IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens
VIDEO TRAILER

VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO
VIDEO SINOSSI DELL' UOMO KOSMICO
Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

Visualizzazione post con etichetta ATTUALITA' SCOMODE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ATTUALITA' SCOMODE. Mostra tutti i post

martedì 10 agosto 2021

LE CELLULE UMANE POSSO CONVERTIRE RNA IN DNA? NO!


AVEVO DECISO DI NON SCRIVERE E/O PUBBLICARE PIU' NULLA RIGUARDO AL COVID.

EBBENE, TRASGREDISCO PER VOCE (AUTOREVOLE) DEI "BIOLOGI PER LA SCIENZA". VI INVITO A LEGGERE QUESTO BREVE ARTICOLO E DIVULGARLO AD ALTRI CHE NE POSSANO AVERE BISOGNO...LEGGI "NO VAX"  E NON SOLO...PURTROPPO!

GRAZIE

Marco La Rosa


"È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.”

SOCRATE


L' RNA che diventa DNA

di Riccardo Spanu, membro e fondatore di Biologi per la Scienza, laureato in Pharmaceutical Biotechnologies (UniPD).

da: https://www.biologiperlascienza.it/2021/06/lrna-che-diventa-dna/

Di recente è uscito un articolo dal titolo a dir poco ridicolo: “cellule umane possono convertire l’RNA in DNA, vacilla il “dogma della biologia”. Lo studio”. Il motivo per cui è ridicolo è semplice: il dogma (centrale) della biologia è morto da anni, anzi, decenni.

Nel 1970 abbiamo scoperto che vari virus hanno degli enzimi chiamati retrotrascrittasi che sono in grado di convertire l’RNA in DNA. Qualche anno dopo abbiamo scoperto le telomerasi, che nelle cellule staminali e tumorali si occupano di evitare che i telomeri si accorcino e che quindi queste cellule muoiano, cosa che fanno retrotrascrivendo frammenti di RNA in DNA.

Lo studio citato da questo articolo quindi non è interessante perché ha fatto vacillare il dogma centrale della biologia, perché questo è già morto e sepolto da un bel pezzo. Il motivo per cui è interessante è che ha scoperto un probabile motivo per cui alcuni tumori sono resistenti ai farmaci che dovrebbero distruggerne il DNA: la polimerasi teta (Polθ) è infatti in grado di riparare il DNA danneggiato usando come stampo un RNA.

La domanda che tutti si sono posti però è: potrebbe essere che Polθ prenda l’mRNA dei vaccini e lo inserisca nel nostro genoma?

La risposta breve è: no.

La risposta un po’ più lunga è: teoricamente è possibile, come è possibile che un giorno Burioni diventi no-vax.

La risposta lunghissima è: no, per tante ragioni

1) Polθ è espressa a livelli rilevanti praticamente solo in tumori e in alcune cellule nel timo, quindi nelle vostre cellule del deltoide, dove va il vaccino, non c’è, e già questo sarebbe abbastanza per chiudere la questione.

2) Anche se però Polθ fosse espressa nelle vostre cellule, lei se ne starebbe nel nucleo e l’mRNA del vaccino nel citoplasma, e quindi comunque non lo potrebbe retrotrascrivere.

3) Se l’mRNA del vaccino finisse in qualche modo nel nucleo, comunque Polθ lo ignorerebbe, perché non funziona con i singoli filamenti di RNA.

4) Anche se l’mRNA del vaccino dovesse trovare una sequenza di DNA abbastanza simile a cui appaiarsi, comunque Polθ non funzionerebbe, perché la funzione di retrotrascrizione si attiva solo nel caso in cui il DNA complementare sia rotto.

L’unico modo in cui quindi Polθ potrebbe inserire l’mRNA dei vaccini nel genoma delle vostre cellule richiederebbe che: ci sia Polθ (che non c’è), l’mRNA vada nel nucleo (e non ci va), che trovi una sequenza simile a cui appaiarsi (buona fortuna) e che questa sequenza però sia anche spezzata (e non succede).

5) Se tutte queste cose accadessero, Polθ inserirebbe al massimo un piccolo pezzo di mRNA, perché come tutte le retrotrascrittasi è un enzima molto pigro (in termini tecnici si direbbe poco “processivo”), e quindi probabilmente per la cellula non cambierebbe nulla

6) Nel caso in cui invece la cellula se ne accorgesse, molto probabilmente farebbe quello che le cellule fanno quando scoprono che il loro genoma è stato danneggiato: si suiciderebbe.

