IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

domenica 24 aprile 2011

ENERGIA PULITA ILLIMITATA GRATIS .....PER TUTTI !!! NON E' SOLO UN MIRAGGIO



REAZIONI PIEZONUCLEARI : SCOPERTA ITALIANA


Neutroni prodotti da fenomeni piezonucleari indotti da CAVITAZIONE al politecnico di Torino

Nel secolo passato si era convinti che l'estrazione dell'energia dall'atomo fosse possibile solo attraverso la fissione o attraverso dei processi di fusione che avvengono in condizioni estremamente particolare come accade per le stelle. Almeno a livello teorico, negli ultimi decenni si sono aggiunte nuove possibilità che al momento, in apparenza, non hanno portato nessun beneficio pratico. Mi rivolgo alla fusione fredda che dopo l'esplosione della notizia, sembrava che decine di laboratori erano riusciti nell'intento ma poi successivamente l'informazione è implosa e salvo qualche raro articolo non ne vediamo le conseguenze della scoperta. La successione dei fatti fanno apparire la novità come una bufala, ma in realtà un sottofondo di ricerca è proseguito e il fronte delle idee si è allargato ad altre potenzialità, aggiungendo nell'elenco una nuova tipologia di tecnica di reazione di fusione: la Piezofusione Nucelare. Il termine Piezo deriva dal greco antico per indicare la pressione e la fonte per realizzarla è il suono. Non è da noi udibile in quanto la sua frequenza esce fuori dal campo di sensibilità del nostro orecchio. La novità consiste nello sfruttare l'energia acustica che viene convogliata in piccole bolle di gas immerse in un liquido, per mezzo di meccanismi di risonanza meccanica. La frequenza sonora emessa si trova nella banda degli ultrasuoni, e come un pipistrello le sfere di gas le captano e sono obbligate ad espandersi e comprimersi allo stesso modo dell'onda di pressione percepita. Superata una determinata soglia gli atomi, che si trovano al confine tra il liquido e il gas bloccati per tensione superficiale, vengono accelerati a tal punto da vincere la repulsione elettrostatica dei nuclei. Una volta vicini fraternizzano e si determinano le varie interazioni nucleari che portano alle ricercate reazioni che liberano energia. Se questo bel quadretto è vero, sono valide tutte le considerazioni ormai stranote, energia per tutti a basso costo, pulita etc. etc. A questo punto vi invito alla cautela quando bevete una bevanda gassata, attenzione a che musica ascoltate, potreste ingerire anche qualche neutrone di troppo. Ovviamente sto scherzando ma dato che si parla di fenomeni in risonanza, ogni qualvolta questi, anche se casualmente, si presentano portano alle stesse conseguenze. A dimostrazione che tutto sommato non siamo in presenza di bufale, negli ultimi decenni la scienza e la tecnologia hanno decisamente aumentato l'attenzione sul suono. Si cominciano a vedere alcune applicazioni come la "lavatrice ad ultrasuoni", che sfruttano il meccanismo della "cavitazione" sopra esposta. Per non parlare di alcuni brevetti realizzati dal CNR grazie a ricerche eseguite tra il 2003 e il 2007 presso laboratori sia militari che civili.

da: Antikitera.net

mercoledì 20 aprile 2011

PIRAMIDI E SFINGI IN SARDEGNA: NUOVE ENTUSIASMANTI SCOPERTE DI LEONARDO MELIS




L'estate del 2010 vedeva la nascita di "Shardana Jenesi degli Urim" che, oltre alla pubblicazione di un documento in scrittura shardana, annunciò anche la scoperta di una seconda ziqurat dopo quella di Monte d'Akkodi. La scoperta, annunciata da Leonardo Melis già nella Pasqua precedente alla Tv e alla Stampa, provocò la rabbia incontrollata di Archeologi della Sovrintendenza e Cattedratici. Le minacce di pubblicazioni di smentite si sprecarono, anche perché la nuova edizione del libro appena dopo due mesi dalla pubblicazione annunciava che la Ziqurat era costruita sopra un nuraghe. E poiché i nostri amici "Archeobuoni" avevano tra l'altro dichiarato essere tale costruzione un semplice Protonuraghe...possiamo immaginare la figura!


