IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

giovedì 22 novembre 2012

SIAMO SEMPRE PIU' ANTICHI


Di: Marco La Rosa

Ho perso il conto ormai, di tutte le volte che il paleo-antropologo di turno, retrodata l'origine della nostra "specie animale".
Per quanto mi riguarda, ciò la dice lunga sulla "poca chiarezza" che regna in questa branca della scienza.
L'anello mancante non si trova perchè ovviamente non esiste, ma per non "scontentare" gli evoluzionisti e qualche "altro", facciamo finta di continuare a cercarlo.
Nel frattempo, ci si guarda bene, dall'aggiornare i libri di storia, figuriamoci quelli della preistoria.
La notizia che segue è molto interessante e denota, che a fronte di una "scoperta scomoda" che viene divulgata, altre cento ne vengono nascoste.

Buona lettura


di Ker Than

TROVATE IN SUDAFRICA PUNTE DI LANCIA DI 500.000 ANNI (da rifare tutta la cronologia dello sviluppo umano).

I nostri antichi antenati potrebbero essere stati molto più intelligenti - e letali - di quanto si pensi. È quanto rivela un recente studio su quelle che sembrano essere le punte di lancia più antiche del mondo.
Se la datazione è corretta, i nostri antenati sarebbero stati in grado di produrre punte di lancia in pietra già mezzo milione di anni fa: quasi 250 mila anni prima di quanto si credeva finora.
Le più antiche punte di lancia sono state scoperte in un sito frequentato da Homo heidelbergensis: "È così strano, un po' come se avessimo trovato un iPod in un sito archeologico dell'Impero Romano", ha commentato il celebre paleoantropologo John Shea, che non ha partecipato al nuovo studio. Non c'è niente di strano invece nell'immaginarsi questi ominidi del Sudafrica usare strumenti di pietra o bastoni appuntiti per cacciare. Soltanto, finora, non c'era nessuna prova che H. heidelbergensis padroneggiasse la tecnologia per mettere insieme questi due strumenti.


Un cacciatore preistorico, infatti, per poter fissare una lama ad un manico - con una tecnica definita immanicatura - doveva riuscire a fissare una lama di pietra su un'asta di legno con dei tessuti vegetali o animali, come dei tendini, e sigillare il tutto con resine naturali. Inoltre, la lavorazione della resina presuppone una certa padronanza del fuoco necessario a scioglierla, spiega Shea. La lancia poi doveva essere dotata di una certa robustezza, "giusto per non morire la prima volta che la si usava, magari contro un grande bufalo africano".

In punta di lancia

Il complesso processo di immanicatura comunque aveva il suo valore, visto che una lama tagliente fissata ad un manico "riesce a causare un danno maggiore, aumentando il sanguinamento e quindi una morte più rapida della preda", spiega Jayne Wilkins, antropologa della Toronto University e prima autrice della nuova ricerca, pubblicata questa settimana su Science. Rendendo la caccia più efficiente, spiega Wilkins, le lance "determinano un accesso più regolare e affidabile alla carne". E gli scienziati sono concordi che un apporto maggiore di carne abbia significato un aumento nelle dimensioni del cervello umano.
"Non si è trattato solo di un aumento dei tessuti cerebrali, ma anche di una vera e propria espansione intellettuale". Infatti il processo di immanicatura richiede, prima fra tutte, una certa capacità di previsione. "Prima di poter usare delle armi di questo tipo sono necessari alcuni giorni di pianificazione". E infine per poter spiegare ai propri simili come immanicare, quasi sicuramente si deve saper comunicare, o meglio parlare.
Secondo Shea, "non c'è dubbio che il processo di immanicatura necessiti del linguaggio. Non è un'operazione che può venire insegnata solo tramite imitazione. È una tecnologia così complessa che nel modo più assoluto richiede un linguaggio". L'idea che H. heidelbergensis possedesse un linguaggio non è molto sconvolgente, visto che è l'ultimo antenato che abbiamo in comune con i Neandertal.
"Noi abbiamo un linguaggio, e probabilmente ce l'avevano anche i Neandertal, così c'è qualche motivo di credere che anche il nostro ultimo antenato comune avesse qualche abilità linguistica"