Il riassunto quindi è che no, l’ultima (comunque interessantissima) scoperta di biologia molecolare non sconvolge proprio niente e non implica che i vaccini ci modificano il DNA, ma in compenso conferma che abbiamo un disperato bisogno di giornalisti che capiscano di cosa stanno scrivendo.

da:

https://www.biologiperlascienza.it/2021/06/lrna-che-diventa-dna/


domenica 14 marzo 2021

API ED ESTINZIONE...UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO

 

Una femmina di Pharohylaeus lactiferus e, a destra, un maschio: la barra sotto alla femmina è in scala (5 mm), ma le due foto non sono in scala tra loro. James Dorey Photography

In Australia è stata avvistata un’ape che non si vedeva dal 1923

Un'ape endemica dell'Australia, che credevamo estinta, è stata fotografata per la prima volta a quasi un secolo dall'ultimo avvistamento.

L'Australia è un continente che, dal punto di vista della biodiversità, non ha nulla da invidiare al resto del mondo - anzi, ed è nella lista dei 17 Paesi megadiversi, cioè quei luoghi dove è concentrata la maggior parte della biodiversità del pianeta. La straordinaria ricchezza di forme di vita presenti in Australia comprende anche centinaia di specie di api, molte delle quali endemiche del continente, e molte delle quali, purtroppo, stanno rapidamente scomparendo.

VIVA E VEGETA. Prendete l'esempio di Pharohylaeus lactiferus: unica rappresentante del suo genere in Australia (l'unica altra specie di Pharohylaeus al mondo vive in Nuova Guinea): l'ultima volta che è stata avvistata era il 1923, 98 anni fa; dopodiché l'ape è sparita dai radar, tanto che c'è chi la considerava già estinta. Un nuovo studio pubblicato su Journal of Hymenoptera Research, però, dimostra che quest'ape è ancora viva e vegeta, e come disse di sé Mark Twain le voci sulla sua morte sono oltremodo esagerate.

L'ultima volta che la Pharohylaeus lactiferus è stata avvistata era il secolo scorso, e da quando ne conosciamo l'esistenza siamo riusciti a catturarne appena sei esemplari: in sostanza sappiamo che quest'ape esiste... e poco altro. La persona che ha cambiato le cose è James Dorey, dottorando dell'università di Flinders, ad Adelaide, che stava conducendo uno studio sulle relazioni tra le diverse specie di ape che fanno il nido sul terreno; Dorey è anche un fotografo, e il suo ultimo progetto è quello di fotografare un esemplare di ogni singola specie di ape in Australia.

IN MASCHERA. Quando è arrivato alla Pharohylaeus lactiferus, Dorey si è reso conto che la specie non si vedeva da un secolo e si è messo alla sua ricerca in 245 siti diversi in giro per il continente. Nello studio, Dorey spiega che la Pharohylaeus lactiferus appartiene al gruppo delle cosiddette "mascherate", api caratterizzate da segni molto evidenti sul muso; la Pharohylaeus, in particolare, è più grossa e più lunga delle altre api mascherate, e dovrebbe essere facile da riconoscere.

Questo non ha impedito al fotografo di imbattersi in parecchi falsi allarmi (api che sembravano essere quelle giuste ma appartenevano in realtà ad altre specie): alla fine della sua caccia, Dorey è riuscito a individuare e fotografare la Pharohylaeus lactiferus solo in tre occasioni, in tutti e tre i casi ai margini della foresta pluviale.

UNA SPECIE ESIGENTE. Non solo: quest'ape si approvvigiona di polline dai fiori di due alberi diversi, e solo da quei due; è una specie particolarmente esigente, insomma, e questo spiega come mai sia così difficile individuarla: la distruzione del suo habitat potrebbe spingerla all'estinzione - questa volta per davvero.

Da:

https://www.focus.it/ambiente/animali/in-australia-e-stata-ritrovata-un-ape-che-non-si-vedeva-da-un-secolo

SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:


LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs





  

martedì 12 gennaio 2021

SPILLOVER=ZOONOSI : PANDEMIE ANNUNCIATE ...NELL'INDIFFERENZA QUASI ASSOLUTA!

