IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

lunedì 27 aprile 2009

YEMEN: ultimo custode dell'ARCA Biblica ?













Un archeologo israeliano sostiene che cinque righe, scritte su un coccio di terracotta, potrebbero essere il più antico esempio di scrittura ebraica mai scoperto. Il frammento è stato trovato da un adolescente, che scavava come volontario, circa 20 km a sud–ovest di Gerusalemme. Esso contiene segni ritenuti di un antico alfabeto, chiamato proto–cananeo o Prima Lingua.

Esperti della Hebrew University hanno detto che è stato scritto 3000 anni fa – circa 1000 anni prima dei rotoli di Qumran. L'epoca corrisponde grosso modo al momento del primo tempio, dominato dalle figure bibliche di Davide e Salomone, e pre–daterebbe lo stesso alfabeto, usato anche dalla Regina di Saba (presumibilmente sposata a Salomone), in quello che ora si chiama Yemen. Gli scritti trovati nello Yemen in questo stesso alfabeto e le loro traduzioni in ebraico antico indicavano il nascondiglio dell'Arca di Mosé in un sito vicino a Mareb (Ma'rib, nell'antico regno di Saba). Gli scienziati sono cauti e dicono che occorrono ulteriori studi per capire.

L'uso di questa lingua, all'inizio della storia dell'ebraico, spiegherebbe il motivo per cui la stessa era utilizzata anche nell'antico regno di Saba. Nella Bibbia e nel Kebra Nagast Etiope, è scritto che la regina di Saba si fosse recata a visitare Re Salomone, che si fossero sposati e avessero avuto un figlio, Menelik. Ulteriori ricerche condotte da Gary Vey e John McGovern hanno portato alla recente scoperta del palazzo della regina, nel Mareb, Yemen, con iscrizioni nello stesso alfabeto, che descrivono il trasferimento della famosa Arca dell'Alleanza a quel sito da parte del figlio di Salomone, in seguito alla distruzione di Gerusalemme. Entrambi Vey e McGovern credono che sino ad oggi l'Arca sia rimasta nello Yemen.

Il sito archeologico si trova in Mareb, Yemen, in quella che è conosciuta come la "zona vuota". Si tratta di un territorio asciutto e desolato, con dune di sabbia e chilometri di deserto. Quando il vento sposta le dune, talvolta appaiono ai beduini momentanei scorci di mura e fondazioni sepolte, subito nuovamente coperti dal tempo e da altra sabbia. Le voci che parlavano dell'esistenza di un gran muro hanno portato gli archeologi a scoprire un enorme complesso, che si è rivelato il più segreto e misterioso sito del Medio Oriente. Un gran muro in pietra alto circa 20 metri, con 5 metri di spessore, forma un ovale che protegge un ampio cortile che deve ancora essere scavato. Sul muro c'è una miriade di simboli che non si sa (ancora) come tradurre.

Nel 2001 un gruppo dell'Università di Calgary ha preso per breve tempo il controllo del sito e ha ripulito il muro dalla sabbia, rivelando l'intera iscrizione. Fotografie del muro sono arrivate in America, dove Gary Vey, editore di viewzone.com, aveva lavorato con lo stesso alfabeto per pochi anni e ne aveva con successo tradotto altri esempi, che si trovano curiosamente in Colorado e nel deserto del Negev israeliano, utilizzando un vecchio dialetto ebraico.

Il sito si è trasformato in un pericoloso avamposto d'estremisti dal settembre 2001 e nessun ulteriore intervento è stato possibile.

Gli studiosi hanno criticato il lavoro di Vey, perché un alfabeto simile era stato utilizzato in Etiopia intorno al 500 d.C. e trascritto utilizzando una forma di scrittura araba. Si dubitava che l'ebraico potesse essere utilizzato. Tuttavia, nel 2001 Vey ha tradotto correttamente porzioni delle scritte presenti sul muro, sulla base di fotografie.

I risultati hanno rivelato una prosa che descriveva la "cassa di El" e parlava di un "figlio" e di un "padre". Vey successivamente apprese che questo era un riferimento all'Arca, a Salomone e al figlio di Saba, Menelik, e per il "padre" – a Salomone stesso.