Mentre la Ziqurat di Pozzomaggiore finiva in Tv e Stampa, il Documento scritto finiva in Parlamento per un'interrogazione al Ministro della Cultura. Una petizione con migliaia di firme portava a Settembre la segnalazione dell'esistenza di questo documento all'opinione pubblica e alle Autorità. Ricordiamo che il reperto fu trovato in uno scavo ufficiale dalla Sovrintendenza di Sassari non lontano dalla stessa Ziqurat. Questo accadeva nel 2006, ma del Documento nessuno sapeva e niente, fino al ritrovamento casuale delle immagini da parte di Leonardo Melis. Lo stesso Melis incaricava un suo amico della decifrazione e della scoperta di quanto sospettava. Nel documento vi è la parola SaRDaNa e l'Aleph Sinaitico molto presente anche in altri scritti segnalati da Melis.

Un antico detto recita che "una ciliegia tira l'altra", e così a gennaio di quest'anno ci arriva una segnalazione di una strana costruzione più a Nord di quella di Pozzomaggiore già pubblicata. Anche stavolta si tratta di una costruzione a gradoni, ma di forma rotonda. A noi ricorda le Pajare pugliesi e alcune costruzioni delle Baleari, sempre a gradoni. Appena il tempo di esplorare la "Pajara", che già un'altra segnalazione ci arriva dalla zona della Prima Ziqurat, nel Nord Sardinia. Questa è iù alta e ricorda la "Torre di Babele " dei film.

L'annuncio in Conferenza di sabato 26/02/2011 della scoperta destava l'interesse dei Media e la probabile reazione della "Scienza Ufficiale" che di sicuro dichiarare trattarsi di qualche ricovero di pastori (a tre o quattro piani!) o al massimo di "Neviere"! Si, di Neviere. Questo quanto dichiarato da un addetto ai lavori alla domanda da parte di Daniele (uno degli scopritori). Le Neviere, anzi le "Domus de su Nie" (case della neve) erano costruzioni che si potevano vedere nel Gennargentu fino ai primi del secolo scorso. Si tratta di pozzetti con copertura in pietra ove i Baroni della zona conservavano la neve per la produzione dei sorbetti in estate. Vi è il sospetto che l'esperto interpellato abbia preso un granchio, visto che la "Neviera" si trova a livello del mare!

Nella conferenza di sabato 26/02/2011 annunciavamo al pubblico già meravigliato per le nuove Ziqurat il ritrovamento di una Sfinge nella favolosa penisola del Sinis, già consacrata al Dio Nanna/Sin e residenza di Shardana e Tursha fino al 216 a.C. nella città di Tharros. A pochi passi dal luogo del ritrovamento della Sfinge furono trovati nel 1974 le 35 Statue di Monti Prama, dimenticate per trent'anni in uno scantinato del Museo di Cagliari.

Conoscevamo la strana figura animale già dal 2009, segnalata da un amico del forum dei Popoli del Mare, Stefano. La roccia però risultava in parte coperta dalla macchia mediterranea e non ci era parsa troppo interessante.

Una serie di articoli di stampa e alcuni comunicati nelle TV locali ci incuriosirono ancora ai primi di gennaio di quest'anno (2011). Un medico di Oristano, appassionato di archeologia (Salvatore Zedda) ci invitò a fare un sopraluogo per indicarci un ritrovamento che poteva testimoniare l'autenticità del manufatto. Poco distante dalla figura animale si trovava un masso di circa 700 kilogrammi per metà sottoterra. La parte affiorante è compatibile con il corpo, ma la faccia è sotto. Non possiamo, senza le autorizzazioni della Sovrintendenza, toccarla per il momento, ma un altro particolare, anzi due, ci hanno convinto dell'autenticità. Il collo presenta dei fori regolari, sistemati a coppie, mentre la "testa" ha delle protuberanze che, anche se consumate dalle intemperie e dal tempo, sembrano compatibili con i fori. La sistemazione movibile della testa non è il primo esempio in queste sculture, la Sfinge di Giza ha una testa probabilmente posticcia.

