IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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mercoledì 10 marzo 2021

IL MISTERO DELLE LUNE DI MARTE

 


Le strane lune di Marte: la nuova ipotesi sulla loro origine

L'origine delle due lune di Marte, Phobos e Deimos: potrebbero essere nate dall'impatto tra un asteroide e la prima luna del Pianeta Rosso.

                                                       Marte, Phobos, Deimos

       Nell'illustrazione, da sinistra a destra: Marte e le sue lune, Phobos e Deimos. Nasa

Proprio mentre gran parte della comunità scientifica è rapita dalle missioni spaziali verso Marte, in fibrillazione per ciò che Perseverance potrebbe scoprire, il rover appena ammartato che ci ha già sbalordito con i video della discesa sul Pianeta Rosso - senza nulla togliere alle altre missioni che hanno raggiunto Marte - c'è chi si appassiona su un altro aspetto del Pianeta Rosso: i suoi due misteriosi satelliti.

Fin da quando furono scoperte, nel 1877, le lune di Marte - Phobos e Deimos - hanno suscitato molti interrogativi, alcuni dei quali restano aperti ancora oggi. Di questi due oggetti, infatti, sorprendono tra l'altro le piccole dimensioni (appena 22 chilometri di diametro per Phobos, circa 15 per Deimos) e la forma irregolare (non sono tondeggianti come la nostra Luna o come la maggior parte delle grandi lune degli altri pianeti, ma hanno forme allungate).

QUALE ORIGINE? Però la domanda principale alla quale gli astronomi si affannano a cercare una risposta - e dalla quale dipendono anche altre questioni ancora aperte - è quale sia la loro origine. Una nuova ricerca dell'Istituto di Geofisica del Politecnico Federale di Zurigo, pubblicata su Nature, sembra dare una risposta migliore delle molte fin qui proposte.

Da tempo si ipotizzava che Phobos e Deimos, per le loro ridotte dimensioni e le caratteristiche morfologiche, potessero essere in realtà asteroidi catturati dalla forza di gravità di Marte, inseritisi nell'orbita attorno al pianeta. Il punto debole di questa ipotesi sta (in estrema sintesi) nel fatto che in questo caso i due satelliti avrebbero dovuto ruotare attorno a Marte su un'orbita non perfettamente circolare, come invece è, e soprattutto l'orbita stessa avrebbe dovuto presentare una certa inclinazione rispetto all'equatore (anche questa è una circostanza che non corrisponde alla realtà attuale).

UNA SOLA GRANDE LUNA. Gli autori dello studio sono partiti dai punti deboli delle precedenti ipotesi e si sono concentrati su dati recenti relativi alla composizione delle due lune, che risultano molto porose. Con queste basi, gli scienziati hanno cercato di ricostruire, attraverso simulazioni al computer, la storia dei due satelliti, tornando indietro nel tempo. Ne è venuta fuori l'ipotesi secondo cui le orbite delle due lune, un tempo, si intersecavano. Più precisamente, l'ipotesi sostiene che a orbitare intorno a Marte ci fosse un solo, grande corpo celeste, che a un certo punto subì l'impatto con un corpo simile che ne causò la disintegrazione: dai detriti prodotti si sarebbero formati Phobos e Deimos. Tutto questo sarebbe accaduto in un arco di tempo che va da 1 a 2,7 miliardi di anni fa.

Secondo questa ricerca, la luna originaria si sarebbe trovata a una distanza molto maggiore di quella a cui si trovano oggi i due satelliti. E vale la pena anche ricordare che oggi Phobos si sta avvicinando sempre più a Marte, con il risultato che, tra circa 40 milioni di anni, potrebbe finire per impattare sul Pianeta Rosso (oppure essere distrutto dalla sua forza di gravità).

da:

https://www.focus.it/scienza/spazio/lune-marte-phobos-deimos-origine


a complemento di questo recente articolo ritengo interessante far presente al lettore la teoria dell’amico matematica e grande studioso di cosmologia EMILIO SPEDICATO:



 
Teoria VAS (Velikosky- Ackerman-Spedicato).

Prolusione presso l’università di Bergamo al termine della attività accademica, nel febbraio 2016.

