Stazione Spaziale, ottenuto il
quinto stato della materia.
Ottenuto il quinto stato della
materia da un esperimento condotto sulla Stazione Spaziale. È uno stato
distinto da quello liquido, solido, gassoso e dal plasma, possibile solo a
temperature vicine allo zero assoluto e nel quale atomi ultrafreddi che si
muovono all'unisono comportandosi come onde anziché come particelle. Il
risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve alla ricerca coordinata da
Robert Thompson, del California Institute of Technology (Caltech).
Ci siamo riusciti: abbiamo creato
il quinto stato della materia nello spazio, e più precisamente a bordo della
Stazione spaziale internazionale (Iss). A riuscire nell’impresa sono stati gli
scienziati della Nasa, che ci hanno offerto l’osservazione senza precedenti del
cosiddetto condensato di Bose-Einstein, fondamentale per riuscire a risolvere
alcuni degli enigmi più difficili dell’Universo, come per esempio l’energia
oscura. La scoperta è stato appena pubblicata sulle pagine di Nature.
Il quinto stato della materia, in
gergo tecnico condensato di Bose-Einstein (Bec), la cui esistenza era stata
ipotizzata da Einstein e dal matematico Satyendra Nath Bose quasi un secolo fa,
è uno strano stato della materia che si forma quando i bosoni, particelle che
hanno un numero uguale di protoni ed elettroni, vengono raffreddati quasi allo
zero assoluto (0 Kelvin, pari a -273.15 Celsius). A questo punto, anziché
comportarsi come bosoni separati, diventano un’unica entità che mantiene le
proprietà quantistiche: si trovano, infatti, esattamente tra il mondo
macroscopico governato da forze come la gravità, e quello microscopico,
regolato dalla meccanica quantistica.
Sebbene sia fondamentale per
poter risolvere fenomeni misteriosi, come l’energia oscura, coinvolta
nell’espansione dell’Universo, il quinto stato della materia è davvero molto
instabile: la minima interazione con il mondo esterno è sufficiente per
riscaldarlo oltre la soglia di condensazione e per questo è molto complesso da
studiare sulla Terra, dove la gravità interferisce con i campi magnetici
necessari per rendere possibile la sua osservazione. Creare il quinto stato
della materia, quindi, non è un’impresa da poco: innanzitutto perché i bosoni
vengono raffreddati quasi allo zero assoluto. Gli atomi, poi, vengono bloccati
nella cosiddetta trappola magnetica, attraverso luci laser e campi magnetici
(più gli atomi si muovono lentamente, più diventano freddi). Tuttavia,
nell’attimo in cui viene allentata la trappola magnetica, che consente agli
scienziati di studiarlo, il Bec tende a diluirsi e non è più possibile
rilevarlo.
Non è la prima volta, tuttavia,
che la comunità scientifica riesce a creare il quinto stato della materia nello
Spazio. Come vi avevamo raccontato alla fine del 2018, infatti, i ricercatori
della Leibniz University, in Germania, erano riusciti a produrre nella spazio
un condensato di Bose-Einstein come parte dell’esperimento Matter-Wave
Interferometru in Microgravity (Maius 1). Più precisamente, Maius 1 aveva
creato un quinto stato della materia a circa 200 chilometri dalla superficie
terrestre, permettendo ai ricercatori di svolgere ben 110 esperimenti, tra cui
lo studio delle onde gravitazionali.
Servendosi del Cold Atom
Laboratory del Jet Propulsion Lab, i ricercatori sono finalmente riusciti a
creare dal rubidio un condensato di Bose-Einstein più stabile, sfruttando le
condizioni di microgravità presenti sulla Iss. E dal loro esperimento sono
emerse differenze davvero sorprendenti tra gli esperimenti svolti sulla Terra e
quelli a bordo della Iss. Per prima cosa, i ricercatori hanno osservato che
mentre il Bec sulla Terra dura generalmente una manciata di millisecondi prima
di dissiparsi, sulla Iss è durato più di un secondo. Un tempo sufficiente,
quindi, che ha permesso agli scienziati di studiarne le proprietà come mai
prima d’ora.
Inoltre, la microgravità ha
permesso agli atomi di essere manipolati da campi magnetici più deboli,
rendendo così più veloce il processo di raffreddamento. Studiare il Bec in
condizioni di microgravità, concludono i ricercatori, aprirà la strada a una
serie di opportunità di ricerca. “Le applicazioni variano dagli esperimenti
sulla relatività generale, alle ricerche dell’energia oscura e delle onde
gravitazionali passando per lo studio dei minerali presenti sulla Luna e su
altri corpi celesti”, ha concluso l’autore principale David Aveline.
Da:
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
Nessun commento:
Posta un commento