La Sfinge del Sinis non è l'unica sfinge ritrovata in Sardinia. A parte le tre provenienti da Solky (S. Antioco) e conservate nei musei dell'Isola, un'altra gigantesca che già pubblicammo in "I Calcolatori del Tempo" troneggia nel Sud-Ovest sardo. Anche questa poteva sembrare un capolavoro del vento, come le varie sculture nella costa della Gallura. Questa però appare lavorata e soprattutto si presenta con una conformazione diversa dalle rocce circostanti. Appare liscia e con un "Pulpito" scavato sulla testa. Alta circa 4, 5 m. sovrasta una foresta con all'interno dei resti di insediamento umano e con tracce di ceramiche e altri manufatti. Nella sua parte destra del colo presenta un'abrasione, come di un'asportazione di una probabile scritta.

A riprova che si tratta di manufatto, la foto a fianco mostra il "pulpito" scavato sulla testa della stessa Sfinge. Altra prova è dovuta al fatto che da qualsiasi parte la si guardi, risulta sempre essere una testa di fattezze egizie. Di contro, le varie rocce della Gallura, l'Orso, l'Elefante ecc... cambiano se le si guarda da diversa angolazione.

Qualcuno si chiederà ora il perché di tanta presenza egizia in Sardinia e nel Mediterraneo del II millennio a.C. La risposta sta proprio nell'identificazione dei Popoli del Mare in coloro che gli Egizi chiamavano SRDN.N.PI.YAM, (I Shardana del Mare), i "Signori delle Isole poste nel Grande Cerchio d'acqua, nel grande Verde".

- Migliaia di scarabei con i cartigli dei faraoni Ramesse II, Ramesse III, Amenophe IV, Tothmose III...

- Testi geroglifici con le invocazioni alla Triade di Tebe.

- Statue raffiguranti la stessa Triade e diverse riproducenti Horus, Osiride, Hator, Sekmet, il Dio Nilo e altre divinità.

- Sfingi e altri animali sacri agli Egizi.

- Imbarcazioni di giunchi, i Fassones, identici a quelle egizie... tantissimi altri oggetti riferiti alla cultura del sacro fiume.

Certo non furono gli Egizi a portarli in Sardinia. Un popolo, quello egizio, che mai si sarebbe mosso dal suo paradiso. Qualcuno però frequentava assiduamente la terra dei faraoni, per motivi di commercio e soprattutto per svolgere un compito che risulta dai testi egizi in maniera chiara. I Shardana erano un corpo scelto dell'esercito egizio. Addirittura fungevano da Guardia del Corpo dei faraoni.

A Medinet Abu, Luxor, Abu Simbel, si possono ammirare questi guerrieri a fianco al faraone. Assolutamente riconoscibili dall'armatura, lo scudo tondo, l'elmo con le corna e la spada a cuneo. Un ritrovamento avvenuto in quel di Tharros, non lontano dal luogo della Sfinge e da Monti Prama, ci ha fatto incuriosire e gioire per un'ulteriore conferma della presenza di mercenari shardana nell'esercito del faraone: un occhio di Horus. Non il solito occhio di Horus, di cui si contano decine di esemplari nel museo di Cagliari, ma un Occhio di Horus a ciondolo che veniva consegnato a chi si arruolava appunto nell'esercito egizio. Questi soldati si comportavano come tutti i soldati del mondo e di ogni epoca: quando tornavano a casa in licenza o in congedo, portavano con sé i ricordi della Terra che li aveva ospitati! Piccoli souvenir, come gli scarabei, o statuette degli dei a cui si erano magari invocati durante le battaglie nel Delta o in Palestina, o in Siria (Qadesh!).