La sperimentazione

Gli strumenti in pietra, che recano segni e fratture d'impatto sulle punte e altre tracce alla base, furono rinvenute nel 1980 a Kathu Pan 1, un sito nel deserto del Kalahari. Fino al 2010 però gli studiosi non erano ancora stati in grado di datare i sedimenti che contenevano i reperti. Ma anche allora "non fummo certi della loro funzione", spiega Wilkins, "visto che, anche se potevano sembrare delle punte di lancia, in realtà potevano essere state utilizzate come raschiatoi o come coltelli. Così ci siamo dovuti assicurare che fossero veramente delle punte di lancia".
Per farlo, gli studiosi hanno prodotto delle repliche degli strumenti ritrovati a Kathu Pan e poi le hanno conficcate nelle carcasse di alcune piccole antilopi. Le analisi al computer hanno successivamente confermato le fratture subite dalle repliche in seguito all'impatto con le carcasse erano identiche a quelle riscontrate sugli strumenti originali.
Questo tipo di sperimentazione ha fatto fare "un bel balzo in avanti", ha commentato Shea, che ha anche elogiato i ricercatori per aver messo a punto una tecnica innovativa che consente di misurare i danni sulle estremità e di compararli oggettivamente e quantitativamente con i pezzi sperimentali. Adesso nessuno ha più scuse per non fare lo stesso".

Un ritrovamento unico

L'età delle punte rimane però una questione dibattuta: infatti, se fossero veramente così antiche perché non ne sono mai state ritrovate altre in siti più recenti? Il periodo compreso tra i 500 mila e i 250 mila anni fa è sufficientemente ricco di testimonianze archeologiche. Tuttavia, come spiega Shea, non sono mai stati trovati strumenti simili in nessun altro sito. Forse, la tecnologia andò perduta, per poi venire riscoperta qualche migliaio di anni dopo. "Certo è che questa è una tecnica così complessa che difficilmente può svanire completamente".
Inoltre, secondo Shea, nei normali siti di H. heidelbergensis a questo punto non mancherebbero solo punte di lancia, ma anche altri oggetti. "Infatti se erano in grado di ottenere delle colle naturali, allora dovevano essere in grado di produrre sostanze e oggetti più complessi, magari anche ceramici". Oltre alle lance, per esempio si dovrebbero trovare altri strumenti come asce, con punte di pietra e manici. La paleoantropologa Sally McBrearty è d'accordo con Shea: "Penso che gli autori dell'articolo abbiano dimostrato che siano delle punte di lancia. Sono un po' meno convinta invece della datazione".

La datazione

E per essere onesti, datare Kathu Pan non è affatto facile. Come spiega lo stesso Michael Chazan, archeologo della Toronto University e autore dello studio, "non ci sono molti metodi affidabili per datare questo sito". Il metodo del radiocarbonio, per esempio, non è applicabile su manufatti così antichi, e anche il metodo del potassio-argon non è efficace visto che può datare solo rocce vulcaniche, totalmente assenti a Kathu Pan 1.
I ricercatori hanno invece usato la risonanza di spin elettronico per datare dei resti di zebra trovati vicini ai manufatti e risalenti a circa 500 mila anni fa. I sedimenti in cui erano conservati gli strumenti litici sono invece stati analizzati con la termoluminescenza, una tecnica che consente di determinare quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'oggetto o i sedimenti hanno assorbito energia solare. Tuttavia, come ammettono gli stessi autori, questa metodologia può comportare vari errori soprattutto sulla base delle conoscenze geologiche dell'area.
Forse l'unico modo per rafforzare i risultati dello studio sarebbe trovare armature simili in siti datati con maggiore precisione. A far questo ci proverà l'anno prossimo lo stesso Shea, quando con il suo team inizierà a lavorare al suo progetto in Africa orientale finanziato dalla National Geographic Society. "Vediamo se riusciremo a trovare qualcosa di simile".
Nel complesso, comunque, questa ricerca è appena iniziata, ha detto Chazan. "Abbiamo appena iniziato a datare questo tipo di materiali in Sudafrica, per cui è difficile capire se quello che abbiamo scoperto è solo un'anomalia: io credo che non lo sia".

Alla conquista del mondo

Almeno una cosa è certa: secondo l'antropologo Curtis Marean, attaccare una lama a un bastone ci ha aiutati a diventare quello che siamo.
Proprio la scorsa settimana, Marean, beneficiario di fondi di ricerca National Geographic, ha pubblicato uno studio in cui sostiene che già 70 mila anni fa l'uomo moderno fosse in grado di produrre armature in pietra da montare su frecce e lance, specificatamente progettate per essere lanciate. E questo, secondo Marean, ci avrebbe dato un certo vantaggio sui Neandertal.
"Queste due ricerche prese insieme documentano che l'evoluzione delle armi da lancio sia avvenuta in due momenti che alla fine hanno permesso all'uomo di moderno di conquistare il pianeta".