 


      Le sconcertanti verità del libro “Spillover” di David Quammen

 

                                             Quasi tutte di provenienza animale

                                            le pandemie che devastano il mondo

                   Dai ratti alla griglia allo spezzatino di pipistrello numerose infezioni

                  sono causate dalle abitudini alimentari di certe popolazioni autoctone

                 L’influenza aviaria, invece, è portata ovunque soprattutto dalle anatre

 

                                                   di Rino Di Stefano

Un antico proverbio cinese recita: “Tutto ciò che ha quattro zampe si può mangiare, tranne il tavolo”. Oggi anche in Cina molte abitudini sono cambiate, soprattutto nelle grandi città. Ma è un fatto che quelle alimentari persistono e nei mercati popolari, dove spesso si può assistere di persona all’uccisione e alla macellazione di diversi animali, si trova di tutto: scimmie, ratti, topi, pipistrelli, manguste, scoiattoli, pangolini, toporagni, istrici, antilopi, tartarughe e serpenti. Ultimamente il governo cinese ha vietato la vendita a scopo alimentare di cani e gatti. Perché anche quelli, in un modo o nell’altro, finivano nelle pentole dei cinesi. Si potrebbe pensare, appunto, che questo tipo di “gastronomia” sia dovuta ad un retaggio culturale, ma sarebbe riduttivo. Di fatto, per una certa borghesia cinese il “mangiare selvatico” è una specie di moda e sono in milioni a considerare una vera squisitezza, tanto per portare un paio d’esempi, le mani di scimpanzé arrosto o i ratti del bambù alla griglia. Senza parlare dello spezzatino di pipistrello… In una situazione di questo genere, come ci si può sorprendere se di tanto in tanto qualche virus passa dall’animale all’uomo, innescando pandemie che possono diventare mondiali? Ed è proprio di questo che parla David Quammen, giornalista di National Geographic, nel suo libro “Spillover” (New York Times Bestseller), edito in Italia da Adelphi Edizioni. Il titolo, nella sua traduzione letterale, significa rovesciarsi, traboccare. Ma diventa più chiaro nel suo sottotitolo inglese: Animal Infections and the Next Human Pandemic (Infezioni animali e la prossima pandemia umana). Il termine scientifico italiano è zoonosi, cioè la trasmissione di un’infezione animale all’uomo. La prima edizione inglese è uscita nel 2012, la traduzione italiana (con l’ottimo lavoro di Luigi Civalleri) nel 2014. Dunque è ormai da otto anni che questo giornalista americano ci sta spiegando con quale facilità avvengono queste zoonosi e come sarebbe stata la prossima pandemia umana. Quella che stiamo vivendo, appunto.  Perché, al di là del fatto che qualcuno sostenga che siamo in presenza di un virus scappato da un laboratorio (professor Luc Montagnier e University of New Dehli), la zoonosi è talmente diffusa che non c’è alcun bisogno di ricorrere a vaghe teorie complottiste per spiegare la gravità della situazione attuale. Basti pensare che dal 1981 ad oggi le pandemie hanno causato oltre trenta milioni di morti nel mondo.

…continua a leggere qui:

https://www.rinodistefano.com/it/rubricaletteraria/spillover.php

 

sabato 19 dicembre 2020

AYAHUASCA: MISTERI E...PROPRIETA' DI UNO STRAORDIANARIO ELISIR

 


Uno studio mette in evidenza, tra le altre proprietà, che l’ ayahuasca degli antichi indigeni dell’Amazzonia, sia anche in grado di stimolare la formazione dei neuroni…

L’ayahuasca è un infuso a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto psicotropo, oltre che purgante. Il suo utilizzo, risale a diverse forme di sciamanismo amazzonico praticate nei territori a cavallo di Perù, Colombia, Ecuador, Brasile, Bolivia e Venezuela. Oggi alcuni ricercatori hanno dimostrato che questo potente allucinogeno possiede la straordinaria capacità di favorire la formazione dei neuroni e delle altre tipologie di cellule cerebrali.

A dimostrare queste proprietà dell’ ayahuasca è uno studio pubblicato sulle pagine dell’ autorevole rivista Translational Psychiatry. Lo studio in questione è paternità di un team di ricercatori dell’Universidad Complutense de Madrid e del CIBERNED. Nello specifico, gli scienziati hanno condotto degli esperimenti  durante i quali hanno scoperto le proprietà incredibili di questa pianta. Quest’ultima, infatti, oltre ad agevolare la formazione di cellule neurali come gli astrociti e gli oligodendrociti, attiva la zona subgranulare del giro dentato dell’ippocampo. Ciò, garantisce la modulazione della plasticità cerebrale.

