IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

lunedì 11 ottobre 2010

LE MINIERE DI RE SALOMONE


10 Ottobre 2010
da: AGI News On

EQUIPE ITALIANA SCOPRE LE MINIERE DI RE SALOMONE

Le ricchissime miniere di re Salomone, da cui proveniva l'oro portato in dono dalla regina di Saba, sono state localizzate in Etiopia da due archeologi italiani, Alfredo e Angelo Castiglioni, i quali le hanno documentate con un filmato presentato oggi all'ultima giornata della XXI Rassegna internazionale del Cinema Archeologico, a Rovereto.

"Abbiamo compiuto cinque missioni, tra il 2004 e il 2008, per cercare le antiche zone di estrazione" dell'oro di re Salomone, raccontano i due gemelli varesini che hanno dedicato la vita alle ricerche di archeologia, soprattutto in Africa, "Una zona aurifera fu probabilmente rivelata al sovrano ebraico dalla regina di Saba, quando si reco' a Gerusalemme portando in dono 120 talenti d'oro", come si legge sulla Bibbia. Il Libro dei Re racconta che "la quantita' d'oro che affluiva ogni anno nelle casse di Salomone era di 666 talenti": una ricchezza immensa, sottolineano i Castiglioni, poiche' un talento corrispondeva a poco meno di 30 chilogrammi d'oro.

Pur evitando di esprimere certezze assolute, i due archeologi italiani pensano di avere individuato le mitiche miniere sulle montagne dell'Etiopia sud-occidentale, nel Paese di Beni Shangul, lungo l'itinerario forse percorso dalla regina di Saba nel suo viaggio verso Gerusalemme.

"Le nostre prime tre missioni nel Beni Shangul - raccontano i Castiglioni - fruttarono la scoperta di enormi zone aurifere, sfruttate nell'antichita'; ancora oggi vi si lavora con gli stessi metodi e utensili di allora, e alcune profonde gallerie sono tutt'ora chiamate dalla gente locale 'le antiche miniere di re Salomone'". Un'altra regione aurifera, anch'essa probabile fornitrice di oro al re di Israele, si trova nell'Etiopia sud-orientale, sui monti dell'etnia Guji: i due gemelli archeologi l'hanno esplorata nel 2007-2008.

E' improbabile, commentano Alfredo e Angelo Castiglioni, che la missione a Gerusalemme della sovrana avesse la motivazione citata dalla Bibbia: "La regina, sentita la fama del re, venne a mettere alla prova la sua sapienza". Piu' verosimilmente si tratto' di una missione commerciale, intesa a scambiare oro con rame (nelle Storie di Erodoto si legge che "il rame presso gli Etiopi e' il metallo piu' raro e pregiato di tutti", sicuramente piu' dell'oro, tanto che in Etiopia i prigionieri sono "incatenati con ceppi d'oro"). In Israele, per contro, erano sfruttate a nord di Eilat miniere di rame, che ancora oggi vengono chiamate "miniere di Salomone".

I Castiglioni, che insieme ad altri studiosi non concordano con quanti localizzano il regno di Saba in Yemen, ipotizzano che la biblica regina di Saba fosse un'antenata delle Candaci, le fortissime sovrane-guerriere del regno di Kush (corrispondente all'odierna Nubia sudanese, l'Etiopia dell'antichita'), il paese della dinastia dei Faraoni neri. Oltre a combattere al fianco dei loro uomini, le Candaci pare fossero in grado di effettuare anche lunghe e importanti missioni commerciali.

La prossima missione, annunciata alla rassegna roveretana dai fratelli Castiglioni, sara' lo scavo archeologico del porto di Adulis, in Eritrea, che proseguira' il lavoro iniziato dall'archeologo italiano Paribeni, ai primi del secolo scorso.

Si tratta del porto che in antico collegava i traffici marittimi fra l'Oriente e il Mediterraneo: la missione dei due archeologi italiani, che partira' a gennaio 2011 in collaborazione con l'Universita' Orientale di Napoli, punta a verificare l'ipotesi che la costa eritrea fosse la Terra di Punt, dalla quale Hatshepsut (il faraone donna della storia egizia, della XVIII dinastia) porto' a corte, a Tebe, merci rarissime e preziose, tra cui piante di incenso che avevano un valore sacro.

sabato 2 ottobre 2010

ECCO COME SONO STATE PROGETTATE E COSTRUITE LE PIRAMIDI: NUOVA INTERESSANTE TEORIA !


