiono,
le rughe si distendono, le vene si dilatano, il collo s'ingrossa, il torace si
allarga, fianchi addome e glutei si riducono, la colonna vertebrale si
raddrizza (la statura può aumentare sino a 6 cm), le gambe diventano esili. La
gravità lunare, inferiore di 1/5 a quella terrestre, non dovrebbe produrre
gravi scompensi all'organismo, idem Marte dove la gravità è inferiore di 1/3.
Si consuma meno ossigeno e si fanno passi più lunghi. Ma il problema resta
sempre il come arrivarci poiché il viaggio richiede tempo e tecnologia per
superare lo spazio interstellare a gravità zero o quasi e l'adeguata protezione
dai raggi cosmici (super letali perché non schermati da campo magnetosferico ed
atmosfera). Necessiterebbe quindi un'astronave speciale dotata tra le altre
cose, di "gravità artificiale" perché i danni psico-fisici
altrimenti sarebbero fatali.
Ricerche fatte:
Nell'imponderabilità la
distribuzione delle sostanze a seconda del peso è impossibile. Poiché la
densità dei difetti del reticolo cristallino può essere diminuita di 4 ordini,
è possibile ottenere una miscela di sostanze di varia densità; sostanze con una
temperatura di fusione impossibile sulla terra; sostanze super-pure.
I materiali possono essere
leggeri e nel contempo super-resistenti: una barra di acciaio espanso molto
resistente può avere la densità di una spugna e pesare meno dell'acqua.
Due pezzi dello stesso metallo,
ben puliti e lisci, tenuti premuti l'uno contro l'altro, si saldano
perfettamente.
Per quanto riguarda gli
esperimenti sulla riproduzione degli organismi in microgravità, sono stati
collezionati solamente fallimenti. È stato verificato, per esempio con
uova di uccello, che gli embrioni, in assenza di peso, sviluppano le zampe
invece delle ali. Qui entra in gioco il concetto della "morula
embrionale", cioè la fase che attraversa un organismo durante i primi
stadi della gestazione. La posizione spaziale determina di per sé la proprietà
delle cose che vengono a trovarsi in una determinata coordinata spaziale. Ebbene
la morula ha un polo nord ed un polo sud e se si stacca una cellula dal polo
nord verso occidente, che mettiamo è destinata a diventare una parte di arto
superiore sinistro e si trapianta a sud, verso oriente, si vedrà che diventa
invece un arto inferiore destro. La conclusione scientifica è che la cellula
non ha in sé nessun potere di diventare braccio o gamba, ma è la posizione
spaziale in cui si sviluppa che determina la proprietà di essere braccio o
gamba, di un lato o dell'altro del corpo. Quindi la gravità e tutto ciò che ne
consegue, sono una "gabbia invalicabile" per gli organismi viventi,
uomo compreso. L'unico modo di uscire da questo pianeta e viaggiare nello
spazio è dunque ricreare un'arca simile al nostro pianeta.
"In soli 3 mesi, in una
stazione spaziale a 500 Km di altezza, un feto può assorbire l'intera dose di
radiazioni ionizzanti prevista per un anno se l'inclinazione del veicolo non è
attentamente calibrata".
Due cani esposti nel 1967 a
questo tipo di radiazioni per 22 giorni, hanno partorito cuccioli senza coda.
Si è anche scoperto che la
comparsa di macchie solari aumenta bruscamente il numero degli infarti
miocardici.
Nello spazio si possono fare
osservazioni sul sole, sui corpi cosmici naturali, sulla radiazione solare e
cosmica che sulla terra, a causa della mutevolezza dell'atmosfera, non sono
effettuabili ed è possibile misurare l'inquinamento atmosferico e seguire i
movimenti delle masse d'aria coinvolte.
Problemi psico-fisici:
Nella prima fase di adattamento
all'assenza di gravità, aumenta la pressione del sangue nel cervello (e nel
torace), diminuendo negli arti. Il sistema circolatorio non è più sottoposto al
peso che trascina i liquidi verso il basso. Poiché il sangue si ridistribuisce
nel corpo, il fluido in eccesso viene espulso sotto forma di grandi quantità di
urina.
