IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

venerdì 10 agosto 2018

VACCINI: I DATI SULLE REAZIONI AVVERSE E LE POLEMICHE...



SEGNALATO DAL DR. GIORGIO PATTERA (BIOLOGO)

"Nessuno è contrario al vaccino quando non comporta rischi"

DIVULGAZIONE DI NOTIZIA UTILE ALLA POPOLAZIONE A SUO TEMPO NON ADEGUATAMENTE VEICOLATA DAI MEDIA MAINSTREAM (30-05-2017)

DA:

Vaccini. Codacons svela i dati sulle reazioni avverse: 21.658 totali, di cui 3.551 per l'esavalente in 3 anni.


Il Codacons in una conferenza stampa ha svelato i dati di AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, sulle segnalazioni di sospette reazione avverse ai vaccini, dati che dal 2013 non erano stati più resi noti.  Nel 2014, 2015 e 2016 le segnalazioni complessive sono state 21.658, di cui 3.551 per il solo vaccino esavalente, di cui 454 gravi e 5 decessi.  I dati sono stati ottenuti dal Codacons nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla magistratura a seguito di una denuncia della stessa associazione dei consumatori. Emerge che tra il 2014 e il 2016 le reazioni avverse ai vaccini segnalate sono state in totale 21.658  , di cui per il solo esavalente 3.551: 454 gravi e 5 decessi.
«I dati – ha spiegato il Codacons in conferenza stampa – erano noti al Ministero della Salute ma non sono stati sottoposti all’attenzione del Consiglio dei Ministri in sede di esame del decreto legge annunciato che prevede l’obbligatorietà per 12 vaccinazioni pena il mancato accesso ad asili e scuole. Il Codacons ha quindi denunciato il ministro Beatrice Lorenzin per abuso d'ufficio, omesso controllo e favoreggiamento delle case farmaceutiche interessate alla somministrazione dei vaccini, in relazione alla morte di cinque neonati. Alla conferenza stampa è intervenuto anche l’avvocato Marcello Stanca, che da anni si occupa di azioni legali per persone danneggiate dai vaccini per l’Associazione Malati Emotrasfusi e Vaccinati di Firenze: «Non posso credere che ancora ci sia chi dubita dell’esistenza delle reazioni avverse. Nel 2005 è stato approvato il risarcimento per le 5 annualità precedenti di 70 persone decedute e 700 danneggiate: per i decessi si è stanziato un risarcimento una tantum di 150.000 euro». Giorgio Tremante si è poi collegato via skype: è padre di 3 figli di cui 2 deceduti e uno tetraplegico in seguito ai vaccini, danno riconosciuto dai tribunali. Secondo una stima  del dottor Fabio Franchi (virologo e per anni, prima della pensione, in forze all’ospedale di Trieste), «i danneggiati potrebbero essere fino a 10 volte tanti a causa della vaccinovigilanza scarsa». Secondo i medici che erano presenti in sala, «bisognerebbe vaccinare quando il sistema immunitario è pienamente formato, dopo i 4 anni, ed evitare i vaccini polivalenti ma usare dosi singole». Il Codacons ha invitato anche a valutare la necessità di «vaccinare in maniera personalizzata e di effettuare indagini prevaccinali». Come è stato ricordato in conferenza stampa, «la libera scelta vaccinale esiste in 15 paesi europei su 29: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito non hanno alcuna vaccinazione obbligatoria, eppure hanno una buona copertura vaccinale volontaria. Negli altri paesi le vaccinazioni obbligatorie variano da 1 a ¾, mai 12 come si vuole introdurre in Italia».
Il Codacons ha poi ricostruito gli antefatti:
«Nel 2014 il presidente di AIFA e il ministro Lorenzin sono stati alla Casa Bianca, dove hanno ricevuto l’incarico di capofila delle campagne pro-vaccini su scala mondiale per il Global Health Security Agenda. Da allora i dati AIFA sulle segnalazioni non sono più stati diffusi ed è iniziata un’intensa campagna pro-vaccini, sino ad arrivare al recente decreto».
