“Se qualcuno ci chiedesse se
riteniamo possibile che un uomo possa essere catturato da misteriosi
extraterrestri alti tre metri e trasportato all'interno di un enorme disco
volante, la risposta non potrebbe essere che no. Anzi, quasi quasi dubiteremmo
pure della sanità mentale di chi ci ha rivolto la domanda. Secondo quanto ci
hanno insegnato sui banchi di scuola, infatti, un mondo abitato da creature
intelligenti deve ancora essere scoperto. Figuriamoci poi se si può credere a
fantastici alieni che si divertirebbero a volare sulle nostre teste e che di
tanto in tanto, per motivi che sarebbe difficile comprendere, «prelevano» un
povero diavolo per interrogarlo, usarlo come cavia per qualche esperimento
scientifico oppure, come nel caso di Zanfretta, affidargli la custodia di una
fantomatica sfera contenente una piramide luminosa il cui scopo sarebbe quello
di renderci edotti sulla loro presunta civiltà. Ripeto: si può credere a tutto
questo? La risposta, in qualunque modo la si voglia mettere, non può essere che
no. La realtà, però, non è così in bianco e nero come spesso la immaginiamo.
Anche se la nostra ragione si rifiuta di prendere in considerazione fatti che
non rientrano nei canoni scientifici che conosciamo, non si possono ignorare
episodi che accadono concretamente nel nostro mondo solo perché non rientrano
nei parametri della scienza ufficiale. Non possiamo chiudere gli occhi davanti
ad un fenomeno che coinvolge decine o centinaia di testimoni liquidandolo semplicemente con un «Non può essere» e dando del
pazzo a coloro che ne sono rimasti coinvolti loro malgrado. Perchè questo è proprio quello che è successo con il caso Zanfretta...".
Rino Di Stefano
da: IL CASO ZANFRETTA, La vera
storia di un incredibile fatto di cronaca
Sesta Edizione riveduta e
aggiornata (2014)
CHI E'
Rino Di Stefano, giornalista professionista e
scrittore, è nato nel 1949 a Genova e ha studiato Scienze Politiche
all’Università di Genova e Giornalismo negli Stati Uniti, dove nel 1977 ha
conseguito un college degree. Allievo del Salzburg Seminar of American Studies
presso lo Schloss Leopoldskron di Salisburgo, in Austria, ha passato quasi
tutta la vita professionale nel quotidiano nazionale “Il Giornale”, fondato da
Indro Montanelli. Ha lavorato sia nella redazione principale di Milano, sia
nella redazione regionale ligure di Genova, dove era capo servizio.
Prepensionato alla fine del 2007, ha tenuto la rubrica
letteraria “Dal nostro lettore speciale” nelle pagine della stessa edizione, ed attualmente collabora in esclusiva con l'edizione nazionale del Giornale.
Sette i libri pubblicati da Di
Stefano:
– “ll Caso Zanfretta” (1984), che
ha avuto sei edizioni (l’ultima delle quali nel 2014). Da quel libro la Rai ne
trasse uno sceneggiato in due puntate che venne mandato in onda nel dicembre
del 1984 su Rai Tre.
– “Alcibiade” (1993), una
traduzione dall’inglese di una biografia di Alcibiade scritta dal professor
Walter M. Ellis della Loyola Marymount University di Los Angeles.
– “Soluzione Virale” (2000). Il
libro, che racconta la versione romanzata della diffusione dell’Aids negli USA,
è stato pubblicato in inglese nel Luglio 2008 (The Viral Solution) da Amazon
(BookSurge) negli Stati Uniti. Nel 2009 il libro ha ricevuto due
riconoscimenti: la versione italiana è stata premiata a Roma nel Premio
Nazionale di Narrativa Albero Andronico; quella inglese ha ricevuto una
Honorable Mention nel 17° Annual Writer’s Digest International Self-Published
Book Awards a Cincinnati, USA.
