IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 7 agosto 2019

ALLUCINAZIONI ARTIFICIALI


Allucinare i topi con la luce

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

In questi animali è sufficiente stimolare una ventina di neuroni della corteccia visiva per indurre percezioni che non hanno corrispondenza con la realtà.

Indurre allucinazioni in modo artificiale è possibile.

 Lo ha dimostrato uno studio su topi effettuato da Karl Deisseroth e colleghi della Stanford University e pubblicato su “Science”. Gli autori ci sono riusciti stimolando un numero di cellule cerebrali sorprendentemente limitato della corteccia visiva. Oltre a fare luce sul fenomeno percettivo delle allucinazioni, il risultato potrebbe avere una ricaduta nella comprensione dei disturbi psichiatrici negli esseri umani, come la schizofrenia, di cui le allucinazioni sono una manifestazione tipica, oppure nella progettazione di più avanzate interfacce neurali per protesi. Deisseroth e colleghi hanno usato l’optogenetica, ovvero una tecnica in cui, grazie a un’opportuna manipolazione genetica, i neuroni possono essere attivati inviando loro impulsi di luce laser con determinate caratteristiche. E hanno sfruttato anche la tecnologia degli ologrammi, in modo che la luce potesse raggiungere solo specifici neuroni scelti dagli sperimentatori, localizzati in aree di un millimetro quadrato in due distinti strati della corteccia cerebrale dei topi. Nel corso dell’esperimento vero e proprio, i roditori sono stati posti di fronte a uno schermo su cui comparivano barre bianche e nere, orizzontali o verticali, e sono stati addestrati a ricevere acqua solo quando vedevano le barre verticali. Gli autori hanno registrato l’attività della corteccia visiva, l’hanno decodificata e hanno usato i dati ottenuti per stimolare la stessa area con l’optogenetica. Una volta individuata la giusta popolazione di cellule – circa 20 neuroni o anche meno – grazie alla stimolazione sono riusciti a far percepire ai topi le barre verticali od orizzontali, pure in assenza di uno stimolo sensoriale naturale. Questo fatto era dedotto dal comportamento degli animali che si aspettavano o meno di ottenere l’acqua. Il risultato fa sorgere alcune questioni fondamentali sui meccanismi che producono o che inibiscono le allucinazioni percettive. “È notevole il fatto che la stimolazione specifica di pochi neuroni generi una percezione”, ha commentato Deisseroth. “Il nostro studio mostra che la corteccia cerebrale dei mammiferi è in qualche modo pronta a rispondere a un numero incredibilmente basso di cellule senza causare percezioni spurie in risposta al rumore dell’attività neuronale casuale”.

È naturale a questo punto fare un confronto con gli esseri umani.

“Un cervello di topo ha milioni di neuroni, un cervello umano ne ha molti miliardi: se solo una ventina di essi circa può creare una percezione, viene da chiedersi perché non abbiamo percezioni tutto il tempo, a causa di attività spurie casuali”, ha concluso Deisseroth.

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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs











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