29 Settembre 2010
Ole J. Bryn - Liutprand.it

PIRAMIDI EGIZIE Un ricercatore norvegese risolve i segreti di costruzione.

Gli scienziati da tutto il mondo hanno cercato di capire come gli Egiziani abbiano eretto le loro gigantesche piramidi . Ora un architetto, ricercatore presso l'Università norvegese della scienza e della tecnologia (NTNU), dice di aver trovato la risposta a questo antico interrogativo, sinora irrisolto.

I ricercatori sono stati così preoccupati dal peso delle pietre che hanno teso a trascurare due importanti problemi: come hanno fatto gli egiziani a sapere esattamente dove posare i blocchi, estremamente pesanti? E come è stato in grado l'architetto principale di comunicare piani e progetti particolareggiati, di alta precisione, ad una forza lavoro di 10.000 uomini analfabeti?

Una struttura di sette milioni di tonnellate:
Questi sono stati tra gli interrogativi che si è posto Ole J. Bryn, un architetto e professore associato presso la Facoltà di Architettura e Belle Arti della NTNU, quando si è dedicato all'esame della Grande Piramide di Khufu (Cheope) di Giza, che è composta di 2, 3 milioni di blocchi di calcare, per un peso di circa 7 milioni di tonnellate. Con i suoi 146, 6 metri di altezza, essa ha detenuto il record della struttura più alta mai costruita per quasi 4000 anni.

Bryn ha scoperto una cosa piuttosto semplice. Egli ritiene che gli egizi avessero inventato la griglia caratteristica di progettazione come si usa per un moderno edificio, separando il sistema di misurazione della struttura dalla forma dell'edificio stesso, e introducendo in tal modo la tolleranza, come viene chiamata oggi nelle professioni dell'ingegnere e dell'architetto.

La chiave è il punto di vertice:
Bryn ha studiato gli schemi delle trenta più antiche piramidi egiziane, e ha scoperto un sistema di precisione che ha reso possibile agli Egizi l'identificazione precisa nello spazio della posizione dell'ultimo punto, il vertice più alto, con un grado impressionante di precisione. Dallo studio dello schema della piramide, è possibile predisporre la documentazione di un progetto in modo moderno, non solo per una, ma per tutte le piramidi di ogni dato periodo.

Basta che l'architetto conosca le dimensioni principali di una piramide, e può proiettare l'edificio come farebbe con un edificio moderno, ma seguendo i metodi costruttivi e le misure noti nell'antico Egitto, dice Bryn.

In un articolo scientifico pubblicato in maggio 2010 nel Nordic Journal of Architectural Research, Bryn discute aspetti che possono spiegare la costruzione di molte delle piramidi egiziane con l'uso della griglia di costruzione, e non tratta della costruzione fisica in se stessa, come punto di partenza per le sue analisi.Una nuova mappa progettuale

Se i principi alla base dei disegni presentati da Bryn sono corretti, allora gli archeologi avranno a disposizione una nuova "mappa progettuale", che dimostra con chiarezza che le piramidi non sono un "mucchio di pietre pesanti, posto a formare strutture sconosciuto" ma, piuttosto, strutture incredibilmente precise.

I risultati ottenuti da Ole J. Bryn saranno presentati e spiegati nell'esposizione Il Punto di Vertice a Trondheim dal 13 settembre al 1 ottobre. La mostra è parte ufficiale del programma per celebrare il centenario (1910-2010) dell'Università norvegese di Scienza e Tecnologia.

L'autore:

Ole J. Bryn è un ex professionista, architetto, e occupa attualmente un posto di Professore Associato presso la Facoltà di Architettura e Belle Arti all'Università norvegese della scienza e della tecnologia (NTNU) di Trondheim, Norvegia.

Lo sviluppo delle teorie di Bryn sulle griglie geometriche usate nelle piramidi egiziane ha beneficiato della collaborazione del Dr. Michel Barsoum, Preside e Professore Distinto presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria della Drexel University di Philadelphia.

Articolo segnalato dall'amico Cristian Vitali (Centro Studi Fortiani).

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/09/100924084615.htm