– “Mia cara Marion… – 1926-1949.
Dal carcere alla Repubblica: gli anni bui di Sandro Pertini nelle lettere alla
sorella” (2004), che contiene 40 lettere inedite che il Presidente più amato
dagli italiani ha inviato alla sorella Maria Adelaide, detta Marion, dal 1926
al 1949. Nel luglio 2006 questo libro è stato scelto dalla Biblioteca Nazionale
Cinese di Pechino per arricchire il proprio patrimonio librario internazionale.
– “Oltre l’orizzonte – Dal
passato al futuro nell’avventura politica di Claudio Scajola” (2006), un saggio
tra cronaca e politica sull’ex ministro dello Sviluppo Economico.
“L’ombra dell’orchidea”,(2014),
che è un romanzo thriller ambientato tra Milano, Genova e gli Stati Uniti.
“ Il ritorno del Principe, un
Romanzo dal passato” (2014).
ORA, RIPERCORRIAMO CON RINO DI STEFANO
IL CASO DI ABDUCTION PIU’ SIGNIFICATIVO ED INDAGATO IN ITALIA.
Di Marco La Rosa con i testi della
narrazione originale dei fatti accaduti a cura di Rino Di Stefano.
(Gente, Sabato 20 Gennaio 1979)
Genova, Giovedi 7 Dicembre 1978:
I carabinieri di Torriglia, un
paesino dell'entroterra genovese, ricevettero, dalla cooperativa "Val
Bisagno" di Genova, la segnalazione dell'atterraggio di un UFO di cui era
stato testimone il loro dipendente Fortunato Zanfretta, 26 anni, la sera prima,
durante il suo giro di perlustrazione. Zanfretta era stato ritrovato dai suoi
colleghi Walter Lauria e Raimondo Mascia in stato di choc alle 1,15 del
mattino, presso la villa "Casa Nostra" in frazione Marzano di
Torriglia. Non connetteva. Era spaventatissimo, e continuava a ripetere:
"Li ho visti, li ho visti". Quando si riprese, disse che coloro che
lo avevano tanto terrorizzato erano "degli extraterrestri dalle sembianze
mostruose".
Ricostruzione grafica effettuata secondo il resoconto di Zanfretta
Ricostruzione grafica effettuata secondo il resoconto di Zanfretta
La Villa "Casa Nostra" oggi, lato nord - ovest
Rino Di Stefano e Marco La Rosa, sullo sfondo Villa "Casa Nostra"
Rino Di Stefano e Marco La Rosa, sullo sfondo Villa "Casa Nostra"
Dietro sua indicazione, i
carabinieri si recarono sul "luogo dell'atterraggio" e lì, chiare
sull'erba gelata dalla brina invernale, trovarono due impronte a forma di ferro
di cavallo, aventi un diametro di circa tre metri.
Per Zanfretta fu l'inizio di una
"popolarità" non prevista e forse non gradita. Giornalisti,
televisioni private, poi "Portobello": tutti volevano sentire il
racconto del suo straordinario incontro. Persino la sua vita familiare ne fu
sconvolta. Sua moglie, Silvana Mura, continuava a ricevere telefonate: c'era
chi voleva prendere in giro suo marito, e chi invece chiedeva appuntamenti.
Anche i loro due bambini, Margherita, di 4 anni, e Fabio, di 15 mesi, finirono
per risentire di tutto quel trambusto che siera creato attorno al loro papà.
Nella zona dove la famiglia abita, a Sampierdarena, molti non credevano al racconto
di Zanfretta e lo definivano "un visionario".