Nel 1952, a 7 anni, lessi la sintesi del libro Mondi in Collisione di Immanuel Velikovsky, pubblicata da Selezione, versione italiana del Reader’s Digest. Nel 1957, a 12 anni, lessi una sintesi del lavoro di Wegener sulla deriva dei continenti. La trovai fra libri che mio padre Giovanni acquistò al termine del liceo al Seminario di Molfetta, dove fu il migliore amico di Corrado Ursi, poi cardinale di Napoli e unico contendente di Roncalli al papato. Da queste letture originano i mie più profondi interessi scientifici  e risultati maggiori, sulle catastrofi a memoria di uomo, loro date, cause e conseguenze, su un nuovo modello dell’ evoluzione recente del sistema solare (il modello VAS, di Velikovsky-Ackerman-Spedicato), su cause di inizio e fine glaciazioni. In monografia di Palmer, Cambridge University Press, appaio come il primo studioso che abbia proposto impatti sulla Terra di oggetti extraterrestri come le cause dell’inizio e della fine delle glaciazioni.

Laurea in fisica, ma un solo lavoro in fisica, sull’inversione dell’asse di rotazione di un pianeta, primo nella letteratura considerante anche il moto attorno al Sole. In futuro vorrei calcolare la costante di gravitazione  G  nella teoria gravitazionale di Eulero e Le Sage, dimenticata forse perché Le Sage era prete cristiano, quindi un cretino secondo una nota affermazione …  Ricordo che la formula E = Mc2  fu derivata, prima di Einstein, da  Olinto De Pretto, un amico del padre di Einstein, che riscoprì la teoria di Eulero e Le Sage, vedasi la nota di Schiaparelli nell’articolo di De Pretto. Altra questione che mi interessa è quando la soluzione del  problema di dinamica gravitazionale non dipenda da G, fatto curioso che ho notato in due casi.

Dottorato in matematica computazionale a Dalian, Cina, primo a  un non cinese. Trent’anni di teoria ed applicazioni in matematica. Di questi, dieci  sui metodi Quasi Newtoniani, venti sui nuovi metodi ABS (Abaffy, Broyden, Spedicato), ora documentati in circa 400 pubblicazioni. Tali metodi hanno unificato vari campi e prodotto un risultato da vertice, ovvero la soluzione, da parte mia e di due iraniani, del decimo problema di Hilbert (irresolubile, Matjasevich), nel più importante caso solubile, quello lineare.  Collaborazione sui metodi ABS con  inglesi, iraniani, cinesi ed ungheresi. Due monografie, coautore nominale Abaffy, interamente scritta da me, salvo un terzo di pagina, e tradotta in russo e cinese. Presentata da qualcuno come proprio lavoro per ottenere un dottorato senza fare esami. Dopo aver dato il nome di Mascheroni al dipartimento scoprii che anche lui aveva presentato come propri risultati presi da un libro di un matematico danese, di cui fece scomparire (quasi) tutte le copie; ma una, cento anni dopo, fu ritrovata sulle bancarelle del Lungo Senna. Fatto che ho scoperto in una storia della matematica, letta quando ero ospite nel deserto dell’Idaho del matematico Kathryn Turner.

Applicazioni  matematiche in ingegneria nucleare (al CISE), automobilistica (motori Alfa Romeo, Fiat, Leyland), grandi impianti Enel. Quanto ha fatto  la Volkswagen è un peccadillo rispetto a quanto ho riscontrato in Italia..

I risultati che penso maggiori, apprezzati dal Nobel Abdus Salam, dal sumerologo Giovanni Pettinato, dall’ archeologo Henry De Lumley, dal sufi Gabriele Mandel, da Ratzinger cardinale e papa, riguardano le catastrofi a memoria di uomo inserite in uno scenario astronomico nuovo, detto VAS, dove:

Si argomenta la cattura di un pianeta, verso il 9450 AC, il Metis della mitologia greca, massa calcolata in Cina a 10 volte quella terrestre

Metis cede alla Terra un satellite, divenuto l’attuale Luna, che si aggiunge a precedente satellite, che era l’attuale Marte; 16 i mesi lunari iniziali; gli effetti gravitazionali del passaggio terminano catastroficamente l’ ultima glaciazione e la civiltà di Atlantide

