ANALOGIE TRA GLI
INCREDIBILI CERCHI DI PIETRA DI “SENEGAMBIA”
(GAMBIA-SENEGAL) E CARNAC IN BRETAGNA
(FR).
MLR
Mentre in Italia l’estate era
addormentata, il nord della Francia mi ha concesso la possibilità di girovagare
piacevolmente senza problematiche di clima pazzo. Belle giornate fresche e
ventilate come quella passata tra i dolmen ed i menhir della bretone Carnac.
Questo post nasce dal
suggerimento della mia compagna, che al rientro in Italia, mi mostra le
fotografie del sito di Senegambia.
“Cerchi di pietra di Senegambia” è il nome con cui è noto un sito inserito dal
2006 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità “UNESCO” che si trova sul confine fra il Gambia ed il
Senegal. Questa regione, che si estende su di una superficie di circa 35.000
chilometri quadrati nella zona del fiume Gambia, è anche conosciuta col nome di
Wassu in Gambia e col nome di Sine-Saloum in Senegal.
Nel corso della storia, l’uomo ha
sentito la costante necessità di erigere maestosi monumenti. Molto spesso,
l’esigenza era quella di costruire qualcosa che fosse più grande, costosa e
imperitura di qualsiasi altra cosa realizzata in precedenza. Tuttavia, esistono
alcuni monumenti meno importanti che raramente attirano la stessa attenzione,
che però sono esempi di grande progettazione architettonica e tecnologica.
Tra questi ci sono i Cerchi di
Pietra di Senegambia.
In media, le pietre che
compongono i cerchi sono alte circa 2 metri e possono pesare fino a 7
tonnellate ciascuna. Anche se non si tratta di strutture massicce come quelle
di Stonehenge in Inghilterra, o come le Piramidi d’Egitto, di queste
incredibili realizzazioni monolitiche se ne contano più di 1000, sparse su una
superficie di 100 km per 350 km.
A mio parere il sito di Senegambia ha spiccate
analogie con gli allineamenti di Carnac in Bretagna.
Vediamole:
SENEGAMBIA:
Dei 1000 cerchi di pietra, 93
sono stati inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Questi
includono in complesso Sine Ngayène in Senegal, così come i complessi Wanar,
Wassu e Kerbatch in Gambia.
Oltre ai cerchi di pietra, i
complessi contengono anche numerosi tumuli funerari (proprio come a Carnac – ndr).
Dal materiale ottenuto dagli scavi archeologici, si desume che i cerchi sono
stati realizzati tra il 3° secolo a.C. e il 16° secolo d.C. , ma come nel sito
di Carnac, questo non è incontrovertibile, infatti le popolazioni successive ai
costruttori possono aver popolato e sfruttato l’area. Molto
probabilmente questi allineamenti risalgono all’epoca neolitica di molto
precedente. Ciò non toglie che i cerchi siano stati eretti gradualmente nel
corso di un lungo periodo di tempo, facendo riferimento ad una tradizione che è
stata mantenuta per diversi millenni.
Per la realizzazione dei cerchi
di pietra, gli antichi costruttori hanno dovuto identificare gli affioramenti
rocciosi più adatti per l’intaglio delle pietre. Sebbene si tratti di una
pietra abbastanza comune nella regione, era comunque necessaria una grande
conoscenza geologica della zona.
Una volta identificata la cava
più adatta, cominciava il taglio e l’estrazione della pietra, operazione non
facile dato che l’obiettivo era quello di ricavare un unico grande monolito.
Nei siti di estrazione non è stato trovato nessun attrezzo. Certamente era
necessaria una grande abilità per tirare fuori i monoliti dalla cava, ma le
tecniche estrattive sono ancora del tutto ignote.
Infine, i monoliti estratti
venivano trasportati e eretti in vari siti lungo il fiume Gambia. Questo processo
suggerisce che le antiche popolazioni dell’Africa occidentale fossero
socialmente molto organizzate, riuscendo a mobilitare un gran numero di operai
per la realizzazione del progetto. Basti immaginare che l’intero processo si è
ripetuto per migliaia di monoliti.
La funzione dei Cerchi di Pietra
di Senegambia rimane sconosciuta, al pari di quella di Carnac. È stato
suggerito che avessero una funzione principalmente funeraria. In alcuni scavi,
sono state scoperte sepolture di massa, in cui i corpi sono stati gettati alla
rinfusa nelle fosse. Forse si trattava di vittime di un’epidemia o di guerre
tribali successive.
Alcuni ricercatori hanno
ipotizzato che la posizione dei vari cerchi di pietra rifletta la
configurazione di alcune costellazioni. Quello che è certo è che sono
necessarie ulteriori ricerche per comprenderne meglio la funzione.
CARNAC :
I caratteri comuni dei grandi
allineamenti presenti a Carnac portano a pensare che potrebbero essere stati
luoghi dediti alla celebrazione di culti. Le file potrebbero rappresentare
grandi viali che portano ai cerchi costruiti in posizioni sopraelevate, e
quindi privilegiate, che racchiudono il complesso megalitico. La presenza di
uno spazio religioso aperto (le file di menhir) insieme a quella di un luogo di
culto chiuso (il cerchio) rappresenterebbe, quindi, la pianta dei più antichi
templi conservatisi fino ai giorni nostri.
Queste costruzioni di pietra
consistono in menhir allineati o disposti in cerchio, che si ergono in un
paesaggio megalitico insieme a menhir isolati, tombe individuali (tumuli) e
collettive (dolmen).
Le Ménec. Situato a ovest di
Carnac, è attualmente formato da 1.050 pietre allineate su una lunghezza di 950
metri.