«L’amministratore delegato della casa farmaceutica GlaxoSmithKline, che produce il vaccino esavalente in uso, in questo video, spiega la strategia che sta dietro alla formulazione di un prodotto con sei antigeni». Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha proposto poi alcune considerazioni: «L’esavalente, usato in Italia dagli anni 2000, di fatto imponeva 2 vaccini facoltativi “impacchettati” con quelli obbligatori; lo Stato pagava ogni anno alle multinazionali 10 milioni di euro. Le Regioni non si sono mai procurate i vaccini singoli e ancora oggi è impossibile trovare i vaccini singoli contro la difterite, il morbillo o la pertosse in Italia, si trovano solo in Danimarca o in Svizzera. In Francia si trova il trivalente. Nel Febbraio 2017, in Francia nientedimeno che il Consiglio di Stato ha sentenziato che i 3 vaccini obbligatori (tetano, difterite e polio) devono essere resi disponibili in dose singola alla cittadinanza».  Sempre stando a quanto emerso in conferenza stampa, «nell’ambito di AIFA esistono conflitti di interesse  che hanno costretto il suo ormai ex presidente  a dimettersi  . Anche su altri rappresentanti istituzionali ci sono ombre  ». «Ci sono poi bambini che hanno un’immunità acquisita naturalmente contro la varicella, bambini che hanno già fatto alcuni vaccini in dose singola, ma il recente decreto li costringe tutti a vaccinarsi in massa». Il Codacons consiglia poi ai genitori di «richiedere alla propria Asl le indagini pre-vaccinali. Le ASL non sono attrezzate per tali indagini e temporeggeranno». L’associazione dei consumatori metterà online un formulario a disposizione del pubblico «allo scopo di ottenere un certificato che consente l’iscrizione a scuola dei propri figli. In ogni modo -  secondo Rienzi - questo decreto sarà un vero e proprio boomerang, poiché è inapplicabile ed esagerato. E non siamo certi neppure che giunga in fondo al percorso legislativo. I parlamentari Bartolomeo Pepe e Adriano Zaccagnini, presenti all’evento, si adopereranno per garantire il diritto alla libertà di cura». Immediata la reazione dell'Aifa: "Le affermazioni del presidente del Codacons Carlo Rienzi diffondono dubbi e incertezze che non trovano fondamento nella scienza, e l'attività di farmacovigilanza, e nello specifico di vaccinovigilanza, svolta dall'Agenzia conferma la verità scientifica attraverso un'attività quotidiana di monitoraggio". L'Aifa quindi ha dato mandato ai propri legali "di difendere contro il Codancons, in ogni forma e in ogni sede, la verità scientifica, la realtà dei dati, la qualità dell'operato del lavoro svolto dall'Agenzia che ha nella tutela della salute dei cittadini il suo unico scopo e obiettivo". A sua volta il Codacons ha ribattuto: «Del tutto sproporzionate, fuori luogo e abnormi le dichiarazioni rilasciate oggi dall’Aifa contro di noi. Siamo ben consapevoli che i vaccini salvano molte vite umane ma, in base al principio di prevenzione dei danni alla salute, lo Stato è obbligato ad assicurare che qualsiasi trattamento sanitario sia eseguito soltanto in condizioni di assoluta sicurezza – spiega il Codacons – E’ questo che la nostra associazione chiede, e cioè che i vaccini siano singoli e sicuri, e indagini pre-vaccinali sui bambini prima della somministrazione dei vaccini. Se poi tra gli eventi mortali o le migliaia di reazioni avverse alle vaccinazioni esista o meno un nesso di causalità, questo non ha rilevanza se non per il diritto al risarcimento dei danni sulla base della legge specifica in materia. Ciò che l’Aifa finge di non capire è che l’azione del Codacons è semplicemente tesa alla ricerca della massima informazione possibile in favore delle famiglie, informazione che dovrebbe provenire dalle autorità sanitarie sulle cui eventuali omissioni dovrà ora pronunciarsi la magistratura. Chiunque, a partire dall’Aifa, dovesse ancora affermare che il Codacons è contro i vaccini, sarà immediatamente querelato per diffamazione e per strumentalizzazione diretta a favorire le case farmaceutiche attraverso affermazioni false – conclude l’associazione».


