(1841-1931)
Antropologo,
psicologo e sociologo francese.
"L'opera
più nota di Le Bon è la Psicologia delle folle (1895). Nel momento in cui egli
la scrive, già il potere delle folle ha
segnato il mondo e sta iniziando un'età dominata dal ruolo della
massa. Pur dando importanza alla folla, Le Bon ha di essa una visione negativa.
Egli si schiera dalla parte delle minoranze, esalta il ruolo della minoranza
creatrice e sostiene che se ci si affida alle folle si va verso una decadenza.
La folla ha grande potere distruttivo ma scarsa capacità costruttiva, in quanto manca di disciplina, preveggenza,
ecc…
La folla è importante nella fase distruttiva (come catarsi di un
assetto societario già malato) ma è incapace di produrre una ponderata ricostruzione di
quell'assetto che ha contribuito a distruggere. All'interno della folla,
l'individuo acquisisce un sentimento di forza invincibile: nel diventare folla
vengono meno i freni inibitori e il senso di responsabilità individuale. Esiste una sorta di inconscio collettivo
tramite il quale la folla è sempre condizionabile:
l'individuo sacrifica con facilità il proprio interesse
personale a favore dell'interesse collettivo. L'uomo, unendosi alla folla,
perde la propria razionalità: la folla è guidata, appunto, dall'inconscio che, secondo Le Bon, non è proprio dell'individuo, bensì del gruppo collettivo.
L'individuo
all'interno della folla trasforma immediatamente in azioni le idee suggerite;
l'uomo all'interno della folla è un istintivo e un barbaro. È vero che la folla distrugge, ma lo fa per tornare
indietro, per conservare più che per innovare: "gli
istinti della folla sono istinti conservatori"; quando entriamo in una
folla perdiamo l'apertura al dialogo, così in tutte le tipologie di
folla sono presenti l'autoritarismo e l'intolleranza.
In Le Bon
la razza è identificabile con una
comunità geografica (pressappoco
nazionale), ma ciò non implica giudizi di
superiorità di una razza rispetto ad
un'altra. "Il tipo dell'eroe caro alle folle avrà sempre l'aspetto di un Cesare" il quale però, non appena caduto in disgrazia, verrà linciato dalla folla stessa, che lo annovererà già nella categoria dei deboli.
La stessa istruzione sarebbe dannosa, perché
lo studente, a contatto con gli altri, subirebbe un processo di massificazione
che porterebbe alla perdita di coscienza individuale. Per conquistare le folle per
periodi di lunga durata bisogna insistere su un concetto, anche semplice e
conciso; l'insistenza su questo concetto lo farà passare di bocca in bocca e lo renderà connaturato alla massa, lo farà penetrare nelle menti.
Le idee
passano alla massa anche grazie al prestigio di chi le propugna; "il
prestigio è una sorta di fascino che un
individuo provoca su di noi". La caratteristica del prestigio è quella di impedirci di vedere le cose come sono. Le folle si caratterizzano
per la loro mutevolezza: sotto alcuni aspetti sono ingestibili, si dimostrano
sempre più coscienti del loro ruolo e
sono perciò sempre più indomite. In Le Bon torna l'immagine della piramide,
tipica del pensiero reazionario; si insiste sul valore delle minoranze: il
progresso di una nazione è portato avanti da
pochi."
Da:
wikipedia
“Le masse non hanno mai avuto
sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro
comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima”.
Gustave Le Bon
MLR
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