FONTI:

enricopantaleone.net

Antikitera.net

lunedì 11 aprile 2011

NUOVA PARTICELLA = NUOVE LEGGI DELLA FISICA = CORBUCCI HA RAGIONE: NON ESISTE IL BOSONE DI HIGGS !!

LA MISTERIOSA PARTICELLA CHE APRE UNA FINESTRA SU UNA NUOVA FISICA !


Mentre andavano a caccia della ormai celebre ''particella di Dio'', ossia il bosone di Higgs che da' origine alla massa (?), i fisici del Fermilab di Chicago hanno incontrato qualcosa di completamente inaspettato, una particella misteriosa che ha gia' messo in subbuglio il mondo della ricerca perche' potrebbe essere il primo passo verso la scoperta di leggi fisiche completamente nuove. I ricercatori italiani sono in prima fila: il programma di ricerca Cdf (Collider Detector at Fermilab) e' coordinato dall'italiano Giovanni Punzi e sono 70 i ricercatori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) coinvolti, sui 520 che stanno lavorando al programma.

Provengono dalle sezioni dell'Infn di Roma, Pisa, Trieste, Laboratori Nazionali di Frascati, Bologna, Padova, e dei gruppi di Trento e Siena. ''Sono molto contento come fisico perche', se si tratta di una particella completamente sconosciuta, e' probabile che si tratti di nuova fisica'', ha osservato il presidente dell'Infn, Roberto Petronzio. La strada verso la ''nuova fisica'' promessa dal piu' grande e potente acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, potrebbe quindi averla aperta il vecchio Tevatron, l'acceleratore del Fermilab pronto ad andare in pensione a fine anno, dopo 23 anni di lavoro.

''La particella e' venuta fuori per caso. Mentre cercavamo eventi relativi al bosone abbiamo visto un tipo di particella che non avrebbe dovuto esserci'', ha detto Punzi. La particella misteriosa e' stata rivelata dalle ''tracce'' che ha lasciato: un bosone W e due ''getti'' di adroni, ossia di particelle composte da due o tre quark che in genere rappresentano la firma del decadimento di una particella pesante. L'annuncio e' arrivato oggi sul sito ''arXiv'' e la pubblicazione e' destinata alla rivista Physical Review Letters. ''La nuova particella la stiamo studiando da un anno, in centinaia, e alla fine abbiamo deciso che non c'era altra spiegazione al di fuori del fatto che e' qualcosa di completamente nuovo'', ha detto ancora il fisico. La nuova particella non somiglia assolutamente a nulla di tutto cio' che i fisici si aspettavano di vedere o che stessero cercando. ''Di sicuro sappiamo che non e' il bosone di Higgs e che potrebbe essere qualcosa di completamente nuovo. Nel mondo dei fisici - ha osservato - c'e' una grandissima eccitazione''.

L'entusiasmo e' tale che gia' oggi i fisici teorici hanno pubblicati i primi articoli nei quali vedono nella nuova particella la conferma della loro teoria. Quello che e' certo, secondo Petronzio, e' che fra tutte le teorie che potrebbero spiegare la natura di questa particella ''non c'e' nemmeno una che non sia estrosa''. E' il caso del modello Technicolor, che prevede l'esistenza di particelle prodotte ad energie molto alte, o l'ipotesi che esista un nuovo modello, molto bizzarro, della particella Z scoperta dal Nobel Carlo Rubbia..

Sembrava dovesse tirare i remi in barca e rassegnarsi ad uscire di scena in silenzio, l'acceleratore Tevatron attivo da oltre 23 anni nel Fermilab di Chicago. Invece, a sorpresa, ha improvvisamente gettato in subbuglio il mondo dei fisici con la scoperta di una particella completamente sconosciuta, mai vista finora, e che e' probabilmente il primo ''assaggio'' di una nuova fisica. La sua ultima corsa voleva essere ancora una volta la gara con il gigante degli acceleratori, l'europeo Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. Da quando, nel 2009, un guasto aveva costretto l'Lhc a una lunga pausa imprevista, il Tevatron aveva spinto sull'acceleratore all'inseguimento del bosone di Higgs grazie al quale esiste la massa, noto come la ''particella di Dio''. (?)

