IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

giovedì 31 dicembre 2020

METEORITI E...MOLECOLE ORGANICHE...

 

Scoperta sui meteoriti molecola chiave per generare la vita

Nei meteoriti è presente una molecola organica chiave per generare la vita. È il risultato della ricerca di un gruppo di scienziati giapponesi e americani guidati da Yasuhiro Oba dell'Università di Hokkaido i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications:

https://www.nature.com/articles/s41467-020-20038-x


Il team ha scoperto la presenza di una molecola organica prebiotica chiamata esametilentetrammina (HMT) in tre diversi meteoriti ricchi di carbonio. La scoperta convalida modelli e teorie che propongono l'HMT come molecola chiave nella formazione di composti organici negli ambienti interstellari. Confermando per la prima volta la presenza di HMT nei meteoriti, questo lavoro supporta l'ipotesi che il composto fosse presente negli asteroidi, i corpi genitori di molti meteoriti. All'inizio della storia del sistema solare, molti asteroidi potrebbero essere stati riscaldati da collisioni o dal decadimento di elementi radioattivi.

Se alcuni asteroidi fossero abbastanza caldi e avessero avuto acqua liquida, l'HMT potrebbe essere scomposto per fornire elementi costitutivi che a loro volta hanno reagito per creare altre importanti molecole biologiche che sono state trovate nei meteoriti, compresi gli amminoacidi. Alcuni tipi di amminoacidi sono usati dalla vita per produrre proteine, che vengono utilizzate per costruire strutture come capelli e unghie, o per accelerare e regolare le reazioni chimiche.

Sebbene la diversità dei composti organici nei meteoriti sia ben documentata, rimangono molte domande sui processi mediante i quali si sono formati questi composti. I meteoriti più importanti in quest'area di ricerca sono le condriti carboniose, meteoriti pietrosi che contengono alte percentuali di acqua e composti organici. Modelli sperimentali hanno dimostrato che una combinazione di acqua, ammoniaca e metanolo, se sottoposta a condizioni fotochimiche e termiche comuni negli ambienti extraterrestri, dà origine a una serie di composti organici, il più comune dei quali è l'HMT. Il ghiaccio interstellare è ricco di metanolo.

Ipoteticamente, l'HMT dovrebbe essere comune nei materiali extraterrestri contenenti acqua, ma, fino a questo studio, non era stato rilevato. L'HMT è suscettibile alla degradazione se esposto a processi comunemente utilizzati nell'analisi dei composti organici nei meteoriti. Gli scienziati hanno sviluppato un metodo che estraeva specificamente l'HMT dai meteoriti con una degradazione minima. Questo metodo ha permesso loro di isolare quantità significative di derivati ​​HMT e HMT dai meteoriti Murchison, Murray e Tagish Lake. Gli scienziati hanno anche esaminato il ruolo che i derivati ​​HMT possono aver svolto nella formazione di amminoacidi nei meteoriti.

Sebbene non siano stati in grado di trarre conclusioni definitive in questo studio, la scoperta di HMT e dei suoi derivati ​​in questi meteoriti porterà a futuri esperimenti per comprendere l'origine e i processi di formazione chimica degli amminoacidi e di altri composti prebiotici in ambienti extraterrestri.

Da:

https://www.agi.it/scienza/news/2020-12-07/scoperta-sui-meteoriti-molecola-chiave-per-generare-la-vita-10580179/

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domenica 27 dicembre 2020

SEGNALI RADIO ANOMALI E...PROXIMA CENTAURI

 

                                                          Stella Proxima Centauri

Scienziati in cerca di alieni studiano segnale radio anomalo dalla stella Proxima Centauri

Come riporta il Guardian, la misteriosa emissione è stata rivelata grazie alle osservazioni condotte con il telescopio Parkes, in Australia, nei mesi di aprile e maggio 2019. Da allora gli esperti stanno analizzando la provenienza e le caratteristiche del segnale