PER APPROFONDIMENTI:






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mercoledì 8 agosto 2018

ALLA RICERCA DELLA VITA NELL'UNIVERSO...PARTENDO DALLA TERRA: ESTREMOFILI E NON SOLO...


SEGNALATO DAL DR. GIORGIO PATTERA (BIOLOGO)


42mila anni e non sentirli.

I nematodi estratti dal permafrost tornano in vita

“Nematodi Phylum: vermi a simmetria bilaterale, cilindrici, filiformi o fusiformi, di dimensioni da frazioni di millimetro a qualche decimetro; parassiti o a vita libera nelle acque dolci, marine o nel terreno umido. Sono organismi di grande successo ecologico ed evolutivo; ne sono state descritte circa 80.000 specie, delle quali 15.000 parassite, ma si calcola che quelle esistenti siano almeno 500.000.”

Un team di ricercatori russi e americani è riuscito a far tornare in vita alcuni nematodi, rimasti sepolti nel permafrost per ben 42mila anni.

Dopo ben 42mila anni, alcuni vermi rimasti sepolti nel permafrost dell’Artico sono tornati in vita. È questa la scoperta straordinaria appena fatta dai ricercatori dell’Istituto russo di scienze della terra di Mosca e del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Princeton (New Jersey) che hanno raccontato sulle pagine di Doklady Biological Sciences come questi vermi cilindrici, chiamati nematodi, abbiano ricominciato dopo poche settimane dallo scongelamento a muoversi e a mangiare, stabilendo così un nuovo record per il tempo in cui un animale può sopravvivere alla conservazione criogenica.



Per prima cosa, il team di ricercatori ha individuato più di 300 campioni di sedimenti di permafrost di periodi e luoghi diversi in tutto l’Artico e alcuni di questi sono stati poi portati nei loro laboratori dell’Università di Mosca per studiarli più attentamente. Dalle analisi i ricercatori hanno scoperto che nei campioni erano presenti nematodi di due generi diversi: alcuni, appartenenti al genere Panagrolaimus, sono stati trovati a 30 metri sottoterra in quella che un tempo era stata una tana di uno scoiattolo, rimasta congelata circa 32mila anni fa. Gli altri, invece, erano del genere Plectus e sono stati trovati a una profondità di circa 3,5 metri in un sedimento di circa 42mila anni. Successivamente, i nematodi sono stati posizionati nelle piastre di Petri con un nutriente. E solamente dopo alcune settimane a una temperatura constante di 20 gradi (quindi relativamente calda) i ricercatori hanno notato che i vermi mostravano gradualmente i primi segni di vita. I ricercatori hanno precisato che il fatto che i nematodi siano stati trovati nel permafrost a profondità molto superiori rispetto a quelle cui si osservano normalmente fa dedurre che effettivamente si trovano lì da moltissimo tempo. Inoltre, lo scongelamento stagionale in quella regione è limitato a soli 80 centimetri circa, e non c’è stato alcun accenno di scongelamento oltre il metro e mezzo quando il clima era più mite, circa 9mila anni fa. Questa scoperta potrà aiutare la comunità scientifica a imparare di più sui meccanismi biochimici che i nematodi usano per resistere a condizioni così estreme e aprire la strada a migliori tecnologie di crioconservazione che ci consentano di conservare meglio tessuti umani, come per esempio per i trapianti. “È ovvio che questa scoperta suggerisce che i nematodi abbiano alcuni meccanismi adattativi che possono essere di importanza scientifica e pratica per campi della scienza come la criomedicina, la criobiologia e l’astrobiologia”, spiegano i ricercatori. Precisiamo che non è la prima volta che si riesce a riportare in vita un organismo così vecchio: nel 2000, infatti, la comunità scientifica era riuscita a risvegliare un batterio del genere bacillus, che per 250milioni di anni era rimasto intrappolato all’interno di alcuni cristalli di sale. Tuttavia, quest’ultima scoperta desta già qualche preoccupazione, in particolare sul fatto che lo scioglimento del permafrost potrebbe rilasciare agenti patogeni bloccati per decine di migliaia di anni: è improbabile che i nematodi siano pericolosi per gli esseri umani, spiegano i ricercatori, ma la loro sopravvivenza è la prova che una vasta gamma di organismi, dai batteri agli animali, dalle piante ai funghi, potrebbe potenzialmente tornare in vita dopo una lunga assenza. Non ci rimane quindi che sperare che solamente qualche altro verme sia tutto ciò di cui ci dobbiamo preoccupare di ritrovare nel ghiaccio che si sta sciogliendo per colpa dei cambiamenti climatici.


