IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

martedì 8 dicembre 2015

LUNA: SATELLITE ARTIFICIALE ?

( con inserimenti e specifiche di Marco La Rosa)


Il nostro pianeta beneficia degli effetti importanti che la Luna produce su di esso. Se non ci fosse, l'asse terrestre non potrebbe essere stabile come lo è oggi e la dinamica delle maree sarebbe certamente diversa. Alcuni ricercatori sono convinti che il nostro satellite in realtà non è frutto di un fortuito caso cosmico, ma il risultato di una intelligenza che l'ha voluta: è possibile che la Luna sia una nave spaziale camuffata in orbita attorno al nostro pianeta?


Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla! La Luna, con la sua presenza discreta, rende un servizio insostituibile al pianeta Terra e agli esseri viventi che su di esso vi abitano. Senza la Luna quasi certamente il nostro pianeta sarebbe molto diverso da come lo conosciamo. Se essa non ci fosse, il fenomeno delle maree sarebbe del tutto stravolto. L’acqua degli oceani sarebbe distribuita diversamente, occupando equamente le regioni equatoriali e quelle polari. Così, alcune correnti oceaniche non sarebbero mai sorte, impedendo la regolazione termica del pianeta e la formazione delle nubi e quindi la circolazione atmosferica su scala globale. Come spiega l’INAF, un altro fondamentale ruolo della Luna è la stabilizzazione dell’asse di rotazione. Attualmente il valore medio dell’inclinazione di questo asse rispetto al piano dell’eclittica è di 23 gradi e mezzo, e questo valore oscilla sì ma in un intervallo di meno di due gradi e mezzo nell’arco di circa 41 mila anni. Se non avessimo la Luna ad orbitarci attorno, questa forbice sarebbe molto più elevata, fino a raggiungere valori prossimi a 90 gradi. In pratica, significherebbe che, seppure nel corso di milioni di anni, le calotte polari potrebbero migrare fino in prossimità dell’equatore! Infine, un’altra importante funzione della Luna è legata alla cultura umana. Sui suoi movimenti sono stati basati i primi calendari. Basti pensare che il più antico calendario lunare è stato concepito circa 10 mila anni fa. Lo stesso raggruppamento dei giorni in settimane e mesi rispettivamente sulla durata di una singola fase lunare tra le quattro principali e sulla durata di un ciclo completo di fasi, cioè a quattro settimane. La settimana ha una valenza sacra in tutta l’area mesopotamica, culla anche della cultura ebraica e del suo calendario in cui la settimana risulta una delle istituzioni più antiche. L’osservanza del sabato (il settimo giorno) e la cadenza settimanale sono accertate solo dopo l’esilio da Gerusalemme cui gli ebrei furono costretti dalla conquista babilonese del 586 a.C., ma probabilmente l’uso preesisteva da molto. Secondo l’opinione di un certo filone di ricerca, tutti questi fattori non sarebbero semplicemente delle coincidenze naturali, ma condizioni determinate da un intelligenza per fare in modo che la Luna rendesse più stabile il pianeta Terra. In questa visione, non solo la Luna non avrebbe origini naturali, ma sarebbe addirittura un’astronave con una finalità del tutto sconosciuta. La teoria dell’Astronave Luna, conosciuta anche come la Teoria Vasin-Shcherbakov è stata proposta nel 1970 da Michael Vasin e Alexander Shcherbakov, due membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze, in un articolo intitolato “La Luna è la creazione di un’intelligenza aliena?”:


Nell’articolo i due scienziati sostengono che il nostro satellite sarebbe un planetoide cavo realizzato da esseri sconosciuti in possesso di una tecnologia di gran lunga superiore a qualsiasi altra disponibile sulla Terra. Enormi macchinari sarebbero stati utilizzati per fondere le rocce e creare grandi cavità all’interno della Luna, con il risultato di abbondanti fuoriuscite di lava sulla superficie lunare. La Luna sarebbe quindi costituita da uno guscio esterno, realizzato con le scorie metalliche della lavorazione delle rocce, e da uno scafo interno, una sorta di guscio più profondo.



Le anomalie della Luna:



Nonostante le numerose visite eseguite grazie alle missioni Apollo, la Luna resta un enigma per gli scienziati sotto molti punti di vista. Non da ultimo lo strano scambio di battute tra il centro di controllo a Houston e gli astronauti della missione Apollo 11 nel luglio del 1969, captata da  diverse stazioni radio terrestri a frequenza ultrarapida, prima che la NASA la sopprimesse nella trasmissione televisiva che illustrò l’arrivo di Apollo XI sulla Luna (nonostante la NASA affermi il contrario, esisteva infatti una leggera differita tra le reali comunicazioni Nasa-Apollo e quelle ritrasmesse al mondo). Ecco il testo integrale: “Astronauta 1: Ma cos'è quello? Astronauta 2: Avete una spiegazione? Houston: Non vi preoccupate, attenetevi al programma! Astronauta 1: Mio Dio, ma è incredibile, questo è fantastico, non lo potreste mai immaginare! Houston: Sappiamo di questo, andate dall'altra parte! Astronauta 1: Ma che diavolo è quello? È incredibile ...... Dio ... ma cos'è? Allora, me lo dite? Houston: Cambiate frequenza, usate Tango, Tango! Astronauta 1: Allora è una forma di vita, quella! Houston: Cambia frequenza. Houston: Usa Bravo Tango, Bravo Tango, scegli Jezebel, Jezebel! Astronauta: ......sì! ..... ma tutto questo è incredibile! Houston: Passa su Bravo Tango, Bravo Tango! “A questo punto la comunicazione viene interrotta. Tuttavia, come affermano Vasin-Shcherbakov nel loro articolo, molti aspetti considerati finora enigmi lunari sarebbero spiegabili alla luce della loro ipotesi. L’origine della Luna è uno dei problemi più complessi della cosmogonia. Finora, le ipotesi in discussione sono state tre:

1) La Luna era una volta parte della Terra e un qualche tipo di forza la espulsa in orbita. Questa teoria, secondo i due ricercatori, è stata smentita dalle ricerche più recenti.