Nel 6910 AC Metis impatta Giove. Fra le conseguenze, perdita di massa gioviana, formazione di Atena-Venere e dei satelliti galileiani. Per molti anni Giove appare nel cielo più grande e luminoso della Luna con forma ovale, come uovo cosmico; parte della massa espulsa colpisce la Terra (le acque cosmiche associate ad Orione, Giove al momento dell’impatto essendo in congiunzione con la costellazione di Orione …). Marte cessa  il legame con la Terra, entra in orbita passando vicino alla Terra ogni 56-54 anni, l’anno terrestre passa da 16 a 13 mesi; terrificanti i passaggi di Marte, con i vulcani in eruzione ben visibili, e provocanti eclissi di durata fino a circa un’ora

Verso il 5300 AC nella valle di Hunza, ora in Pakistan, il Kharsag sumerico, il  Gan ebraico, formazione di 7 coppie di homo sapiens sapiens, dotato di anima immortale  (affermazione nei testi sumerici, assente in Genesi, ma presente  in Enoch)

Nel 3161 AC Marte, passando molto vicino alla terra, provoca il diluvio di Noè, con piogge provenienti dagli oceani terrestri (fontane del profondo) e dagli oceani marziani (fontane dall’alto). Noè si salva nella regione che Nicola di Damasco chiama terra di Minias, identificabile con il lago Manasarovar fra Lhasa e il Kashmir. L’anno passa a 12 mesi.

Nel 2033 AC catastrofe di Tifone-Ogige, fine dell’Antico Regno Egizio e della civiltà dell’ Indo-Sarasvati; Terah-Thara, lascia Uri per Haran, due città non del Vicino oriente ma del Kashmir; Abramo litiga con il padre e raggiunge la terra di Canaan (non la Palestina, ma parte dell’Arabia). Gli ebrei discendono dai sapienti dell’ India, scrisse Clearco di Soli…

Verso 1630 AC diluvio di Inaco, associabile all’esplosione del vulcano di Santorini

Nel 1447 AC esplosione di tipo super Tunguska dell’oggetto chiamato Fetonte dai Greci, sul fiume Eider = Eridano in Germania nord. Seguono il diluvio di Deucalione, gli eventi dell’ Esodo, l’ arrivo in Egitto degli Hyksos con la morte del faraone Dudimose della dinastia XIII…

Verso 800 AC diluvio di Dardano, migrazione degli etruschi da Lidia a Toscana; le orbite di Venere e Marte diventano circolari, con la fine delle grandi catastrofi su base quasi periodica.

Successive catastrofi minori:

 536 AD peste di Giustiniano, carestia e cannibalismo in Cina, suicidio imperatore cinese, migrazione di tartari e celti ?? verso America del Sud

1178 AD impatto su Luna, nasce cratere di Giordano Bruno, vari eventi nella regione del Pacifico e in Asia, forse origine della espansione mongola, passaggio degli Aztechi dalla costa Pacifica all’altopiano messicano…

Per il prossimo futuro, impatto possibile verso il 2030 dell’ asteroide Apophis, in orbita di possibile collisione. La potenza  attesa è valutabile in circa mezzo milione di megatoni (pari a mezzo megatone sul territorio comunale di Milano)

Collaborazioni future previste con Centro Archeologico delle Università Egeo, Rodi, prof  Ioannis Liritzis, con la Fondazione Aga Khan per convegno libro su geografia dell’ Eden, con…

Attività musicologica: due libri basati su oltre 200 incontri nel mondo della lirica; di Bergamo ricordati da discendenti il tenore Federico Gambarelli e Gianandrea Gavazzeni. Libretto d’opera La Tunguska misteriosa, vicina l’orchestrazione completa di Vittorio Vedovato, debutto forse Kazan, o…

Ringrazio i professori Laurence Dixon, del Politecnico di Hatfield,  ai vertici dell’ottimizzazione e affascinato come me da Velikovsky;  Zunquan Xia della Università di Dalian massimo fra i cinesi ai metodi ABS; Kamal Salibi, della American University Beirut, scopritore della dimenticata geografia del mondo biblico; Alfred De Grazia, amico di Velikovsky. De Grazia da Princeton  ha portato all’ Università di Bergamo fondi americani per un milione di dollari, poi ritirati perché le circolari in Italia contano più delle leggi. Ringrazio il collega di dipartimento Bertini per l’attenzione dimostrata verso le mie ricerche non matematiche, i colleghi di altri dipartimenti Giorgio Ragazzi,  Giancarlo Graziola e Daniele Rota, e specialmente Erasmo Recami, che nella lunga traversata in Seicento da Erice e Catania dopo il primo congresso scientifico, di astrofisica, del 1970, mi illustrò campi segreti della fisica e delle baronie universitarie.