I tessuti cerebrali si dilatano e
restano compressi nel cranio, ciò provoca terribili mal di testa e difficoltà
respiratorie dovute al sollevamento del diaframma. Anche il volto le palpebre e
le mucose si gonfiano provocando l'effetto della voce nasale.
A lungo termine gli ormoni
prodotti dalla tensione nervosa portano all'arteriosclerosi e al danneggiamento
delle cellule cerebrali. Gli astronauti infatti sono soggetti che invecchiano
presto.
Il vestibolo, organo dell'equilibrio
(piccola cavità dell'osso temporale, nell'orecchio interno), non funziona. Esso
fornisce al sistema nervoso la sensazione dell'alto e del basso, basandosi
sulla forza di gravità. Lavora insieme agli occhi e ai sensori dei muscoli e
dei tendini. Nello spazio invece gli occhi e i sensori dell'equilibrio non
trasmettono messaggi coerenti al cervello, per cui si ha confusione del sistema
nervoso centrale, cattiva sincronizzazione dei movimenti, vertigini e nausea.
L'astronauta Kondakova, arrivata sulla terra, è stata per giorni così goffa da
non riuscire neppure a sedersi su una sedia.
Nella carotide esiste un sensore
che comunica a tutto l'organismo se siamo in piedi o sdraiati e in che
posizione è la testa rispetto al resto del corpo. In assenza di gravità il
sensore non funziona, per cui il sistema circolatorio è incapace di regolare la
pressione sanguigna ed il cuore tende a diventare più piccolo e a mettersi in
posizione orizzontale.
La quantità del sangue contenuta
nell'organismo degli astronauti cala notevolmente: diminuiscono i globuli rossi
che trasportano ossigeno e soprattutto diminuiscono i globuli bianchi e i
linfociti; s'impoverisce il sistema immunitario; aumentano le probabilità di
contrarre infezioni di qualsiasi tipo (o acuire quelle già presenti).
Nello spazio, per ragioni legate
allo stress e all'assenza di gravità, le proteine dei muscoli si scindono in
aminoacidi elementari e il muscolo si atrofizza, anzi, si scioglie
letteralmente nel sangue. Il calo di potenza è direttamente proporzionale alla
durata della permanenza nello spazio, dove in pochi minuti si resta senza fiato
per qualunque esercizio fisico che comporti una certa fatica.
Nelle navette e nei locali delle
stazioni spaziali si ottimizza lo spazio anche per fare allenamento. Di regola
si usano tute che creano una depressione per convogliare il sangue verso il
basso; si usano anche attrezzi a molla per tonificare la muscolatura; la
bicicletta ergometrica, uno speciale nastro a rulli su cui vengono simulate
condizioni di marcia e alcune stimolazioni muscolari mediante scosse
elettriche. L'organismo, una volta giunto a terra, riesce a recuperare i valori
standard nel giro di qualche settimana.
Sotto stress, le ghiandole
surrenali sono stimolate a produrre grande quantità di cortisolo: un ormone che
inibisce il sistema immunitario ed irrita i tessuti del cervello. A lungo
andare ha gli stessi effetti negativi del cortisone.
L'immobilismo forzato e l'assenza
di peso causano la decalcificazione ossea (osteoporosi). Il calcio si distacca
dalle ossa e torna in circolo nel sangue. Le ossa perdono mediamente dal 4 al
5% del loro peso. Risultato: predisposizione alle fratture, crampi, mal di
schiena (i dischi che separano le vertebre spinali si espandono). Infine
l'esposizione ai raggi cosmici aumenta la possibilità di tumori.
PER DETTAGLIARE (E RAFFORZARE)
MEGLIO L'ARGOMENTO VI PRESENTO UN ALTRO STUDIO PROFESSIONALE SUI PROBLEMI DEL
CORPO UMANO NELLO SPAZIO, EFFETTUATO PER CONTO DELL'ESA (AGENZIA SPAZIALE
EUROPEA).
