venerdì 7 dicembre 2018

SINDONE: ALTRO TASSELLO CHE NE PROVA L'AUTENTICITA' ?

A DUE PASSI DA ROMA C’È UNA POSSIBILE TESTIMONIANZA SULL’AUTENTICITÀ DELLA SINDONE?


da:

del Prof. ROBERTO VOLTERRI

Uno stupendo, preziosissimo, manufatto voluto a metà del VI secolo dall’Imperatore Giustiniano (527 – 565 d.C.), ovvero la Crux Mensuralis potrebbe fornire qualche elemento a favore dell’autenticità del telo sindonico. Anche se esso non c’è più…

Ma qualcosa è rimasto e fra poco vedremo come rintracciarlo.

Uno scritto anonimo del XIII secolo descrive infatti una splendida croce in argento e oro, tempestata di pietre preziose, avente dimensioni alquanto inconsuete, poiché il braccio orizzontale – il patibulum – sarebbe stato molto più corto del consueto.

Largo – diciamo così – quanto le spalle di un uomo…

Il tratto verticale della Crux Mensuralis – quello che rappresenta lo stipes – sarebbe invece stato alto 1,80 metri.

Il nostro cronista anonimo riporta in realtà quanto scritto già sette secoli prima da Procopio di Cesarea, uno storico contemporaneo di Giustiniano, morto nel 563 d.C. e che di Giustinano sapeva molto poiché era vissuto nella sua reggia.

“… la croce preziosa che attualmente è conservata nello scevofilacio – del tempio di Santa Sofia. N.d.A. – riporta la statura del N.S. Gesù Cristo, il quale fu misurato diligentemente da uomini fedeli e degni di fede, e perciò la ornarono di pietre preziose e d’argento e la rivestirono d’oro, e fino ad oggi dona salute e scaccia i mali e i demoni…”.

La preziosa Crux Mensuralis è andata perduta nel 1204, durante la presa di Costantinopoli da parte delle truppe musulmane, ma – come accennavo prima – qualcosa di attendibile è  rimasto, qualcosa che adesso esamineremo in dettaglio.

Innanzitutto esiste un Codice conservato nella Biblioteca  Laurenziana di Firenze in cui è riportata la ‘mensura Christi’. 


La pagina del manoscritto conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze in cui è riportato il calcolo della ‘mensura Christi’ che sarebbe stato desunto dalla preziosa Crux Mensuralis voluta da Giustiniano e poi scomparsa nel corso dei secoli…

Il miniaturista che stilò tale documento pergamenaceo afferma chiaramente nella didascalia posta sotto l’immagine di avere dinanzi a sé la misura esatta della preziosa croce voluta da Giustiniano. Però, a lavoro ultimato – come fece rilevare in un suo studio anche Monsignor Giulio Ricci, uno dei più validi sindonologi – si accorse che la lunghezza effettiva della ‘mensura Christi’ da lui realizzata sulla pergamena – ovvero quindici centimetri – moltiplicata per quattordici – ovvero ‘… bis septies…’ come egli stesso scrive – non corrispondeva alla misura che gli era stata ‘commissionata’( avrebbe ottenuta un’altezza di 2,10 metri!), misura derivante da osservazioni effettuate sul manufatto voluto dall’Imperatore, manufatto a sua volta realizzato in base ad un ‘modello’ originatosi in Terra Santa.

Insomma l’ignoto miniaturista… si era un po’ distratto!

Poco male: bastava sostituire la parola septies (sette) con sexies (sei) e tutto sarebbe stato sistemato, poiché la misura dell’altezza dell’Uomo della Sindone sarebbe stata più ‘ragionevole’: 1,80 metri.
Il miniaturista abrase sulla pergamena la lettera ‘p’ di septies (operazione questa che ancora ben si vede nella fotografia di un dettaglio della pagina ‘incriminata…) e la sostituì con la lettera ‘x’.

Ma, evidentemente, era ancora ‘distratto’ da chissà quali altre preoccupazioni, poichè questa volta si dimenticò di cancellare la lettera ‘t’ (rimase perciò ‘sexties’, come ben si vede).