2) La Luna si è formata in maniera indipendente dalla stessa nube di polveri e gas della Terra, diventandone un satellite naturale. Ma allora perché c’è una grande differenza tra il peso specifico della Luna (3,33g per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5g)? Inoltre, le analisi sui sassi portati a Terra dalle missioni Apollo rivelano che la composizione delle rocce lunari è differente da quelle terrestri.

3) La Luna si è formata separatamente e lontano dalla Terra (forse fuori dal Sistema Solare). Ciò significa che il nostro satellite avrebbe navigato nel cosmo per lungo tempo e una volta giunta in prossimità della Terra, grazie ad una complessa interazione tra le forze gravitazionali, sarebbe stata catturata in un orbita geocentrica perfettamente circolare.

Si tratterebbe di un complesso di fattori davvero eccezionale! Di fatto, secondo Vasin e Shcherbakov, gli scienziati che studiano l’origine dell’Universo ad oggi non hanno alcuna teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna. La loro ipotesi è semplice: la Luna è un satellite artificiale messo in orbita attorno alla Terra da parte di intelligenze non terrestri a noi sconosciute. L’ipotesi dei due scienziati russi implica che la Luna deve essere vuota al suo interno, con un guscio sottile di metallo che spiegherebbe come mai i grandi crateri lunari, generalmente formati da impatti meteoritici, sono così poco profondi, presentando il fondo piatto o addirittura convesso, a differenza dei crateri più piccoli che hanno una profondità proporzionale al loro diametro. Gli autori sottolineano che il materiale di superficie della Luna è composto prevalentemente da cromo, titanio e zirconio, tutti metalli refrattari, meccanicamente resistenti e con proprietà anti-corrosivo. Se qualcuno avesse dovuto mettere a punto un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli degli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento meteoritico, probabilmente avrebbero scelto proprio questa miscela di elementi. Questa considerazione spiega il motivo per il quale le rocce lunari sono un così straordinario cattivo conduttore di calore, un fattore che stupì molto gli astronauti delle missioni Apollo e i ricercatori della Nasa. Non era proprio quello l’effetto desiderato da chi ha progettato la Luna? Così scrivono i due ricercatori russi nell’articolo: “Dal punto di vista ingegneristico, l’astronave che noi chiamiamo Luna è superbamente costruita. E questo spiega molto bene la sua longevità. È possibile che sia anche più antica del nostro stesso pianeta: alcune rocce lunari si sono dimostrate essere più antiche della Terra. Se questo è vero, questo però potrebbe valere per l’età dei minerali utilizzati e non per quando è sono stati utilizzati per costruire il satellite”.

Quando è stata messa lì? E da chi?

Secondo i due ricercatori, è difficile stabilire il tempo quando la Luna ha cominciato a brillare nel cielo. Ciò implica che potrebbe esserci stato un tempo in cui la Terra era senza Luna? Alcuni studiosi di storia e di miti antichi hanno trovato nella letteratura antica alcuni brani tratti da autori importanti del passato nei quali si legge chiaramente che un tempo il cielo terrestre era senza la Luna, forse il ricordo più remoto dell’umanità. Ippolito di Roma, un autore cristiano del II secolo, nel suo Refutatio Omnium Haeresium spiega che Anassagora e Democrito, due filosofi della Grecia antica, insegnavano che era esistito un tempo in cui non c’era la Luna. Aristotele, nel frammento 591, scrisse che il territorio dell’Arcadia, prima di essere abitato dai greci era occupato dalla popolazione dei Pelasgi, una cultura proto-ellenica che secondo il grande filosofo esisteva prima che ci fosse una luna nel cielo; per questo motivo sono stati chiamati Proseleni. Plutarco ne Le Questioni Romane parla degli arcadi come delle persone pre-lunari. Infine, il grammatico romano Censorino allude ad un tempo passato, quando non c’era la luna nel cielo. Se, dunque, un tempo non c’era la Luna, chi l’ha messa lì e perchè?

A TAL PROPOSITO SU QUESTE ANTICHE TESTIMONIANZE,  CONSIGLIO LA LETTURA DEGLI STUDI DEL PROF. EMILIO SPEDICATO DELL’UNIVERSITA’ DI BERGAMO:


I due ricercatori russi ipotizzato che la Luna possa essere una nave spaziale molti antica, una sorta di antica arca di Noè utilizzata da un’antica civiltà per viaggiare nello spazio per migliaia di milioni di chilometri e giungere sul nostro pianeta per colonizzarlo: noi saremmo i loro discendenti. Gli autori immaginano l’interno della Luna sia pieno di carburante per i motori, materiali e apparecchi per lavori di riparazione, strumenti per il sostentamento vitale e apparecchiature di osservazione. Vasin e Shcherbakov, non credono che la Luna sia ancora abitata, e probabilmente molti dei suoi dispositivi automatici hanno smesso di funzionare. Ma in alcune ipotesi più malevole, alcuni teorici del complotto alieno credono che non solo la Luna sia ancora abitata, ma che svolga ancora un ruolo importantissimo nei piani degli ‘occupanti’ alieni. Un po’ come descritto nel film “The Truman Show”, nel quale il regista del programma può osservare tutto ciò che accade dal suo ufficio posizionato nella finta luna, così i nostri ‘invasori’ utilizzano il nostro satellite come avamposto di osservazione per “l’esperimento uomo”.