Speciali grazie a Giorgio Szego, coautore di uno dei cento più importanti libri di matematica del Novecento, e studioso dalle vaste vedute. Sono indebitato non solo per la chiamata come docente a Bergamo, occasionata del suo invito a Dixon a un convegno sulla ottimizzazione globale a Varenna, ma anche per l’accesso al Progetto Finalizzato CNR sui trasporti, che ha finanziato i matematici cinesi per una decina di anni.

Una nota sugli studenti, che ho avuto in classi di 900 studenti, al Politecnico di Milano, di 600 a Bergamo a Matematica Finanziaria (ognuno da me esaminato con i commissari D’Amico Finardi eCeribelli, voto media dei voti dei tre commissari, regola di solito dimenticata), solo 3 a volte nel corso di Ricerca Operativa, che giudico il più importante per uno studente. Studenti attenti, ma di povera base culturale e non solo in matematica. Negli ultimi anni, teorema di Pitagora ignoto a studenti ammessi al dottorato; in classe di 16 studenti, ignoti Giulio Cesare e Gesù Cristo, ignoranza questa ultima che Daniele Rota, già collega a Bergamo e Canonico di San Pietro, mi dichiarò essere ben nota. Certamente il divieto imposto a certe biblioteche civiche bergamasche di non acquisire “libri confessionali” non contribuirà a conoscere le proprie radici. Avremo una generazione dove le sfumature di grigio saranno tante quante gli articoli a nulla approdanti della teoria di stringhe e super stringhe (sono circa 50.000) ?  Fra gli studenti non del mio corso cito Carlo Ceribelli, che chiese una tesi e in due mesi imparò il contenuto del corso, a programmare in FORTRAN e la scrisse (altri comprano…), e Laura Di Nicola, che visto il mio articolo sulla matematica che nel Novecento è opinione, venne spesso ai miei seminari, in aereo da Pescara.

Un consiglio per l’ università: attivare una facoltà di scienze, partendo da matematica e informatica. Inoltre rendere obbligatorio un corso sui valori di radice della nostra società, come avviene nelle università scandinave. Trovo inaccettabile che molti cristiani mai abbiano letto il Vangelo e che musulmani sappiano solo del Corano di Othman.

Alfred De Grazia, decimo problema di Hilbert, Einstein, Erasmo Recami, Eulero e Le Sage, Olinto De Pretto, Prolusione.

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sabato 8 giugno 2019

I CATACLISMI COSMICI E...IL NOSTRO BIPEDISMO



"L'uomo si alzò su due gambe a causa delle esplosioni delle stelle in cielo"

 La teoria è quanto di più suggestivo gli scienziati possano immaginare. Sì, perché - azzarda nuovo studio, condotto da ricercatori americani e pubblicato sul Journal of Geology - l'esplosione di una serie di stelle nella Via Lattea potrebbe aver indotto l'antenato dell'uomo, che milioni di anni fa ancora camminava su tutti e quattro gli arti, a mettersi eretto. Una nuova, possibile spiegazione all'evoluzione del bipedismo, un passaggio che fu un salto decisivo nell'evoluzione della specie. Nella ricerca, gli scienziati fanno riferimento alla serie di esplosioni che, a partire da circa 7 milioni di anni fa, si verificò proprio nel nostro angolo della Via Lattea, esplosioni che continuarono per qualche milione di anni successivo. L'esplosione delle supernove irradiò raggi cosmici in tutte le direzioni e sulla Terra quella radiazione raggiunse l'apice circa 2,6 milioni di anni fa. L'aumento della radiazione innescò una catena di eventi a catena: sul pianeta cominciarono a piovere i raggi cosmici, che ionizzarono l'atmosfera e le diedero maggiore conduttività. Proprio questa situazione avrebbe aumentato la frequenza dei fulmini, che a loro volta scatenarono violenti incendi boschivi i quali cambiarono letteralmente il paesaggio. Le foreste lasciarono il posto alle praterie; e con meno alberi a portata di mano, gli antenati dell'uomo dovettero adattarsi, alcuni si alzarono su due gambe e quelli che lo fecero, ne trassero un evidente vantaggio. "Quando le foreste vengono sostituite dalle praterie, diventa un vantaggio stare in piedi, in modo da poter camminare da un albero all'altro e poter scorgere, oltre l'erba alta, i predatori", osserva uno degli autori dello studio, Adrian Melott dell'University of Kansas, dalle pagine del Guardian. Nella storia dell'evoluzione, il camminare eretti si fa risalire ad almeno 6 milioni di anni fa, al Sahelanthropus, una specie con caratteristiche tanto di scimmia che di essere umano rinvenuto in resti fossili ritrovati in Ciad. La teoria attuale è che sia stato il cambiamento climatico a trasformare il paesaggio, lasciando la savana dove un tempo c'erano gli alberi.