1) Spostamento dei liquidi
nell'organismo: come emerso dai risultati di voli di lunga durata (Skylab 4,
Salyut 6), Ia scomparsa dell'effetto idrostatico determina uno spostamento del
sangue e di altri liquidi dalle regioni podaliche a quelle cefaliche: questo
spostamento, definito come "centralizzazione ematica" provoca
pressione nelle vie nasali, pesantezza e mal di testa e comporta una temporanea
modifica delle caratteristiche fisiche, evidente soprattutto nel viso: la
cosiddetta "puffy face" con turgore del volto e del collo, cute
pastosa, palpebre ispessite, lieve protrusione dei bulbi oculari, vene
giugulari, frontali e temporali turgide. Questo shift di liquidi è seguito
(sebbene di solito superato durante le prime ore di permanenza nello spazio) da
aumento della diuresi anche in presenza di un minore introito spontaneo e di un
livello anormalmente alto di ADH, che conducono ad una perdita di 2- 4 kg di
massa corporea. Si suppone che alla base dell'aumentata diuresi, che
tipicamente permane durante tutto il volo e nei primissimi periodi dopo il
rientro, ci siano altri meccanismi, in particolare una maggiore increzione del
peptide natriuretico atriale (ANP – ormone di origine peptidica prodotto da
cellule specializzate del miocardio) che viene stimolata dalla distensione
delle pareti atriali.
2) Effetti sul cuore e sulla
pressione arteriosa: anche l'apparato cardiovascolare è fortemente influenzato
dalla gravità. La forma, le dimensioni, la massa muscolare e la funzione del
cuore si sono evolute (sulla terra) al fine di sostenere il flusso sanguigno
contro l'effetto della gravità. Le spesse guaine dei vasi degli arti inferiori
sostengono il peso del sangue sottoposto al gradiente idrostatico esistente fra
cuore e piedi. Infine valvole monodirezionali presenti nelle vene impediscono al
sangue di rifluire a causa del suo peso. La
microgravità altera questo equilibrio determinando importanti alterazioni
strutturali e funzionali dell'apparato cardiovascolare. Infatti, in seguito
a voli spaziali la massa cardiaca si riduce, il sangue e più in generale i
fluidi dell'organismo subiscono una ri-distribuzione i cui effetti negativi non
ci sono ancora del tutto noti, la scomparsa della pressione idrostatica altera
il corretto rapporto fra liquidi endovascolari e tessuti degli organi perfusi (rene,
etc.). La conseguenza è che i sistemi di controllo della funzionalità
cardiovascolare (nervosa ed umorale) sono costretti ad attuare correzioni
parafisiologiche il cui potenziale patogeno rimane ancora da verificare.
Episodi di aritmia extrasistolica sono stati descritti nell'equipaggio
dell'Apollo XV (polso bigemino, contrazioni atriali premature) e sono stati
attribuiti a ipopotassiemia (carenza di potassio) legata alla perdita di
liquido nella fase iniziale del volo. Ciò ha portato all'adozione di diete
ricche di potassio prima e durante il volo. Misure ecocardiografiche eseguite
in missioni di lunga durata, non hanno dimostrato variazioni del setto e della
parete posteriore del ventricolo stesso. La pressione arteriosa omerale tende
ad aumentare nei valori sistolici e a diminuire nei diastolici.