I ricercatori del progetto Breakthrough Listen, impegnati in un'ampia ricerca di forme di vita extraterrestri, hanno rivelato uno strettissimo fascio di onde radio che sembra provenire dalla direzione di Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, una nana rossa a 4,2 anni luce dalla Terra. Come riporta il Guardian, la misteriosa emissione è stata rivelata grazie alle osservazioni condotte con il telescopio Parkes, in Australia, nei mesi di aprile e maggio 2019. Da allora gli esperti stanno studiando la provenienza e le caratteristiche del segnale, che ha fin da subito catturato l'attenzione dei "cacciatori di alieni" perché occupa una banda molto ristretta dello spettro radio, intorno 982 megaheartz, uno spazio apparentemente privo di segnali trasmessi da satelliti e veicoli spaziali creati dall'uomo.

"Il team di Breakthrough Listen ha rilevato diversi segnali insoliti e sta indagando attentamente. Questi segnali sono probabilmente interferenze che non possiamo ancora spiegare completamente. Sono attualmente in corso ulteriori analisi", commenta Pete Worden, direttore esecutivo di Breakthrough Initiatives, sottolineando che per saperne di più bisognerà attendere che il team di ricerca concluda i propri studi.

Anche l’astrofisico Amedeo Balbi dell’Università di Tor Vergata ha commentato su Twitter la notizia, trapelata in un articolo sul Guardian.

"In sintesi: c’è un segnale che ha passato una serie di test preliminari e che viene quindi considerato degno di ulteriori indagini. Il segnale, osservato nel 2019, sembra essere concentrato in una singola frequenza (982 MHz), caratteristica più tipica dei fenomeni artificiali che di quelli naturali. La cosa più probabile è che sia stato prodotto da attività umana non ancora identificata. Conosco i colleghi coinvolti nello studio e sono sicuro che stanno facendo le verifiche necessarie per capire l’origine del segnale, nel modo più rigoroso possibile", spiega l’astrofisico in diversi Tweet. "La mia previsione è che la pubblicazione degli articoli con i risultati dello studio (nei primi mesi del 2021) lascerà la questione aperta, e ci vorranno altre osservazioni e analisi per capire come stanno le cose. Ad ogni modo, è una faccenda da seguire con attenzione. Quanto scommetterei sul fatto che proprio il sistema planetario più vicino al nostro ospiti una civiltà tecnologica? Al momento, nemmeno un euro. Ma sarei felice di sbagliarmi!", conclude  Balbi.

Sebbene non sia abbastanza luminosa per essere vista ad occhio nudo, Proxima Centauri negli ultimi anni è stata oggetto di un intenso studio da parte degli astronomi. Stando alle ultime scoperte, la stella ha almeno due pianeti che le orbitano attorno. Uno è un gigante gassoso e l'altro, chiamato Proxima b, è un pianeta roccioso circa il 17% più massiccio della Terra, che si trova nella cosiddetta “zona abitabile”.

Tuttavia, come precisa la fonte, "questo non significa che l'acqua sia presente su Proxima b. Nonostante la sua posizione apparentemente accogliente, il pianeta potrebbe essere ostile alla vita".

Da:

https://tg24.sky.it/scienze/2020/12/21/segnale-radio-proxima-centauri

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sabato 19 dicembre 2020

AYAHUASCA: MISTERI E...PROPRIETA' DI UNO STRAORDIANARIO ELISIR

 


Uno studio mette in evidenza, tra le altre proprietà, che l’ ayahuasca degli antichi indigeni dell’Amazzonia, sia anche in grado di stimolare la formazione dei neuroni…

L’ayahuasca è un infuso a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto psicotropo, oltre che purgante. Il suo utilizzo, risale a diverse forme di sciamanismo amazzonico praticate nei territori a cavallo di Perù, Colombia, Ecuador, Brasile, Bolivia e Venezuela. Oggi alcuni ricercatori hanno dimostrato che questo potente allucinogeno possiede la straordinaria capacità di favorire la formazione dei neuroni e delle altre tipologie di cellule cerebrali.