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venerdì 22 settembre 2017

ANTICHI MICRORGANISMI SU MARTE ?




I vulcani di Marte nascondono indizi su microrganismi esistiti in passato?

Uno studio intitolato Amazonian Volcanism Inside Valles Marineris on Mars della Czech Academy of Sciences ha esaminato la Valles Marineris, un famoso canyon lungo 4.000 Km per trovare segni di un'attività geologica recente, con la speranza di identificare fossili contenenti i segni di una vita passata sul suolo marziano. I ricercatori hanno cominciato ad esaminare il Coprates Chasma Canyon, uno dei punti più bassi della Valles Marineris che ospita oltre 130 vulcani e colate di lava solidificata. L'analisi è stata condotta grazie al Mars Reconnaissance Orbiter che ha permesso di concludere che i vulcani eruttavano lava e non fango. Inoltre è stata notata una certa somiglianza con i vulcani presenti sulla terra, in quanto comparivano in maggior numero sopra le fratture del suolo, dove era possibile un passaggio del magma dal sottosuolo alla superficie. Un grande sorpresa è stata la scoperta dell'età di questi vulcani: sarebbe stimata tra i 200 e i 400 milioni di anni, il che li classifica come molto giovani rispetto a vulcani più anziani del pianeta rosso risalenti a 3,7 miliardi di anni fa. Inoltre l'analisi delle rocce vulcaniche avrebbe evidenziato un alto contenuto di silice SiO2 che include sostanze simili all'opale (che è silice idrata, ovvero contiene fino al 20% di acqua). Sulla terra sono stati trovati microrganismi all'interno dell'opale, dunque la loro presenza nel Coprates Chasma Canyon potrebbe darci degli indizi su forme di vita passate sviluppatesi su Marte. Il Coprates Chasma Canyon sarebbe un ottimo posto per l'atterraggio di un futuro Mars Rover secondo questa recente ricerca sulla Valles Marineris e la speranza degli studiosi è che la regione venga presa in considerazione in una futura missione spaziale.

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martedì 5 settembre 2017

IL MISTERO DELLE PIETRE SFERICHE



1)      I massi di Moeraki in Nuova Zelanda: il mistero del loro fascino, tra leggende Maori e scienza

 
 