... "Mercoledi 6 dicembre
1978, verso le 23,30", ha raccontato il metronotte, "mi sono recato a
Marzano per il solito giro di ispezione. Arrivato nei pressi della villa
"Casa Nostra" la mia auto si è improvvisamente fermata con l'impianto
elettrico fuori uso. A distanza ho visto allora quattro luci che si muovevano
nel prato circostante la villa. Subito ho pensato a dei ladri e ho provato a
chiamare via radio la centrale per avvertire, ma anche la radio si era
misteriosamente ammutolita. Lì per lì ho pensato ad un guasto e non ci ho fatto
caso. Sono sceso dalla macchina e, pistola in mano, mi sono diretto verso la
villa. Nell'altra mano avevo la mia pila elettrica, ovviamente spenta. Tutto
quello che pensavo in quel momento era di prendere i ladri, non si ha tempo per
aver paura o cose del genere. Vicino alla villa ho visto che il cancello era
aperto e la porta spalancata. Allora sono entrato e mi sono avvicinato al muro
per poi saltare fuori e arrestare i ladri.
"Proprio allora mi sono
sentito spingere e mi sono voltato di botto con la pistola spianata e la luce
accesa. Lì, a pochi centimetri da me, ho visto qualcosa che mi ha fatto
accapponare la pelle. Era un essere mostruoso, spaventoso e molto alto. Per
vederlo in viso ho dovuto alzare la pila e ho calcolato che non poteva essere
meno di tre metri. Lo spavento è stato tanto che la pila mi è caduta dalle
mani. L'ho raccolta e sono fuggito. Correndo, ho avvertito improvvisamente una
luce enorme alle mie spalle. Mi sono voltato e sono rimasto come abbagliato da
un velivolo di forma triangolare, ma molto appiattito, che si alzava da dietro
la villa con un sibilo. Era molto luminoso e più grande della stessa casa; la
luce era tanta che ho dovuto ripararmi gli occhi con il braccio. Si è anche sviluppato
un forte calore tutto intorno".
Da questo momento in poi la
narrazione di Zanfretta si fa confusa e lacunosa. Non ricorda molto bene. Tutto
quello che sa è che ha richiamato la centrale via radio e questa volta qualcuno
gli ha risposto. Poi nebbia assoluta. Da notare che, in quello stesso istante,
alcune persone abitanti nella vicina Torriglia vedevano un forte bagliore in
direzione della villa "Casa Nostra".
I colleghi di Zanfretta (da sinistra) Mascia, Delle Piane e Travenzoli
I colleghi di Zanfretta (da sinistra) Mascia, Delle Piane e Travenzoli
La prima chiamata, ricorda Carlo
Toccalino, il centralinista della "Val Bisagno" che quella notte era
di turno, "l'ho ricevuta soltanto verso mezzanotte e un quarto. Zanfretta
urlava e diceva continuamente: "Mamma mia quanto è brutto". Io allora
gli ho chiesto se lo stavano aggredendo e lui, di rimando: "No, non sono
uomini, non sono uomini". A questo punto la comunicazione si è interrotta
e io ho subito avvertito il tenente Giovanni Cassiba".
"In effetti non sapevamo né
dove Zanfretta si trovasse, né cosa fosse successo", spiega il tenente.
"Subito ho dato ordine alla pattuglia delle guardie Luria e Mascia di
mettersi sulle tracce di Zanfretta, ma lo hanno trovato soltanto all'1,15
sdraiato per terra nel prato antistante la villa. Quando li ha visti è saltato
su con la pistola in una mano e la pila accesa nell'altra; non li conosceva e
aveva gli occhi fuori dalle orbite. Gli hanno detto di abbassare la pistola ma
lui non sembrava nemmeno capire. Alla fine hanno dovuto saltargli addosso e
disarmarlo. Quello che è strano è che aveva gli abiti caldi nonostante il
freddo pungente che c'è da quelle parti. Inoltre sia il cancello sia la porta
della villa erano regolarmente chiusi. Ben visibili i segni dell'atterraggio
dell'UFO".