Gli esperimenti, condotti per quattro anni, hanno previsto sia studi in vitro che studi in vivo sui topi. Proprio questi animali, dopo aver assunto ayahuasca, mostravano una migliore capacità cognitiva ottenendo punteggi migliori nei test di memoria. Il tè ayahuasca, in realtà, è il risultato della mescolanza di due piante diverse endemiche dell’Amazzonia: la Banisteriopsis caapi e la Psychotria viridis. Un particolare componente naturale presente nell’ayahuasca, la dimetiltriptamina (DMT), sarebbe il vero responsabile degli effetti neuronali benefici. Tale sostanza, infatti, riuscirebbe a legarsi ad un recettore serotoninergico di tipo 2A, amplificando anche l’effetto allucinogeno. Durante gli esperimenti, per poter saggiare gli effetti sul cervello della DMT, i ricercatori hanno modificato il recettore in modo che non avesse effetti allucinogeni.

FONTE:Translational Psychiatry

DA:

https://www.tecnoapple.it/2020/11/19/te-ayahuasca-un-allucinogeno-in-grado-di-stimolare-la-formazione-dei-neuroni-29926

PRECISAZIONI SU AYAHUASCA E DMT DA WIKIPEDIA:


Nel suo celebre studio del 2001, Rick Strassman ha riconsiderato questo privilegio della DMT, assieme al suo carattere endogeno, suggerendo che la sua presenza nel corpo umano assolva una funzione specifica: la DMT sarebbe la «molecola spirituale», la base biologica delle esperienze spirituali che talvolta accadono spontaneamente nella vita di un essere umano, come quelle descritte dai mistici di ogni epoca, e che appaiono straordinariamente affini agli stati psichedelici che la somministrazione per via endovenosa di DMT è in grado di indurre. Tale meccanismo sarebbe localizzato nella ghiandola pineale, «the most reasonable place for DMT formation to occur», considerata già da Cartesio come la sede dell'anima, il luogo ove si incontrano e comunicano res cogitans e res extensa, il fisico e lo spirituale. Strassman nota innanzitutto come la ghiandola pineale sia chimicamente in grado di produrre DMT dal momento che possiede i più alti livelli di serotonina di tutto il corpo umano, la capacità di convertire la serotonina in triptamina, ed un'altissima concentrazione di enzimi altamente specializzati, detti metiltransferasi, i soli in grado di convertire serotonina, melatonina e triptamina in composti psichedelici. In secondo luogo, la pineale possiede anche una specie di "sistema di sicurezza" anti-DMT, cioè un alto livello di una particolare proteina a sua volta in grado di ostacolare l'attività degli enzimi che formano la DMT, e proteggere così l'organismo da un'eccessiva produzione del composto psichedelico in condizioni normali e ordinarie.

La DMT in genere è rapidamente inattivata dagli enzimi endogeni monoamino ossidasi (MAO); gli alcaloidi armalinici invece sono degli inibitori della MAO e quindi evitando la rapida degradazione della DMT ne potenziano gli effetti. Sono strutturalmente simili alla serotonina, agiscono bloccandone i recettori, e mostrano attività incrociata con LSD e psilocibina.

Proprietà

La particolarità dell'ayahuasca consiste nel fatto che, grazie agli inibitori della Banisteriopsis, la dimetiltriptamina resta in circolo nel corpo per un tempo decisamente maggiore rispetto all'assunzione dei vapori. L'effetto della DMT dura circa 10-15 minuti se fumata, mentre ingerita sotto forma di bevanda la DMT rimane in circolo per 2, anche 3 ore, rendendo l'esperienza decisamente più mistica e impegnativa. L'ayahuasca non è un narcotico, infatti il suo componente principale è la DMT, medesima sostanza prodotta nel cervello umano dalla ghiandola pineale ogni notte, durante la fase REM del sonno, dalla nascita fino a 24 ore dopo il decesso. Terence McKenna sostenne che la dimetiltriptamina non fosse una molecola pericolosa per la salute, a meno che uno non muoia dallo stupore. Effettivamente, non ci sono ad oggi prove di danni fisici causati da questa sostanza, ma è possibile che un utilizzo continuato possa indurre psicosi e altre disfunzioni difficilmente prevedibili, data la sua bassa diffusione.