Egli traduce l'iscrizione come segue:

"... perché il figlio era consapevole della natura che era in lui ... ma la felicità del figlio fu avvelenata dalla notizia che suo padre stava morendo, la rabbia crebbe, ma al figlio fu rivelata da suo padre la collocazione della grande cassa di EL. E l'azione di grazia del bel Signore rese felice il figlio, che giurò di proteggere la cassa di EL, e di essere associato con lo spirito del Signore.

E la sua tristezza è terminata.

Il figlio costruì una camera per il bello spirito del Signore, e la coprì. Accompagnò la camera del Signore sotto terra per pregare e per ottenerne la comprensione e la tutela ... "

Anche altre foto hanno contribuito a creare il caso dell'Arca conservata nello Yemen.

Mentre gli archeologi tradizionali tentano ancora d'interpretare l'alfabeto yemenita come una forma di arabo, questa nuova scoperta di un antico artefatto del medesimo periodo nel sito di Mareb, dimostra che l'alfabeto nacque come un primo sistema di scrittura per il proto–cananeo, precursore dell'ebraico.

Indagini preliminari, dopo che il coccio è stato trovato nel mese di luglio, hanno decifrato alcune parole, compresi: giudice, schiavo e re, ma Vey e McGovern non hanno fornito chiare fotografie o copie del testo tradotto utilizzando la loro metodologia. Secondo le notizie, il testo è stato classificato come "segreto" dagli archeologi israeliani. Ma essi non ammettono i caratteri siano scritti in proto–cananeo, un precursore dell'alfabeto ebraico.

Ironia della sorte, Vey ha creato un programma di traduzione, che è disponibile al pubblico. Dice Vey: "La storia appartiene all'umanità. Niente del passato deve rimanere segreto."

Questa pietra scolpita nel museo dello Yemen è mostrata capovolta. E' stata ruotata in questa immagine usando Photoshop e tradotta utilizzando l'antica forma di ebraico. La traduzione sembra essere parte di un più ampio testo che descrive la sepoltura di Menelik con l'Arca e le condizioni che devono essere soddisfatte in futuro, prima che la camera contenente sia l'Arca sia Menelik possa essere aperta. Altre parti di questo profetico muro sono state trovate, ma rimosse e utilizzate come fondazioni di altri edifici.

Molti testi si riferiscono alla "madre" – la Regina di Saba stessa (il cui nome non viene mai usato) – e descrivono il suo dilemma quando fu incaricata da suo figlio, di seppellirlo sotto la sabbia per un periodo di tempo indeterminato, al fine di nasconderli ai i nemici, che avevano saccheggiato il tempio d'Israele (ed erano diretti a Mareb) e alle future nazioni del male, fino al momento in cui il mondo non fosse pronto per la pace e l'amore. I testi descrivono come ella avesse inizialmente costruito la camera sotterranea in modo che potesse essere smontata rapidamente per salvare suo figlio (a secco, senza malta). Curiosamente, il testo descrive l'installazione di uno "spioncino" segreto da cui avrebbe potuto spiare il figlio per controllare la sua sicurezza. Descrive anche come la camera è rimasta sotto silenzio per un lungo periodo di tempo, come un verme venne fuori e di come dovette decidere se aprirla prematuramente o no per salvare il figlio – o avere fede nella sua profezia che l'Arca l'avrebbe preservato, non importa quanto tempo fosse rimasto sepolto.

Alla fine la regina optò per la fede e costruì un ambiente migliore, una camera ancora più fortificata intorno alla vecchia, ed eresse il grande muro come una barriera contro l'eventuale rottura della grande diga di Mareb e poi coprì e nascose l'intera struttura sotto la sabbia. Quindi spostò il proprio regno in Etiopia e cambiò il valore fonetico della lingua (adottando l'himyaridico) in modo che il figlio e l'Arca rimanessero nascosti – anche se fossero state scoperte le antiche costruzioni. Una copia dell'Arca (la "cassa di El"), fu anche costruita, come un "falso" fuorviante, e ancora oggi si trova in Etiopia.

L'archeologo di fama Yosef Garfinkel ha identificato la scrittura come ebraica, a causa di un verbo di tre lettere che significa "fare", che era usato solo in ebraico. "Questo ci porta a credere che questo sia ebraico, e che questa sia la più antica iscrizione in ebraico mai trovata", ha detto.