Gli stessi carabinieri nutrono
pochi dubbi sul fatto che un qualche oggetto volante si sia posato. Né mettono
in dubbio le parole di Zanfretta. "Conosco Zanfretta da molti anni"
afferma il brigadiere Antonio Nucchi, comandante della stazione di Torriglia
"e ritengo di poter affermare con sicurezza che è un tipo deciso e senza
strane fantasie per la testa. Quando abbiamo effettuato il sopralluogo, di
giorno, lui quasi non voleva venire, tanto era spaventato. Soltanto qualcosa di
eccezionale poteva mettergli addosso un timore simile. In ogni modo io ho
ricevuto segnalazioni di UFO anche da altre persone che quella notte ne hanno
visto uno dirigersi proprio su quella zona. Tutti tacciono fino a quando il
caso non esplode, poi però si fanno coraggio e parlano. Non mi stupirei,
quindi, che le cose fossero andate più o meno come le ha descritte
Zanfretta".
QUATTRO LUCI
Questi, dunque, i precedenti
della seduta ipnotica che Zanfretta ha voluto, stanco di essere preso per
bugiardo da gente che si ostina a non credere al suo racconto. L'esperimento di
ipnosi si è svolto il 23 dicembre in via San Sebastiano, a Genova, nello studio
del dottor Moretti, al quale Zanfretta si è presentato accompagnato dal suo
tenente, Giovanni Cassiba, Erano presenti anche, in veste di testimoni, Angelo
Massa, psicoterapista e assistente del dottor Moretti, Giorgio Cesari, studioso
di ipnologia, e Luciano Boccone, del "Gruppo di ricerche clipeologiche ed
ufologiche" di Arenzano.
Nel corso della seduta è emerso
che, dopo avere visto l'extraterrestre, Zanfretta non sarebbe fuggito, come lui
crede di aver fatto, bensì sarebbe stato rapito e trasportato in un locale
caldissimo dove lo avrebbero interrogato. Ciò spiegherebbe come mai i suoi
abiti erano tanto caldi quando fu trovato, e come mai intercorse mezz'ora di
tempo da quando egli lasciò la macchina la prima volta a quando vi ritornò per
chiamare la centrale.
Quella che segue è la fedele
registrazione della seduta ipnotica.
Il Dr. Mauro Moretti, il Dr. Angelo Massa e Pier Fortunato Zanfretta disteso sul lettino
Il Dr. Mauro Moretti, il Dr. Angelo Massa e Pier Fortunato Zanfretta disteso sul lettino
Dottor Moretti: "Ora,
davanti ai suoi occhi, c'è un grande quadrante d'orologio, un grande orologio
bianco con le lancette nere. Però questo grande orologio ha una particolarità:
non va avanti, bensì va indietro. Le lancette scorrono all'indietro e noi
torniamo indietro nel tempo. Trascorrono indietro i minuti, trascorrono
indietro le ore, trascorrono indietro i giorni e io e lei torniamo indietro nel
tempo. Sempre più indietro, sempre più indietro, sempre più indietro. Ora lei è
circondato da una nebbia, una nebbia densa e lei non vede nulla perché la
nebbia è il tempo che lei sta oltrepassando all'indietro. Ora noi ci troviamo
al giorno 6 di dicembre, è un mercoledì, mercoledì 6 dicembre. La nebbia si
dirada. è notte, sono le 23 passate, lei sta facendo il suo lavoro, si trova a
Marzano di Torriglia, sta facendo il suo giro di perlustrazione. è buio e
freddo. Ora ci troviamo vicino ad una villa, questa villa si chiama "Casa
Nostra". Ora io voglio che lei, pur restando nel sonno più profondo,
parli. Voglio che mi racconti tranquillamente, perché io sono vicino a lei, tutto
quello che lei vede. Parli forte, in modo che io la possa sentire bene. Io vedo
un cancelletto, un cancelletto bianco. Mi sembra aperto, vero?".