3) Problemi vestibolari: postura,
equilibrio, orientamento e coordinazione sensomotoria sono per la massima parte
dipendenti dai propriocettori (organi sensitivi specializzati, che danno
informazioni sia sulle posizioni assunte dal corpo,sia sui parametri dinamici
del movimento) specialmente vestibolari (otoliti) che, non avendo più un
impulso corretto, devono essere vicariati (cioè suppliscono) dalla sola vista,
creando una sensazione di fastidio o "simil confusione" per
l'astronauta. La cessazione di questi riferimenti in microgravità provoca
illusioni e disturbi, indicati con la generica espressione di Space
Motion Sickness (SMS) o mal di spazio; è importante sottolineare che la
chinetosi (disturbo dovuto a spostamenti ritmici o irregolari del corpo) è una
risposta normale di individui sani quando questi vengano esposti per un periodo
di tempo sufficientemente lungo ad uno stimolo di elevata intensità che non è
loro familiare. In tal caso è l'assenza, piuttosto che la presenza di sintomi,
ad indicare una patologia sottostante. Il sintomo più precoce è, comunemente,
una sensazione di disturbo gastrico che, se lo stimolo è protratto, comporta un
rapido deterioramento del benessere, noto come "fenomeno valanga": nausea
progressivamente più intensa, pallore, sudore freddo, "flushes" al
volto ed al collo, capogiri, secchezza delle fauci e successivamente aumentata
salivazione che può esitare in vomito.
4) Funzione endocrina: è stato
ipotizzato che la perdita di liquidi, connessa con la centralizzazione ematica
in microgravità (massima nel periodo iniziale) e interpretata dai pressocettori
(terminazioni nervose) cardiopolmonari come ipervolemia (aumento del volume
sanguigno circolante) generale, fosse conseguente all'inibizione dell'ADH
(ormone antidiuretico) e del sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA
meccanismo ormonale che regola la pressione sanguigna) Leach, oltre a
incremento iniziale dell'ADH, ha osservato anche aumento
dell'insulinoresistenza (bassa sensibilità delle cellule) e dei livelli di T3 e
T4 dopo il volo, probabilmente in rapporto con lo stress del rientro.
Diminuisce il rilascio del GH (ormone della crescita), con ovvie conseguenze
sul trofismo muscolare e osseo e sulle risposte Immunitarie.
5) Modificazione della
composizione del sangue: è stata osservata in quasi tutti gli equipaggi una
diminuzione nel numero totale degli eritrociti (anemia): i tempi di ritorno ai
valori normali iniziarono in genere tra il 30° e 60° giorno dal rientro. Ciò avviene
anche per il numero dei reticolociti, (eritrociti giovani privi di nucleo
cellulare appena immessi nel circolo sanguigno e che hanno il compito di
conservare i ribosomi per produrre emoglobina per circa 24 ore) che diminuisce
nel periodo iniziale del volo dal 26 al 50%. Anche Ia morfologia eritrocitaria
è alterata (anisopoichlilocitosi – presenza nel sangue di globuli rossi di
dimensione e forma anomala). È probabile una diminuzione dell'attività
eritropoietina (formazione dei globuli rossi) midollare. Il comportamento dei
leucociti è diverso, in quanto si sono osservati lieve aumento dei
polimorfonucleati neutrofli (hanno la funzione di assorbire le sostanze
dannose) e diminuzione del linfociti T.(responsabili dell'immunità adattiva).
6) Metabolismo e trofismo dei
tessuti osseo e muscolare: è sicuramente uno degli aspetti più importanti dei
voli di lunga durata: il tessuto osseo, non più sollecitato dal carico, va
incontro ad aumento del catabolismo (destrutturazione) e perde l'1- 2% del
calcio totale dopo qualche settimana di microgravità con conseguente
osteoporosi (analoga a quella da immobilizzazione). La perdita di calcio (ma
non di fosforo) avviene solo nelle ossa che sono normalmente portanti, a carico
essenzialmente della porzione trabecolare (tessuto connettivo di sostegno) e
con velocità di recupero differenziata. Aumentano la calcemia e la calciuria e
diminuiscono conseguentemente l'increzione di paratormone e la trasformazione
della 2 5-idrossivitarnina D in 1,25 diidrossicolecalciferolo, fondamentale
regolatore dell'assorbimento del calcio nel tratto gastrointestinale, per cui
viene ostacolato il trasporto intestinale del calcio e ne aumenta
l'eliminazione fecale. I risultati variano considerevolmente da un volo
all'altro e sono strettamente correlati alle caratteristiche del volo,
all'esercizio fisico effettuato e, probabilmente ad un fattore individuale
finora sconosciuto. Nel caso di voli di spazionauti anziani bisogna tener conto
dell'osteopenia senile. La calcitonina e l'arricchimento della dieta con Ca e P
non sono risultati utili, a differenza del difosfonato a dosi elevate (20 mg/
kg/ die), del fluoruro stagnoso e del clodronato. I due ultimi sono mal
tollerati dall'uomo. Il tessuto muscolare striato va incontro a corrispondenti
fenomeni catabolici (aumento della escrezione urinaria di N2, K, creatinina,
aminoacidi e a ipotrofia). L'ipotrofia e l'ipotonia sono essenzialmente
limitate ai muscoli antigravitari (arti inferiori, collo, rachide). Necessitano
un paio di mesi per il ripristino normofunzionale. Gli astronauti della ISS
svolgono quotidianamente sedute di esercizi (2 ore) con particolari pedane
mobili e cyclette per combattere i fenomeni sopra descritti.