Il villaggio di Le Ménec sorge
all’interno del cerchio formato da 71 massi che si ergono uno a fianco
all’altro. Tale complesso, di forma ovale, è spostato verso sud rispetto alle
undici file di menhir che vi confluiscono. Uno di questi massi, il Gigante di
Le Ménec, alto 3,50 metri, è sicuramente più antico rispetto all’allineamento
stesso.
Toul-Chignan è il prolungamento
orientale del gruppo di Le Ménec e si interrompe in prossimità di un cerchio
tuttora visibile su entrambi i lati. Più a est, si possono scorgere alcuni
monoliti isolati.
Kermario è forse il sito di
Carnac maggiormente frequentato, grazie alle dimensioni gigantesche dei suoi
monoliti. Tale fama ha però alimentato un fenomeno di erosione dovuto alla
presenza umana, che ha portato alla chiusura dell'accesso al sito. A ovest è
presente una curva della strada che si suppone fosse il luogo in cui sorgeva il
cerchio megalitico che delimitava l’estremità dell’allineamento. Vi è inoltre
un dolmen privo del cairn originario. Il dolmen, un sepolcro collettivo, era un
tipo di sepoltura molto utilizzato nel Neolitico.
Luogo di riposo per molti
defunti, si presenta sotto forma di un cairn (non più presente) che ricopre
l’architettura megalitica dei corridoi e della camera funeraria. Dopo aver
attraversato la Petite Métairie, le file di menhir risalgono sul pianoro di Le
Moulin de Kermaux per poi discendere di nuovo verso lo stagno di Kerloquet,
scavato nel XIX secolo.
La località di Le Manio presenta
file di menhir che scavalcano un tumulo funerario a loro antecedente e in cima
al quale si erge un menhir alto ben 3,50 metri. Nel 1922 gli scavi condotti in
questo tumulo, hanno portato alla luce arredi molto importanti attualmente
esposti al Museo della Preistoria di Carnac.
Il quadrilatero di Le Manio,
situato più a est, è stato restaurato all’inizio del XX secolo.
È formato da blocchi di granito
locale alti un metro che si ergono uno accanto all’altro. Secondo le antiche
descrizioni, la sua funzione era quella di delimitare un tumulo individuale. Il
Gigante di Le Manio, si erge più a sud, con i suoi sei metri circa di altezza è
il monolito più alto del sito.
Kerlescan è formato da tredici
file di menhir ancora in ottime condizioni.
Questi allineamenti convergono a
ovest verso i resti di un cerchio quadrangolare chiuso, a nord, da un lungo
tumulo sul quale si erge un alto menhir posto sull’estremità occidentale. Le
depressioni artificiali presenti al centro fanno supporre saccheggi di questo
tumulo. Infatti, essendo il contenuto di questo tipo di tomba molto pregiato,
suscitava l’avidità degli “antiquari” del XVIII secolo e XIX secolo.Le Petit
Ménec, sorge nel comune di La Trinité sur-Mer e prolunga con i suoi
allineamenti il sitodi Kerlescan.
LA TEORIA DELLA GENESI ENERGETICO-VIBRATORIA:
“Sin dai primordi dell'umanità l'uomo si è avvalso delle sue capacità
extrasensoriali per individuare i punti della terra che avessero delle
caratteristiche speciali sotto il profilo energetico-vibratorio, questo al fine
di poter interagire con la Divinità in tutti i suoi aspetti, e stabilire con
essa un contatto diretto. Questa connessione, attivata poi attraverso la
ritualità e la preghiera, gli ha permesso l’opportunità sia di relazionarsi ai
cicli della natura e a quelli astrali (come per la semina, la germogliazione,
la maturazione e conservazione del raccolto) sia di elevarlo spiritualmente
dandogli in alcuni casi la chiave di lettura della vita stessa.
La classe Sacerdotale di ogni epoca è sempre stata costituita da uomini
iniziati anche all'arte della rabdomanzia, cioè alla capacità di individuare
con esattezza vene acquifere sotterranee, e nel caso di veri professionisti
stabilirne senso di scorrimento, larghezza, profondità, qualità minerali ed
energetico-vibrazionali. Questa tecnica permette tutt’oggi di rilevare, oltre
all’acqua nel sottosuolo, fonti naturali di emissione energetica, reticoli
tellurici o cosmici e linee energetiche proiettate sulla terra dall’universo. Ne abbiamo testimonianza già nel neolitico
dove Cromlech, Dolmen e Menhir si trovano appunto ubicati sopra uno o più
frequentemente sull’intersezione di due o più corsi d'acqua sotterranea,
compattazioni di linee e nodi Hartmann o Curry o su linee Sincroniche (Ley
Lines). Enormi massi del peso di centinaia di tonnellate sono stati spostati
anche per chilometri fino al punto topico di energia da dove avrebbero poi
svolto, una volta attivati, la funzione di antenne riceventi-emettitrici…”.
“I luoghi di potere sono quei
luoghi in cui gli uomini incontrano la Divinità. Sia che essa, a seconda della
occasioni e dei contesti, venga riconosciuta come potenza cosmica-astrale, o
come potenza di natura, propria del luogo stesso. La funzione di questi “canali
di energia” non è solo quella di collegare il cielo alla terra e gli uomini
alla Divinità, ma anche la vita terrena e l’aldilà”
Bibliografia e citazioni:
wikipedia
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LA VERA STORIA EVOLUTIVA DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA
DI MARCO LA ROSA
E' UN'EDIZIONE OMPHILABS
ACQUISTABILE DIRETTAMENTE DAL SITO OMPHILABS ED IN LIBRERIA
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