Un sogno svanito rapidamente, perche' quando l'Lhc e' tornato in attivita', nel 2010, non ha fatto che accumulare record su record, un successo dopo l'altro. Nel gennaio scorso, infine, il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha deciso di mandare in pensione il Tevatron a fine anno. E' stato un vero colpo per i ricercatori, che fino alla fine avevano sperato in un prolungamento dell'attivita' della macchina fino al 2014. Oggi, pero', le carte in tavola cambiano. La scoperta della particella misteriosa potrebbe essere un ''canto del cigno'' del vecchio Tevatron, oppure un colpo di coda. Per il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Roberto Petronzio, ''non e' strano che alla fine della carriera gli acceleratori diano i risultati piu' interessanti''. Innanzitutto perche' ''se si vede un segnale, non si corre alcun rischio a tirarlo fuori. Questo e' poco scientifico, ma accade''.

E' anche vero, pero', che a fine vita i ricercatori ''hanno un'enorme capacita' di vedere anche segnali molto piccoli e di lavorare su una grande statistica''. Non e' da sottovalutare, poi, la grande esperienza accumulata da chi lavora a queste grandi macchine, che porta i ricercatori a saper individuare ed estrarre anche segnali difficili. Tutto sembra indicare che a svelare il mistero della nuova particella debba essere Lhc (''potrebbe trovare la conferma gia' quest'anno'', secondo Petronzio). Tuttavia i fisici del Tevatron sono piu' agguerriti che mai: ''abbiamo gia' presentato una proposta per prolungare l'attivita' della macchina'', ha detto Punzi. ''Non ci e' stata garantita, ma puo' darsi che ci sia un ripensamento''. Il problema sembra essere soprattutto di budget: un anno di attivita' del Tevatron costa fra 30 r 50 milioni di dollari.

DA: Ansa.it

Antikitera.net

domenica 10 aprile 2011

VEDERE OLTRE L'INVISIBILE....IL TERZO OCCHIO E IL GATTO DI SCHRODINGER !

Meccanica quantistica: il collasso della funzione d'onda


di Massimo Teodorani

Massimo Teodorani ci spiega che cosa si intende per collasso della funzione d'onda in meccanica quantistica e ci illustra il paradosso del gatto di Schrödinger...

Tratto dal libro di Massimo Teodorani "Entanglement" (Macro Edizioni).

Esperimenti, sia mentali che di laboratorio, hanno inesorabilmente dimostrato che le nostre concezioni della realtà sono completamente inadeguate se rapportate al mondo della meccanica quantistica, ovvero al regno dell’infinitamente piccolo. Qui non si tratta di palle da tennis o da fottball, ma di particelle veramente minute che vanno dal fotone, all’elettrone fino agli atomi. Descrivere la traiettoria di questa particella non è una procedura deterministica come nel caso della traiettoria di un satellite nello spazio o di una granata sparata da un cannone, ma richiede l’utilizzo di una particolare funzione matematica denominata “funzione d’onda”, il cui scopo è quello di stabilire la probabilità che una particella si trovi in un posto anziché in un altro. Ad esempio di un elettrone – in virtù del Principio di Indeterminazione di Heisenberg – non possiamo determinare simultaneamente posizione e velocità, dal momento che la precisione della misura dell’una inficia quella dell’altra. Questo avviene perché il processo della misura di laboratorio perturba le particelle stese: in tal modo abbiamo un’interazione indissolubile tra osservatore e realtà osservata. Quando viene effettuata una misurazione, la particella naturalmente viene trovata solo in un dato luogo, ma se si assume che la funzione d’onda fornisca una descrizione completa e letterale di un sistema quantistico, ciò significa che tra una misurazione e l’altra la particella si dissolve in una “sovrapposizione di onde di probabilità” ed essa è potenzialmente presente in molti differenti luoghi simultaneamente. Quando ha luogo l’osservazione, la funzione d’onda “collassa” e in questo esatto momento troviamo la particella in un posto preciso. Proprio per descrivere in maniera intuitiva questa situazione il grande fisico Erwin Schrödinger inventò un paradosso che la descrive più che bene. Immaginiamo di avere una scatola contenente un gatto, e poi immaginiamo un fotone che entri nella scatola con una mezza probabilità di essere trasmesso e un’altra mezza di non esserlo. Se è trasmetto esso innesca un congegno che fa sparare un fucile che uccide il gatto, mentre se non è trasmesso il gatto rimane vivo. Ma siccome il gatto è dentro la scatola, noi non possiamo sapere se esso è vivo oppure morto. Questo è ben noto come il “paradosso del gatto di Schrödinger”, e rappresenta il maniera intuitiva il concetto di sovrapposizione degli stati quantistici, proprio quella descritta dalla funzione d’onda. Noi sapremo se il gatto è vivo o morto solo nel momento stesso in cui apriamo la scatola. L’atto di aprire la scatola è esattamente equivalente al processo della misura e corrisponde a far collassare la funzione d’onda.