D’altra parte, il fatto che la Luna mostri sempre lo stesso lato alla Terra (caratteristica guarda caso di molti satelliti naturali (?) del Sistema Solare e conosciuta come: ROTAZIONE SINCRONA o  RISONANZA SPIN-ORBITA – NDR MLR) faciliterebbe comunque il compito degli osservatori, che avrebbero la possibilità di guardare e controllare costantemente la Terra, senza dover aspettare ogni volta il completamento della rotazione della Luna sul proprio asse. Ad ogni modo, secondo Vasin e Shcherbakov ci sarebbero moltissimi altri indizi, purtroppo solo circostanziali, a favore della loro ipotesi, che a prima vista potrebbe sembrare folle. Un’idea pazza simile fu avanzata già nel 1959 dal professor Iosif Sklovskij, un eminente scienziato, in relazione ai satelliti di Marte, Fobos e Deimos. Dopo aver attentamente analizzato i dati, il ricercatore concluse che entrambi devono essere vuoti e perciò satelliti artificiali. Quando scrissero l’articolo, i due ricercatori russi speravano che aver sollevato abbastanza questioni per fornire argomenti per una seria riflessione sulla materia, il cui risultato potrebbe risolvere i numerosi enigmi lunari e gettare luce sulla vera origine della specie umana.

da:



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venerdì 4 dicembre 2015

EGITTO, ALTRE CAMERE DIETRO LA TOMBA DI TUTANKHAMON, SULLE TRACCE DELLA REGINA NEFERTITI?


Una camera segreta dietro la tomba di Tutankhamon. Dopo mesi di lavori, sopralluoghi e polemiche e numerose anticipazioni, i risultati preliminari degli esami effettuati con l'uso di georadar nella camera sepolcrale del giovane faraone, morto ad appena 19 anni, hanno dimostrato che «dietro i muri nord e ovest si celano al 90% delle scoperte archeologiche». Scoperte che se fossero confermate al 100% potrebbero, ma il condizionale è d'obbligo, anche suffragare l'ipotesi dell'egittologo britannico Nicholas Reeves convinto che la stanza del sarcofago di Tut contenga passaggi per delle camere nascoste, tra cui quella che ritiene essere la tomba della regina Nefertiti.



Ad affermalo è stato oggi a Luxor il ministro delle Antichità Mahmoud el Damati aggiungendo che i dati saranno studiati nei prossimi mesi in Giappone e poi si deciderà il da farsi. «In precedenza avevamo affermato che c'era una probabilità del 60% che qualcosa si nascondesse dietro le mura. Ma ora, dopo la lettura iniziale delle scansioni, ne siamo convinti al 90%», ha precisato. La teoria di Reeves - che ha sollevato non poche polemiche tra gli studiosi dell'Antico Egitto - è che Re Tut sia stato sepolto in tutta fretta in una tomba non costruita apposta per lui. Il luogo prescelto sarebbe stato appunto una camera mortuaria nella Valle dei Re, proprio accanto alla tomba di Nefertiti, che ancora non è stata trovata. Si ritiene che la regina, che visse nel XIV secolo A.C. - immortalata nel celebre busto conservato a Berlino - ricordata per aver compiuto insieme al marito Akhenaton la rivoluzione monoteista in Egitto, fosse la madre di Tutankhamon.




 Le affascinanti intuizioni di Reeves sulla tomba del celebre Faraone, esplorata insieme a el Damaty ed altri esperti nei mesi scorsi, erano partite dopo la scoperta di alcune crepe quasi invisibili sugli intonaci dipinti della stanza analizzando alcune scansioni digitali ad alta risoluzione dei muri interni. Secondo lo studioso tali crepe potevano essere la prova che dietro i muri nord e ovest si nascondessero due stanze, e una di queste potesse essere la tomba di Nefertiti. A suffragare la sua tesi anche la presenza di affreschi nel muro nord che raffigurano il re Ay che apre la bocca di Tutankhamon, ma che secondo Reeves rivelerebbero invece i tratti di Nefertiti. 


Da tempo inoltre gli esperti si sono interrogati su quanto modesta fosse la camera funeraria di Tutankhamon: anzi avrebbe le stesse dimensioni di una anticamera e per l'archeologo britannico non sarebbe che una aggiunta fatta rispetto alla tomba più grande, quella che per l'appunto ospiterebbe la bellissima regina.
Molti archeologi si sono mostrati piuttosto scettici sulle sue ipotesi e hanno affermato che, in caso ci siano, le camere ammesse potrebbero contenere i corpi di altri familiari del re. Ma se la teoria di Reeves fosse confermata potrebbe portare a una delle più grandi scoperte archeologiche del XXI secolo.




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martedì 1 dicembre 2015

IL MISTERO DEL DNA DELLA "MUMMIA DI ACONCAGUA"


TESTO TRADOTTO, ADATTATO ED INTEGRATO DA MARCO LA ROSA

L'analisi genetica di una mummia andina congelata, rivela un “lignaggio” precedentemente sconosciuto.