Metodi di simulazione della
microgravità:
Lo stato di microgravità è molto
difficile da simulare al suolo nella sua completezza per tempi sufficienti a
studiarne gli effetti fisiopatologici. L'unica tecnica che ci permette di
ricreare condizioni di microgravità a terra analoghe al volo spaziale è il volo
parabolico il cui limite è temporale (25-30 secondi). Generalmente il velivolo
utilizzato per effettuare il volo parabolico è il KC 135 ("tbc vomit
cornet"). I brevi periodi di microgravità sono preceduti e seguiti da
brevi carichi accelerativi intorno a +2Gz, che influenzano inevitabilmente le
risposte fisiologiche, anche se - per qualche parametro - in misura minima.
Tale metodica è indicata per l'addestramento degli spazionauti. I vari
espedienti attuati verso la fine degli anni '50 da Tommaso Lomonaco, L. Fabris
e coll., quali la torre e l'asse di subgravità consentivano tempi ancora più
brevi del volo parabolico oppure presentavano, rispettivamente, problemi di
meccanica. Invece metodi ancora impiegati, quali l'immersione in acqua
(proposta da Margaria) o il clinostatismo (posizione) orizzontale protratto con
minima mobilità, o il più recente clinostatismo con inclinazione di 3 -12°
verso il basso della parte superiore del corpo, permettono studi di lunga
durata, fino a molti mesi, ma hanno validità limitata, almeno per alcune importanti
funzioni.
Per quanto concerne la
simulazione spaziale per mezzo dell'immersione in acqua si deve precisare che
nella "città delle stelle" (Starcity, a circa 20 Km da Mosca) è
presente una grande piscina, l'Idrolab, dove da un lato i medici spaziali
possono studiare le condizioni che si vengono a creare durante una passeggia
spaziale e dall'altro gli astronauti fanno esperienza sui comportamenti da
adottare nel momento in cui si trovino ad affrontare un'uscita dalla ISS.
CURIOSITÀ ASTRONAUTICA E STRANE ANALOGIE BIBLICHE
"2012 - Profumi nello spazio USA - Houston abbiamo un problema:
nello spazio c'è puzza di bruciato. Ma anche profumo di lampone".
"Gli astronauti di ritorno sulla Terra hanno raccontato - con una
certa sorpresa - di strani odori sentiti nel corso delle ‘passeggiate' nello
spazio. Secondo alcuni articoli comparsi sulla stampa americana avrebbero
avvertito odore di carne bruciata vagamente metallico; altri raccontano, una
volta rientrati alla base, di aver sentito odore di lampone o di un liquore
dolce, tipo il rum, che aveva impregnato tutto, dalle tute, ai caschi, ai
guanti e alle apparecchiature. Il chimico Steven Pearce, che per la Nasa ha il
compito di ricreare sulla Terra gli odori presenti nello spazio per
l'addestramento degli astronauti, sostiene che la natura metallica degli aromi
potrebbe derivare dalle vibrazioni ad alta energia degli ioni.