Rigogliose vegetazioni, pascoli ovunque, interrotti piacevolmente da vigneti, spiagge lunghe decine di chilometri, in cui soffia un vento impetuoso; spiagge ricche di conchiglie, popolate da animali esotici. Tra foche, elefanti di mare ed albatros…nell’immensità dell’Oceano, troviamo delle indescrivibili stravaganze geologiche: i Moeraki Boulders, meglio noti come “ Massi di Moeraki”. Sulla spiaggia di Koekohe, poco distante da Moeraki, un piccolo villaggio di pescatori sulla costa di Otago, nell’Isola Sud  (Nuova Zelanda), in uno scenario da sogno, intorno al quale ruotano numerose leggende della popolazione aborigena dei Maori, si trovano più di 50 enormi sfere di pietra, alcune integre, altre frantumate; di color grigio, che variano dai 0,5 metri ai 2,2 metri di diametro e possono pesare fino a 7 tonnellate. Si tratta di accumuli in strati concentrici di sostanze depositate dall’acqua, protetti per legge tramite una serie di divieti (danneggiamenti, rimozione, campeggio ecc). La componente rocciosa dei Massi Moeraki è interrotta da grandi crepe che si snodano dal loro centro verso l’esterno, riempite per lo più da uno strato di calcite marrone e in seguito giallastra. Essi appaiono misteriosi, simili a gigantesche uova o a enormi gusci di tartaruga, paragonabili a biglie emesse dagli abissi oceanici. Il gruppo di Ngai Tahu, che viveva nell’area limitrofa, associa i Massi al naufragio della grande canoa Arai Te Uru a seguito di una tempesta, mentre navigava verso sud. Le enormi sfere sarebbero la trasfigurazione di parte del suo carico, come cesti tondi di cibo e zucche; ma altri elementi dell’evento tragico sono stati cristallizzati nel paesaggio circostante: lo scafo sarebbe diventato la scogliera che si estende fino a Shang point, e la grande roccia, Hipo, il navigatore. Molte delle colline tra Moeraki e Palmerston portano i nomi dei membri dell’equipaggio e una quello dell’onda che sommerse l’imbarcazione. Da studi scientifici effettuati sulla composizione dei Massi, in particolare dal contenuto di magnesio e ferro e dagli isotopi stabili di ossigeno e carbonio, è emerso che la loro struttura principale ha iniziato a formarsi nel fango situato in prossimità del fondale marino e la loro forma sferica indica che la quantità di calcio  era maggiore rispetto al contenuto di acqua. Le conchiglie, le ossa e i frammenti di piante agiscono come nuclei di condensazione intorno ai quali i minerali disciolti nell’acqua, iniziano gradualmente a cristallizzare. I massi più grandi (che misurano 2 metri di diametro), secondo una stima, hanno impiegato tra i 4,5 e i 5,5 milioni di anni per aumentare di dimensione e contemporaneamente su queste pietre si accumulavano dai 10 ai 50 metri di fango. In seguito si formarono le concrezioni, le grandi crepe note come septonia, e poi della calcite marrone, calcite gialla e piccole quantità di dolomite e quarzo riempirono progressivamente queste crepe quando, calato il livello del mare, l’acqua freatica riuscì ad attraversare il fango indurito che ora le avvolge.

da:


2)      Costa Rica: il mistero de las bolas, le sfere di pietra

 
 
Le misteriose sfere di pietra del Costa Rica, considerate tra i reperti archeologici più preziosi del paese. Queste misteriose sfere – chiamate Las Bolas a livello locale ed apparse anche nella famosa scena del film “I predatori dell’Arca perduta” della saga di Indiana Jones – sono state ritrovate a partire dal 1939 nel sud ovest del Costa Rica, nella zona del Pacifico meridionale, quasi esclusivamente nella zona del Delta del Diquís, tra le cittadine di Palmár Sur e Ciudad Cortés, oltre che nella Penisola di Osa e nell’Isola di Caño, al largo della Penisola stessa. Alcuni esemplari sono stati rinvenuti anche nella zona di Fila Costeña, attorno a San Vito de Java (o de Coto Brus) e Ciudad Neilly, e vicino alla località di Bolas. Negli anni, di sfere, ne sono venute alla luce circa 300 di grandi dimensioni, cioè con un diametro che va dai 50 ai 250 cm, ed un numero imprecisato di piccole dimensioni, di peso variabile tra il chilo e le 25 tonnellate. Gli studiosi non sono ancora riusciti a capire quale sia l’origine ed il significato di questi reperti. Le sfere, fatte di andesite, gabbro e granodiorite, rocce di origine vulcanica, sono infatti quasi tutte state spostate rispetto al luogo di ritrovamento. Inoltre, molte sono state anche sepolte da detriti alluvionali o spostate a causa di smottamenti del terreno, e non solo per colpa dell’uomo, dalla loro collocazione originaria. Questo non ha permesso agli studiosi di analizzare i loro eventuali allineamenti, se non in pochissimi e rari casi. Alcuni archeologi suppongono che le sfere stiano a rappresentare il Sole e la Luna o alcune costellazioni, quindi la loro posizione originale sarebbe stata fondamentale per supportare questa tesi. Il primo a studiare questi manufatti di pietra è stato il professore americano Samuel Lothrop, archeologo di Harvad che, seppure con qualche cautela, è riuscito a dare delle riposte ai tanti interrogativi. Secondo Lothrop i grandi sferoidi del Costa Rica avrebbero un’origine abbastanza recente e databile intorno al 400 d.c. (anche se altri studioso indicano il 600 d.c.), cioè nel periodo in cui nella zona arrivò la cultura dell’oro. Secondo Lothrop ed altri studiosi gli sferoidi erano considerati indicatori sociali o segnalatori di aree sacre. Per quanto si è potuto accertare, infatti, alcuni di essi erano posizionati ai lati delle rampe di accesso di mounds (monticoli) su cui etano state costruite le case dei capi o dei famosi shamani oppure sul piano di mound su cui si svolgevano cerimonie di culto o civili. Molti studiosi avvallano la teoria che furono gli indigeni di cultura Diquis (Diquis significa “grandi acque” o “grande fiume” in lingua Boruca) a creare queste sfere. Ancora oggi gli indios Boruca vivono nella zona. Come abbiano fatto a farle così perfette rimane un mistero irrisolto. Sono tante le ipotesi e le teorie sorte intorno a queste sfere – c’è anche chi sostiene che le abbiano fatte gli extraterrestri – ma nessuna è ancora stata supportata da prove certe. Mentre gli studi e le ricerche vanno avanti, il Governo del Costa Rica, ha chiesto all’Unesco di riconoscerle come patrimonio mondiale dell’Umanità e di approvare il progetto di un parco delle sfere chiamato “Plenitud bajo el cielo: el parque arqueológico de las esferas de piedra precolombinas” (Pienezza sotto il cielo: Parco archeologico delle sfere di pietra precolombiane). Per ora sono tre in Costa Rica i luoghi dichiarati dall’Unesco patrimonio naturale dell’Umanità: Isla del Coco, Parque Internacional La Amistad e Parque Nacional Guanacaste.