Nel 1985, una mummia congelata di un giovane ragazzo è stato recuperata sulle alture del monte Aconcagua, nella provincia di Mendoza in Argentina. Successivamente, un team di scienziati ha estratto e sequenziato il suo DNA mitocondriale tramite una bronco-scopia. I risultati sono parsi subito sorprendenti indicando che il bambino apparteneva ad una popolazione genetica il cui lignaggio è assolutamente estraneo ai nativi americani. L’età apparente del ragazzo mummificato, stando alle analisi effettuate, sarebbe stata di circa 7 anni di età al momento del decesso. La causa della morte potrebbe essere dovuta al controverso rito del sacrificio “capacocha”.  In idioma quechua la parola capacocha viene da “quapac”, “potere reale”, e “hucha”, che può tradursi come caos, disordine, peccato. La traduzione potrebbe quindi essere: “atto del potere reale per ristabilire l’ordine” o per annullare il caos e il disordine. Di solito un membro della comunità consegnava suo figlio, bello, innocente e non maggiore di 13-14 anni all’inca, nel Cusco. La cerimonia era guidata dai “curacas”, sacerdoti facenti parte dell’elite religiosa. In cambio di quest’atto, l’inca consegnava al genitore, alcune proprietà terriere e dei poteri considerati magici, che avrebbero permesso al soggetto in questione di continuare a generare vita e alimento sulla Madre Terra. Quando l’inca dava il suo assenso, iniziava il lungo viaggio che avrebbe portato il bambino eletto per il sacrificio, i suoi genitori e i curacas nel luogo destinato al sacrificio, di solito una montagna dalle nevi eterne. In questo modo la capacocha si trasformava in un rito fondamentale per la società incaica, per riportare l’equilibrio che per ragioni naturali o a causa di errati comportamenti umani era andato perduto. Di solito nei luoghi dove avveniva il sacrificio umano, venivano posizionati anche alcuni oggetti particolarmente importanti, intrisi di significati tradizionali, per esempio gioielli d’oro, argento e bellissime conchiglie marine. Fino ad oggi sono state trovate circa 20 salme mummificate di bambini, che furono sacrificati utilizzando differenti metodi: soffocamento, avvelenamento o con un secco colpo di macana (chaska chuqui in idioma quechua), nella nuca. Alcuni invece, previamente drogati, erano lasciati soli nella cima della montagna, dove dopo poche ore morivano di freddo.

Antica rappresentazione del rituale "capacocha"


Come riportato anche sulla rivista “Nature”, gli scienziati sono riusciti a estrarre una piccola porzione di tessuto tramite una biopsia polmonare sulla mummia in questione e dopo il sequenziamento del DNA mitocondriale è stato possibile individuare un nuovo “aplogruppo” denominato C1bi : “In genetica, o più precisamente nel campo dell'evoluzione molecolare, si definisce aplogruppo (dal greco: απλούς, haploûs, "unico, semplice") un insieme di aplotipi tra loro differenti, tutti però originati dallo stesso aplotipo ancestrale.  In genetica umana, i più studiati sono l'aplogruppo del cromosoma Y (Y-DNA) e l'aplogruppo del DNA mitocondriale (mtDNA), che possono essere utilizzati per definire le popolazioni genetiche. Y-DNA ha il vantaggio di essere trasmesso solo attraverso l'eredità paterna (da padre a figlio), mentre il DNA mitocondriale viene trasmesso solo attraverso quella materna (dalla madre ai figli di ambo i sessi). Quindi Y-DNA e mtDNA possono cambiare solo tramite mutazione e non per ricombinazione di materiale genetico tra genitori. A tal proposito gli aplogruppi della regione non ricombinante del cromosoma Y (NRY) e quelli del DNA mitocondriale (mtDNA) sono particolarmente significativi negli studi filogenetici, tassonomici ed evoluzionistici”. In collaborazione con i ricercatori dell’  Università Nazionale di Cordoba, in Argentina, gli scienziati guidati da un genetista e professore presso l'Università di Santiago de Compostela (USC)  Antonio Salas Ellacuriaga e il pediatra Federico Martinon,  dell'Ospedale Clinico di Santiago de Compostela,  ritengono che la discendenza filogenetica del bambino abbia avuto origine circa 14.000 anni fa. Essi suppongono che quel particolare aplogruppo sia giunto nella zona durante le prime ondate di immigrazione nelle Americhe. Inoltre, essi sostengono che una delle possibili ragioni della scomparsa di questo ceppo genetico sia stata causata dall’arrivo degli europei con le epidemie che gli stessi si portarono dietro.

Antonio Salas Ellacuriaga, professore di Medicina presso l'Università di Santiago de Compostela e Federico Martinon, primario di  pediatria clinica presso l'Ospedale di Santiago de Compostela.

Gli esperti ritengono che ci possano essere ancora i discendenti viventi di questo particolare lignaggio nelle regioni del Perù e della  Bolivia. E’ stata anche rilevata una elevata affinità dell’ aplogruppo C1bi in resti scheletrici appartenenti a una persona che ha vissuto nell’  antica Wari : “Gli Huari (o Wari) furono una civiltà preincaica, che fiorì sulle Ande, nel sud del moderno Perù, nel periodo chiamato medio orizzonte, precisamente tra il VI e il XIII secolo. La capitale dell'Impero Huari era situata vicino alla moderna città di Ayacucho, nell'attuale Perù. Questa città era il centro di una civiltà che copriva molti degli altopiani e delle coste del moderno Perù. Dapprima estesero il loro territorio fino ad includere la città di Pachacamac, anche se sembra che questa sia rimasta pressoché autonoma. In seguito espansero il loro territorio tanto da inglobare molte delle terre della precedente civiltà dei Moche e di quella successiva dei Chimú. La civiltà Huari fu contemporanea a quella di Tiahuanaco e artisticamente ne condivideva molti attributi”.

Wari cultura funeraria bundle.

E’ interessante notare come la datazione di presunta origine di questo aplogruppo, precedentemente indicata in circa 14.000 anni fa, coincida con le attuali datazioni archeoastronomiche che pongono l’edificazione delle vestigia della cultura Tiahuanaco,  proprio in questo spazio temporale. Tali datazioni sono estremamente significative per le teorie secondo le quali i costruttori erano appunto un’etnia completamente avulsa dalle popolazioni che sono venute dopo, sia dal punto di vista genetico che dal punto di vista tecnologico e culturale. (ndr – MLR).