Storia

Negli altopiani delle Ande sono stati trovati residui di β– carboline e DMT in una borsa di oggetti rituali di un migliaio di anni fa. La prima volta che gli europei sono stati testimoni dell'uso dell'ayahuasca fu nel XVI secolo.

Uso terapeutico

Numerosi studi attualmente riportano che l'ayahuasca è un valido supporto al trattamento delle dipendenze da sostanza nella riduzione dei sintomi, nel miglioramento della condizione generale e nella cessazione d'utilizzo della sostanza d'abuso Nel 2014 tredici terapisti operanti nel settore delle dipendenze da sostanza accettarono assieme ai loro pazienti di partecipare a un esperimento in cui si supportava la terapia con l'ayahuasca, lo studio riporta miglioramenti della condizione di tutti i pazienti. Uno studio psichiatrico del 2018 su 1947 persone membri della Uniao do Vegetal ha constatato una riduzione nel consumo di alcol e tabacco da parte dei membri da quando hanno preso parte alle cerimonie. Un altro studio sui membri del Santo Daime ha riportato una riduzione dei sintomi dei disturbi d'ansia a seguito del periodo d'assunzione dell'infuso. Nel 2018 quaranta persone con dipendenza da crack hanno assunto ayahuasca nel corso di uno studio scientifico riportando una riduzione dei sintomi e generali miglioramenti a seguito della terapia. In uno studio condotto all'interno di un gruppo di praticanti della chiesa brasiliana União do Vegetal l'ayahuasca si è mostrata efficace nel trattamento dell'alcolismo e della dipendenza indotta dall'abuso di sostanze stupefacenti. Inoltre è stato suggerito che l'ayahuasca possa essere utile per il trattamento dei disturbi mentali nei quali si sospetta un deficit del metabolismo della serotonina, quali depressione, autismo, schizofrenia, sindrome da deficit di attenzione e iperattività. L'armina possiede proprietà anti-parassitarie che potrebbero farne ipotizzare l'uso nella profilassi della malaria e di varie altre parassitosi.


SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:


LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs






  

venerdì 17 luglio 2020

L'INUTILE "UTILITA' " DEI COLLISORI DI PARTICELLE



Perché non dovremmo più costruire grandi collisori di particelle:

Sabine Hossenfelder, fisico e ricercatore presso l'Istituto di studi avanzati di Francoforte, spiega perché oggi potrebbe non avere senso progettare e costruire nuovi collisori sempre più grandi e potenti e, ovviamente, sempre più costosi, sia da costruire che da gestire.

Da:

Il Cern sta potenziando il super collisore LHC (Large Hadron Collider) per realizzare una ‘fabbrica‘ di bosoni di Higgs, con cui tracciare un identikit molto preciso della particella scoperta nel 2012.
Parallelamente a questa scelta il Cern prenderà in considerazione la realizzazione di un nuovo super collisore che raccoglierà la pesante eredita di LHC. Queste sono le indicazioni comparse in un documento che vuole rivedere la strategia europea nel campo della fisica delle particelle, presentato nel corso di una sessione online dal Consiglio del Cern insieme alla direttrice generale, Fabiola Gianotti.


“È una strategia ambiziosa, che delinea un futuro molto promettente per l’Europa e per il Cern con un approccio attento e graduale“, ha dichiarato la Gianotti. “Continueremo a investire in forti programmi di cooperazione tra il Cern e gli altri istituti di ricerca negli Stati membri del Cern, e non solo. Queste collaborazioni sono fondamentali per un progresso scientifico e tecnologico sostenuto e condiviso, e producono inoltre grandi vantaggi per la società“ (?)

Tuttavia non tutti sono d’accordo, come Sabine Hossenfelder, fisico e ricercatore presso l’Istituto di studi avanzati di Francoforte. Attualmente al lavoro sulla materia oscura e sui fondamenti della meccanica quantistica, esprime le sue perplessità in un articolo pubblicato su scientificamerican.com.

