IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

giovedì 9 gennaio 2020

IL MISTERO DELL'UOMO VITRUVIANO DI LEONARDO



Per gli esperti del settore non siamo appena davanti a una vaga teoria ma una vera e propria scoperta rivoluzionaria. Tale sarebbe l’intuizione dello storico dell’arte Roberto Concas, già direttore della Pinacoteca nazionale di Cagliari. Nulla o quasi dell’Uomo Vitruviano del 1490 di Leonardo da Vinci sarebbe quello che appare. Questa l’intuizione di Concas, maturata dopo tre decenni di riflessione e quasi un decennio di ricerche. La scoperta rivela la presenza di un algoritmo, una sequenza di operazioni aritmetiche, due divisioni e una sottrazione, che permetteva di trovare, nei retabli pittorici e nei trittici, le misure delle tavole centrali e laterali.
Non è tutto qui. L’intuizione dell’esistenza dell’algoritmo ha spianato la strada verso la scoperta di un linguaggio crittografato nel celebre disegno di Leonardo Da Vinci e forse l’approccio apodittico alla “Divina Proporzione” che il frate matematico Luca Pacioli definiva come “scienza segretissima”. Ma cosa ha innescato l’analisi di Concas, tanto da farne presumibilmente una rivoluzione copernicana nella storia dell’arte?
L’input è stato il numero di errori storicamente attribuito al celeberrimo disegno di Leonardo. Tanti particolari, infatti, all’apparenza danno un senso di profonda incongruenza: la figura umana leggermente diversa nelle misure tra la parte destra e quella sinistra, il cerchio non perfetto, il quadrato con i lati verticali leggermente inclinati verso l’esterno, la curiosa disposizione delle doppie gambe dritte. Non è mancato chi, forse ingenuamente, ne ha letto un cattivo controllo del tratto grafico del genio toscano, e d’altra parte ora non manca chi sente di poterlo escludere a priori a favore della ben più verosimile tesi dell’inganno beffardo incompreso per 500 anni.
L’opera, spiega Concas, rappresenta due uomini in due diverse età della vita, forse tre, ed è l’immagine speculare che ne restituisce la verità grafica. Ma cui prodest questo misterioso piano? Leonardo prese a disegnare un homo a circulum, un soggetto affatto inedito, che altri avevano studiato prima di lui, come l’Alberti, ma vi nasconde un significato ben preciso nell’assoluta certezza che in pochi all’epoca sarebbero stati in grado di decodificarne il messaggio precluso alla vista, del tutto funzionale, se non indispensabile, alla vita di un artista.
Perché, dunque, dare forma in maniera criptata a una formula aritmetica? La conclusione di Concas è che la conoscenza di tale formula aritmetica e geometrica era conditio sine qua non le botteghe non avrebbero potuto operare in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa, almeno dal IV al XVIII secolo. La regola, usata da architetti, artisti, letterati e poeti, è stata impiegata anche per la Pietà di Michelangelo e nella Gioconda. Per Concas “l’algoritmo dal quarto secolo, quando la religione cristiana diventa religione di Stato, fino al diciottesimo, serviva a diffondere e difendere le corporazioni. Per essere riconoscibili e certificarsi. Non bastava disegnare una Madonna, andava fatto secondo regole segrete”.Nella primavera 2020 il Polo museale di Cagliari organizzerà una mostra in cui, dati alla mano, lo studioso curatore evidenzierà il segreto calcolo matematico emerso da numerose opere rinascimentali e di epoca più tarda.

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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs







sabato 4 gennaio 2020

IL MITO DELLA "GRANDE MADRE"



Una Venere di 23 mila anni fa! 

Grandissima scoperta ad Amiens, nel rione di Renancourt. L’equipe di archeologi capeggiata da Clément Paris ha scoperto una Venere di 23.000 anni fa 4 metri sottoterra. La missione archeologica condotta dall’Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (INRAP) era iniziata nel lontano 2014, mentre il sito era stato scoperto nel 2011, a pochi passi da una zona commerciale. Da allora sono stati ritrovati molti reperti archeologici risalenti all’epoca del Paleolitico Superiore (35.000 – 15.000 anni fa), delle vere piccole opere d’arte.Si contano 15 statuette dello stesso soggetto, le Venus. La statuetta in questione, la Venere di Renancourt, è alta 4 cm, scolpita in gesso ed è stata ritrovata eccezionalmente in ottime condizioni. Costituisce una rara testimonianza dell’arte gravettiana, sviluppatasi in Europa tra 28.000 e 22.000 a.C., caratteristica dei cacciatori-raccoglitori.


Le “Veneri paleolitiche” sono state ritrovate in Europa, dalle coste atlantiche fino alla Siberia. Queste dame preistoriche sono tutte diverse, non esiste un codice figurativo condiviso, perché ogni pezzo rispecchia la cultura e le credenze del popolo che l’ha prodotta. Solitamente misurano dai 2-3 cm ai 14,4 della Venere di Lespugue, rinvenuta in Francia, nella Grotta des Rideaux. Nonostante le piccole dimensioni le statuette presentano tratti femminili tanto accentuati da suggerire la loro identificazioni come idoletti della fecondità, forse legato al pantheon della popolazione e a una sorta di rituale mistico-religioso. La Venere di Renancourt era stata trovata a luglio, ma il team di archeologi ha taciuto la scoperta fino a mercoledì 4 dicembre. “Gli archeologi”,conclude l’INRAP, “ipotizzano la presenza di un atelier specializzato in questo tipo di produzione: le sculture sono state infatti rinvenute assieme a migliaia di frammenti di gesso, dei quali alcuni sembrano essere scarti di produzione. La funzione e il significato di queste figurazioni paleolitiche rimangono in discussione”.

                                                             Venere di Willendorf 

La statuetta era in buone condizioni nell’habitat in cui è stato trovata, insieme ad altri resti “perfettamente conservati” dal limo, 4 metri sotto il terreno attuale. “Fino ad ora, c’erano pochi siti nel nord della Francia che potevano essere collegati a questo periodo“, ha detto Clément Paris. In pochi anni, La Francia ha raddoppiato il numero di statuette, che ora sono trenta a dispetto delle cento in tutta Europa; l’ultima era stata scoperta nel 1959 a Tursac, in Dordogna. La petite statuette paléolithique, con i suoi attributi femminili (glutei, cosce, seno) prominenti, il viso privo di connotati incorniciato da un cappello con fini incisioni quadrettate, fa eco ad altri due esemplari: la Venere con cappuccio di Brassempouy, ritrovata a Landes, in Francia sudoccidentale, e la Venere Willendorf dell’Austria (vedi immagine sopra), con cui condivide canoni estetici simili. Dominique Garcia, Presidente di Inrap afferma lapidariamente che questo è il tipo di scoperta che si troverà, nel breve  futuro, nei libri di testo “.

da:
https://va.news-republic.com/a/6767443919429960197?app_id=1239&c=sys&gid=6767443919429960197&impr_id=6768046130129193221&language=it&region=it&user_id=6699498745832932357

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