PER APPROFONDIMENTI:






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domenica 5 agosto 2018

IL SEGRETO DELLA GRANDE PIRAMIDE…TRA RI-SCOPERTE E DOLOSE AMNESIE SCIENTIFICHE.



LA NOTIZIA DEL 31 LUGLIO 2018:

“Svelato il segreto della Piramide di Giza: concentra energia elettromagnetica”.

“La costruzione egizia, considerata una delle meraviglie del mondo antico, avrebbe proprietà elettromagnetiche che potrebbero diventare un modello per sensori e celle solari”.

“La Grande Piramide di Giza può concentrare energia elettrica e magnetica nelle sue camere e sotto la sua base: queste sue proprietà potrebbero fare in modo che la piramide diventi un modello a cui ispirarsi per la produzione di sensori e celle solari ad alta efficienza. "Le piramidi egiziane hanno sempre attirato grande attenzione. Anche noi scienziati siamo sempre stati interessati così, partendo da alcune evidenze, abbiamo deciso di considerare la Grande Piramide alla stregua di una particella che dissipa onde radio", afferma il dott. Andrey Evlyukhin, che ha supervisionato e coordinato lo studio sulle qualità elettromagnetiche della costruzione egizia. I ricercatori della ITMO University hanno osservato la distribuzione dei campi elettromagnetici all'interno della piramide, studiando le interazioni tra onde in un range di lunghezza che va da 200 a 600 metri. Tuttavia, vista la mancanza di informazioni complete sulla struttura della piramide, il team ha dovuto procedere per ipotesi: "Ad esempio, abbiamo dato per assodato che non vi fossero spazi sconosciuti all'interno e che il materiale da costruzione fosse uniformemente distribuito dentro e fuori dalla piramide". "Attraverso queste ipotesi, abbiamo ottenuto risultati interessanti che possono trovare importanti applicazioni pratiche". Per esempio, gli scienziati hanno scoperto che la piramide concentra l'energia elettromagnetica nelle sue camere nascoste (come, per esempio, la camera ideata per contenere i resti degli antichi regnanti e una terza camera incompiuta, ubicata sotto la base). "Abbiamo dimostrato che la piramide disperde le onde elettromagnetiche e le focalizza nella regione del substrato". Si tratta di una deduzione che, non solo svela misteri inerenti la costruzione, ma che potrebbe costituire un modello per progetti di nanoparticelle efficienti: lo afferma Polina Kapitainova, Ph.D. e membro della Facoltà di Fisica e Tecnologia della ITMO University”.


RISCOPERTA E NON SCOPERTA: LE DOLOSE AMNESIE DELLA SCIENZA

…PERCHE’ GIA’ DA MOLTI ANNI UN LIBERO RICERCATORE ERA ARRIVATO A QUESTE CONCLUSIONI E OLTRE…





Shape Power - Il Potere della Forma

Un trattato su come la Forma converte l'Etere Universale in Forza Elettromagnetica e Gravitazionale, e le Relative Scoperte nella Fisica Gravitazionale

di Dan A. Davidson

Questo libro è il risultato di 35 anni di ricerche, finanziate personalmente, alla scoperta di come le forme e i diversi materiali convertono l'etere universale in altre forze ed energie. Dan ha svelato il codice di come il processo funziona; come la natura si manifesta, dalla zuppa di particelle virtuali dell'etere, diventando materia. Dan ha anche definito una teoria del campo unificato che mette tutto questo in prospettiva, della fisica matematica e di una morfologia della struttura atomica. Egli definisce le basi embrionali per una nuova branca della fisica e della chimica. Le implicazioni delle innovative scoperte spiegate in questo libro hanno conseguenze di vasta portata in ogni ambito delle nostre vite.