Zanfretta, disteso sul lettino
nella penombra della stanza, comincia a dare segno di vita e sussurra un "sì"
sottovoce. Il dottor Moretti, in piedi dinanzi a lui, continua, con voce
suadente, a interrogarlo.
Dottor Moretti: "Che cosa
c'è nel prato dietro il cancello?"
Zanfretta: "Quattro
luci".
“SIETE MOSTRI!”
Dottor Moretti: "Saranno dei
ladri? Non ha paura, vero?".
Zanfretta:"No".
Dottor Moretti: "Mi
racconti, cosa vede?".
Zanfretta: "Canguro dalla
68, Canguro dalla 68... le luci della macchina, come mai? Le luci della
macchina si sono spente". (Evidentemente ora il metronotte sta tentando di
chiamare la centrale con le parole convenzionali).
Dottor Moretti: "Parli più
forte, se no non la sentono".
Zanfretta: "Ma non mi
sentono. Canguro, mi porto dentro la villa, ci sono dei ladri".
Zanfretta ora comincia ad
ansimare profondamente, il suo petto va su e giù ritmicamente, le sue mani
tremano.
Zanfretta: "Chi c'è? Che
succede? Mamma... ".
Dottor Moretti: "Cosa c'è?
Mi racconti. Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa
vede".
Zanfretta: "Madonna...
Perché dovrei venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci?
Non voglio. Voi non siete esseri umani. Via! Cosa mi mettete sulla testa? Via!
Non voglio... Lasciatemi stare...".
Tratteggiata si vede una delle
orme trovate sul posto del secondo incontro. Accanto c'è la scarpa numero 43
del brigadiere Nucchi. Appare chiaro che il metronotte sta parlando di
particolari che gli sono ignoti allo stato cosciente. Sta dicendo in sostanza
di essere stato prelevato e portato in un luogo luminoso e caldo dove lo hanno
interrogato ed esaminato.
Zanfretta: "Non voglio che
tornate. Non posso dirlo? Sì... farò come voi volete... Datemi una prova... Non
mi crederanno... Quante luci... Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò
che tornate... Che caldo. Via quel coso dalla testa... Via. Siete dei mostri...
Voglio andare a casa. La mia pila".
Finalmente il metronotte è
scappato, o lo hanno lasciato libero. Correndo, si ferma e vede una gran luce
alzarsi da dietro la casa, poi arriva in macchina e richiama la centrale via
radio.
Zanfretta: " Cos'è tutta
quella luce? Com'è grande. Mi dà fastidio. Canguro dalla 68... Canguro... Non
sono uomini... Non sono uomini".
Ora Zanfretta ritorna a parlare
con qualcuno e dice: "Volete che torni alla villa? Va bene... sì".
Poi c'è l'incontro con i suoi
colleghi. Zanfretta rivive quei momenti e dice le cose che gli sono state dette
là, nel prato vicino alla villa dove è stato ritrovato. "Metti giù la
pistola, pensa ai bambini", gli dice uno. "Dài, piantala",
insiste l'altro. Poi lo prendono, lo schiafieggiano, e lo portano via ancora
intontito mentre continua a ripetere: "Li ho visti, li ho visti".
Dottor Moretti: "Ora voglio
che lei mi descriva bene questi esseri che ha visto. Dice che non sono uomini come
noi. Li descriva".
Zanfretta: "Sono verdi,
occhi gialli a triangolo, con degli spinoni, hanno la carne verde e la pelle
piena di rughe come se fossero vecchi, hanno una bocca con qualcosa che sembra
ferro, hanno delle vene rosse sulla testa, le orecchie a punta, braccia con
delle unghie... con delle cose rotonde...Vengono dalla terza galassia".
Dottor Moretti: "Prima ha
detto che hanno lasciato un messaggio, se lo ricorda?".
Zanfretta: "Vogliono parlare
e dicono che torneranno presto e numerosi".