Il CERN ha deciso di voler proseguire nelle ricerche gettando le basi per la realizzazione del Future Circular Collider (FCC), che sarà ospitato in un tunnel anulare di 100 chilometri. Questa macchina potrebbe raggiungere energie di 100 tera-elettron-volt, circa sei volte l’energia sviluppata oggi nel Large Hadron Collider (LHC). Raggiungendo queste energie, la nuova macchina consentirebbe di guardare in maniera più intima la struttura della materia offrendo la possibilità di nuove scoperte.

Nonostante gli annunci del Cern che definiscono “prioritario” il compimento del primo passo verso la realizzazione di FCC, cioè trovare un sito adatto dove scavare il tunnel, non è chiaro se il progetto verrà alla luce. Il futuro collisore, se verrà realizzato, impiegherà particelle come elettroni e positroni in luogo dei protoni utilizzati da Lhc.

Il primo passo andrà nella direzione della “fabbrica di Higgs“. Il bosone di Higgs, scoperto al CERN nel 2012, era l’ultima particella mancante nel modello standard della fisica delle particelle. FCC, se vedrà effettivamente la luce, avrà il compito di misurare le proprietà del bosone di Higgs e le proprietà di alcune particelle precedentemente scoperte, in modo più completo. Se il piano verrà portato a termine costerà decine di miliardi di dollari. Non si conoscono con precisione i costi da sostenere in quanto le stime di budget presentate dal CERN non includono i costi operativi. Considerando i costi di gestione del Large Hadron Collider, i costi per il nuovo collider sarebbero probabilmente pari a almeno 1 miliardo di dollari all’anno.

Costi enormi in quanto i collisori sono oggi gli esperimenti di fisica più costosi mai realizzati. Il loro prezzo è superiore a quello dei futuri telescopi spaziali che vedremo all’opera tra qualche anno. Il motivo principale per cui il costo è così alto è che, fin dagli anni ’90, ci sono stati solo miglioramenti incrementali nella tecnologia del collider. Di conseguenza, l’unico modo per raggiungere energie più elevate oggi è costruire macchine di maggiori dimensioni. È la semplice dimensione fisica, i lunghi tunnel, il grande numero di magneti e tutte le persone necessarie per farlo funzionare, a rendere questi dispositivi enormemente costosi.

Sabine Hossenfelder ha sottolineato l’aumento dei costi di queste macchine che però ne ha visto un ridimensionamento della rilevanza. Quando i fisici ha iniziato a costruire collisori negli anni ’40, non erano in possesso di un inventario completo delle particelle elementari e ne erano coscienti. Nuove misurazioni hanno portato a nuovi misteri che hanno portato alla costruzione di collider sempre più grandi fino a quando, nel 2012, il quadro non è stato completato.
Il modello standard ha ancora alcuni punti da chiarire, ma testarli sperimentalmente richiederebbe energie almeno dieci miliardi di volte superiori a quelle che anche FCC potrebbe testare. Il caso scientifico, secondo la Hossenfelder, per un prossimo collisore è quindi attualmente scarso. Tuttavia non si può escludere che un prossimo grande collisore faccia una scoperta rivoluzionaria. Alcuni fisici sperano, ad esempio, che possa offrire indizi sulla natura della materia oscura o dell’energia oscura.

Queste sono le speranze, ma non sembra esserci, alcun motivo per cui le particelle che compongono la materia oscura o l’energia oscura debbano apparire nella gamma di energia del nuovo dispositivo. E questo presuppone che siano particelle, per le quali oggi non ci sono prove.
Anche se fossero particelle, inoltre, le collisioni altamente energetiche potrebbero non essere il modo migliore per cercarle. Le particelle che interagiscono debolmente con piccole masse, per esempio, non sono qualcosa che si cerca nei grandi collisori. Esistono, spiega la Hossenfelder, tipi completamente diversi di esperimenti che potrebbero portare a scoperte a costi molto più contenuti, come misurazioni di alta precisione a basse energie o aumento delle masse di oggetti negli stati quantistici. Andare alle energie più elevate non è l’unico modo per fare progressi nella fisica; è solo il modo più costoso.

In questa situazione, i fisici delle particelle dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di nuove tecnologie che potrebbero riportare i collettori in una fascia di prezzo ragionevole invece di scavare altre gallerie. La tecnologia più promettente in vista è un nuovo tipo di accelerazione detta del “campo di scia” che potrebbe ridurre drasticamente la distanza necessaria per accelerare le particelle e di conseguenza ridurre le dimensioni delle macchine. Un’altra tecnologia rivoluzionaria sarebbe costituita dai superconduttori a temperatura ambiente che potrebbero rendere i potenti magneti su cui i collider si affidano più efficienti ed economici.