Contenuti:

Il Potere della Forma (in inglese "Shape Power"), è la capacità delle forme multi-dimensionali di manipolare l'energia dello spazio locale. In questo trattato Dan A. Davidson usa il termine "etere" per rappresentare il campo di energia che permea tutto lo spazio e il tempo. Tutte le forme sono il risultato di forze naturali all'opera, e in quanto tali sono sintonizzate su di esse, perché sono parte di queste stesse forze. Un esempio è la capacità della forma a piramide di raccogliere e focalizzare l'energia eterica. Sono stati scritti numerosi libri sulla "energia della piramide", e le piramidi hanno attraversato - e ancora attraversano - vari periodi di moda nei circoli new-age. La capacità dell'energia della piramide di causare vari effetti è ampiamente documentata. Ogni forma manipola l'etere in qualche modo. Un cono è un esempio di piramide con un infinito numero di lati, e come tale farà molte delle cose che fa una semplice piramide. La tenda degli indiani americani, detta teepee, è un esempio di forma quasi conica che ha molti degli stessi effetti energetici della piramide. Benché il "Potere della Piramide" sia ben conosciuto, pochi lo hanno esteso ad altre forme geometriche e ai fenomeni che possono essere prodotti attraverso la comprensione di quello che sta avvenendo.
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sabato 4 agosto 2018

EVOLUZIONE UMANA E...NUOVE STRADE


Abbiamo sbagliato tutto sull’origine dell’uomo: siamo ‘nati’ multietnici e multiculturali

I primi esseri umani non erano una singola tribù africana, ma il risultato della fusione genetica e culturale di tantissime popolazioni che abitavano le diverse regioni del continente. L’incredibile scoperta di un consorzio di ricercatori ribalta totalmente tutto quello che fin ora era stato pensato sull’origine dell’uomo.

L'origine dell'uomo è multietnica e multiculturale, derivata dall'incontro e dall'intrecciarsi di diversi popoli africani di 300.000 anni fa. Fino ad oggi era opinione comune, fra gli studiosi del settore, che l'uomo moderno derivasse da una qualche tribù nata in un luogo non precisato dell'Africa e da li avesse migrato per il resto del globo colonizzandolo. Oggi, grazie a un consorzio di ricercatori, guidato dalla dottoressa Eleanor Scerri dell'Università di Oxford, sappiamo che non è così.

Di tanti uno:

 La ricerca della prima tribù umana ha combinato 3 diversi tipi di scienze: lo studio dei manufatti, la genetica e l'analisi morfologica delle ossa dei nostri antenati. Anziché derivare da una singola zona in Africa, un team di esperti internazionali ha suggerito che l'ascesa degli esseri umani moderni, sia stata una faccenda molto più caotica. Il continente africano era popolato da tribù separate, sparse attraverso il continente preistorico e separate da confini naturali, allora invalicabili come deserti, foreste e fiumi. Con lo scorrere dei millenni queste popolazioni hanno iniziato a mescolarsi e fondersi (non sappiamo se pacificamente o no), scambiandosi geni e conoscenze , dando vita così all'uomo moderno. Intervistati, i tanti ricercatori di discipline diverse che hanno preso parte alla ricerca della nascita della nostra specie hanno tutti espresso le medesime considerazioni:

 "Quando guardiamo alla morfologia delle ossa umane negli ultimi 300.000 anni, vediamo un complesso mix di arcaico e caratteristiche moderne in luoghi diversi e in tempi diversi" afferma il professor Chis Stringer. "Molti avevano ipotizzato che i primi antenati umani provenissero da una singola popolazione ancestrale. Tuttavia, gli strumenti di pietra e altri artefatti (di solito denominati cultura materiale) hanno distribuzioni raggruppate in modo significativo nello spazio e nel tempo. La "modernizzazione" chiaramente non ha origine in una regione o si verifica in un periodo di tempo definito". (Eleanor Scerri).
"È difficile conciliare gli schemi genetici che vediamo negli africani moderni e nel DNA estratto dalle ossa degli ultimi 10.000 anni, con la presenza di una popolazione umana ancestrale" (Professor Mark Thomas).

