di: Antonio Gigliotti
Primi assoluti al mondo! E certo, perché una volta sfumato
il sogno ucraino degli europei di calcio, che ci siamo fatti sfuggire a tutto
vantaggio della pluripremiata Spagna, e ancora prima che la fredda Albione vestita
a festa ci faccia intravedere le glorie olimpiche, il Belpaese ha incassato un
successo senza eguali: ebbene, l’Italia afflitta da venti di recessione è stata
premiata con la prestigiosa medaglia d’oro del Paese con le tasse più alte al
mondo.
Stando ai risultati di uno studio condotto da Confcommercio,
in Italia la pressione fiscale apparente, ossia quella desumibile dal rapporto
tra gettito erariale e PIL, negli ultimi 12 anni ha subìto un’escalation
costante al rialzo, salendo così al 45,2% nel 2012. Guardando alla pressione
fiscale sui contribuenti invece, il dato sale al 54,8%, consegnando al nostro
Paese il triste primato a livello mondiale.
Nel corso della presentazione del rapporto è intervenuto il
Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, il quale, a supporto dei
dati forniti da Confcommercio, ha sottolineato come la pressione fiscale reale
sia talvolta anche superiore al 55% indicato dallo studio, arrivando
addirittura in alcuni casi a toccare la soglia del 70%. Lo stesso, dopo aver
affermato “che la pressione fiscale è elevatissima” ed è “un grosso problema”,
ha cercato di scaricare la colpa del carico tributario troppo elevato sui
disonesti che si sottraggono ai diversi obblighi verso l’Erario.
Dunque, tale nera vittoria è in buona parte riconducibile a
quella larga fetta della popolazione italiana che, in diverse misure, decide
deliberatamente di attaccarsi in maniera parassitaria al resto della società
che invece rispetta i propri impegni col Fisco. Mi chiedo, però, se davvero
tutta questa storia del gettito alto e del primato italiano possa essere
riconducibile all’evasione o se, contestualmente, non vi siano altre
problematiche alla fonte di siffatto raccapricciante scenario.
A mio parere, l’analisi del Direttore delle Entrate
tralascia un aspetto fondamentale. Il punto è che a favorire l’evasione fiscale
sono oltre al livello di pressione fiscale (ora primo al mondo), anche le
infinite carenze del sistema dei controlli, la percezione di servizi pubblici a
volte inesistenti, i vari scandali da parte degli appartenenti alla Casta,
quindi di coloro che dovrebbero dare il buon esempio, e infine la complessità
dei vari adempimenti fiscali. In sostanza, si potrebbe riassumere tutto sotto
un’unica parola: sfiducia.
Ciò detto, appare ormai difficile non dare una risposta
certa agli ingenui, o sedicenti tali, che ancora hanno il coraggio di
domandarsi perché le aziende nel nostro Paese abbiano smesso di crescere o,
ormai in molti casi, abbiano fatto le valigie e si siano trasferite alla volta
di lidi esteri, fiscalmente più fertili e appetibili.
Ma siamo un po’ seri! Come si può pensare di aiutare la
crescita del Paese introducendo una nuova tassa al giorno e strangolando quelle
poche imprese ancora in vita? Tutto ciò, si badi bene, senza una politica
mirata a dare respiro alle imprese!
Non si può far finta di non vedere che i soldi giunti a
sanare le casse delle nostre banche siano stati investiti dagli stessi istituti
di credito lucrando sulla differenza. Quali interventi ha preso questo governo
per far sì che quelle risorse finanziarie venissero dirottate alla volta delle
imprese in crisi?
Ci avevano promesso che dopo un periodo di lacrime e sangue
sarebbe arrivato il periodo della crescita con provvedimenti diretti in tal
senso.
Io lo sto ancora aspettando questo periodo d’oro. E voi?
Anche per quanto riguarda lo spread, le previsioni erano
state rosee e dense di ottimismo. Fino allo scorso novembre si faceva la gara
nel dire che il livello elevato era imputabile al governo Berlusconi e che, al
contrario, con il sobrio e misurato team tecnico si sarebbe ridotto. Ebbene,
dove sono ora questi livelli accettabili dello spread che avevano promesso? I
dati mostrano che in realtà siamo a un punto ben superiore rispetto a quello
raggiunto durante il governo precedente.
Ma questo governo, bisogna ammetterlo, non ha solo la fissa
delle tasse. E no! La squadra esecutiva sta dimostrando una predilezione anche
per le cesoie. Peccato però che ancora non si è ben compreso quali siano i
tagli mirati che ha intenzione di fare. E soprattutto ne sfuggono i risultati
benefici per l’Italia.
Pertanto, non posso fare a meno di chiedermi, l’ormai famosa
spending review quali settori ha realmente ridimensionato?
L’altra brutta notizia giunta qualche giorno fa è che il
Parlamento, anziché individuare una misura d’argine alla straripante pressione
fiscale, ha fatto esattamente il contrario votando per il fiscal compact (che
non sta per FISCAL FOCUS). Di cosa si tratta? Ebbene, di un patto scellerato che
ci impegna per i prossimi vent’anni ad applicare rigide regole di bilancio. In
sostanza, dal 2013 saremo costretti a fare delle manovre annuali da 45 miliardi
di euro, nel disperato tentativo di rispettare i parametri debito-PIL e
deficit-PIL. Misure che praticamente non lasceranno alcuno spazio per la
riduzione delle tasse, anzi è molto più probabile che siano preludio a un
ulteriore aumento. E sì, perché un Paese incapace di scovare i veri evasori e
mettere fine agli sprechi tentando di farlo con la spending review, non ha
altra strada che quella dell’aumento delle tasse, continuando a sottomettersi
alle mire della Germania. Ciò significa che d’ora in poi non potremo decidere
più nulla se non chiedendo il permesso al glorioso popolo teutonico.
Vi sono però alcuni risvolti della medaglia che non possono
non destare una particolare curiosità. Ad esempio, sapevate che il premier
Monti, nominato senatore a vita, si è assicurato un bel vitalizio di oltre
ventimila euro al mese?
O che il ministro Passera, prima di porsi al servizio del
Paese, ha incassato da Banca Intesa oltre undici milioni di euro tra
liquidazione e monetizzazione di stock option. Beato lui, certamente soldi
meritati.
Ma cari tecnici, anche i nostri piccoli guadagni (di cui ci
lasciate il 30% prelevando addirittura il 70% di tasse), sono meritati e non
abbiamo più intenzione di lasciarvene altri…
Come vedete, cambiando l’ordine degli addendi il risultato
non cambia… prima avevamo la casta dei politici, ora quella dei tecnici…
E a noi non rimane neanche il tempo per pagarle, tutte
queste tasse!
Da: FISCAL FOCUS
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