da:
del Prof. ROBERTO VOLTERRI
Uno stupendo, preziosissimo,
manufatto voluto a metà del VI secolo dall’Imperatore Giustiniano (527 – 565
d.C.), ovvero la Crux Mensuralis potrebbe fornire qualche elemento a favore
dell’autenticità del telo sindonico. Anche se esso non c’è più…
Ma qualcosa è rimasto e fra poco
vedremo come rintracciarlo.
Uno scritto anonimo del XIII
secolo descrive infatti una splendida croce in argento e oro, tempestata di
pietre preziose, avente dimensioni alquanto inconsuete, poiché il braccio
orizzontale – il patibulum – sarebbe stato molto più corto del consueto.
Largo – diciamo così – quanto le
spalle di un uomo…
Il tratto verticale della Crux
Mensuralis – quello che rappresenta lo stipes – sarebbe invece stato alto 1,80
metri.
Il nostro cronista anonimo
riporta in realtà quanto scritto già sette secoli prima da Procopio di Cesarea,
uno storico contemporaneo di Giustiniano, morto nel 563 d.C. e che di Giustinano
sapeva molto poiché era vissuto nella sua reggia.
“… la croce preziosa che
attualmente è conservata nello scevofilacio – del tempio di Santa Sofia. N.d.A.
– riporta la statura del N.S. Gesù Cristo, il quale fu misurato diligentemente
da uomini fedeli e degni di fede, e perciò la ornarono di pietre preziose e
d’argento e la rivestirono d’oro, e fino ad oggi dona salute e scaccia i mali e
i demoni…”.
La preziosa Crux Mensuralis è
andata perduta nel 1204, durante la presa di Costantinopoli da parte delle
truppe musulmane, ma – come accennavo prima – qualcosa di attendibile è rimasto, qualcosa che adesso esamineremo in
dettaglio.
Innanzitutto esiste un Codice
conservato nella Biblioteca Laurenziana
di Firenze in cui è riportata la ‘mensura Christi’.
La pagina del manoscritto
conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze in cui è riportato il
calcolo della ‘mensura Christi’ che sarebbe stato desunto dalla preziosa Crux
Mensuralis voluta da Giustiniano e poi scomparsa nel corso dei secoli…
Il miniaturista che stilò tale
documento pergamenaceo afferma chiaramente nella didascalia posta sotto
l’immagine di avere dinanzi a sé la misura esatta della preziosa croce voluta
da Giustiniano. Però, a lavoro ultimato – come fece rilevare in un suo studio anche
Monsignor Giulio Ricci, uno dei più validi sindonologi – si accorse che la
lunghezza effettiva della ‘mensura Christi’ da lui realizzata sulla pergamena –
ovvero quindici centimetri – moltiplicata per quattordici – ovvero ‘… bis
septies…’ come egli stesso scrive – non corrispondeva alla misura che gli era
stata ‘commissionata’( avrebbe ottenuta un’altezza di 2,10 metri!), misura
derivante da osservazioni effettuate sul manufatto voluto dall’Imperatore,
manufatto a sua volta realizzato in base ad un ‘modello’ originatosi in Terra
Santa.
Insomma l’ignoto miniaturista… si
era un po’ distratto!
Poco male: bastava sostituire la
parola septies (sette) con sexies (sei) e tutto sarebbe stato sistemato, poiché
la misura dell’altezza dell’Uomo della Sindone sarebbe stata più ‘ragionevole’:
1,80 metri.
Il miniaturista abrase sulla
pergamena la lettera ‘p’ di septies (operazione questa che ancora ben si vede
nella fotografia di un dettaglio della pagina ‘incriminata…) e la sostituì con
la lettera ‘x’.
Ma, evidentemente, era ancora
‘distratto’ da chissà quali altre preoccupazioni, poichè questa volta si
dimenticò di cancellare la lettera ‘t’ (rimase perciò ‘sexties’, come ben si
vede).
Ingrandimento della parola ‘bis
sexties’, malamente corretta dall’ignoto miniaturista che compilò il
manoscritto di Firenze in cui è riportata la ’mensura Christi’.