Dottor Moretti: "In che modo
comunicate? Parlano la nostra lingua?".
Zanfretta: " No.
Traducono... con l'apparecchio luminoso".
NUOVO ALLARME
lo spiazzo dove è avvenuto il secondo incontro di Zanfretta con presunti alieni in Località Rossi
L' orma gigante rinvenuta nello spiazzo della salita a Rossi, notare la differenza con la scarpa del Brigadiere Nucchi di Tg. 43. Sembra quasi la forma di uno scarpone da "astronauta" (ndr) "queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità è di 3 centimetri".
CURIOSITA': questo è lo scarpone usato per le escursioni delle missioni Apollo sulla superficie lunare
lo spiazzo dove è avvenuto il secondo incontro di Zanfretta con presunti alieni in Località Rossi
L' orma gigante rinvenuta nello spiazzo della salita a Rossi, notare la differenza con la scarpa del Brigadiere Nucchi di Tg. 43. Sembra quasi la forma di uno scarpone da "astronauta" (ndr) "queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità è di 3 centimetri".
CURIOSITA': questo è lo scarpone usato per le escursioni delle missioni Apollo sulla superficie lunare
le foto sopra: lo spiazzo dove sono state rinvenute anche le orme "ciclopiche", come è oggi. La parte asfaltata arriva fino al ciglio della strada, ma sostanzialmente queste zone sono rimaste immutate anche a distanza di quarant'anni. Pochissime abitazioni sparpagliate qua e là...e fitta vegetazione boscosa...
il sentiero sempre in Località Rossi dove è stato ritrovato Zanfretta la seconda volta
Il Dr. Pattera indica le caratteristiche della particolare e fitta vegetazione presente in Loc. Rossi
Sopra: altre due vedute del sentiero boscoso di Rossi e la valle sottostante dove si sarebbe abbassato nascondendosi, l'oggetto volante non identificato, visto anche dai colleghi di Piero Zanfretta.
"Quando il dottor Moretti lo ha risvegliato, Zanfretta non ricordava più niente e sosteneva di essere rimasto su quel lettino per meno di tre minuti, In effetti lo stato di ipnosi controllato in tutte le sue fasi dal medico; è durato per oltre mezz'ora. Il metronotte non sapeva nulla di quanto era rimasto nella registrazione.
Tra i testimoni quello forse più
impressionato era il tenente Cassiba. "Io a Marzano non ce lo vorrei più
mandare", diceva "Ho paura".
Quasi a conferma dei timori del
tenente Cassiba, nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 dicembre, a 21
giorni esatti dal primo "incontro", l'allarme e scattato nuovamente
nella sala operativa della "VaI Bisagno". Zanfretta aveva preso
servizio alle 22,05 e viaggiava a bordo di una Fiat 127 diretto come al solito
verso Torriglia.
Alle 23,46 esatte il centralinista
di turno, Attilio Mazza, ha ricevuto dalla Beta 68 (sigla di Zanfretta) una
concitata chiamata di soccorso. "Sono avvolto da una fitta nebbia e non
vedo più nulla", urla Zanfretta nella radio, "la macchina sta andando
da sola e acquista velocità. Non so cosa fare".
In quel momento il metronotte si
trova all'uscita della galleria della Scoffera. Alle 23,50, quattro minuti
dopo, Zanfretta chiama un'altra volta. La voce, dirà in seguito Mazza, sembra
più calma e quasi obbediente. "La macchina si è fermata. Vedo una gran
luce, Ora esco".
A questo punto viene dato
l'allarme. Mazza avverte la Beta 29 del brigadiere Emanuele Travenzoli e la
Beta 70 del metronotte Raimondo Mascia, che si mettono alla ricerca di
Zanfretta. Il centralinista chiama anche la Eco 15 del tenente Cassiba. Questi,
unitamente al dottor Tutti, direttore della "VaI Bisagno", si mette a
sua volta alla ricerca di Zanfretta.