Tempio di Kalasaya a Tiahuanaco

Per concludere,  possiamo aggiungere che lo studio sopra citato,  è stato sicuramente il risultato di un lavoro multidisciplinare che ha coinvolto la  bioinformatica e la matematica ed ha consentito il raggiungimento dei risultati ottenuti. Allo stato attuale siamo quindi in possesso di un database globale di circa 28.000 mitogenomi completi e più di 170.000 sequenze parziali. L'applicazione di moderne tecniche di DNA aumenta la possibilità di una migliore conoscenza sulle malattie e stili di vita delle più antiche civiltà, aiutandoci ad aggiungere nuovi tasselli all’intricato puzzle delle vere origini dell’uomo.

Read more: http://www.ancient-origins.net/news-history-archaeology/genetic-analysis-frozen-andean-mummy-reveals-previously-unknown-lineage-020624#ixzz3sUUxBJ8O
Fonte:
Biblio: wikipedia

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sabato 28 novembre 2015

"I GIORNI DELLA SETTIMANA E ...I SETTE CEREALI"


di Asclepio

“Chi si accinge ad indagare nell’intimo della natura,
deve prima ricordare qual è l’origine dell’Uomo”

Alexander von Bernus


Nell’ambito del pensiero antroposofico è nota l’importanza riconosciuta ai ‘ritmi cosmici’ ma anche alla necessità da parte dell’uomo di sviluppare la sua libertà emancipandosi dalla tutela di forze esterne, da qui la dialettica fra sviluppo dell’autonomia dell’uomo (realizzata solo in parte) rispetto a certe forze extra-umane ed extra-planetarie, da un lato, e dall’altro il bisogno di dirigere la propria evoluzione restando in armonia con le forze che reggono il cosmo e soprattutto il nostro sistema solare.

Pianeti e divinità planetarie per gli Antichi:

Le relazioni dei cereali con i giorni della settimana e con i pianeti vanno viste come qualcosa di unitario essendo i primi accordati ai secondi. Tale associazione è giustificata dal  fatto che i cereali più diffusi nell’alimentazione sono soprattutto sette. Secondo la concezione antroposofica, per l’uomo antico anche l’ordine dei giorni della settimana derivava da una visione chiaroveggente dell’ordine dell’universo, nel quale i pianeti apparivano soltanto come immagini esteriori di esseri e forze divine. Giove, ad esempio, era il nome di una forza cosmica, prima ancora che di uno dei sette pianeti fisici. L’ “occhio antico” vedeva l’aura di Giove, e vedeva nell’aura le entità spirituali che, per un certo loro grado di evoluzione, appartenevano a Giove. Poi l’umanità si sviluppò perdendo però gradualmente l’antica chiaroveggenza, per processo analogo a quello per cui con le varie entità della natura (indicate a seconda delle mitologie con nomi differenti: ninfe, ondine, driadi, naiadi, tritoni, sirene, fauni, sileni, silfidi,etc..) già l’uomo delle civiltà antiche andava perdendo ogni forma di contatto effettivo. Mentre l’aura planetaria non fu più visibile all’uomo, per via dello sprofondarsi nei sensi fisici; il nucleo centrale fisico diventava sempre più distinto. La parte spirituale andò perdendosi, e divenne visibile la parte corporea. La conoscenza di questa spiritualità intorno alle stelle, delle entità che le circondano, si conservò nel retaggio delle scienze tradizionali. Di tale conoscenza parlano tutti gli antichi sacerdoti, i Rishi vedici, e anche gli sciamani attuali.  Coloro che erano discepoli dei maestri di quelle scuole dei Misteri, pronunciando nelle lingue sacre i nomi di Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, indicavano una scala di entità spirituali. Oggi invece nel senso odierno di quelle espressioni si indica con esse un astro fisico, cioè solo la parte più grossolana di ciò che con quei nomi s’intendeva in origine; non se ne indica affatto l’elemento principale. Quando un antico sacerdote diceva “Luna”, con questa parola suscitava la rappresentazione di un livello di una gerarchia spirituale. Chi invece per la sempre più profonda immersione nei sensi dell’umanità si era grandemente allontanato da quella veggenza spirituale, levando i suoi sguardi vedeva solo la Luna fisica, e chiamava quella “Luna”. Si usava una parola per due cose che certamente avevano un nesso tra di loro, ma suscitavano nell’uomo rappresentazioni del tutto differenti.


 Ovviamente non consieriamo i pianeti trans-saturniani (Urano, Nettuno e Plutone) che hanno assunto un certo significato per l’umanità solo da un determinato momento e con i quali entreremmo in una scala non più settenaria ma denaria. Per quanto l’effetto di questi pianeti sia effettivo, essi sono lenti ed esercitano la loro funzione più a livello di generazioni: la loro azione influisce sugli uomini soprattutto in senso collettivo.  
Per molti aspetti pratici connessi alla medicina, all’agricoltura, alla salute e all’organizzazione della vita quotidina, il modello settenario antico è certamente sufficiente e accurato. Pertanto ci si può continuare a riferire al modello settenario per quasi tutti gli aspetti organizzativi della vita pratica e spirituale.

I nomi dei giorni della settimana sono, in tutte le lingue europee, connessi con le forze-deità planetarie:

La conoscenza degli antichi miti divini è in genere oggi assente, sicché per molti è diventato incomprensibile il significato dei nomi assegnati ai giorni della settimana specialmente nelle lingue nordiche. Domenica, da dominus, giorno del Signore, si riferisce al Sole, cosa più evidente in tedesco ove Sonntag deriva da Sonne ed in inglese, ove Sunday deriva da Sun. La relazione che intercorre tra Luna e lunedì in italiano e nelle lingue romanze, è facilmente avvertibile. Lo stesso vale per martedì da Marte, dio della guerra e pianeta  “rosso”. Mercoledì è il giorno di Mercurio, che però nelle religioni nordiche era in parte assimilato a Wotan (Odin); in inglese infatti il mercoledì è Wednesday, in antico anglosassone Wōdnesdæg (giorno di Wotan); giovedì = Giove; venerdì = Venere. Per il giorno di sabato l’inglese ha scelto il nome più adatto: saturday, giorno di Saturno, mentre altre lingue come l’italiano o il russo hanno invece ricalcato etimologicamente lo shabbat ebraico, che non ha nessuna relazione con le divinità planetarie. Secondo Steiner l’uomo attuale con lo sviluppo della coscienza ha maturato  una maggiore autonomia e libertà rispetto agli ordinamenti cosmici e alle forze e intelligenze che ne guidano l’azione. Sebbene quindi gli sia concesso di svolgere la sua attività secondo la sua volontà in ogni giorno della settimana, secondo un’autonomia maggiore che per l’umanità antica, resta pur sempre il ritmo dei giorni della settimana, scandito secondo la scala settenaria, con cui l’uomo ha comunque la possibilità di armonizzarsi. Su questa scala settenaria Steiner ha immaginato fra l’altro di poter correlare anche le “vie” dell’Ottuplice Sentiero buddhista, anche in sede di “esercizi” su cui guidare la propria azione giornaliera, secondo questa corrispondenza:

giorno di Saturno: retto pensiero.
giorno del Sole: retta intenzione.
giorno della Luna: retta parola.
giorno di Marte: retta azione.
giorno di Mercurio: retto sistema di vita.
giorno di Giove: retta aspirazione.
giorno di Venere: retta presenza mentale.
giorno di Saturno: retta contemplazione.

Il giorno di Saturno (ripetuto) rappresenta molto bene a mio avviso la duplicità di Saturno: dio nero, e dio dell’età dell’Oro (per Steiner infatti, nel testo de “La Scienza Occulta”, Saturno era l’antico Sole nel ciclo planetario precedente) Come detto è possibile anche mettere in relazione ogni giorno ad un cereale corrispondente, secondo la nozione tradizionale di segnatura. Va però precisato che queste corrispondenze, per la medicina antroposofica,  hanno un significato per l’esperienza animica più che da un punto di vista nutrizionistico in senso stretto, anche se un maggior equilibrio animico, come si sa, può portare per ricaduta dei miglioramenti anche anche a livello fisiologico.

Giorni della settimana e cereali:

Domenica. Frumento. La domenica è in relazione con il Sole. La segnatura “solare” del grano è facilmente intuibile. La domenica apre il ciclo tradizionale della settimana, ma l’elemento solare, per altri versi, tiene la posizione centrale della serie dei 7 giorni, se consideriamo la “sequenza caldaica” (Saturno-Giove-Marte-Sole-Venere-Mercurio-Saturno). Tutti i cereali hanno segnatura solare; il frumento però ha questa segnatura in modo eminente ed esclusivo. Esso è diffuso su tutta la terra (posizione “centrale” del Sole) ed anche visivamente richiama, come niente altro, l’oro solare. Anche nell’uomo la sua azione si distribuisce uniformemente ed armonicamente in tutti gli organi, senza concentrarsi prevalentemente in alcuno.


Tale dunque è l’associazione del frumento al Sole e alla domenica. Il frumento è centrale nella cultura sacrale mediterranea, in particolare nelle scuole misteriche legate al culto dell’eroe-dio solare, in particolare nei misteri di Osiride, stesso ruolo che poi è passato nella figura del Christo, altro dio solare del ciclo di civiltà mediterraneo.

Lunedì. Riso. La Luna riflette la luce del Sole soltanto in un soffuso chiarore: l’astro notturno non possiede il potere irradiante e penetrante della luce solare. Il Sole dona la vita, la Luna agisce sulla forza vitale modulandone l’azione secondo il ritmo ciclico del suo crescere e decrescere. La Luna agisce prevalentemente attraverso l’elemento dell’acqua e, di tutti i cereali, il riso è quello che necessita di essere coltivato direttamente dentro l’acqua, in contatto totale con questo elemento:  da cui l’evidente segnatura lunare di questo cereale, riscontrabile anche nel colore bianco del chicco del riso che ricorda il pallore lunare, di contro al biondo dorato del grano. Un’altra corrispondenza essenziale è con la tradizione orientale: poiché il riso è il cereale su cui si regge l’intero mondo asiatico e orientale. La luna rimanda anche all’idea di passività e di abbandono, alla ricettività e all’inconscio: questo tema è in un certo senso associabile alla tradizione orientale, dai connotati tendenzialmente più “contemplativi” rispetto alla più attivo Occidente, tanto da fondare il sia pur semplificativo motto “Ex Oriente Lux, ex Occidente Dux“.


 È singolare notare come anche la consistenza delle spighe rivela questa differenza: normalmente morbida e pendula quella riso, più dura e consistente quella del grano, con le glumette dalle reste così rigide da sostenersi in posizione verticale (orizzontale  e verticale, come simbolicamente collegati alla funzione femminile e maschile). Risulta così evidente che i due cereali, tanto largamente diffusi, l’uno legato alla tradizione occidentale-mediterranea e l’altro a quella asiatico-orientale riproducono così lo schema di polarità dei due luminari. Si potrà forse obiettare che questo ruolo passivo, riflessivo e contemplativo poco si addice al lunedì, come primo giorno della settimana lavorativa. Questo elemento “disarmonico” è stato introdotto nel mondo occidentale dal cristianesimo, per la volontà di differenziarsi dall’ebraismo che celebrava il giorno sacro e il riposo nel giorno di sabato (shabbat). Fu così che si decise di spostare sulla domenica il rito religioso e la festività sacra, rafforzata dall’identificazione della figura del Cristo con l’archetipo del dio solare (Mithra, Sol Invictus, etc.). Fu comunque mutuato dalla tradizione ebraica e biblica il precetto del riposo settimanale, il che ha indebitamente trasformato il primo giorno della settimana, aprentisi sotto il segno del dio solare, in un giorno di riposo! Riteniamo ragionevole pensare che questa scelta disarmonica non sia stata priva di conseguenze epocali.