Si legge, infatti, sexties anziché sexies.Tutto ciò, anche a
parere di Monsignor Ricci, depone a favore della serietà, dell’attendibilità di
quanto era stato realizzato dal miniaturista, preoccupato del fatto che il
disegno da lui realizzato della ‘mensura Christi’ non fosse ‘in scala’ –
diremmo oggi – con l’originale.
Se escludiamo a priori la
possibilità che il solito Leonardo – o altro valido ingegno – abbia realizzata
una sorta di ‘fotografia’ molto ante litteram di un corpo avente le
ipotizzabili caratteristiche somatiche dell’Uomo vissuto in Terra Santa
(comprese le tracce lasciate dalle fustigazioni e dalla crocifissione), allora
dovremmo necessariamente presumere che la ‘Crux Mensuralis’ e la raffigurazione
della ‘mensura Christi’ conservata nella Biblioteca Laurenziana di Firenze,
derivino direttamente da osservazioni fatte sulla Sindone, che a quel tempo
doveva essere ancora a Gerusalemme.
E questo dato parrebbe incontrovertibile,
poiché nell’anno del Signore 670 il monaco Arculfo, nella ‘Redazione di
Adamnano’, relaziona su una sua lunga permanenza a Gerusalemme e scrive di un
sudarium e di un linteum maius mostrante ipsius Domini imago figurata.
Secondo Monsignor Ricci, chi
ricavò la misura dell’altezza del Cristo procedette più o meno così…
“… Misurata la figura facciale
(m.2) e quella dorsale (m. 2,05) e sommate insieme = m. 4,05, dovettero
dividere per 2 (4,05:2= 2,02 circa) e calcolare l’allungamento della pianta dei
piedi; la loro valutazione in merito dovette essere di circa 22 cm. che
detrassero dal totale di 2,02 pronunciandosi per una altezza effettiva di m.
1,80 (15 x 12 = 1,80)…”
Le cose potrebbero essere andate
in questo modo e fu così che l’Imperatore Giustiniano dette ordine di
realizzare la preziosissima Crux Aurea
da lui stesso posta nello scevofilacio – la sagrestia – del tempio di Santa
Sofia a Costantinopoli.
Nei secoli successivi si tornò
sull’argomento, in particolare nel testo ‘De Linteis Sepulchralibus Christi
Servatoris’, dello Chifflet , pubblicato nel 1624.
In esso, l’autore effettua una
comparazione tra la Sindone e il cosiddetto Sudario di Besancon, andato in fumo
durante la Rivoluzione francese e del quale rimangono solo alcune riproduzioni
pittoriche.
“… Ho trovato che la statura del
corpo di Cristo, dal vertice fino al piede, nel Sudario di Besancon e di 6
piedi geometrici meno 3 dita (m. 1,821558)…”, egli afferma con sicurezza
proseguendo…
“…Osservato questo ho applicato
le stesse misure alla lunghezza della immagine di Torino, che avevo a casa, e
con grande mia consolazione, l’ho trovata della identica misura…”.
In tempi ancor di più a noi
vicini, potremmo ricordare gli studi biotipologici del Viola, del Pende e
dell’Hyneck il quale, ad esempio, conclude…
“…Tutti i medici concordano nel
giudizio seguente: vi sono (nella Sindone) le impronte di un uomo deceduto nel
pieno sviluppo delle sue forze, di bella, alta statura, di ossatura e
muscolatura perfettamente plasmata…”.
Dunque di alta statura…
Torniamo però all’oggetto della
nostra ricerca: qualcosa che ricordi la scomparsa Crux Mensuralis. Qualche
reperto che verosimilmente possa ricondurci a
quella che poteva forse essere la statura fisica del Cristo.
Ebbene, a Grottaferrata, a pochi
chilometri da Roma, nell’Abbazia di San Nilo, qualcosa c’è…
Ricompare una Crux Mensuralis ma…
in porfido rosso
A circa trenta chilometri da
Roma, in poco più di venti minuti di auto, è possibile raggiungere
Grottaferrata importante dal punto di vista storico-artistico per la presenza
dell'Abbazia di San Nilo.
La bellissima Abbazia di San
Nilo, a Grottaferrata (Roma). Qui, in una stanzetta situata all’interno
dell’edificio religioso, sulla destra, è visibile sia la copia della Crux
Mensuralis in porfido rosso, sia un curioso lavabo che esorta a… lavarsi i
peccati, non solo il viso!
