mercoledì 1 febbraio 2012

OOPArt, OVVERO REPERTI FUORI POSTO :L'ASTRONAUTA DI ISTANBUL

di: Giuseppe Di Stadio
 A chi non è mai accaduto almeno una volta nella vita, di avere tra le mani un uomo "decapitato"? E' proprio quello che accadde ad un archeologo indiano agli inizi degli anni '70 a Toprakkale, antica capitale del regno di Urartu. Ma tranquillizzatevi, perché altro non si trattava che di una piccola statuetta di pietra, all'apparenza classificata come un comune reperto archeologico, classico degli scavi in essere in quella regione da ormai diversi anni. Nessuno avrebbe mai immaginato, il fastidio e la scomodità che quel piccolo pezzo di pietra avrebbe causato nel mondo della storiografia, da li a poco. Ma analizziamo il reperto nei suoi dettagli.
La statuina è lunga 23cm, alta9,5cm e larga 8cm. Rappresenta chiaramente un individuo dalla corporatura umanoide, seduto a gambe strette al petto, all'interno di una struttura che ricorda, o meglio, rappresenta un mezzo di navigazione aerea a reazione. Come si può notare benissimo, l'umanoide indossa stivali e guanti protettivi, e lungo la sua tuta sono presenti numerose scanalature, molto simili ad un rudimentale impianto di ossigenazione. L'aerodinamico velivolo è caratterizzato dalla parte terminale composta da 3 motori a reazione inseriti in un motore più grande. I dettagli sono incisi con precisione e cura del dettaglio e in questo caso la mano dell'uomo nella realizzazione del reperto è ben riconoscibile, unico PICCOLO dettaglio....manca la testa...e quindi anche un ipotetico casco!

Come cita il periodico britannico Fortean Times nel numero di ottobre/novembre 1993, all'interno dell'articolo di copertina "An Ancient Space Module", questo oggetto:
"E' stato riportato alla luce nella città di Toprakkale (conosciuta nell'antichità come Tuspa), e si ritiene che abbia 3.000 anni. All'occhio moderno sembra rappresentare un veicolo spaziale monoposto, senza la testa del pilota."
Facendo un rapido resoconto degli elementi che abbiamo a disposizione sul suo ritrovamento, ovvero una datazione storica che si aggira intorno al 1.000 a.C. e il sito dell'antica Tuspa, è doveroso riflettere su un evento storico/religioso ben noto a tutti...la leggenda dell'Arca di Noè. Tuspa capitale del regno di Urartu, meglio conosciuta dagli antichi come Ararat, fiorita sulle rive del lago Van ai piedi del maestoso monte Ararat. In base agli scritti cuneiformi rinvenuti nella regione di Urartu, possiamo affermare che, la civiltà che regnava nella zona era di ceppo sumero. Proprio dai famosi testi religiosi sumeri possiamo apprendere che parlando del Diluvio Universale, vengono descritti minuziosamente sul monte Ararat i continui atterraggi degli Annunaki, identificati come "dei spaziali" che orbitarono intorno al pianeta per anni, durante tutto il ciclo del diluvio. Potrebbe a questo punto avere una logica sensata il ritrovamento di un reperto con tali caratteristiche, guarda caso, proprio nelle zone minuziosamente descritte dagli antichi sumeri.
Il manufatto fu trasferito con curiosa urgenza al museo Archeologico Nazionale di Istanbul e gelosamente custodito. Lasciato momentaneamente da parte l'affascinante mistero della rappresentazione della statuetta in se stessa, la cosa ancora più curiosa è che per anni il reperto è stato volontariamente tenuto nascosto dagli occhi del pubblico e dei ricercatori interessati, all'interno di un armadietto blindato del vicedirettore del museo. L'interessamento all'episodio, da parte del noto ricercatore e scrittore Zecharia Sitchin, portò a parziali ma non soddisfacenti risultati.
Infatti, dopo numerose azioni e tentativi di mediazione politico scientifica, lo scrittore ottenne l'esposizione temporanea del reperto, in una sala remota del suddetto museo. Curiosa è la motivazione che venne ufficialmente data dal direttore del museo come giustificazione della mancata esposizione al pubblico:
"Non rispecchia lo stile dell'epoca alla quale, presumibilmente, appartiene. Sembra una navicella spaziale, ma naturalmente non esistevano cose del genere a quei tempi"
In altre parole fu ufficializzata la ridicola motivazione: RAPPRESENTA COSE CHE NON POTEVANO E NON DOVEVANO ESISTERE (tutto questo dopo le analisi sul materiale di realizzazione datato e certificato storicamente al 1.000 a.C)...non credo esistano parole per terminare questo pensiero!
Ma l'elemento più eccezionale della ricerca sull'astronauta di Istanbul è un altro.
Come detto durante la descrizione del reperto, l'astronauta di Istanbul si presenta decapitato non solo della testa ma anche della parte superiore del veicolo spaziale nel quale è collocato.
Per gli addetti ai lavori, l'immagine dell'astronauta di Istanbul, può suscitare una certa familiarità, un deja vu. Messico, piana di Tula, museo locale dell'Archeologia precolombiana. Un' antichissimo bassorilievo su una colonna di pietra nasconde su di esso un dettaglio stupefacente. In alto a sinistra della colonna è possibile osservare un umanoide, raggomitolato in una posizione perfettamente coincidente con il reperto di Tuspa, inserito nel medesimo contesto "volante", ma fortunatamente, in questa occasione munito di testa e casco.Ula, antica Tollan, capitale dei Toltechi, precolombiana civiltà centroamericana, che visse appunto nella penisola dello Yucatan in Messico intorno al 300 a.C, civiltà apparentemente non collegata con le popolazioni del Vecchio Continente...secondo la storiografia ufficiale.

Ma si sa, la curiosità degli archeologi è caratteristica ben nota a tutti, quindi, proviamo per un attimo a sovrapporre l'immagine di Tula con il reperto decapitato di Tuspa.
Il risultato è di seguito riportato e posto all'attenzione della vostra curiosità.
Da: Antikitera.net
Fonte: Centro Ufologico di Benevento.
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