3)      Cina: la montagna delle uova di pietra


 
La recente scoperta di sfere di pietra di grandi dimensioni in Cina, richiama alla mente l'accumulo misterioso di sfere simili in altre parti del mondo. Prove sperimentali suggeriscono che potrebbero essere state create da archi elettrici ad alta energia. Antiche civiltà hanno attribuito alle sfere di pietra caratteristiche divine. Alcune di loro sono state elevate su plinti e adorate come messaggeri del cielo. Da antiche cronache, si può addirittura evincere che molte sfere siano "cadute dal cielo" o si siano formate in misteriosi e probabilmente catastrofici eventi. Un gruppo di lavoratori cinesi ha portato alla luce diverse sfere di pietra , situate nella provincia di Hunan, mentre scavavano le fondamenta per una nuova autostrada. Le pietre sono di varie dimensioni ed essendo anche piuttosto numerose la collina in cui sono state scoperte è stata denominata la "montagna delle uova di pietra." Altri depositi di queste pietre si trovano nella zona di  Shennongjia, Riserva Naturale della provincia di Hubei.  Naturalmente anche queste sfere di pietra sono assolutamente simili a quelle ritrovate nella struttura della piramide bosniaca del sole


 
 scoperta nel 2005 dal Dr. Semir Osmanagich, (Direttore del ‘Center for Anthroplogy and Archaeology at the American University’ in Bosnia-Herzegovina), e come precedentemente illustrato molto simili a quelle in Costa Rica e Nuova Zelanda. Quel può essere il  principio unificante in grado di fornire la spiegazione più plausibile per una comune genesi ? La maggior parte delle teorie convenzionali (come abbiamo visto) attribuisce la loro formazione al lento accumulo di minerali, considerando queste “concrezioni " composte da carbonato o altri elementi parzialmente solubili in acqua. Tuttavia, come il teorico del modello elettrico, Mel Acheson , ha sottolineato: "Quando ed in che situazione magneto-geologica si sono formate le concrezioni? E perché sono sferiche? Perchè la gravità non le ha schiacciate in una forma a cupola, come logicamente dovrebbe essere avvenuto? Se si fossero formate attraverso un mezzo resistivo, l'attrito avrebbe dovuto cambiare la loro forma! E’ assolutamente logico supporre che le forze che le hanno plasmate dovevano propagarsi attraverso una simmetria sferica. Quindi, dovremmo cercare altrove la causa - che tenga conto della loro struttura simmetrica”. Una descrizione di sferule vetrificate, create attraverso gli esperimenti del Dr. C.J. Ransom con scariche ad alta tensione, hanno avvallato la teoria secondo cui potenti scariche elettriche in atmosfera (fulmini) possono essere state fondamentali per plasmare le sfere. Infatti, è provato che archi elettrici tendono a raccogliere la materia al centro di un vortice e fonderla in una sfera. (foto sotto)
 
 



 

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lunedì 29 maggio 2017

I CAMBIAMENTI COSMICI E...LA MIGRAZIONE DEGLI ALBERI


Usa, la migrazione degli alberi. "Si stanno spostando verso ovest"