"La notte era freddissima e
pioveva a dirotto", ricorda il tenente Cassiba. "Inoltre dalle parti
di Torriglia una fittissima nebbia impediva ogni visibilità, Le ricerche
sembravano ad un punto morto quando all'1,09 abbiamo udito un nuovo messaggio
radio di Zanfretta: "Non so dove mi trovo, Sono vicino ad una grande luce,
Ho paura, venite".
Servendosi della radio, infine il
brigadiere Travenzoli rintraccia Zanfretta. è l'1,25. La Beta 68 si trova ferma
su un sentiero di montagna a 800 metri di altezza e a 4 chilometri dal più
vicino centro abitato, Ma quando Zanfretta vede i fari della macchina del
collega, non capisce più niente. "Sembrava un gatto selvatico
braccato", dice Travenzoli. E in effetti lo deve rincorrere, acchiapparlo
e assestargli qualche ceffone per farlo tornare in sé. "Dicono che mi
vogliono portar via", dice Zanfretta tremando e piangendo, "cosa ne
sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio..".
Misteriosamente, nonostante la
fittissima pioggia, Zanfretta ha gli abiti e il viso asciutti. "Dal naso
in su", spiega Travenzoli "era caldissimo, le orecchie erano rosso
fuoco".
"Di lì a poco arrivano anche gli
altri e Zanfretta viene affidato al dottor Tutti e al tenente Cassiba."Era
completamente stravolto", ricorda Tutti "sembrava un bambino
impaurito".
Intorno all'auto di Zanfretta,
sparse qua e là, il metronotte Mascia nota alcune tracce ancora fresche. Sotto
la luce delle torce appaiono diverse orme di grandezza spropositata. Misurate
l'indomani dai carabinieri, queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe
circa 20. La profondità è di 3 centimetri. Le sorprese non finiscono qui: il
tetto della 127 è tanto caldo che non si può toccare. "All'interno",
dice il metronotte Francesco Meligrana, che l'ha riportata indietro a Genova
"sembrava di essere in un forno".
la Fiat 127 in dotazione a Zanfretta
la Fiat 127 in dotazione a Zanfretta
Di questo nuovo episodio sono
stati informati sia i carabinieri sia la questura di Genova, che stanno tutt’ora
indagando sulla vicenda. Un particolare strano è che dalla rivoltella di
Zanfretta risultano essere stati sparati cinque colpi su sei. Contro chi? Per
il momento il campo è aperto soltanto alle supposizioni. Zanfretta, che ora non
ricorda più nulla, è stato sottoposto a una completa visita medica da uno
specialista genovese che gli ha riscontrato "ipertensione nervosa da forte
choc emotivo". Per adesso i dirigenti della "Val Bisagno" gli
hanno dato qualche giorno di riposo, perché si rimetta...”
RINGRAZIO L’AMICO RINO DI STEFANO PER L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE SIA DEL TESTO ORIGINALE CHE DELLE FOTOGRAFIE.
RINGRAZIO L’AMICO RINO DI STEFANO PER L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE SIA DEL TESTO ORIGINALE CHE DELLE FOTOGRAFIE.