Martedì – Orzo. Forse meno evidente è la natura “marziale” dell’orzo. gw-hoplites-fightingEppure questo cereale più scuro e poco raffinato, tutto sommato meno pregiato di altri, forse anche per la sua frugalità fece da pasto ai guerrieri spartani, il cui alimento giornaliero consisteva in focacce di farina di orzo oltre che nel famigerato “brodo nero” spartano, e così pure per gli opliti di tutta la Grecia classica.


I romani non amavano particolarmente l’orzo, più in voga nei tempi antichi, e nel tempo lo sostituirono con il più apprezzato farro (un varietà di frumento); rimase un cibo destinato spesso ai servitori o, appunto, ai soldati. Che fosse un cibo destinato a “rinvigorire” e a dare lo slancio aggressivo e la determinazione lo attesta comunque il fatto che i gladiatori ne facevano ampio uso nello loro alimentazione giornaliera, sia come zuppe che in forma di polenta; Plinio il Vecchio nella sua  Historia naturalis ricorda come essi fossero appunto chiamati hordearii, cioè mangiatori di orzo. Esteriormente l’orzo assomiglia molto al grano, questo richiama la contiguità del Sole con Marte, primo pianeta “maschile” che troviamo oltre il Sole. Questa somiglianza si ritrova pure in ermetismo ed alchimia, con il Braccesco che ricorda come dal Marte-ferro dipenda “la perfettione dello Elixir “( cit. Espositione di Geber filosofo) mentre è ben noto l’impiego di sali del ferro o limatura di ferro nella preparazione del Regolo d’Antimonio, prima tappa della Via Secca.

Mercoledì – Miglio. Ciò che al martedì non è stato trasmutato delle antiche forze di Marte, trapassa al mercoledì. A questo spetta il compito di effettuare quella trasmutazione. Mercurio è infatti il dio della trasformazione e al contempo il guaritore, a cui era assegnata la funzione della Medicina. Per il mercoledì troviamo dunque il miglio quale cereale “mercuriale”.


Dio-hermes-mercurio La sua cariosside, piccola e leggera, più di quella degli altri cereali, ne esprime bene il carattere mercuriale, così come il fatto che questo cereale si sia diffuso su tutto il pianeta grazie alla sua facilità ad adattarsi a tutti i terreni. In passato veniva coltivato per l’alimentazione delle specie avicole, e questo ben si addice ad un vegetale che ha la segnatura del dio alato.  Il miglio agisce sugli organi adibiti al contatto con il mondo esterno, ossia sulla pelle e gli annessi cutanei, pelle che infatti ha una specifica segnatura mercuriale nella sua funzione di comunicazione con l’esterno. Il miglio agisce anche facilitando le funzioni depurative del sistema linfatico, che ha la segnatura planetaria di Mercurio e quella zodiacale di Aquario, domicilio di Saturno ed esaltazione di Mercurio.

Giovedì – Segale. Il giovedì, consacrato un tempo a Giove, padre degli dei, deve essere vissuto in una chiave che richiami la magnanimità e la saggezza. La segale si nota per la sua elevata e possente figura, che ben si addice al robusto e sanguigno Zeus/Giove. La sua resistenza anche ai climi freddo-temperati ha permesso a questo cereale di essere coltivato nei paesi nordici, in cui spesso ha rappresento una delle principali fonti alimentari. Trasmette quindi all’uomo una forte energia formativa e resistenza. Contribuisce a stimolare inoltre le attività del fegato, l’organo associato a Giove. L’azione ricostituente ed energizzante della segale ben si associa con la funzione “gioviale”, di cui tuttavia modera gli eccessi essendo meno calorica di altri cereali: mostra di avere una minor indice  glicemico ed è anche ipocolesterolemizzante, adatta così a chi soffre di “sindrome metabolica” e disturbi del ricambio.

Venerdì – Avena. Il venerdì è dedicato a Venere. E’ bene che alla saggezza ed alla gravitas di Giove segua ora la bellezza ed il piacere.  Un ampio regno della vita viene custodito da Venere: essa è la madre di ciò che germoglia, che cresce nella vegetazione, la Venus Genetrix, degli Antichi. A questo complesso archetipico conviene l’avena. La natura femminile di questo cereale si evidenzia, ancor più che nel riso, nelle cariossidi che pendono molli e in piacevole abbandono dallo stelo (nella nomenclatura scientifica una sua variante è detta fatua) . L’avena è assai strettamente legata alle forze vitali eteriche , cosa evidente nel fatto che esso resta verde piú a lungo – viriditas, attributo e colore di Venere, nelle note corrispondenze ermetiche. Questo cereale, inizialmente proveniente dall’Asia e dal Medio Oriente (terra d’elezione del Culto di Ishtar), si diffuse poi in Europa; i Romani non ne apprezzavano troppo il sapore, e spesso lo lasciavano ai meno raffinati Germani. L’associazione con il furor teutonico può apparire contraddittorio solo apparentemente, se si pensa che l’aspetto “durgico” della divinità femminile, era ben contemplato nella figura della Venus Victrix, la Venere delle battaglie, la Sekhmet egizia che era l’aspetto guerriero della stessa Hathor. Il popolo tedesco sviluppò solo più tardi quella potenzialità estetica della Venere, sviluppando un animus artistico che si è espresso prevalentemente nelle figure di sommi musicisti e poeti.

Sabato – Mais. Il giorno di Saturno chiude il ciclo della settimana, introducendo la serietà, la compostezza e il rigore di questo austero dio planetario, il quale imprime il suo carattere al giorno del sabato. Tale giorno, che chiude la settimana, dovrebbe essere dedicato al raccoglimento, all’interiorizzazione.