A dimostrare queste proprietà dell’ ayahuasca è uno studio pubblicato sulle pagine dell’ autorevole rivista Translational Psychiatry. Lo studio in questione è paternità di un team di ricercatori dell’Universidad Complutense de Madrid e del CIBERNED. Nello specifico, gli scienziati hanno condotto degli esperimenti  durante i quali hanno scoperto le proprietà incredibili di questa pianta. Quest’ultima, infatti, oltre ad agevolare la formazione di cellule neurali come gli astrociti e gli oligodendrociti, attiva la zona subgranulare del giro dentato dell’ippocampo. Ciò, garantisce la modulazione della plasticità cerebrale.

Gli esperimenti, condotti per quattro anni, hanno previsto sia studi in vitro che studi in vivo sui topi. Proprio questi animali, dopo aver assunto ayahuasca, mostravano una migliore capacità cognitiva ottenendo punteggi migliori nei test di memoria. Il tè ayahuasca, in realtà, è il risultato della mescolanza di due piante diverse endemiche dell’Amazzonia: la Banisteriopsis caapi e la Psychotria viridis. Un particolare componente naturale presente nell’ayahuasca, la dimetiltriptamina (DMT), sarebbe il vero responsabile degli effetti neuronali benefici. Tale sostanza, infatti, riuscirebbe a legarsi ad un recettore serotoninergico di tipo 2A, amplificando anche l’effetto allucinogeno. Durante gli esperimenti, per poter saggiare gli effetti sul cervello della DMT, i ricercatori hanno modificato il recettore in modo che non avesse effetti allucinogeni.

FONTE:Translational Psychiatry

DA:

https://www.tecnoapple.it/2020/11/19/te-ayahuasca-un-allucinogeno-in-grado-di-stimolare-la-formazione-dei-neuroni-29926

PRECISAZIONI SU AYAHUASCA E DMT DA WIKIPEDIA:


Nel suo celebre studio del 2001, Rick Strassman ha riconsiderato questo privilegio della DMT, assieme al suo carattere endogeno, suggerendo che la sua presenza nel corpo umano assolva una funzione specifica: la DMT sarebbe la «molecola spirituale», la base biologica delle esperienze spirituali che talvolta accadono spontaneamente nella vita di un essere umano, come quelle descritte dai mistici di ogni epoca, e che appaiono straordinariamente affini agli stati psichedelici che la somministrazione per via endovenosa di DMT è in grado di indurre. Tale meccanismo sarebbe localizzato nella ghiandola pineale, «the most reasonable place for DMT formation to occur», considerata già da Cartesio come la sede dell'anima, il luogo ove si incontrano e comunicano res cogitans e res extensa, il fisico e lo spirituale. Strassman nota innanzitutto come la ghiandola pineale sia chimicamente in grado di produrre DMT dal momento che possiede i più alti livelli di serotonina di tutto il corpo umano, la capacità di convertire la serotonina in triptamina, ed un'altissima concentrazione di enzimi altamente specializzati, detti metiltransferasi, i soli in grado di convertire serotonina, melatonina e triptamina in composti psichedelici. In secondo luogo, la pineale possiede anche una specie di "sistema di sicurezza" anti-DMT, cioè un alto livello di una particolare proteina a sua volta in grado di ostacolare l'attività degli enzimi che formano la DMT, e proteggere così l'organismo da un'eccessiva produzione del composto psichedelico in condizioni normali e ordinarie.

La DMT in genere è rapidamente inattivata dagli enzimi endogeni monoamino ossidasi (MAO); gli alcaloidi armalinici invece sono degli inibitori della MAO e quindi evitando la rapida degradazione della DMT ne potenziano gli effetti. Sono strutturalmente simili alla serotonina, agiscono bloccandone i recettori, e mostrano attività incrociata con LSD e psilocibina.