5 commenti:

Anonimo ha detto...

Quanta fuffa. Non nell'articolo, beninteso, quanto nel tuo commento che lo precede. Non mi pare che questa scoperta abbia retrodatato homo sapiens in alcun modo. Ovvio che il quadro che abbiamo non e' ancora completo. Non e' facile mettere insieme frammenti sparsi in tutto il mondo in un arco di milioni di anni. Ma questo non vuol dire che non si sia capito nulla.

Questa storia dell'anello mancante poi e' un mantra che voi cospirazionisti vi portate dietro da decenni, ma che non vuol dire niente, e sicuramente non c'entra niente con l'articolo in questione. Non mi risulta che ci sia un problema dell'anello mancante nella letteratura paleontologica moderna. Se mi sbaglio, ti prego di fornirmi le pubblicazioni dove questo problema viene evidenziato, invece di lanciare provocazioni gratuite.

Per quanto riguarda lo "scontentare" gli evoluzionisti, ti inviterei a leggerti qualcosa al riguardo, prima di criticare qualcosa che non conosci. L'evoluzione spiega tonnellate e tonnellate di esperimenti e osservazioni, sia genetiche che paleontologiche, inclusa l'ascesa di homo sapiens. Se hai una teoria che funziona meglio fatti avanti e pubblicala su una rivista scientifica, invece di attaccare l'evoluzione e gli evoluzionisti dal riparo di un blog.

Marco La Rosa ha detto...

Il tuo commento, caro Watson, dimostra che un blog "serio" pubblicato in prima persona, non è mai un riparo quale può essere uno "pseudonimo", per esempio.
È per quanto riguarda la paleoantropologia, probabilmente sei ancora uno dei pochi (ma non solo in questa materia), che colloca la propria conoscenza al di fuori di se, affidando totalmente ad altri il compito della ricerca, delle ipotesi ed infine delle conclusioni (provvisorie). Per voi sciento-materialisti, basta sempre un nome e un titolo accademico noto, per "dormire tranquilli" fra guanciali di mezze verita e menzogne, foderate dalla rispettabilità del falso senso comune.

Anonimo ha detto...

Caro Marco,

"È per quanto riguarda la paleoantropologia, probabilmente sei ancora uno dei pochi (ma non solo in questa materia), che colloca la propria conoscenza al di fuori di se, affidando totalmente ad altri il compito della ricerca, delle ipotesi ed infine delle conclusioni (provvisorie)."

Al contrario. Io faccio ricerca scientifica da anni. So riconoscere quando una teoria e' solida, come l'evoluzione, e so distinguere quando qualcuno fa affermazioni gratuite e senza riscontro nella realta' dei fatti, come fai tu. Ovvio che per quello che non conosco mi affido agli esperti del settore. Quando sei malato non vai forse dal dottore? Quando hai la macchina rotta non vai forse dal meccanico? E quando ho un dubbio di paleontologia da chi devo andare? Da una comunita' di migliaia di persone che studiano l'argomento scientificamente per tutta la vita? O da te, a cui la conoscenza dici che e' cresciuta spontaneamente dentro?

"Per voi sciento-materialisti, basta sempre un nome e un titolo accademico noto, per "dormire tranquilli" fra guanciali di mezze verita e menzogne, foderate dalla rispettabilità del falso senso comune."

Assolutamente no. Come ricercatore ho un senso critico altamente sviluppato. Non accetto tutto quello che mi viene detto, ma mi informo e penso. E il mio senso critico mi fa notare che tu non sei in grado di fornire nemmeno una prova a supporto dei tuoi attacchi contro la comunita' scientifica. L'idea di avere capito tutto quando gli altri non hanno capito niente e' sempre confortante. Ma non e' usando paroloni privi di significato tipo "sciento-materialisti" che questa idea si trasforma in realta'.

Marco La Rosa ha detto...