Il coccio e altri reperti sono stati trovati nel sito di Khirbet Qeiyafa, che domina la valle di Elah, dove la Bibbia dice che l'ebreo David combatté contro il gigante filisteo Golia. Il signor Garfinkel ha detto che i risultati potrebbero gettare una luce significativa sul periodo di regno di re David.

"La cronologia e la geografia di Khirbet Qeiyafa creano un unico punto d'incontro tra la mitologia, la storiografia e l'archeologia del re Davide ... La differenziazione tra gli scritti, e tra le lingue in questo periodo, rimane poco chiara". Ma i suoi colleghi della Hebrew University hanno detto che gli Israeliti non erano gli unici ad utilizzare i caratteri proto–cananei, il che pertanto rende difficile provare che si trattasse di ebraico e non di una lingua simile, parlata nella zona al momento.

L'archeologo della Hebrew University Amihai Mazar ha definito l'iscrizione come il più lungo testo proto–cananeo mai trovato.

Entrambi Gary Vey e John McGovern, che hanno speso anni per la localizzazione e la traduzione dei testi proto–cananei (che loro chiamano "Prima lingua"), sono in disaccordo, e citano lunghi scritti sul cosiddetto "Palazzo di Saba" nello Yemen e testi molto antichi in altre parti del mondo. I loro risultati su questa antica scrittura possono essere trovati alla pagina: http://www.viewzone.com/expo2002.html

da: La Porta del Tempo

Viewzone Magazine

link: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=233

sabato 18 aprile 2009

NUOVE RIVELAZIONI SULLA SINDONE







dal blog di Adriano Forgione:

Per i credenti è il telo di Gesù Cristo, miracolosamente segnato con la sua immagine. Ma la Sindone di Torino è stata considerata un falso medievale dal 1988, quando il C-14 ne dichiarò un'età di circa 1000 anni. Ora uno degli scienziati che per primo ha studiato il Telo durante quegli esami, ancora contestati, afferma che la Sindone potrebbe essere autentica.

In un video girato poco prima della sua morte nel 2005, Raymond Rogers, presenta prove che mostrerebbero l'autenticità della Reliquia situandola tra i 1300 e i 3000 anni fa. Il Dott. Rogers ha affermato: “Io non credo nei miracoli che sfidano le leggi della natura. Dopo l'inchiesta del 1988 pensavo di aver chiuso con il sudario, ero certo che fosse un falso. Ma ora sono giunto alla conclusione che c'è una buona possibilità che quello possa essere davvero il pezzo di stoffa usata per seppellire il Gesù storico”.
Parlando poco prima della sua morte per cancro nel 2005, il dottor Rogers ha detto di aver comparato il pezzo di stoffa della Sindone analizzato nel 1988 con altri pezzi di stoffa del Sacro Telo, identificando il campione analizzato come un frammento di tessuto impiegato per la riparazione del Sudario dopo che era stato danneggiato da un incendio. Le analisi chimiche hanno dimostrato che il pezzo-campione di dimensioni contenute conteneva cotone ed era stato trattato e tinto in modo che corrispondesse al telo del Sudario originale, di lino.

Dunque il frammento analizzato da Rogers proverrebbe dalla riparazione post-incendio delle monache clarisse del 1537. Il Dott. Rogers ha dichiarato: “Le fibre di cotone sono state rivestite abbastanza pesantemente di colorante, in modo da farle corrispondere al lino durante una riparazione. Ho concluso, dunque, che la zona del Sudario da cui furono prelevati i campioni, fu manipolata con abilità da qualcuno. Si tratta di materiali diversi utilizzati nel Sudario, per cui l'età che abbiamo prodotto al C-14 è imprecisa. Siamo sicuri che quella non era la stoffa originale della Sindone di Torino.Il campione analizzato al radiocarbonio ha proprietà chimiche completamente diverse dal tessuto principale della Sindone”.

Una notizia esplosiva che conferma quanti sbagli furono realizzati durante le analisi del 1988. Ciò si inserisce nelle tracce che indicano la presenza della Sindone ben prima della sua apparizione ufficiale a Lirey, in Francia nel XIV secolo. Ultima su tutte, la scoperta da parte della storica dell'Archivio Segreto Vaticano, Barbara Frale, di documenti che confermano la presenza della Sindone tra i tesori dei Templari.

Scritto da Adriano Forgione
Immagini: Reuters