Ingrandimento della parola ‘bis sexties’, malamente corretta dall’ignoto miniaturista che compilò il manoscritto di Firenze in cui è riportata la ’mensura Christi’.

Si legge, infatti,  sexties anziché sexies.Tutto ciò, anche a parere di Monsignor Ricci, depone a favore della serietà, dell’attendibilità di quanto era stato realizzato dal miniaturista, preoccupato del fatto che il disegno da lui realizzato della ‘mensura Christi’ non fosse ‘in scala’ – diremmo oggi – con l’originale.

Se escludiamo a priori la possibilità che il solito Leonardo – o altro valido ingegno – abbia realizzata una sorta di ‘fotografia’ molto ante litteram di un corpo avente le ipotizzabili caratteristiche somatiche dell’Uomo vissuto in Terra Santa (comprese le tracce lasciate dalle fustigazioni e dalla crocifissione), allora dovremmo necessariamente presumere che la ‘Crux Mensuralis’ e la raffigurazione della ‘mensura Christi’ conservata nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, derivino direttamente da osservazioni fatte sulla Sindone, che a quel tempo doveva essere ancora a Gerusalemme.

E questo dato parrebbe incontrovertibile, poiché nell’anno del Signore 670 il monaco Arculfo, nella ‘Redazione di Adamnano’, relaziona su una sua lunga permanenza a Gerusalemme e scrive di un sudarium e di un linteum maius mostrante ipsius Domini imago figurata.
Secondo Monsignor Ricci, chi ricavò la misura dell’altezza del Cristo procedette più o meno così…
“… Misurata la figura facciale (m.2) e quella dorsale (m. 2,05) e sommate insieme = m. 4,05, dovettero dividere per 2 (4,05:2= 2,02 circa) e calcolare l’allungamento della pianta dei piedi; la loro valutazione in merito dovette essere di circa 22 cm. che detrassero dal totale di 2,02 pronunciandosi per una altezza effettiva di m. 1,80 (15 x 12 = 1,80)…”
Le cose potrebbero essere andate in questo modo e fu così che l’Imperatore Giustiniano dette ordine di realizzare la preziosissima Crux  Aurea da lui stesso posta nello scevofilacio – la sagrestia – del tempio di Santa Sofia a Costantinopoli.

Nei secoli successivi si tornò sull’argomento, in particolare nel testo ‘De Linteis Sepulchralibus Christi Servatoris’, dello Chifflet , pubblicato nel 1624.

In esso, l’autore effettua una comparazione tra la Sindone e il cosiddetto Sudario di Besancon, andato in fumo durante la Rivoluzione francese e del quale rimangono solo alcune riproduzioni pittoriche.
“… Ho trovato che la statura del corpo di Cristo, dal vertice fino al piede, nel Sudario di Besancon e di 6 piedi geometrici meno 3 dita (m. 1,821558)…”, egli afferma con sicurezza proseguendo…
“…Osservato questo ho applicato le stesse misure alla lunghezza della immagine di Torino, che avevo a casa, e con grande mia consolazione, l’ho trovata della identica misura…”.


In tempi ancor di più a noi vicini, potremmo ricordare gli studi biotipologici del Viola, del Pende e dell’Hyneck il quale, ad esempio, conclude…

“…Tutti i medici concordano nel giudizio seguente: vi sono (nella Sindone) le impronte di un uomo deceduto nel pieno sviluppo delle sue forze, di bella, alta statura, di ossatura e muscolatura perfettamente plasmata…”.

Dunque di alta statura…

Torniamo però all’oggetto della nostra ricerca: qualcosa che ricordi la scomparsa Crux Mensuralis. Qualche reperto che verosimilmente possa ricondurci a  quella che poteva forse essere la statura fisica del Cristo.

Ebbene, a Grottaferrata, a pochi chilometri da Roma, nell’Abbazia di San Nilo, qualcosa c’è…

Ricompare una Crux Mensuralis ma… in porfido rosso

A circa trenta chilometri da Roma, in poco più di venti minuti di auto, è possibile raggiungere Grottaferrata importante dal punto di vista storico-artistico per la presenza dell'Abbazia di San Nilo.