Caro John,

Tu dici che "come ricercatore hai un senso critico altamente sviluppato e non accetti tutto quello che ti viene detto, ma ti informi e pensi".
Però il tuo senso critico, a mio modesto parere, difetta un po'. Non ha senso per me rispondere ad un commento sciorinando un elenco infinito di testi e citazioni. La diatriba sull'anello mancante nel sapiens ed a tutto il corollario che ci sta intorno, é arcinota e inflazionata, ormai da lustri e lustri. Mi stupisce veramente che tu la ignori, ma credo invece di no.
Ad oggi, salvo che mi sia perso qualcosa negli ultimi minuti, è e resta irrisolta, nonostante le migliaia di persone che ci studiano sopra.
Ma già che mi lanci la palla, ti prometto che appena possibile, visto che anche io ricerco e studio (forse un po' meno di te), preparerò un post proprio sull'argomento in questione corredato di note e pubblicazioni scientifiche note, poco note e pure insabbiate.
Nessuna branca della scienza è assodata e definitiva anzi... È in continuo divenire.
Io non mi arrogo affatto nessuna "auto conoscenza", ma la ricerco continuamente. É vero amo restare indipendente accettando di espormi alle critiche, in PRIMA PERSONA, e non come ti ho già scritto, con uno pseudonimo. Tu nonostante la tua precisione e puntigliosità, questo punto lo hai volutamente ignorato.
Se mi sbaglio chiedo scusa, ma se la ragione mi ammicca appena, proseguo per la mia strada, con la consapevolezza che ritornare sui propri passi non è mai disonorevole.
Mi piace, per non peccare troppo d'orgoglio, tenere a mente questa massima di Shopenhauer: "Tutte le verità passano attraverso tre stadi: PRIMO vengono ridicolizzate; SECONDO: vengono violentemente contestate; TERZO vengono accettate dandole come
evidenti.
Buon WE

Anonimo ha detto...

"Non ha senso per me rispondere ad un commento sciorinando un elenco infinito di testi e citazioni."

Non chiedo alcun elenco infinito. Chiedo solo una dimostrazione delle tue affermazioni, che altrimenti sono e rimangono affermazioni gratuite. E le affermazioni gratuite non costano niente perche' non valgono niente.

"La diatriba sull'anello mancante nel sapiens ed a tutto il corollario che ci sta intorno, é arcinota e inflazionata, ormai da lustri e lustri. Mi stupisce veramente che tu la ignori, ma credo invece di no."

Come ti ho invitato a fare prima, illuminami. Se esiste veramente questo problema fondamentale della paleontologia, certamente ci sara' una massiccia letteratura scientifica che ne parla. Cosi' come esiste una massiccia letteratura scientifica che affronta il problema della materia oscura nell'Universo.

"Ma già che mi lanci la palla, ti prometto che appena possibile, visto che anche io ricerco e studio (forse un po' meno di te), preparerò un post proprio sull'argomento in questione corredato di note e pubblicazioni scientifiche note, poco note e pure insabbiate."

Le pubblicazioni scientifiche non vengono insabbiate, se di pubblicazioni scientifiche si tratta. Quasi tutte le riviste specialistiche hanno disponibili online tutti gli articoli che hanno pubblicato. Comunque attendo con ansia di leggere il tuo intervento.

"Nessuna branca della scienza è assodata e definitiva anzi... È in continuo divenire."

Mai messo in dubbio questo. Ma questo divenire verra' costruito sopra quello che gia' sappiamo, non distruggendolo. Cosi' come e' avvenuto per la relativita' generale. Cosi' come e' avvenuto per la meccanica quantistica. Cosi' come e' avvenuto per l'evoluzione. I fatti sperimentali sono fatti sperimentali, e non possono essere cancellati.

"É vero amo restare indipendente accettando di espormi alle critiche, in PRIMA PERSONA, e non come ti ho già scritto, con uno pseudonimo. Tu nonostante la tua precisione e puntigliosità, questo punto lo hai volutamente ignorato."

L'ho ignorato perche' non lo avevo capito. Questa storia dello pseudonimo e', se mi permetti, abbastanza stantia. Quello che scrivo non perde di valore perche' non mi firmo con il mio vero nome, cosi' come quello che scrivi tu non ne acquisisce perche' lo fai. Le critiche sono benvenute sul mio blog dove, al contrario di molti altri, non ho mai censurato un commento. Ne' intendo farlo in futuro.

"Tutte le verità passano attraverso tre stadi: PRIMO vengono ridicolizzate; SECONDO: vengono violentemente contestate; TERZO vengono accettate dandole come evidenti."

Se anche questa massima fosse universalmente vera, cosa che non e', non vorrebbe comunque significare che ogni concetto che viene adesso ridicolizzato verra' in futuro dato come evidente. Il fatto che in passato uno che aveva ragione sia stato considerato un cretino non significa che tutti i cretini abbiano ragione.