E’ SOLO UNA QUESTIONE DI CAMBIAMENTO DELLE PRECIPITAZIONI OPPURE LA NATURA, CHE SI ACCORGE DEI MUTAMENTI COSMICI MOLTO PRIMA DI NOI, CI STA AVVERTENDO DI QUALCOSA CHE E’ ORMAI IMMINENTE?
                          Il professor Songlin Fei - (Purdue University photo/Tom Campbell

Una ricerca indica che le piante degli States orientali sono in cammino verso una nuova e inusuale direzione. "Si sono spostati di 15,4 chilometri in 10 anni" nella direzione sbagliata?

 In America sta avvenendo una lenta e strana marcia degli alberi verso ovest. Fatto che stupisce scienziati e ricercatori: dovrebbero muoversi verso i poli, in particolare a nord, alla ricerca di temperature più familiari rispetto a quelle che il cambiamento climatico sta modificando. Eppure, spiegano gli ecologisti della Purdue University di West Lafayette, Indiana, negli ultimi 30 anni la migrazione degli alberi orientali sembra aver cambiato direzione. La causa, secondo i ricercatori, è legata al mutamento delle precipitazioni. Per questo motivo alcune specie di alberi della parte orientale degli Stati Uniti avrebbero intrapreso un lento spostamento verso ovest.

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A Science, il professor Songlin Fei ha raccontato che osservando il "cammino" di 86 tipi di alberi attraverso i dati del servizio Forestale degli Stati Uniti (nel periodo 1980-1995 e 2013-2015) su piante di Maine, Minnesota e Florida, "c'è stata una grande sorpresa. Gli alberi rispondono ai cambiamenti del clima, alla disponibilità di acqua e alle variazioni della temperatura. Ma anziché andare verso nord, lontano dai tropici e dal suolo più caldo, come da sempre osservato e ipotizzato, vanno verso ovest. Il che resta per molti aspetti ancora un mistero". Secondo lo studio questo processo graduale sta avvenendo "più velocemente di quanto si possa pensare" e gli alberi che si muovono verso il "west" si stanno spostando ad una velocità di 15,4 chilometri per decennio, mentre quelli in cammino verso nord si sono spostati "solo" a 11 chilometri per decennio. Rispetto a molte conifere, gli angiosperme e gli alberi in fiore hanno dunque preso "una nuova direzione, probabilmente legata alla pioggia" anche se Fei spiega che "è ancora complesso determinare il motivo di questi spostamenti, ci sono molti fattori da considerare". Fra questi, ad esempio, l'iterazione uomo-natura, con l'insediamento di molti residenti in quelle aree a partire dal 1920, il diffondersi di parassiti, la presenza di incendi e altre conseguenze che potrebbero aver influito sulla vita delle piante. "Quello che è certo è che le foreste odierne hanno un aspetto diverso rispetto a 10, 20 o 30 anni fa. Un altro fatto rilevante è che spesso a 'partire' sono gli alberi più giovani". Chiaramente, sottolinea il ricercatore, "non è che alzano le radici e camminano, ma gli alberi più giovani cominciano a nascere o migrare più verso ovest. Spostano gradualmente i loro "centri abitati" a seconda delle condizioni migliori che possono trovare per crescere". Gli alberelli possono espandersi più facilmente in una nuova regione mentre i più anziani muoiono.

 
 Dai dati osservati quasi nessuna specie si è spostata verso sud o est e "la temperatura media annua degli ultimi 35 anni negli Stati Uniti orientali è aumentata di 0,16 gradi Celsius". Tutti fattori che "non possono farci pensare che questi spostamenti siano colpa del cambiamento climatico al 100%, ma di sicuro è gran parte del problema e gli alberi si adattano a questo andando a cercare l'umidità altrove" chiosa Fei. In attesa di approfondire il fenomeno, senza sapere se la tendenza continuerà verso ovest, gli studiosi temono che si verificherà una spaccatura nelle più importanti comunità arboree degli States orientali.  "Le conifere vanno a nord, gli altri a ovest: ci sarà una frattura a est. Se diverse specie migrano in direzioni opposte, la comunità potrebbe iniziare a crollare. E' un po' come vedere la fine di un gruppo di amici che si dividono per andare in diverse Università. Dobbiamo continuare a monitorarli".






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