Esaminare queste nuove tecnologie dovrebbe essere una delle priorità del CERN. Ma come rivela l’aggiornamento della strategia, i fisici delle particelle non hanno preso in considerazione la nuova realtà. La costruzione di grandi collisori di particelle ha fatto il suo corso. Oggi ha uno scarso ritorno sugli investimenti scientifici e allo stesso tempo quasi nessuna rilevanza per la società. I grandi progetti scientifici tendono generalmente a favorire l’educazione e le infrastrutture, ma questo non è specifico per i collettori di particelle. E se quegli effetti collaterali sono ciò a cui siamo veramente interessati, allora dovremmo almeno investire i nostri soldi nella ricerca scientifica con rilevanza per la società, scrive la Hossenfelder.

Perché, ad esempio, non abbiamo ancora un centro internazionale per le previsioni climatiche che secondo, le stime attuali, costerebbe “solo” $ 1 miliardo distribuito su 10 anni? Sono noccioline rispetto a ciò che la fisica delle particelle spende, ma molto più importante. O perché, forse ti starai chiedendo visto cosa successo di recente, non abbiamo un centro per la modellistica epidemica?
È perché troppi finanziamenti scientifici sono erogati sulla base dell’inerzia. Nel secolo scorso, la fisica delle particelle si è trasformata in una grande comunità molto influente e ben collegata. Continueranno a costruire collettori di particelle più grandi il più a lungo possibile, semplicemente perché è quello che fanno i fisici delle particelle, che abbia un senso o meno. È giunto il momento che la società adotti un approccio più illuminato per finanziare grandi progetti scientifici piuttosto che continuare a dare soldi a coloro a cui hanno dato soldi finora. Abbiamo problemi più grandi che misurare la cifra successiva sulla massa del bosone di Higgs, conclude la Hossenfelder.

L’articolo della Hossenfelder espone critiche sostanziali all’approccio del Cern e non ci resta che attendere cosa ne pensano i diretti interessati.

Da:

SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:

LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs









mercoledì 8 luglio 2020

ANESTESIA E...COSCIENZA




Anestesia, risolto il dubbio che si aveva con la coscienza.

Due scienziati hanno finalmente scoperto ( ? ) come funziona l'anestesia e come fa a portare la persona ad uno stato di non coscienza.


La chirurgia sarebbe inconcepibile senza l’anestesia generale, quindi può sorprendere che, nonostante i suoi 175 anni di uso medico, medici e scienziati non siano stati in grado di spiegare come gli anestetici rendano temporaneamente i pazienti privi di coscienza. Un nuovo studio di Scripps Research pubblicato giovedì sera in Proceedings of National Academies of Sciences (PNAS) risolve questo mistero medico di vecchia data.

Utilizzando moderne tecniche microscopiche su scala nanometrica, oltre a intelligenti esperimenti in cellule viventi e moscerini della frutta, gli scienziati mostrano come gruppi di lipidi nella membrana cellulare fungano da intermediario mancante in un meccanismo in due parti. L’esposizione temporanea all’anestesia fa sì che i gruppi lipidici si spostino da uno stato ordinato a uno disordinato e poi di nuovo indietro, portando a una moltitudine di effetti successivi che alla fine causano cambiamenti nella coscienza.

La scoperta sul rapporto tra anestesia e coscienza

La scoperta del chimico Richard Lerner, MD, e del biologo molecolare Scott Hansen, Ph.D., risolve un dibattito scientifico secolare, che ancora oggi cova: gli anestetici agiscono direttamente sulle porte delle membrane cellulari chiamate canali ionici, oppure agiscono in qualche modo sulla membrana per segnalare i cambiamenti cellulari in un modo nuovo e inaspettato? Ci sono voluti quasi cinque anni di esperimenti, inviti, dibattiti e sfide per arrivare alla conclusione che è un processo svolto in due fasi che inizia nella membrana, dice il duo di scienziati. La perturbazione degli anestetici ordina ai gruppi lipidici all’interno della membrana cellulare noti come “zattere lipidiche” di iniziare il segnale.


“Pensiamo che non vi siano dubbi sul fatto che questo nuovo percorso venga utilizzato per altre funzioni cerebrali al di là della coscienza, consentendoci ora di svelare ulteriori misteri del cervello”, afferma Lerner.