Proprietà

La particolarità dell'ayahuasca consiste nel fatto che, grazie agli inibitori della Banisteriopsis, la dimetiltriptamina resta in circolo nel corpo per un tempo decisamente maggiore rispetto all'assunzione dei vapori. L'effetto della DMT dura circa 10-15 minuti se fumata, mentre ingerita sotto forma di bevanda la DMT rimane in circolo per 2, anche 3 ore, rendendo l'esperienza decisamente più mistica e impegnativa. L'ayahuasca non è un narcotico, infatti il suo componente principale è la DMT, medesima sostanza prodotta nel cervello umano dalla ghiandola pineale ogni notte, durante la fase REM del sonno, dalla nascita fino a 24 ore dopo il decesso. Terence McKenna sostenne che la dimetiltriptamina non fosse una molecola pericolosa per la salute, a meno che uno non muoia dallo stupore. Effettivamente, non ci sono ad oggi prove di danni fisici causati da questa sostanza, ma è possibile che un utilizzo continuato possa indurre psicosi e altre disfunzioni difficilmente prevedibili, data la sua bassa diffusione.

Storia

Negli altopiani delle Ande sono stati trovati residui di β– carboline e DMT in una borsa di oggetti rituali di un migliaio di anni fa. La prima volta che gli europei sono stati testimoni dell'uso dell'ayahuasca fu nel XVI secolo.

Uso terapeutico

Numerosi studi attualmente riportano che l'ayahuasca è un valido supporto al trattamento delle dipendenze da sostanza nella riduzione dei sintomi, nel miglioramento della condizione generale e nella cessazione d'utilizzo della sostanza d'abuso Nel 2014 tredici terapisti operanti nel settore delle dipendenze da sostanza accettarono assieme ai loro pazienti di partecipare a un esperimento in cui si supportava la terapia con l'ayahuasca, lo studio riporta miglioramenti della condizione di tutti i pazienti. Uno studio psichiatrico del 2018 su 1947 persone membri della Uniao do Vegetal ha constatato una riduzione nel consumo di alcol e tabacco da parte dei membri da quando hanno preso parte alle cerimonie. Un altro studio sui membri del Santo Daime ha riportato una riduzione dei sintomi dei disturbi d'ansia a seguito del periodo d'assunzione dell'infuso. Nel 2018 quaranta persone con dipendenza da crack hanno assunto ayahuasca nel corso di uno studio scientifico riportando una riduzione dei sintomi e generali miglioramenti a seguito della terapia. In uno studio condotto all'interno di un gruppo di praticanti della chiesa brasiliana União do Vegetal l'ayahuasca si è mostrata efficace nel trattamento dell'alcolismo e della dipendenza indotta dall'abuso di sostanze stupefacenti. Inoltre è stato suggerito che l'ayahuasca possa essere utile per il trattamento dei disturbi mentali nei quali si sospetta un deficit del metabolismo della serotonina, quali depressione, autismo, schizofrenia, sindrome da deficit di attenzione e iperattività. L'armina possiede proprietà anti-parassitarie che potrebbero farne ipotizzare l'uso nella profilassi della malaria e di varie altre parassitosi.


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lunedì 14 dicembre 2020

OSSIGENO: ELISIR DI ETERNA GIOVINEZZA?

 

"Andiamo indietro nel tempo", così un team di ricercatori israeliani combatte l'invecchiamento

                                                        credit: Shamir Medical Center

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Aging, sessioni di ossigenazione iperbarica riducono il numero di cellule senescenti, ossia "anziane", legate anche all'insorgere di malattie come il cancro o l'Alzheimer

"Stiamo andando indietro con il tempo": a qualcuno potrebbe suonare come un'affermazione reazionaria. Non quando si tratta dei nostri meccanismi biologici. È così che il professor Shai Efrati dell'Università di Tel Aviv ha sintetizzato il risultato senza precedenti della sua ricerca: la possibilità di invertire il processo di invecchiamento biologico dell'essere umano, utilizzando solamente l'ossigeno. Nello studio pubblicato a novembre sulla rivista Aging, condotto da Efrati, neuroscienziato, insieme al dott. Amir Hadanny dello Shamir Medical Center, ospedale nel centro d'Israele, viene dimostrato come sessioni di ossigenazione iperbarica abbiano portato a due risultati senza precedenti negli esseri umani finora: l'allungamento dei telomeri (la parte terminale dei cromosomi che contengono il nostro materiale genetico) e la riduzione di cellule senescenti, ovvero quelle cellule "vecchie" che nel tempo perdono la loro funzione fisiologica.