Ciò corrisponde poco all’attuale attitudine, specie alla moda della cosiddetta “febbre del sabato sera”, a cui fa da triste contrappeso la mietitura di anime operata con le “stragi del sabato sera” dalla pareggiatrice falce di Saturno, che salda il conto ristabilendo l’equilibrio, di cui le forze saturnie sono inflessibili custodi. Abbiamo detto già sopra delle disarmonie che l’attuale uso calendariale e la consuetudine hanno apportato rispetto all’ordine tradizionale e cosmico. Il cereale che ha rapporto con Saturno è il mais: tale corrispondenza poggia sul fatto che la razza indiana delle Americhe (l’uomo rosso) possiede, come si suol dire, un’impronta saturnina, dall’animo serio ed austero. Saturno, dio dell’età dell’oro, cioè la memoria di un ciclo precedente, risuona in queste civiltà precolombiane che avevano un profondo collegamento, specie quelle meso e sud-americane, con l’antica Atlantide delle leggende, che in lingua nahuatl era assai significativamente chiamata con un nome molto simile: Aztlàn.
Queste indicazioni non devono essere viste necessariamente come una “dieta” tanto più come una forzatura, ma possono essere un aiuto per maggiormente armonizzarsi con le energie del settenario secondo i singoli giorni, per chiunque volesse interiormente rafforzare il lavoro di avvicinamento a queste sette forze planetarie, o vivere le giornate secondo una maggiore armonizzazione con gli archetipi su cui si articola la pluralità della manifestazione.

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mercoledì 25 novembre 2015

LA PROTEINA DELL'IMMORTALITA' E ... DEL CANCRO (?)



SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

E' la lama a doppio taglio più controversa del mondo naturale. Spingendo le cellule a produrre la telomerasi, esse potranno vivere per un tempo indefinito ma avranno anche moltissime probabilità di trasformarsi in “cancerogene”. La telomerasi  infatti, è l'enzima che consente alle cellule di dividersi infinitamente. Per salvaguardarsi contro il cancro, le cellule adulte devono registrate il numero di volte in cui si sono divise, e una volta che raggiungono il limite prestabilito — ossia circa 80 divisioni — muoiono. La telomerasi quindi ha una “programmazione” prestabilita che impedisce una replicazione infinita. In campo medico si sta cercando una terapia genica in grado di bloccare la telomerasi delle cellule cancerogene come affermato da Mark Muller, ricercatore alla University of Central Florida. “Il 90 per cento delle cellule cencerose è ricco di telomerasi”, ha spiegato Muller, e ultimamente numerose compagnie farmaceutiche hanno cominciato a testare i farmaci che, agendo sull’enzima telomerasi, tentano di bloccare la proliferazione cellulare cancerosa, lasciando intatta quella non malata. La telomerasi allunga i telomeri, composti da sequenze ripetute di DNA nella regione terminale dei cromosomi. Ogni segmento di un telomero è un invito alla divisione e quando le cellule finiscono questi “crediti”, cessano la replicazione. I farmaci sperimentali sopra citati, stanno testando una molecola con DNA modificato che si inserisce nella telomerasi, bloccando la crescita dei telomeri  nei cromosomi delle cellule malate, impedendo così a queste cellule di vivere.  Si sta inoltre testando un vaccino che potenziando il sistema immunitario prevede una maggiore aggressione verso le cellule malate impedendone appunto la telomerasi. Tutti questi nuovi studi sono scaturiti dalle scoperte fatte negli anni ’80, quando Elizabeth Blackburn, Carol Greider e Jack Szostak identificarono la telomerasi e ne scoprirono la funzione. Alcuni scienziati ipotizzarono che il tasso di sopravvivenza si sarebbe alzato somministrando ai pazienti malati l'enzima per estendere la vita alle loro cellule invecchiate, ma “Di per sé, allungare i telomeri aumenta anche il tasso di formazione di tumori", ha osservato Chris Patil, ricercatore al Buck Institute for Age Research a Novato, in California. “Gli esperimenti condotti sui topi hanno rivelato che allungare i telomeri estende la durata della vita, ma solo se poi si  interviene anche su altre molteplici mutazioni per bloccare il cancro".

fonte dell’articolo:


COMMENTO ALLA NOTIZIA

Di Marco La Rosa

Pare proprio che  l’invecchiamento cellulare programmato  sia un “catenaccio” prestabilito dal “Creatore” e i nostri tentativi di aggirare questo ostacolo o blocco, producano un effetto negativo come quando si tenta di manomettere un sistema antifurto. Per ora senza la password o codice di “sblocco” ci dobbiamo accontentare di vivere al massimo fino a 120 anni.   

"Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di 120 anni. C'erano sulla terra i giganti a quei tempi e anche dopo quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi." (Gen. 6,1-4).

“Si sa da lungo tempo che per ogni specie vi è un’età massima raggiungibile: per i topi, ad esempio, questa età è di 3 anni, per i cani, che vivono mediamente 18 anni, è di 34 e i gatti possono vivere al massimo 31 anni. Per l’uomo, la cui vita media attualmente è di circa 75-78 anni, esiste un limite massimo situato intorno ai 120 anni. Di recente le cronache hanno riportato la notizia della morte, all’età di 122 anni, di una donna francese ma, se confermato, si tratterebbe di un record difficilmente superabile e forse mai raggiunto in precedenza dalla specie umana”.


“Finora si sono confrontate due scuole di pensiero. C’è chi sostiene che non c’è alcun limite prossimo e che migliorando le condizioni al contorno, la vita media dell’uomo può giungere e magari superare i 120 anni. Al contrario, altri sostengono che abbiamo sostanzialmente già raggiunto il limite massimo, perché esisterebbe un orologio biologico che non si può violare.


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