La  prima firmataria della ricerca conclude: “L’evoluzione delle popolazioni umane in Africa è stata multiregionale. I nostri antenati erano multietnici e l’evoluzione della nostra cultura materiale (manufatti) è stata multiculturale. Dobbiamo guardare a tutte le regioni dell’Africa per capire l’evoluzione umana.”


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mercoledì 1 agosto 2018

L'ACQUA SU MARTE: SCOPERTA ITALIANA



Ricercatori italiani scoprono un lago su Marte.

E' la prima volta che viene trovata acqua liquida. L'osservazione è stata fatta dal radar italiano Marsis. Individuato un bacino a un chilometro e mezzo di profondità, sotto al ghiaccio del Polo Sud. Un lavoro di squadra: Asi, Esa, Inaf, Sapienza, Roma Tre, Cnr.


E' un lago simile a quelli terrestri. Si trova però al polo sud di Marte, sotto a uno strato di ghiaccio di un chilometro e mezzo. Ha una ventina di chilometri di diametro e una temperatura di almeno dieci gradi sottozero. La pressione del ghiaccio sovrastante e la presenza di sali disciolti (magnesio, calcio e sodio sono elementi di cui è ricco il suolo del pianeta) gli permette di restare liquido nonostante il freddo. Sulla Terra, in Groenlandia come in Antartide, si conoscono decine di laghi subglaciali simili. In alcuni vivono colonie di batteri estremofili, capaci di cavarsela anche al freddo e al buio.


 Ghiaccio e vapore acqueo erano già presenze note sul pianeta rosso. Ma l'acqua liquida, condizione della vita, viene osservata oggi per la prima volta. A scoprire il lago è stato un radar che si chiama Marsis e dal 2003 orbita attorno al pianeta rosso a bordo della sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea. Marsis è uno strumento costruito con pochi fondi, tanta passione e testardaggine, una buona dose di fortuna, l'aiuto di giovani precari e di scienziati che vi hanno dedicato anche il loro tempo libero. In una parola, è uno strumento italiano, che oggi si merita un'uscita speciale sulla rivista Science. Marsis invia dall'orbita delle pulsazioni che vengono riflesse con intensità diverse a seconda dei materiali che incontrano sul suolo marziano, fino a 3-4 chilometri di profondità.