Man mano che gli esseri umani invecchiano, i telomeri si accorciano e si accumulano cellule senescenti, fenomeni che si reputa siano anche legati al rischio di sviluppare malattie come il cancro o l'Alzheimer. I ricercatori israeliani hanno dimostrato che il trattamento con ossigeno puro all'interno di una camera iperbarica può fermare o addirittura invertire questi processi di invecchiamento nel nostro organismo.

La ricerca ha coinvolto 35 volontari sani di età sopra i 64 anni che sono stati esposti a 60 sessioni iperbariche di un'ora e mezza l'una, cinque volte a settimana, per tre mesi. I risultati hanno indicato che i trattamenti hanno effettivamente invertito il processo di invecchiamento in due dei suoi principali aspetti: i telomeri non solo non si sono accorciati, ma si sono addirittura allungati tra il 20% e il 38% a seconda dei diversi tipi di cellule. Inoltre, la percentuale di cellule senescenti è risultata ridotta in modo significativo, tra l'11% e il 37% a seconda del tipo di tessuto. Si tratta della prima volta in cui risultati del genere vengono osservati sugli esseri umani.

Spiega il dottor Hadanny che studi precedenti hanno dimostrato che una corretta alimentazione ed esercizio fisico costante possono contribuire a preservare la lunghezza dei telomeri, ma finora non era mai stato trovato alcun modo per allungarli. "Oggi l'allungamento dei telomeri è considerato il 'Sacro Graal' della biologia dell'anti-aging", ha affermato il Prof. Efrati. "Per questo, i ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di sviluppare interventi farmacologici che vadano verso questa direzione. Il nostro protocollo Hbot (acronimo di Hyperbaric Oxygen Therapy, ndr) è stato in grado di raggiungere questo obiettivo, dimostrando che il processo di invecchiamento può essere invertito a livello cellulare-molecolare".

In passato, le ricerche del team di Efrati e Hadanny sui risultati della terapia iperbarica - ovvero esposizione all'ossigeno ad alta pressione, a varie concentrazioni all'interno di una camera iperbarica - avevano già dimostrato il miglioramento delle funzioni cerebrali danneggiate da età, ictus o lesioni cerebrali. I risultati dell'ultima ricerca potrebbero avere ripercussioni pratiche sul miglioramento della concentrazione, sulla velocità di elaborazione delle informazioni e delle reazioni, che sono tra i primi sintomi dell'invecchiamento riportati dalle persone sopra i 60 anni. Secondo lo studio, i risultati ottenuti equivalgono, a livello delle cellule del sangue, a un "salto nel tempo" di ben 25 anni indietro.

DA:

https://www.repubblica.it/esteri/2020/11/22/news/israele_ricerca_contro_invecchiamento_cellulare-275360515/

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giovedì 10 dicembre 2020

LA RADIAZIONE COSMICA DI FONDO E... I MESSAGGI NASCOSTI

 

                                              Credito: ParallelVision, Pixabay, 5651984

Un astrofisico dell’Osservatorio Sonneberg in Germania che lavora anche nell’ambito dell’iniziativa Breakthrough Listen, ha tentato di trovare le tracce, nella radiazione cosmica di fondo, di un eventuale creatore dell’universo ma, nello studio presentato per ora solo su arXiv, dichiara di non aver trovato alcuna traccia che possa essere riconducibile ad una entità intelligente. Tutto è nato nel 2005, come spiega Science alert, quando due fisici proposero che, se l’universo fosse stato davvero creato da un’entità intelligente, forse si potrebbero intercettare le sue tracce nella radiazione di fondo dell’universo, tracce diffusesi nel cosmo insieme alla luce quando fu “liberata” per la prima volta.

Che cos’è la radiazione cosmica di fondo

La radiazione cosmica a microonde è considerata come una “reliquia” dell’universo primordiale: è sostanzialmente una radiazione elettromagnetica omogenea, che si dirama praticamente in ogni direzione del nostro universo, e il cui picco di emissione è intercettabile nel campo delle microonde. È considerata la traccia della prima luce rilevabile nell’universo, traccia rilevabile ancora oggi. Fu scoperta ha casualmente nel 1964 e la sua scoperta è considerata come una delle prove più schiaccianti della teoria del big bang.

