(Foto di John Hain da Pixabay)
...Il nostro cervello è in grado di
vedere le parole dalla nascita
Secondo un recente studio
statunitense, l’uomo viene alla luce con una parte del cervello già predisposta
per vedere le parole e le lettere. Sembrerebbe dunque che abbiamo già dalla
nascita le basi per imparare a leggere. I ricercatori sono giunti a questa
conclusione analizzando le scansioni cerebrali dei neonati, e scoprendo che la
zona del cervello chiamata area visiva della forma delle parole (VWFA) è
collegata alla rete linguistica del cervello (area di “Broca” ndr MLR *). E
secondo Zeynep Saygin, autore senior dello studio e assistente di psicologia
della Ohio State University “questo lo rende un terreno fertile per sviluppare
una sensibilità alle parole visive, anche prima di qualsiasi esposizione al
linguaggio”. Il VWFA è una zona del cervello specializzata per la lettura, ma
questo è vero solo negli individui alfabetizzati. In precedenza si pensava che
questa zona del cervello, prima di imparare a leggere, fosse simile alle altre
parti della corteccia visiva, sensibili a volti, scene o altri oggetti, e che,
solo dopo aver imparato a leggere, diventi selettivo per le parole e le
lettere.
Ma il nuovo studio mostra che non
è così, “anche alla nascita, il VWFA è più connesso funzionalmente alla rete
linguistica del cervello di quanto non lo sia ad altre aree”, come ha affermato
Saygin. Per realizzare la loro ricerca, il team di scienziati ha analizzato le
scansioni fMRI del cervello di 40 neonati, tutti di età inferiore ad una
settimana, che facevano parte del progetto Developing Human Connectome. Queste
scansioni sono poi state confrontate con quelle di 40 adulti. Fino ad ora i
ricercatori erano convinti che il VWFA pre-lettura dei neonati, non fosse
troppo diverso dalla limitrofa regione della corteccia visiva che elabora i
volti. Ma le analisi delle scansioni hanno mostrato che il VWFA era diverso
dalla parte della corteccia visiva che riconosce i volti anche nei neonati,
così come sono diverse tra di loro nell’adulto. La causa di questa diversità
risiede principalmente alla sua connessione funzionale con la parte del
cervello che elabora il linguaggio. Saygin afferma dunque che “il VWFA è
specializzato nel vedere le parole prima ancora di essere esposti a loro. Il
nostro studio ha davvero enfatizzato il ruolo di avere già connessioni
cerebrali alla nascita per aiutare a sviluppare la specializzazione funzionale,
anche per una categoria dipendente dall’esperienza come la lettura”. Nello
studio sono comunque state evidenziate alcune differenze in questa regione tra
neonati ed adulti. Saygin ritiene che “probabilmente è necessario un ulteriore
perfezionamento del VWFA man mano che i bambini crescono. L’esperienza con la
lingua parlata e scritta rafforzerà probabilmente le connessioni con aspetti
specifici del circuito linguistico e differenzierà ulteriormente la funzione di
questa regione dalle sue vicine man mano che si acquisisce l’alfabetizzazione“.
Saygin sta attualmente
analizzando il cervello di bambini di 3 e 4 anni per saperne di più sulle
caratteristiche e le funzioni del VWFA prima che i bambini imparino a leggere e
a quali proprietà visive risponde questa regione. L’obiettivo è imparare come
il cervello diventa un cervello che legge. Apprendere di più sulla variabilità
individuale può infatti aiutare i ricercatori a capire le differenze nel
comportamento di lettura e potrebbe essere utile nello studio della dislessia e
di altri disturbi dello sviluppo.
Nota *: L'area di Broca (o area del linguaggio articolato) è una parte dell'emisfero cerebrale dominante, localizzata nel piede della terza circonvoluzione frontale, la cui funzione è coinvolta nell'elaborazione del linguaggio. Tale area può anche essere descritta come l'unione dell'area 44 e 45 di Brodmann ed è connessa all'area di Wernicke da un percorso neurale detto fascicolo arcuato. Prende il nome dal medico e anatomista francese Paul Broca, il primo a descriverla nel 1861 dopo aver condotto l'autopsia di un paziente afasico, monsieur Leborgne, anche detto paziente Tan, perché tan tan erano le uniche parole che egli riusciva a pronunciare. Il primo che si accorse che questa regione fosse implicata nella facoltà del linguaggio fu il medico italiano Bartolomeo Panizza (1785-1867).
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"