Secondo la rivista Discover Magazine quello che gli astronauti hanno
davvero sentito sono idrocarburi policiclici aromatici IPA o PAH, che si
formano durante la combustione generata dalla morte di una stella. Tali
composti si trovano anche in materiali presenti sulla Terra, come la pancetta
per esempio, e sono considerati cancerogeni. Conoscere la chimica dello spazio
potrebbe portare alla conoscenza di tutte le fragranze possibili nel suo
profondo. Tre anni fa si scoprì la molecola di etile formiato, un composto
responsabile dell'aroma di rum e di lampone, nella nube Sagittarius B2 al
centro della Via Lattea.
"Ogni volta che aprivo la camera stagna e il portellone per far
rientrare due colleghi stanchi che avevano lavorato all'esterno, i miei sensi
venivano colpiti da uno strano odore" raccontava già dieci anni fa
l'astronauta Don Pettit. "All'inizio non sapevo bene cosa fosse, mi credevo
che arrivasse dai condotti dell'aria per la pressurizzazione dell'ambiente. Poi
mi sono reso conto che quell'odore insolito proveniva da tute, guanti e caschi
che avevano usato là fuori. Era più forte sui tessuti che sulle superfici di
plastica o metallo. È difficile dire di preciso di che odore si trattasse, un
po' come quando si assaggia un cibo nuovo e si dice 'mhmmm, sa vagamente di
questo o di quello'... La sensazione più vicina era di qualcosa di metallico, un gradevole odore di metallo dolciastro,
che mi ricordava le estati da studente passate a riparare i macchinari di un
piccolo impianto per il trasporto di tronchi. Saldatura, ...ecco di cosa
profuma lo spazio".
L'Antico Testamento biblico ci
racconta letteralmente che: "(…) gli Elohìm amavano e/o avevano necessità
(?) di annusare "periodicamente" dei profumi specifici, anzi, degli
odori particolari.
In Genesi 8,18-21 il racconto
narra ciò che è successo al termine del diluvio universale: Noè verifica che le
acque si sono ritirate, fa uscire dall’Arca sua moglie, i figli con le
rispettive consorti, tutti gli animali, ciascuno secondo la sua specie… Come
primo atto il patriarca biblico sente la necessità di erigere un altare sul
quale offrire dei sacrifici: dice il versetto 20 che egli offrì olocausti, HW_
[olòt], di animali e volatili.
Con il termine HW_ [olà]
l’ebraico indica il sacrificio che consisteva nel bruciare totalmente la
vittima senza lasciarne alcunché; non rimanevano quindi parti da consumare o da
offrire: l’oggetto dell’offerta era dato esclusivamente dal fumo o, per la
precisione, dall’odore. Il termine [olà] contiene i significati del verbo [alà]
“salire” e del sostantivo [kol] che indica la totalità: era quindi un
sacrificio nel quale la vittima doveva trasformarsi “totalmente” in fumo.
Il vocabolo italiano “olocausto”
mantiene pienamente il senso perché deriva dal termine greco “olòkaustos” che
identifica “ciò che è stato interamente arso” sul fuoco. Dunque la fisicità
(non la trascendenza…ndr) di quanto prodotto era importante nella fase
dell’esecuzione
(…) Nei racconti più antichi,
tale sacrificio a scopo puramente “OLFATTIVO” era portatore di un omaggio o
accompagnava una supplica e solo col passare dei secoli ha assunto anche un
valore espiatorio: in origine dunque
serviva a facilitare il rapporto con gli Elohìm, (molte volte nel libro
dell’Esodo) a omaggiarli per ingraziarseli, per renderli amichevoli, per ben
predisporli ad accettare eventuali richieste presentate dall’offerente…”
Nell’antichità gli Elohim
avevano la necessità di richiedere espressamente questi “profumi”; oggi abbiamo
quindi un dato che non ci aspettavamo: chi viaggia nello spazio avverte delle
sensazioni olfattive nette, talmente intense da essere ricordate e talmente
forti da indurre la NASA a inserirle nei programmi spaziali e di addestramento
degli astronauti.