La bellissima Abbazia di San Nilo, a Grottaferrata (Roma). Qui, in una stanzetta situata all’interno dell’edificio religioso, sulla destra, è visibile sia la copia della Crux Mensuralis in porfido rosso, sia un curioso lavabo che esorta a… lavarsi i peccati, non solo il viso!

Nell’anno 1004 un gruppo di monaci di rito bizantino giunge infatti sui colli Tuscolani. Li guida un anziano uomo di fede, desideroso di trovare un luogo per edificare un monastero ‘ove adunare i suoi figli dispersi'.

Quell’uomo divenne poi San Nilo, nato a Rossano, in Calabria, da famiglia greca.

La Calabria allora è bizantina e il futuro santo ha già fondato vari monasteri in Calabria e in Campania.

Sui colli di Tuscolo i monaci vengono subito attratti dai suggestivi  ruderi di una villa romana e soprattutto da un basso edificio in 'opus quadratum', già cella sepolcrale in epoca repubblicana, e poi,  dal V secolo, adattato ad oratorio cristiano che fa bella mostra di sé in mezzo alle antiche vestigia.  L’edificio ha una doppia grata di ferro alle finestre, per cui la località circostante viene detta Cryptaferrata e da qui l’attuale nome di Grottaferrata.

La tradizione afferma che nella Cripta la Vergine apparisse al futuro santo e a San Bartolomeo, suo discepolo, chiedendo che vi venisse edificato un santuario a lei dedicato, da cui avrebbe sparso le sue grazie su tutta la contrada.
Ottenuto in dono quel territorio da Gregorio, conte di Tuscolo, i monaci iniziano la costruzione della chiesa e del monastero. San Nilo muore poco dopo, il 26 settembre 1004. San Bartolomeo con gli altri monaci lavorano indefessamente per alcuni decenni anni intorno all'opera, utilizzando anche materiale di riporto proveniente dalle rovine della villa romana adiacente, tra cui colonne e lastre di marmo, cornicioni scolpiti, blocchi di peperino. Nel 1024 il santuario è completato, "…bello, ornato di marmi e di pitture, ricco di sacri arredi, ammirato da tutti…" e il 17 dicembre di quell'anno il pontefice Giovanni XIX viene a consacrarlo solennemente, dedicandolo alla Madre di Dio.

Qui, nell’abbazia, in una stanza adiacente alla piccola cappella in cui si celebrano spesso suggestivi matrimoni in rito bizantino, è possibile vedere una strana croce, alta esattamente metri 1,80, con il ‘patibulum’ stranamente molto corto.
Diciamo della larghezza delle spalle di un uomo adulto di alta statura…

Sarebbe la copia… ‘povera’ della preziosa Crux Mensuralis voluta dall’Imperatore Giustiniano e andata perduta nel 1204!

Ciò potrebbe essere una conferma che la Sindone era già nota in epoca non sospetta e che il Cristo fosse veramente di statura (fisica, s’intende!) ben superiore a quella dei suoi contemporanei.
La coincidenza delle misure della Crux Mensuralis con le misure corporee desumibili dalla Sacra Sindone, in verità non è molto, ma è un discreto inizio per ulteriori ricerche…



In alto, la copia molto meno preziosa – in porfido rosso – della Crux Mensuralis fatta realizzare dall’Imperatore Giustiniano. Si trova, un po’ appartata ma facilmente individuabile, nell’Abbazia di San Nilo, a Grottaferrata (Roma). Lo ‘stipes’ riporterebbe con esattezza la misura dell’altezza del Cristo, mentre il tratto orizzontale, il  ‘patibulum’ sarebbe pari alla larghezza delle spalle dell’Uomo morto sulla croce.

A destra, le precise misure della croce, frutto di uno studio sulle immagini ‘acheropite’effettuato nel 2010 dai laboratori ’ENEA di Frascati

Per dare una fugace occhiata alla Crux Mensuralis in porfido rosso conservata a Grottaferrata (Roma), entrate nell’Abbazia Greca di San Nilo e subito dirigetevi (con il dovuto rispetto per l’ambiente in cui state!) sulla destra: qui troverete una porta, di solito aperta, e non appena entrati guardate sulla parete di destra, Lì c’è il curioso monolite che potrebbe fornire ulteriori spunti per lo studio della Sindone…

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