Studio del 2006: potrebbe esserci un messaggio binario

Secondo i due fisici Anthony Zee dell’Università della California e Stephen Hsu dell’Università dell’Oregon, autori del lavoro del 2006, nelle variazioni di temperatura della radiazione di fondo potrebbe essere presente una sorta di messaggio binario codificato.

L’esistenza di un messaggio del genere sarebbe la prova dell’esistenza di un essere superiore al cosmo stesso, probabilmente creatore dell’intero universo. Vorrebbe, inoltre dire, che l’universo stesso sarebbe stato creato intenzionalmente.

Tale messaggio codificato delle variazioni di temperatura di questa debole radiazione onnipresente sarebbe identico per tutti gli osservatori dell’intero universo e per tutto il tempo di esistenza dello stesso, secondo i due ricercatori.

Nuovo studio: due obiezioni iniziali

Ora l’astrofisico Michael Hippke ha tentato proprio di trovare questo codice nascosto ma ha rilevato subito dei problemi. Innanzitutto la radiazione di fondo si sta raffreddando: iniziò a propagarsi con una temperatura di 3000° kelvin, oggi ha una temperatura di 2,7° kelvin. Ciò significa che tra qualche miliardo di anni (molti miliardi, circa 10 duodecilioni di anni, ossia 1040 anni, secondo Hippke) questa stessa radiazione praticamente non sarà più rilevabile. Inoltre è improbabile che questa radiazione di fondo appaia sempre allo stesso modo a osservatori diversi in luoghi diversi dell’universo. Ad esempio noi, dalla Terra, non possiamo analizzare del tutto questa intera reazione perché la via Lattea crea notevoli disturbi.

Fluttuazioni di temperatura trasformate in bit

Anche soprassedendo a questi fattori chiave, il ricercatore ha comunque analizzato le fluttuazioni di temperatura della radiazione cosmica di fondo trasformandole in flussi di bit. In pratica ha assegnato un “1” ai residui di temperatura positivi e uno “0” a quelli negativi. Ne è risultata una sequenza di “0” e di “1”, una di quelle sequenze che nell’informatica possono indicare, ad esempio, un testo o un’immagine oppure semplicemente nulla. Alla fine non trovava alcun messaggio significativo (anche intercambiando gli “0” con gli “1”) concludendo che non esiste un messaggio codificato sotto forma di bit nella radiazione cosmica di fondo.

 

Risultati non indicano che non esiste un creatore

Ciò non vuol dire che non esista un creatore, cosa difficilmente dimostrabile, e neanche che non esista un messaggio in questa radiazione in quanto potremmo ancora non riuscire a capirlo. E questi risultati non intaccano neanche la teoria secondo la quale viviamo in una simulazione, come spiega Hippke nelle conclusioni dello studio.

In ogni caso la radiazione cosmica di fondo resta una delle tracce più incredibili che abbiamo trovato dell’universo primordiale e probabilmente molte altre cose avrà da raccontarci in futuro.

DA:

https://notiziescientifiche.it/scienziato-cerca-prove-di-un-creatore-nella-radiazione-cosmica-di-fondo-ecco-cosa-ha-trovato/

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sabato 5 dicembre 2020

I MISTERI DEL MOTO PERPETUO: UTOPIA...OPPURE...

 


Alla ricerca del moto perpetuo: il Santo Graal per molti studiosi

Sin dai tempi antichi l’uomo subisce l’attrazione del moto perpetuo. Una macchina in grado di funzionare perfettamente, senza una fonte energetica, cambierebbe tutto. Ma è davvero possibile realizzare una macchina di questo genere? Secondo le leggi su cui si fonda la nostra realtà, no.