Nell’anno 1004 un gruppo di
monaci di rito bizantino giunge infatti sui colli Tuscolani. Li guida un
anziano uomo di fede, desideroso di trovare un luogo per edificare un monastero
‘ove adunare i suoi figli dispersi'.
Quell’uomo divenne poi San Nilo,
nato a Rossano, in Calabria, da famiglia greca.
La Calabria allora è bizantina e
il futuro santo ha già fondato vari monasteri in Calabria e in Campania.
Sui colli di Tuscolo i monaci
vengono subito attratti dai suggestivi
ruderi di una villa romana e soprattutto da un basso edificio in 'opus
quadratum', già cella sepolcrale in epoca repubblicana, e poi, dal V secolo, adattato ad oratorio cristiano
che fa bella mostra di sé in mezzo alle antiche vestigia. L’edificio ha una doppia grata di ferro alle
finestre, per cui la località circostante viene detta Cryptaferrata e da qui
l’attuale nome di Grottaferrata.
La tradizione afferma che nella
Cripta la Vergine apparisse al futuro santo e a San Bartolomeo, suo discepolo,
chiedendo che vi venisse edificato un santuario a lei dedicato, da cui avrebbe
sparso le sue grazie su tutta la contrada.
Ottenuto in dono quel territorio
da Gregorio, conte di Tuscolo, i monaci iniziano la costruzione della chiesa e
del monastero. San Nilo muore poco dopo, il 26 settembre 1004. San Bartolomeo
con gli altri monaci lavorano indefessamente per alcuni decenni anni intorno
all'opera, utilizzando anche materiale di riporto proveniente dalle rovine della
villa romana adiacente, tra cui colonne e lastre di marmo, cornicioni scolpiti,
blocchi di peperino. Nel 1024 il santuario è completato, "…bello, ornato
di marmi e di pitture, ricco di sacri arredi, ammirato da tutti…" e il 17
dicembre di quell'anno il pontefice Giovanni XIX viene a consacrarlo
solennemente, dedicandolo alla Madre di Dio.
Qui, nell’abbazia, in una stanza
adiacente alla piccola cappella in cui si celebrano spesso suggestivi matrimoni
in rito bizantino, è possibile vedere una strana croce, alta esattamente metri
1,80, con il ‘patibulum’ stranamente molto corto.
Diciamo della larghezza delle
spalle di un uomo adulto di alta statura…
Sarebbe la copia… ‘povera’ della
preziosa Crux Mensuralis voluta dall’Imperatore Giustiniano e andata perduta
nel 1204!
Ciò potrebbe essere una conferma
che la Sindone era già nota in epoca non sospetta e che il Cristo fosse
veramente di statura (fisica, s’intende!) ben superiore a quella dei suoi
contemporanei.
La coincidenza delle misure della
Crux Mensuralis con le misure corporee desumibili dalla Sacra Sindone, in
verità non è molto, ma è un discreto inizio per ulteriori ricerche…
In alto, la copia molto meno
preziosa – in porfido rosso – della Crux Mensuralis fatta realizzare
dall’Imperatore Giustiniano. Si trova, un po’ appartata ma facilmente
individuabile, nell’Abbazia di San Nilo, a Grottaferrata (Roma). Lo ‘stipes’
riporterebbe con esattezza la misura dell’altezza del Cristo, mentre il tratto
orizzontale, il ‘patibulum’ sarebbe pari
alla larghezza delle spalle dell’Uomo morto sulla croce.
A destra, le precise misure della
croce, frutto di uno studio sulle immagini ‘acheropite’effettuato nel 2010 dai
laboratori ’ENEA di Frascati
Per dare una fugace occhiata alla
Crux Mensuralis in porfido rosso conservata a Grottaferrata (Roma), entrate
nell’Abbazia Greca di San Nilo e subito dirigetevi (con il dovuto rispetto per
l’ambiente in cui state!) sulla destra: qui troverete una porta, di solito
aperta, e non appena entrati guardate sulla parete di destra, Lì c’è il curioso
monolite che potrebbe fornire ulteriori spunti per lo studio della Sindone…
da:
https://www.luoghimisteriosi.it/lazio/roma-sindone.html
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