Da:
(Le foto in bianco e nero
originali sul caso Zanfretta sono state scattate dal fotoreporter Luciano
Zeggio)
(le odierne foto a colori sono
state scattate da Cristiana Chierici e Marco La Rosa)
Sito Web del Centro di Ipnosi
Medica e Medicina Psicosomatica di Genova
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"NON SIETE ESSERI
UMANI..." - Filmato dell'ipnosi regressiva sostenuta da Zanfretta (1979)
Sceneggiato-documentario
"UFO a Genova? Gli incontri ravvicinati di Piero Zanfretta" della
serie "COME SIAMO" (RAI, 1984)
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Novembre 2007 a "Rebus" su Odeon TV
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Maggio 2012 a "Mistero" su Italia1
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2012 -
1° Meeting Nazionale di Ufologia il 15 e il 16 Settembre 2012 a Torriglia (GE)
Il 3 Gennaio 2013 su Sky (Canale
403) il National Geographic mostra al mondo gli UFO di Torriglia
Il National Geographic scopre gli
UFO di Torriglia
Gli UFO in Val Trebbia Mercoledì
23 Gennaio 2013 a "Mistero" su Italia1
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2013 -
2° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO e Scienza, realtà a confronto” il 14 e il
15 Settembre 2013 a Torriglia (GE)
Incontro ravvicinato
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2014 -
3° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO: dai complotti alle ammissioni” il 13 e
il 14 Settembre 2014 a Torriglia (GE)
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2015 -
4° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO e Nuovo ordine Mondiale: la strategia
occulta del potere” il 12 e il 13 Settembre 2015 a Torriglia (GE)
Pagina Facebook Ufficiale de Il
Caso Zanfretta
3 commenti:
EGREGIO SIG LA ROSA LE RICORDO CHE LA VITTIMA SONO IO PURTROPPO TUTTI SANNO TUTTO DI ME MA NESSUNO SA NULLA DELLA REALTA' VISSUTA TUTTI DICONO CHE IO SIA MATTO MA NON E COSI FINCHE SERVIVO
ANDAVA TUTTO BENE MA ORA NON SERVO PIU E BELLO ANDARE SUI POSTI PARLARE DI ME MA NON E BELLO GIRARE LE SPALLE A ME ANCHE SE NON MI CREDONO PERO' SI DIVERTONO AD ANDARE SUI POSTI MA SE LA PORTASSI IO DENTRO LA LUCE RIMMARREBBE A BOCCA APERTA TUTTO A SUO TEMPO E QUANDO ACCADRA' TANTE PERSONO CHE SONO STATE AMICHE PER INTERESSE SARANNO LULTIMA RUOTA DEL CARRO TROPPA GENTE A MANGIATO ALLE MIE SPALLE A BREVE ACCADRA UNA COSA IMPORTANTE E COME DICO VEDRA' CHI VIVRA' PS TANTI CADRANNO AL MOMENTO GIUSTO AMICI CHE FURONO E NON AMICI DI OGGI LA SALUTO SCUSI PER IL DISTURBO MA HO VISTO ORA LE FOTO DEL 2016 PFZ
Gentile Piero,
ho avuto modo di ascoltare la tua testimonianza molte volte. Questo post non vuole essere minimamente la celebrazione di una semplice o banale gita turistica. Nelle mie intenzioni era ed è il tentativo di tenere accesa la luce sulla tua sconvolgente vicenda. Sono passati quasi quarant'anni e nonostante ciò personalmente ritengo che nessuno possa deriderti o considerarti un pazzo.
Credo che leggendo in retrospettiva il testo del post, tutto ciò si capisca bene, anzi meglio ! Le fotografie sono semplicemente un supporto alla memoria..."scripta manent" gli scritti rimangono: "Anche se la nostra ragione si rifiuta di prendere in considerazione fatti che non rientrano nei canoni scientifici che conosciamo, non si possono ignorare episodi che accadono concretamente nel nostro mondo solo perché non rientrano nei parametri della scienza ufficiale. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che coinvolge decine o centinaia di testimoni liquidandolo semplicemente con un «Non può essere» e dando del pazzo a coloro che ne sono rimasti coinvolti loro malgrado. Perchè questo è proprio quello che è successo con il caso Zanfretta..." e queste, caro Piero sono le parole che Rino Di Stefano scrisse molto tempo fa, ma ti garantisco che le sostiene con forza e determinazione ancora oggi.
Un caro saluto
Marco
Buonasera, io le credo e grazie di tutto quello che sei riuscito a ricordarti! Mi spiace molto per la sua avventura molto spaventosa...
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