La realizzazione della macchina a moto perpetuo ha attirato la curiosità di molti studiosi, diventando un vero e proprio rompicapo. La tenacia e la creatività sono i motori principali che hanno spinto l’uomo a tentare di realizzare una macchina di questo tipo, nonostante i vari fallimenti ottenuti nel corso dei secoli. Infatti, le varie macchine costruite in grado di soddisfare le condizioni del moto perpetuo hanno determinato risultati fallimentari, seppur importanti, dimostrando che tale moto è soltanto un concetto puramente ideale e tale rimarrà. Uno degli esempi più lampanti è sicuramente Leonardo Da Vinci, che nel tentativo di progettare e costruire una macchina del genere, ne dimostrò l’impossibilità. Il genio del Da Vinci, infatti, concluse che è impossibile che il moto perpetuo possa esistere in natura, anticipando di quasi tre secoli la dimostrazione del principio data dagli studi sulla termodinamica di James Clerk Maxwell.

 

                                     Appunti e disegni di Leonardo da Vinci Credits: istock

 È chiaro il fatto che mantenere un oggetto in un movimento infinito è un concetto puramente astratto, in quanto esiste un fattore essenziale che determina la dissipazione di quell’energia che permette all’oggetto di muoversi, ovvero l’attrito. Dal punto di vista dell’affascinante mondo della termodinamica, a cui il moto perpetuo è strettamente legato, viene suddiviso in due tipologie: il moto perpetuo di prima e seconda specie che a loro volta sono legati al primo e al secondo principio della termodinamica.

Il moto perpetuo di prima specie:

Il moto perpetuo di prima specie implica la violazione del primo principio della termodinamica, che afferma che l’energia non può essere né creata né distrutta, e, in quanto tale, la somma della quantità di calore ceduta a un sistema e del lavoro eseguito deve corrispondere ad un aumento dell’energia interna del sistema stesso. In breve, si dovrebbe realizzare una macchina in grado di produrre una quantità di energia superiore a quella consumata, in modo tale da autoalimentarsi. Macchine che potrebbero funzionare mediante questa modalità, dovrebbero usare magneti come fonti di energia, ma, seppur siano in grado di mantenere un certo moto per tempi lunghi, sono comunque destinate a fermarsi perché non possono in alcun modo estrarre energia gratuita.


      Progettazione ad opera di Leonardo da Vinci della ruota a moto perpetuo Credits: Artslife

Il moto perpetuo di seconda specie

Il moto perpetuo di seconda specie, invece, implica la violazione del secondo principio della termodinamica la quale si fonda su due enunciati: è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di assorbire calore da un’unica sorgente e di trasformarla completamento in lavoro (Lord Kelvin); è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di far passare calore da un corpo freddo a uno caldo (R. Clausius). Entrambi gli enunciati negano la possibilità di realizzare una macchina a moto perpetuo, in quanto un sistema di questo genere implicherebbe il trasferimento di energia da un corpo freddo a un corpo caldo senza spendere lavoro. Una macchina avrebbe quindi un rendimento pari al 100%, considerato che dovrebbe convertire completamente l’energia termica, estratta da una determinata sorgente, in energia meccanica.

In conclusione

La ricerca di un moto perpetuo va sicuramente contro a uno dei due principi della termodinamica, e ciò dovrebbe già bastarci per affermare non possa esistere concretamente. Nulla nega però che le ricerche svolte dagli studiosi e dai costruttori siano stati fondamentali per giungere a tale conclusione. E se uno fra questi studiosi fosse riuscito in quest’ardua missione, avrebbe senza alcun dubbio cambiato molti aspetti della fisica classica e sicuramente la vita dell’uomo.


MA GLI STUDI SULLA ZPE (ENERGIA DEL PUNTO ZERO) A CHE PUNTO SONO?

FORSE E' PROPRIO IN QUESTA DIREZIONE CHE DOVREMMO CONCENTRARE GLI SFORZI PER UN VERO SALTO EVOLUTIVO. (NDR  M.L.R.)

DA:

https://sciencecue.it/ricerca-moto-perpetuo-da-vinci/23170/

https://www.needforscience.com/physics/vacuum-energy-special-case-of-zero-point-energy/


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