Un altro modo di vedere la situazione può esser descritto con una moneta. Se ad esempio mi trovo in una stanza buia e lancio la moneta in aria e poi essa ricade, io non posso sapere se essa mostra testa o croce perché la moneta si trova in una sovrapposizione di testa e di croce, fino a che non accendo la luce. Allora in quel momento io faccio collassare la sovrapposizione di testa e croce perché sono finalmente in grado di vedere quale delle due facce mostra la moneta. Dunque, misurare qualcosa distrugge la sovrapposizione, forzando quello che è uno stato quantistico descritto dalla funzione d’onda ad assumere uno “stato classico” in cui l’identità dei vari stati è decisa. Tutto questo avviene nel mondo delle particelle elementari e il ruolo perturbativo dell’osservatore è assolutamente fondamentale, dato che egli interagendo con una realtà quantistica fatta di sovrapposizioni di stati, porta questi stati ad assumere uno stato ben definito. Questo è ben spiegato dalla celebre frase del grande fisico teorico tedesco Pascual Jordan:

Non solo le osservazioni disturbano ciò che deve essere misurato, ma esse lo producono… Noi costringiamo un elettrone ad assumere una posizione definita… ma siamo noi stessi che produciamo i risultati della misurazione.

E in maniera più filosofica Basil Hiley:

Noi siamo coinvolti, noi siamo partecipi della natura, e questo necessariamente significa che noi non siamo in grado di avere una visione della natura per come essa effettivamente è fuori da noi; noi non possediamo la virtù di un “terzo occhio” che ci permetta di avere una visione intellettuale della globalità della realtà.


Ne consegue che quello che noi sappiamo sulla particella prima che abbia luogo la misura, non è esattamente informazione sulla particella ma su una specie di “nuvola di probabilità” in cui la particella potrebbe trovarsi. Ma quando effettuiamo la misura improvvisamente la particella la troviamo in un posto preciso: è stato il nostro atto di osservarla a farle assumere quella posizione. Questa sconvolgenti deduzioni derivano da studi matematici rigorosi, tra i quali sicuramente l’equazione di Schrödinger è l’espressione di punta nel campo della meccanica quantistica, la quale comunque considera eventi subatomici non intesi come eventi reali ma come una specie di “media statistica” di tutte e possibilità. Questa rappresenta la cossi detta “interpretazione di Copenhagen” della meccanica quantistica, ovvero la prima elaborazione di questa teoria (da parte del fisico teorico danese Niels Bohr), una teoria che ci aveva aperto le porte a un mondo di misterioso e profondo ma non direttamente conoscibile dai sensi umani. Ma la meccanica quantistica non si dimostrò solo essere una mera elaborazione matematica e astratta della realtà ma portò anche a esperimenti ancora più sconvolgenti della teoria stessa.

Tratto dal libro di Massimo Teodorani "Entanglement" (Macro Edizioni).