 "Non troverete nulla, è impossibile guardare sotto Marte a quelle profondità. Il magnetismo delle rocce confonderà il radar, ci dicevano gli americani. Ma noi in silenzio facevamo e rifacevamo i nostri calcoli. Quanta testardaggine ci abbiamo messo". Elena Pettinelli, Enrico Flamini e Roberto Orosei, i tre scienziati senior dell'impresa, raccontano e sorridono oggi nel laboratorio di Fisica applicata alla Terra e ai pianeti dell'università Roma Tre: a "casa" di Pettinelli. Attorno a loro una decina di ragazzi (a fare i calcoli, in buona parte, sono stati loro) soprannominati "i giovani scienziati": Sebastian Lauro, Elisabetta Mattei, Barbara Cosciotti, Francesco Soldovieri e Federico Di Paolo. Molti sono precari. Un refrigeratore capace di raggiungere i 170 sottozero intanto simula la composizione del ghiaccio marziano. All'occorrenza, all'acqua vengono aggiunti sassi, frammenti di materiale magnetico, sali di vario tipo: ogni "ingrediente" è conservato nella sua scatola. "Sulla Terra è facile capire come un materiale riflette i segnali radar. Basta andare lì e misurare. Su Marte no. Dobbiamo basarci su prove e simulazioni" spiega Enrico Flamini, responsabile di progetto Marsis per l'Agenzia Spaziale Italiana e planetologo all'università di Chieti-Pescara. "Il primo segnale del lago è apparso per la prima volta nel 2008. Da allora abbiamo dovuto fare tanti di quei calcoli, modelli, controlli e ancora controlli. Marsis in dodici anni di osservazioni è passato sul Polo Sud decine di volte e ogni volta il segnale ricompariva, sempre uguale, indipendentemente dal trascorrere delle stagioni. Oggi possiamo dire che non esistono altre ipotesi: quello è il riflesso di un lago di acqua liquida" conferma Roberto Orosei, il ricercatore dell'Istituto Nazionale di Astrofisica che di Marsis è responsabile scientifico. E che firma dunque come primo autore una scoperta che cambierà il futuro dell'esplorazione su Marte, alla quale hanno contribuito anche il Cnr e l'università di Roma La Sapienza. "No, fino a quella profondità non possiamo scavare. Non abbiamo proprio i mezzi" allarga però le braccia Orosei. Andare a guardare direttamente per il momento è impensabile. Ai poli di Marte la temperatura arriva a meno novanta. Se mai l'uomo arriverà sul pianeta, di certo sceglierà una zona più vicina all'equatore e meno inospitale. "Marsis ha fatto altre osservazioni simili. Sono probabilmente altri laghi, ma dobbiamo ancora completare l'analisi per esserne sicuri" aggiunge il ricercatore dell'Inaf. "E' possibile che i bacini di acqua liquida siano numerosi vicino ai poli di Marte. Ma da quel che abbiamo visto si trovano tutti a grandi profondità". Il radar italiano fatica invece a osservare sotto al terreno non coperto dal ghiaccio, materiale particolarmente trasparente per le onde radio. Da oltreoceano - in particolare dalla Nasa, che di Mars Express ha realizzato alcuni componenti per la trasmissione dei dati - agli italiani sono arrivati i complimenti. Ma oltre che per la profezia sbagliata degli scettici, gli scienziati americani si mordono forse le dita anche per un altro motivo. "Nel 2007 rilevarono un segnale simile, non lontano dal lago che abbiamo visto noi" racconta Orosei. "Ma proveniva da un ambiente ricco di anidride carbonica, un composto che il radar non riesce a ben distinguere dall'acqua. L'osservazione finì nel nulla".


La sonda Viking dal 1976 ha fatto capire Marte in passato era coperto da mari, laghi e fiumi. "Il nostro problema oggi è spiegare dove sia finita tutta quell'acqua" spiega Orosei. "Una parte è stata spazzata via dal vento solare. Un'altra frazione è conservata sotto forma di ghiaccio, soprattutto al polo nord. Ma una parte, eravamo convinti, doveva essere rimasta intrappolata nel sottosuolo". Eventuali tracce di vita, in profondità, saebbero anche riparate dai pericolosi raggi cosmici. Per confermare questa ipotesi il radar Marsis fu montato a bordo della sonda orbitante Mars Express. "Era il '96 e dall'Agenzia Spaziale Europea ci fecero sapere che c'era posto per uno strumento a bordo di una missione piccola, rapida e a basso costo" ricorda Flamini. "Quattro dei sei rilevatori erano pezzi di ricambio di Mars '96, una missione russa andata distrutta. Marsis invece era un radar completamente nuovo, nel quale non riponevano fiducia in molti. A parte noi". Con la scoperta del lago, è come se Marte si avvicinasse di un passo alla Terra. "In Antartide abbiamo osservato molti bacini di questo tipo. Alcuni sono vecchi di 30 milioni di anni. Li studiamo anche per capire le possibili caratteristiche della vita nello spazio, ad esempio sulle lune di Giove" spiega Carlo Barbante, esperto esploratore del polo sud, professore all'università di Venezia e direttore dell'Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr. "I laghi subglaciali in genere si trovano a grande profondità, oltre i 2,7 chilometri. La forza di gravità del ghiaccio permette all'acqua di restare liquida nonostante le temperature basse. Al loro interno abbiamo trovato forme di batteri capaci di vivere a pressioni enormi e temperature vicine allo zero, senza luce, sfruttando alcune delle sostanze chimiche disciolte".





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