“ Steven Pearce, chimico e direttore dell’azienda profumiera inglese
Omega Ingredients, aveva prodotto in passato l’odore dell’interno della
navicella spaziale russa Mir e, parlando a una scuola di Manchester nell’ambito
di un convegno scientifico, ha detto che la NASA lo ha contattato per
chiedergli di mettere a punto una sorta di profumo che riproducesse questa
sorta di “odore dello spazio”. Dice il chimico che è stato abbastanza facile
riprodurre l’odore della carne alla griglia e che più difficile era invece
riprodurre quello del metallo riscaldato”.
Ebbene per concludere in bellezza
vi dico anche che la sensazione olfattiva scatenata dai suddetti IPA o PHA
stimola il cervello, le ghiandole surrenali e l’apparato digerente a produrre “endorfine” che sono peptidi (composti proteici di dimensioni limitate a
pochi aminoacidi) dotati di una potente attività analgesica ed eccitante. La
loro azione è simile a quella della morfina ed altre sostanze oppiacee, con la
differenza che sono naturalmente prodotte dal nostro organismo. Oltre ad
aumentare la tolleranza al dolore le endorfine sono coinvolte: nella
regolazione del ciclo mestruale; nella secrezione di altri ormoni come GH,
ACTH, prolattina, catecolamine e cortisolo; nel senso di benessere ed
appagamento che insorge al termine di un rapporto sessuale; nel controllo
dell'appetito e dell'attività gastrointestinale; nella termoregolazione e nella
regolazione del sonno. Il coinvolgimento delle endorfine nel controllo delle
attività nervose è stato a lungo studiato ed il ruolo di queste sostanze per
certi aspetti non è ancora stato completamente chiarito. L'aspetto più
affascinante ed interessante delle endorfine risiede nella loro capacità di
regolare l'umore. Durante situazioni particolarmente stressanti (come ad
esempio il viaggio spaziale e le passeggiate spaziali) il nostro organismo
cerca di difendersi rilasciando endorfine che, da un lato aiutano a sopportare
meglio lo stress ed il dolore e dall'altro, influiscono positivamente sullo
stato d'animo che è incisivo nelle situazioni in cui concentrazione e controllo
sono indispensabili.
L’UOMO NON E’ PROGETTATO PER
VIVERE O SOPRAVVIVERE NELLO SPAZIO. L’UNICA POSSIBILITA’ E’ QUELLA DI SVILUPPARE
UNA TECNOLOGIA CHE PERMETTA L’ESATTA SIMULAZIONE DELL’AMBIENTE TERRESTRE.
BIBLIOGRAFIA
(grazie a Massimo Corbucci per le sue scoperte che mi hanno permesso finalmente di capire:
"E' il tempo la causa dell'effetto gravitazionale" - di Massimo Corbucci GdM n. 513 Febbraio 2015)
http://www.corriere.it/salute/dizionario/accelerazione_effetti_dell/index.shtml
"E' il tempo la causa dell'effetto gravitazionale" - di Massimo Corbucci GdM n. 513 Febbraio 2015)
http://www.corriere.it/salute/dizionario/accelerazione_effetti_dell/index.shtml
http://www.altecspace.it/focus-tematico/microgravita
http://www.homolaicus.com/scienza/ricerche_spazio_cosmico.htm
http://www.medicitalia.it/minforma/medicina-aeronautica-e-spaziale/811/effetti-della-microgravita.html
la Fisica del caso – di Massimo Corbucci – Ed. i Libri
del Casato 2013
http://www.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-91ffc24c-2a9e-410a-b49d-88f294f1556f.html
http://www.maurobiglino.it/?p=2736
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA STORIA EVOLUTIVA DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA
DI MARCO LA ROSA
E' UN'EDIZIONE OMPHILABS
ACQUISTABILE DIRETTAMENTE DAL SITO OMPHILABS ED IN LIBRERIA
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