Da:

SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:

LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs







sabato 27 giugno 2020

IL COVID 19 E I MODELLI MATEMATICI




Secondo il virologo Silvestri, Il Coronavirus  va contro i modelli matematici.

Da:

Forse avete letto le affermazioni del virologo Guido Silvestri a proposito dell’epidemia da coronavirus. Silvestri ha detto che non solo i modelli matematici sono stati “inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia” ma addirittura che bisognerebbe “promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche.” Questo ha generato una levata di scudi da parte dei matematici con qualche accusa di oscurantismo, alle volte neanche troppo velata.
Se permettete un commento da parte mia, che sui modelli ci traffico da un bel po’ di anni, vorrei citare una vecchia canzone di Fabrizio de André, dove dice “se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato.” È vero che Silvestri ha forse esagerato un po’ con il suo “mai più modelli”, ma nel complesso ha perfettamente azzeccato la sua valutazione.
I modelli usati per prevedere l’andamento dell’epidemia sono stati un disastro: erano eccessivamente pessimisti riguardo al numero dei contagi e alla mortalità, anche tenendo conto dei vari provvedimenti messi in atto contro l’epidemia. E quello non era il solo problema. Per i dettagli, potete leggere l’ottimo articolo di Donato Greco su Scienza in Rete dove leggiamo del fallimento del modello dell’Imperial  College che è stato alla base delle decisioni politiche che sono state prese in Italia e in altri paesi:


Ovviamente, i modellisti si sono difesi facendo notare che i loro modelli fornivano un “ventaglio” di predizioni, alcune delle quali erano abbastanza in linea con quello che è poi stato l’andamento reale dell’epidemia. Vero, ma questo è un punto che né il pubblico né i politici avevano capito: avevano visto una singola predizione e l’avevano presa come un oracolo. Vi ricordate quando il ministro Francesco Boccia chiedeva alla comunità scientifica “certezze inconfutabili” sull’epidemia? Non aveva capito nulla di come funziona la scienza, ma non è nemmeno colpa sua: lui fa il ministro, non lo scienziato.
Ma allora i modelli matematici sono veramente inutili? No, se uno sa come utilizzarli. Un modello a molti parametri è una macchina complessa, è un po’ come un’auto sportiva: può essere molto pericolosa se va in mano a qualcuno che non la sa guidare. Questo è quello che è successo nel caso del modello dell’Imperial College. Per chi si intende di modelli è chiaro che non era sbagliato, ma era talmente complicato e con talmente tanti parametri (alcuni dei quali arbitrari) che messo in mano a un novizio (o a un politico) era facile che andasse a sbattere contro il muro della realtà, come in effetti è successo.
Il problema esiste in tutti i campi. Oggi, si fanno modelli per qualunque cosa: prezzi, produzione, finanza, meteo, risultati delle elezioni, demografia, e tutto quello che volete. Nel marasma, è facile dimenticarsi che dietro il modello c’è una realtà e che di quella bisogna tener conto. Per fare un esempio, nel caso dei modelli climatici, è facile perdersi nella polemica di quanto siano (o non siano) accurati. Dimenticandosi che non sono i modelli che ci dicono che il clima sta cambiando.
Che la temperatura sta aumentando lo sappiamo perché la misuriamo, non è che viene fuori dai modelli. I modelli cercano di dirci quanto rapidamente la temperatura continuerà ad aumentare nel futuro, ma sono i dati, e non i modelli, che ci dicono che il clima terrestre si sta muovendo rapidamente verso un riscaldamento globale che rischia di spazzarci via tutti quanti.

In fin dei conti il problema è che il futuro non si può mai veramente prevedere. Una volta, a fare le predizioni ci provavano gli aruspici osservando i fegati di pecora e non pare che fosse un metodo molto efficace. Oggi, gli scienziati fanno del loro meglio, ma il futuro ci sorprende sempre comunque.
I modelli vanno sempre e continuamente raffinati via via che arrivano nuovi dati e non bisogna farsi illusioni: le previsioni diventano esatte solo quando ormai non servono più a niente. Ma se il futuro non si può prevedere, per il futuro si può sempre essere preparati. Ed è a questo che servono i modelli se li usiamo correttamente insieme ai dati e al buon senso.



SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:

LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs