IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 30 giugno 2018

VACCINI E ADIUVANTI



Alluminio nei vaccini: nuovo studio scientifico proverebbe che non è dannoso.

Prima era il mercurio, oggi è l’alluminio. Più di tutte le altre sostanze, infatti, l’idrossido di alluminio – un adiuvante utilizzato per amplificare la risposta immunitaria stimolata da un vaccino – è diventato oggetto principale delle critiche NoVax in merito alla sicurezza sanitaria delle pratiche vaccinali. Che dal punto di vista scientifico non ci siano evidenze sulla pericolosità dell’alluminio presente nelle soluzioni iniettate non è certo una novità. Un recente studio clinico confermerebbe l’inconsistenza delle tesi allarmistiche sull’alluminio ed è stato appositamente concepito proprio con l’intento di analizzare le obiezioni specifiche che la comunità antivaccinista solleva più spesso. Il paper, uscito a inizio primavera, è stato pubblicato sulla rivista Academic Pediatrics, un giornale di impact factor intermedio e i cui articoli sono sottoposti a procedura di peer review. Va detto: non si tratta di uno studio particolarmente esteso (ha coinvolto poco meno di 100 bambini di un unico centro di ricerca) né di straordinaria autorevolezza, ma è interessante poiché ha indagato specificamente le tesi più presenti nella discussione sui social e sui giornali.

Un po’ di numeri sull’alluminio:

La prima domanda a cui si è tentato di dare risposta è: quanto alluminio viene iniettato con le vaccinazioni e, soprattutto, che fine fa? Ciascuna dose di vaccino contiene da 0,125 a 1,5 milligrammi di alluminio (a seconda della formulazione specifica), dunque in un anno un bambino ne riceve al più una decina di milligrammi. Il numero di per sé è poco significativo, ma ha senso confrontarlo con le altre possibili fonti di assunzione di alluminio, il cosiddetto alluminio ambientale. Prendendo un arco temporale di riferimento di un anno, come ricorda Skeptical Raptor, un bambino allattato al seno ingerisce 14 milligrammi di alluminio, che diventano 76 con il latte artificiale e 234 con quello di soia. Poi c’è la respirazione: dato che ogni metro cubo d’aria contiene circa mezzo microgrammo di alluminio, grossomodo un bambino ne inspira ogni anno da 1 a 10 milligrammi, a seconda della qualità dell’aria. Da adulti, poi, sia tramite l’alimentazione sia per via della maggiore capacità polmonare, le quantità di alluminio assunte sono significativamente maggiori. Anche nella migliore delle ipotesi, dunque, la quantità di alluminio che comunque entra nel corpo del bambino è leggermente maggiore di quella iniettata tramite i vaccini. Più spesso, la differenza arriva anche a uno o due ordini di grandezza. A questo va aggiunto che normalmente l’alluminio non si accumula nel nostro organismo, ma viene prontamente espulso grazie all’attività renale. Ciò che rimane può essere comunque misurato grazie a raffinate tecniche di spettroscopia di massa, capaci di determinarne la concentrazione ad esempio nel sangue e nei capelli. Il gruppo di ricerca dell’ospedale pediatrico di Boston, in particolare, ha confrontato le concentrazioni di alluminio presenti a livello ematico e nei capelli tra bambini vaccinati e non. Che cosa si è trovato? Non c’è alcuna correlazione tra il numero di vaccinazioni a cui si è stati sottoposti e la concentrazione di alluminio residuo presente nel nostro corpo. La quantità di alluminio presenta una forte variabilità da soggetto a soggetto in base a una moltitudine di fattori, fra cui anche l’età, ma non c’è alcun legame statisticamente rilevante con la storia vaccinale. Vaccinarsi, dunque, non fa aumentare la quantità di alluminio presente nel nostro corpo, al netto dell’attività renale.

Alluminio e disturbi cognitivi:

La tipica tesi sulla pericolosità dell’alluminio presente nei vaccini si compone di due parti: più vaccini significano più alluminio nel corpo (ipotesi già smentita) e poi l’alluminio in eccesso determina lo sviluppo di disturbi cognitivi. Anche per quest’ultimo punto i ricercatori hanno misurato le quantità di alluminio presenti nel sangue e nei capelli dei bambini sani, confrontandole con quelle di bambini affetti da patologie di vario genere che riguardano l’apprendimento e il linguaggio. Analizzando i dati, si è visto che non solo in generale manca un legame tra livelli di alluminio e lo sviluppo dei disturbi, ma che anzi per alcune patologie specifiche è possibile esista una correlazione inversa, ossia che più alluminio determini una minor probabilità di sviluppare il disturbo.Si tratta di un’ipotesi ancora da approfondire, ma potremmo arrivare alla situazione paradossale in cui assumere alluminio diventa un buon modo per limitare l’incidenza proprio di quei disturbi cognitivi che oggi qualcuno (senza fondamento scientifico) ancora imputa all’alluminio. Con più probabilità, come ricordano gli stessi autori dello studio, ricerche più approfondite dimostreranno che la concentrazione di alluminio è scollegata allo sviluppo di disfunzioni motorie, dello sviluppo o cerebrali.


PER APPROFONDIMENTI:






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"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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martedì 26 giugno 2018

LE LOCUSTE...UMANE



Specie umana: è lo 0,01% del pianeta ma s’è mangiata l’83% dei mammiferi e il 50% delle piante

Esiste un modo efficace per valutare la presenza della specie homo sapiens sul pianeta Terra: in termini di biomasse (il peso degli organismi) la sua incidenza vale solo lo 0,01% rispetto a tutte le altre forme viventi. Una conferma, se vogliamo, della nostra finitezza e insignificanza.Tuttavia, sia pur così marginale e irrilevante dal punto di vista quantitativo, l’uomo è un mostro divoratore di tutto ciò che lo circonda: nella sua breve esistenza, ma soprattutto nell’ultimo miglio (gli ultimi 50 anni) ha distrutto l’83% della classe di vertebrati cui appartiene, i mammiferi. E il 50% delle specie vegetali. 7,6 miliardi di persone, l’attuale popolazione mondiale, rappresentano una goccia nel mare della vita biologica, ma l’impatto delle attività umane è incommensurabilmente schiacciante rispetto a quanto di vivo lo circonda. Queste le conclusioni della ricerca portata avanti da Ron Milo al Weizmann Institute of Science di Israel, un lavoro pubblicato su Pnas. I risultati, anche se le cifre non possono essere precise, ma utili soltanto a farsi un’idea, ci dicono questo: tutta la vita sulla Terra è costituita dall’82% da piante, dal 13% di batteri, dal 5% di animali (insetti, funghi, pesci e altre specie) e soltanto dal 0,01% dall’uomo. L’86% della vita si trova sulla terraferma, l’1% negli oceani e il 13% sottoterra (soprattutto batteri).


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domenica 24 giugno 2018

NUOVI PARADIGMI, ETICI E RAZIONALI, PER LA RICERCA SCIENTIFICA



DEL DR. GIUSEPPE DI BELLA

L’inarrestabile, rapida, epidemica progressione dell’incidenza dei tumori, mi ha portato a  documentare, spiegare, e divulgare la concezione terapeutica, il meccanismo d’azione, il sinergismo fattoriale dei principi attivi  alla base di una reale,  scientifica ed efficace  prevenzione farmacologica e terapia dei tumori. Ad oggi sono pubblicati  sulla massima banca dati biomedica www.pubmed.gov  oltre un migliaio di casi di ammalati oncologici, che hanno ottenuto col Metodo Di Bella( MDB) qualità di vita, mediane di sopravvivenza, risposte obiettive superiori ai risultati dei protocolli oncologici nelle stesse patologie e stadi. Sono dati di fatto, realtà evidenti, documenti incontestabili, ma intollerabili per i circoli di potere globali che temono di esserne delegittimati, e di perdere potere e credibilità. Essi pretendono, esigono, l’assoluto, esclusivo monopolio della gestione della salute e della vita della gente, e i relativi fatturati.   Le evidenze scientifiche del  MDB  nella prevenzione e terapia del cancro sono pubblicate e facilmente reperibili sulle maggiori banche dati biomediche ma  la  loro valorizzazione ne è vietata.  L’esponenziale incremento della diffusione del cancro rappresenta la  più evidente documentazione del totale fallimento delle attuali misure di prevenzione. Così come i gravi limiti della terapia medica del cancro sono certificati dai milioni di morti ogni anno e dal dato reale e documentato che malgrado i continui annunci di grandi progressi e spettacolari scoperte (solo mediatiche, però) ancora oggi la prima causa assoluta di morte nelle donne, in tutto il mondo, è il cancro del seno. Se la terapia medica del cancro fosse realmente in grado di guarire i tumori solidi (le leucemie sono una minoranza delle neoplasie) ovviamente non avrebbe ragione di esistere la chirurgia oncologica, che oggi rappresenta l’unica efficace misura terapeutica in grado di salvare una  certa percentuale di ammalati con tumori solidi. Significative, a tale proposito, le pubbliche dichiarazioni del premio Nobel , Prof. Randy Schekman:

“”…la ricerca in campo scientifico non è affatto libera ma in mano ad una cerchia ristretta ( la cosiddetta “Comunità scientifica”). ALMENO IL 50% DEI DATI MEDICI E’ CORROTTO…””

Il riferimento delle istituzionali sanitarie alla tanto celebrata “Comunità scientifica” è continuo. Essa pontifica con giudizio infallibile, ma è ormai talmente inquinata, da aver falsificato almeno il 50%  del dato scientifico. Questa realtà, è stata documentata da Richard Horton, caporedattore del Lancet, una delle più prestigiose riviste mondiali di medicina, che ha dichiarato: “…Gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere dichiarata semplicemente falsa. La scienza ha preso una direzione verso il buio...”.

Anche Marcia Angell, per 20 anni caporedattore  di un’altra delle massime testate scientifiche internazionali, il New England Medical Journal (NEMJ), ha dichiarato: “”…Semplicemente, non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata…”

Una dichiarazione da valutare con la massima attenzione, per la competenza, l’esperienza e la cultura, il livello scientifico della Prof Angel, che come Il Prof. Horton, per anni ha revisionato la letteratura scientifica internazionale. Premi Nobel e caporedattori delle massime testate medico scientifiche mondiali non sono pericolosi complottisti, né biechi populisti, ma le rare, forse ultime voci che all’onestà intellettuale associano una grande cultura e rilevanti meriti scientifici.

 LE EVIDENZE SCIENTIFICHE CHE NON ARRICCHISCONO NON SONO PUBBLICATE.

Infatti, una rilevante quantità di evidenze scientifiche, cioè di dati scientifici definitivamente acquisiti, certificati e incontestabili, sono rifiutati dalle grandi riviste biomediche per la pubblicazione, e non sono trasferiti nella clinica, non sono inseriti nei “prontuari”, nelle “linee guida”, nei “protocolli”. Per questo, malgrado una vastissima e autorevole letteratura dimostri quanto la proliferazione cellulare tumorale sia strettamente dipendente dall’interazione tra PRL (Prolattina) e GH (ormone della crescita), e da fattori di crescita GH dipendenti, né il suo antidoto naturale, la Somatostatina, né gli inibitori  prolattinici, sono inseriti come antitumorali nei prontuari, in quanto produrrebbero se non un crollo, un grave ridimensionamento  dei fatturati oncologici. E’ evidente che per  superare l’attuale grave stallo nella terapia del cancro e affrancare la ricerca scientifica e la pratica medica  dall’esasperata logica del profitto, è necessaria una rivoluzione copernicana dei parametri di valutazione dei risultati clinici, dei paradigmi della ricerca. Questi sono stati attentamente programmati e pianificati per perpetuare  l’attuale asservimento  ai circoli di potere che gestiscono il farmaco, la vita e la salute della gente, i governi, le istituzioni, la cosiddetta comunità scientifica , l’informazione e la stampa scientifica. Diversi medici, diocenti in Istituti di ricerca negli USA (alcuni dopo esperienze personali) stanno incominciando a condividere il razionale del MDB, la necessità assoluta di una multi-terapia oncologica e la demolizione ragionata degli attuali paradigmi e programmi di ricerca. Questi stessi circoli accademici statunitensi, ricercatori e docenti universitari hanno preso piena coscienza del grave e intollerabile inquinamento della scienza e della clinica. Hanno diffuso un film-documentario fallimento degli attuali protocolli oncologici,  la paralisi della ricerca e del progresso terapeutico per pratiche  standardizzate, illogiche, ingessate, che non tengono presente la base del ragionamento scientifico, l’esame, l’attenta valutazione del dato di fatto, della realtà. https://www.survivingterminalcancer.com/ che, a distanza di quarant’ anni, conferma pienamente, condivide e spiega le reali ragioni del fallimento della ricerca e della terapia oncologica denunciate a suo tempo dal Prof Di Bella.

Tra gli autori e gli scienziati intervistati:

Prof. Raymond Chang, che crede fortemente nelle terapie combinate (“Non c’è solo una chiave per bloccare il tumore)
Prof.Henry S. Friedman (Prof. Universitario di neuro-oncologia)
Dr. Andrew Von Eschenbach
Dr. Andrew Parsa, del dipartimento di chirurgia neurologica a Chicago
Pr. Marc –Eric Halatsch (fondatore del “International Initiative for the acceleration if glioblastoma care”
Dr.Bharat B. Aggarwal. Del MD ANDERSON a Huston (la più grande clinica oncologica in USA)

Questi  clinici e ricercatori  ritengono fondamentale lo stesso approccio multi-terapico  innovativo  del Prof Di Bella, e spiegano perché l’oncologia e le case farmaceutiche ne sono decisamente contrarie. Questi sono i veri motivi per cui non sono razionalizzati  i paradigmi della ricerca scientifica  e  non valorizzate  in terapia oncologica le evidenze scientifiche del Metodo Di Bella : Multi-terapia vuole dire che diversi farmaci sono da somministrare insieme e questo comporta tempi per trials clinici incredibilmente lunghi (fino ad un secolo) per studiare le interazioni che tutte queste componenti hanno fra di loro. Diversi farmaci vengono prodotti da diverse case farmaceutiche: non c’è abbastanza guadagno per tutti. Quando si parla di prodotti biologici (es Melatonina retinoidi , Vit D ecc… non c’è fonte di guadagno (non sono brevettabili). Nel filmato viene affermato che ““.. I medici non lasciano al paziente nessun margine nelle decisioni, ma vogliono anticiparle… “

La Storia è piena di scoperte scientifiche che sono state censurate per le ripercussioni sullo status- quo predominante:
Semmelweis, disinfezione ,sterilità per non diffondere infezioni( ebbe ogni sorta di contrasto , delegittimazione ,  emarginazione , morì in manicomio
Pettenkofer, M. J. bevve il contenuto di provette di vibrioni del colera per dimostrare che non erano responsabili del colera (1892) . Ne rimase immune perché aveva da poco ingerito rilevanti quantità di alcolici durante un pasto.
Barry James Marshall, Premio Nobel per la Medicina 2005,  (proprietà cancerogene dell’elicobacter ) fu deriso e la sua ricerca si affermò solo dopo molti anni .

Hanno strumentalizzato, con finalità coercitive, e modalità intimidatorie, la RESPONSABILITA’ GIURIDICA del medico, per evitare la prescrizione di farmaci utili, indicati e pertinenti, ma non conformi ai protocolli istituzionali. I medici rischierebbero di essere processati per pratica illecita anche in assenza di denuncie per eventi avversi causati dalle loro prescrizioni.
Blocchi, da parte dei comitati etici, della ricerca se questa compromette i fatturati delle multinazionali.

Per quanto riguarda i trials clinici sui nuovi farmaci, gli intervistati sono unanimi nel dichiarare che sia necessaria una riforma delle regole su trials, sia per i lunghi tempi, che sul primo utilizzo in pazienti terminali (esattamente come fu fatto nella Sperimentazione sul MDB del 1998)

Questa concezione terapeutica  biologica fisiologica e razionale, oggi rivalutata e riscoperta, fu creata oltre quarant’anni fa dal prof Di Bella e così da lui  enunciata:

“…Essere essenziale più che l’inattuabile ed immaginaria uccisione di tutti gli elementi neoplastici, la realizzazione di tutte le condizioni, note, possibili e non dannose entro determinati limiti, atte a ostacolarne lo sviluppo, fino alla morte per apoptosi, soprattutto attraverso l’intergioco fra i numerosi fattori di crescita. L’essenziale sta nell’attivare tutti gli inibitori dei noti fattori di crescita alle dosi e con tempestività e tempi opportuni. Il protocollo MDB è nato in quest’atmosfera, quella della vita e non dell’intossicazione e morte delle cellule, metodo che asseconda ed esalta le reazioni vitali, senza ricercare con precisione statistica le dosi più opportune per uccidere.  Il tumore (dagli stadi iniziali, pretumorali, alle fasi avanzate, metastatiche) è deviazione dalla vita normale, per cui occorre riportare le reazioni deviate alla norma, attraverso l’esaltazione di tutti quei mezzi che la Fisiologia considera essenziali per la vita. La premessa della sua concezione è considerare il cancro come forma di vita, da lui definita “potente, prepotente, parassitaria, anarchica…”””…non esiste né esisterà alcun trattamento chemioterapico citotossico (né monoterapia) in grado di guarire un tumore solido, ma unicamente un Metodo, una multiterapia razionale e biologica, un complesso di sostanze sinergiche e fattorialmente interattive, singolarmente dotate di attività antitumorale atossica, che sequenzialmente o contemporaneamente agiscano centripetamente sulla miriade di reazioni biologiche della vita tumorale, riconducendo gradualmente alla normalità le reazioni vitali deviate dal cancro..””
Da qui è venuta non una sostanza, ma un metodo,  per la prevenzione e cura del cancro .


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venerdì 22 giugno 2018

VERSO IL PIANETA ROSSO



Curiosity di nuovo al lavoro su Marte

Il rover della Nasa Curiosity è tornato a lavoro su Marte per la prima volta dal 2016, ossia da quando un probelma meccanico aveva impedito la piena funzionalità del trapano a bordo del veicolo.

Una nuova tecnica di perforazione:

Per perforare le rocce del pianeta rosso, dal 26 maggio, gli ingegneri della Nasa hanno sperimentato una nuova tecnica chiamata Fed - Feed Extending Drilling - già utilizzata in passato su Marte, alla quale però si è aggiunta la possibilità della percussione. Questo particolare sta permettendo al rover di perforare in una maniera più simile a quella con cui si utilizza comunemente un trapano: Curiosity utilizza la forza del suo braccio robotico per spingere la punta del trapano in avanti.

Dove si trova ora Curiosity:

Curiosity si sta facendo strada attraverso la collina Vera Rubin, verso un'area in salita ricca di minerali argillosi. Conoscere le caratteristiche della roccia trapanata permetterà di colmare una lacuna nelle conoscenze relative alla geologia del monte Sharp. Gli studiosi vorrebbero riuscire ad analizzare già nei laboratori del rover i campioni di tutti i più importanti tipi di roccia rinvenuti. Attualmente purtroppo però, una devastante tempesta sabbiosa ha bloccato le attività ed i collegamenti con il rover. La speranza è quella di poter riattivare le comunicazioni nel più breve tempo possibile, compatibilmente con il fatto che i pannelli solari di ricarica e le strumentazioni di bordo non siano state danneggiate irreparabilmente. Aspettiamo fiduciosi...

Da:

Mars Science Laboratory (MSL) è una missione di esplorazione del pianeta Marte della NASA. La missione è principalmente costituita dalle attività del rover nominato Curiosity, che è stato lanciato il 26 novembre 2011 e atterrato su Marte il 6 agosto 2012. Subito dopo l'atterraggio, effettuato con successo usando il metodo EDL (entry, descent, landing), più preciso delle missioni precedentemente inviate sul pianeta, il rover ha cominciato ad inviare delle immagini dalla superficie. La durata della missione era prevista in almeno un anno marziano (circa 2 anni terrestri) ma è tuttora in corso con lo scopo di investigare sulla passata e presente capacità di Marte di sostenere la vita. Per consentire analisi più approfondite, Curiosity trasporta strumenti scientifici, forniti dalla comunità internazionale, più avanzati rispetto a quelli di qualunque altra missione precedente sul pianeta rosso; è inoltre circa cinque volte più pesante e due volte più lungo dei rover Spirit e Opportunity arrivati sul pianeta nel 2004. Per la cronaca Opportunity è ancora attivo e funzionante. Il 22 luglio 2011 la NASA ha annunciato la zona verso cui la sonda sarebbe stata inviata: il cratere Gale. Il lancio è quindi avvenuto a novembre dello stesso anno per mezzo di un vettore Atlas V, e Curiosity è infine atterrato con successo su Marte il 6 agosto 2012 alle ore 5:14:39 UTC, 7:14:39 ora italiana, 8 mesi dopo.

Da Wikipedia

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martedì 19 giugno 2018

IL MISTERO DELLE LUCERTOLE DAL SANGUE VERDE



Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Analizzando il Dna di 51 specie di rettili della Nuova Guinea alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto che la rara caratteristica del sangue verde si è evoluta quattro volte indipendentemente, ma quali siano i vantaggi è ancora poco chiaro. Di che colore è il sangue? Rosso, diremmo istintivamente. Ma per alcuni animali non è così. È il caso di alcune specie di scincidi (un tipo di lucertola) della Nuova Guinea, cosiddetti a sangue verde per via dell’elevatissima concentrazione di biliverdina, una caratteristica già di per sé davvero strana data la tossicità di questo pigmento. Tuttavia, per i ricercatori della Louisiana State University (Lsu) c’è un altro fatto ancora più sorprendente: le sei specie conosciute di scinchi a sangue verde non sono così strettamente imparentate tra loro, ma il tratto si sarebbe evoluto 4 volte indipendentemente. Anche se non è del tutto chiaro quali vantaggi ne traggano i rettili, studiare come si siano adattati a concentrazioni di biliverdina letali potrebbe aiutare a sviluppare approcci non convenzionali a determinati problemi di salute per altri animali (essere umano compreso) . Sangue, lingua, muscoli e persino ossa di un bel verde lime brillante: è il tratto distintivo di 6 specie di scincidi della Nuova Guinea, lucertole che possiedono una concentrazione di biliverdina, il pigmento verde derivato dalla degradazione dell’emoglobina dei globuli rossi, 40 volte maggiore al livello considerato letale nell’essere umano. Sono gli animali con la più alta concentrazione di biliverdina nel sangue noti alla scienza e gli esperti ancora non sanno dire in che modo riescano a non esserne intossicati. Nell’essere umano la biliverdina viene convertita in bilirubina e diventa una componente della bile. Un eccesso di biliverdina o di bilirubina nel sangue è causa di ittero, una condizione pericolosa che può portare seri danni all’organismo. Per capirne di più su questa straordinaria caratteristica, un team di ricercatori della Lsu guidati da Chris Austin ha esaminato il dna di 51 specie di scincidi, tra cui sei specie dal sangue verde (due delle quali non erano mai state osservate prima). Ciò che ne è emerso è che, contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, le specie di scinchi a sangue verde non sono così strettamente imparentate tra loro, non discendono cioè da un unico antenato a sangue verde. Anzi, è più probabile che il progenitore comune fosse a sangue rosso e che la caratteristica del sangue verde si sia evoluta successivamente e in maniera separata in 4 rami diversi del gruppo. Per gli scienziati questo significa che in qualche modo il sangue verde conferisce un vantaggio evolutivo alle specie, ma quale sia è ancora un mistero. Dai primi test di Austin non sembra infatti che sia un estremo meccanismo di difesa: nessun effetto negativo è stato osservato nei predatori che si nutrono di scinchi a sangue verde. Studi precedenti avevano messo in luce proprietà antiossidanti della biliverdina, per esempio, ma non tutti sono convinti di questa spiegazione. Susan Perkins, parassitologa all’American Museum of Natural History e co-autore dello studio pubblicato su Science Advances, ha una sua teoria: “Come parassitologa, gli scinchi dal sangue verde della Nuova Guinea mi affascinano perché un analogo prodotto del fegato, la bilirubina, è noto per essere tossico per il plasmodio della malaria umana. Continuando il lavoro con Austin potremo valutare il potenziale effetto della biliverdina sul plasmodio della malaria e su altri parassiti che infettano queste lucertole”.

Da:



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venerdì 15 giugno 2018

IL FUTURO DELL'UOMO NELLO SPAZIO


La NASA studia per sapere se sarà possibile la riproduzione umana nello spazio

Non c’è modo di sfuggire al problema: dobbiamo lasciare il pianeta Terra entro il secolo. E il corpo umano è ancora ignoto nelle sue reazioni quando esposto a molti scenari spaziali. È possibile, quindi, concepire bambini nello spazio? Questa è una risposta che un gruppo di scienziati della NASA vuole rispondere. Per il bene dell’umanità.

Lo sperma funziona a gravità zero?

Ci sono molti vincoli che lo spazio impone al corpo umano. Ci sono molti casi che mostrano la fragilità dell’uomo quando esposto agli elementi dello spazio, ma la riproduzione umana è il punto fondamentale quando si parla del tanto discusso bisogno degli uomini per popolare altri pianeti. Coinvolto nel dubbio esistenziale, un gruppo di scienziati della NASA vuole scoprire se è possibile, in un ambiente a gravità zero, la riproduzione umana. Secondo quanto si può leggere su Live Science, una delle prime indagini sarà quella di inviare sperma nello spazio e analizzarne il comportamento nel contesto della microgravità. L’agenzia spaziale statunitense ha inviato campioni di sperma umano alla Stazione Spaziale Internazionale nell’ultimo viaggio di Falcon 9. Questo tipo di sperimentazione può sembrare un po’ bizzarra o strana dal punto di vista dell’attuale necessità, ma in realtà si tratta di domande pertinenti che la NASA vuole quando prima render chiare perché sta iniziando a guadagnare sempre più importanza e un accresciuto interesse la presenza dell’umanità al di fuori del pianeta. Esistono piani per colonizzare gli esseri umani su Marte e, con questi, c’è bisogno di missioni umane che prevedano periodi sempre più lunghi (occorrono infatti molti mesi per raggiungere Marte). Come tali, moltiplicano le idee per fondare colonie permanenti in un ambiente a gravità zero e parlare di sessualità nello spazio diventa sempre più inevitabile. Siamo quindi di fronte a uno studio pionieristico in questo settore.

Come si svilupperà l’esperienza?

In pratica, la missione Micro-11, chiamata per questo esperimento, consiste nell’osservare il comportamento dello sperma umano e verificare che possa muoversi liberamente e abbastanza velocemente da fondersi con l’uovo all’interno dello spazio microgravità della Stazione Internazionale. I ricercatori, quindi, ricongeleranno lo sperma e lo rimanderanno sulla Terra, dove un altro gruppo di scienziati utilizzerà la tecnologia simile alla fecondazione in vitro per verificare se è in grado di riprodursi.

Esperienze per preparare l’essere umano ai viaggi spaziali

La NASA per qualche tempo si è concentrata su questo argomento. Non è la prima volta che il comportamento dello sperma viene studiato nello spazio. Nel 2017, l’agenzia ha sperimentato lo sperma di ratto e ha concluso che lo sperma è riuscito a sopravvivere congelato durante un viaggio di 9 mesi verso la Stazione Spaziale Internazionale. Quando è tornato sulla Terra, è riuscito a produrre topi sani.
Gli scienziati hanno anche dimostrato che gli invertebrati acquatici sono stati in grado di riprodursi nello spazio nel 1998: lumache e pulci d’acqua sono stati in grado di mantenere cicli di vita all’interno di un serbatoio pieno d’acqua durante un viaggio di quattro mesi a bordo della stazione spaziale Mir.

A un passo da una lunga camminata

Siamo ancora lontani dal sapere veramente se l’essere umano avrà futuro in un pianeta diverso. Mentre capiamo come lo sperma funziona nello spazio, ci sono ancora molte altre domande. Come sarà avere rapporti sessuali nello spazio? Gli esseri umani possono sopravvivere dando alla luce un bambino in condizioni di microgravità? Come supereremo l’enorme quantità di livelli di radiazioni? La mancanza di gravità influirà sullo sviluppo precoce dei bambini? La scienza ha gettato le basi e la NASA scoprirà finalmente se avremo una possibilità come viaggiatori a lungo termine nello spazio. C’è ancora molto da fare, però, andiamo piano.


COMMENTO:

A QUESTO PROSPOSITO, IO E IL DR. PATTERA ABBIAMO SCRITTO UN CAPITOLO SPECIFICO NEL NOSTRO LIBRO:
“IL PRINCIPIO DELL’IMMORTALITA’” -  CREATE SPACE EDITION 2016:

DAL TITOLO: IL VINCOLO PLANETARIO.

SPIEGHIAMO CHIARAMENTE IL PERCHE’ SIA POSSIBILE IL CONCEPIMENTO IN MICROGRAVITA’ O ASSENZA DI GRAVITA’, MA SIA ASSOLUTAMENTE SCONSIGLIATO

ECCO PERCHE’ QUALSIASI VEICOLO SPAZIALE CHE PORTERA’ IN FUTURO L’UOMO VERSO L’ESPLORAZIONE DELLO SPAZIO PROFONDO DOVRA’ AVERE ASSOLUTAMENTE E SENZA DEROGHE UN SIMULATORE DI GRAVITA’

POTETE LEGGERE L’APPROFONDIMENTO QUI: https://www.academia.edu/33189126/IL_VINCOLO_PLANETARIO_

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