di Fereydoon Batmanghelidj
Un estratto dal libro "il Tuo Corpo Implora Acqua" del dott. Fereydoon Batmanghelidj, che già pubblicato su Scienza e Conoscenza n. 10, diventa oggi molto attuale grazie alle nuove recenti scoperte e sull'acqua informata.
Questo libro tratta della funzione dell’acqua nel corpo e illustra come una rapida comprensione di questo argomento possa trasformare i bisogni di salute della nostra società – e come la medicina preventiva possa divenire il principale approccio alla cura della salute in qualsiasi società. La protagonista è l’acqua. L’idea alla base di questo libro è che l’acqua è la sostanza fondamentale e l’agente principale in tutti i processi che si verificano normalmente nel corpo umano. Tenendo ben presente il ruolo primario dell’acqua, esaminiamo alcuni stati di malattia. Viene qui discussa l’influenza della mancanza d’acqua in condizioni fisiologiche che possono eventualmente diventare stati di malattia. Nelle “malattie” analizzate nelle pagine seguenti, bisogna anzitutto escludere la possibile alterazione del metabolismo dell’acqua, prima di stabilire che tali disturbi siano causati da altri processi. Questo è il vero senso di un approccio preventivo alla cura della salute. Dovremmo per prima cosa escludere le cause più semplici dell’insorgere di una malattia e poi prenderne in considerazione di più complesse. La verità pura e semplice è che la disidratazione può causare malattie. Tutti sanno che l’acqua è “buona” per il corpo, ma pochi sembrano capire pienamente quanto sia essenziale per il benessere di ciascuno o cosa accade all’organismo se non riceve il suo fabbisogno giornaliero di acqua. Dopo aver letto questo libro, avrete idee molto più chiare sull’argomento. La soluzione per la prevenzione e la cura delle malattie causate dalla disidratazione consiste nell’assunzione di acqua su basi regolari. Ciò è quanto viene descritto in questo libro. Io spiego perché, nella maggioranza dei casi, gli stati di infermità dovrebbero essere considerati come disturbi causati dalla disidratazione. Se, attraverso la semplice assunzione giornaliera di acqua potete stare meglio, non dovete preoccuparvi. Dovreste ricorrere a un medico specialista se l’adattamento ai bisogni dietetici del vostro corpo non funziona e problemi di salute continuano ad affliggervi. Ciò che qui vi viene offerta è la conoscenza necessaria per la prevenzione e la cura delle malattie dovute alla disidratazione. Alla fine del libro potete trovare informazioni sulle regole necessarie per l’assunzione giornaliera di acqua e la dieta complementare per prevenire “malattie da disidratazione”, o perfino curarle, se non si è ancora sviluppata una situazione irreversibile.
I principi fondamentali
Quando il corpo umano si sviluppò da specie che si erano formate nell’acqua, esso ereditò la stessa dipendenza dalle proprietà vitali dell’acqua stessa. Il ruolo dell’acqua nell’organismo delle specie viventi – razza umana inclusa – non è cambiato sin dalla creazione della vita nell’acqua marina e il suo successivo adattamento all’acqua dolce.
Quando la vita sulla terraferma divenne un obiettivo, fu necessaria la creazione di un sistema sempre più complesso di conservazione dell’acqua nel corpo per lo sviluppo di nuove specie. Questo processo di temporaneo adattamento a una disidratazione transitoria fu ereditato come un ben consolidato meccanismo nel corpo umano e costituisce ora l’infrastruttura di tutti i sistemi operativi nel corpo degli attuali esseri umani. Le prime specie che vivevano nell’acqua, l’avventura al di là dei confini conosciuti rappresentava un grande stress perché rischiavano di disidratarsi. Questo stress diede origine a una fisiologia dominante per la gestione di crisi da mancanza di acqua. Negli esseri umani “stressati”, si determina esattamente lo stesso cambiamento e la stessa fisiologia di gestione della crisi da carenza d’acqua. Il processo comporta in primo luogo un netto razionamento delle “riserve” idriche del corpo; viene accertato che la quantità di acqua disponibile per gli immediati bisogni del corpo è limitata la gestione delle riserve idriche disponibili nell’organismo viene affidata a un sistema complesso.
Questo complicato processo di razionamento e di distribuzione dell’acqua rimane in funzione finché il corpo non riceve segnali inequivocabili che ha di nuovo accesso a una scorta d’acqua adeguata. Dato che ogni funzione del corpo è controllata e stabilizzata dal flusso dell’acqua, la “gestione dell’acqua” è l’unico modo per essere sicuri che consistenti quantità di acqua e di sostanze nutritive che essa trasporta raggiungano per primi gli organi sommamente vitali che dovranno affrontare e trattare qualsiasi nuovo “stress”. Questo meccanismo divenne sempre più stabilizzato ai fini della sopravvivenza contro i nemici naturali e i predatori. È l’estremo sistema operativo per la sopravvivenza nelle situazioni “o lotti, o fuggi”. È sempre lo stesso meccanismo nell’ambiente competitivo della vita moderna nella nostra società.
Uno degli inevitabili processi nella fase di razionamento dell’acqua nel corpo è la spietatezza con cui alcune funzioni sono controllate, in modo che un organo non riceva più della sua quota predeterminata di acqua. Ciò vale per tutti gli organi del corpo. All’interno di questo sistema di razionamento dell’acqua, la funzione cerebrale ha priorità assoluta su tutti gli altri sistemi. Il cervello costituisce circa il 2% del peso totale del corpo, tuttavia riceve dal 18 al 20% della circolazione sanguigna. Gli “addetti al razionamento” diventano sempre più attivi e mandano i loro segnali di allarme per mostrare che una particolare zona è a corto di acqua: proprio come il radiatore di un’automobile che emette vapore quando il circuito di raffreddamento non è adeguato allo sforzo della vettura. Nelle società avanzate, pensare che tè, caffè, alcool e bibite siano piacevoli sostituti per il naturale bisogno di acqua del corpo sottoposto a uno stress quotidiano è un errore elementare, ma catastrofico. È vero che queste bevande contengono acqua, ma esse contengono anche elementi disidratanti (quindi diuretici). Esse fanno espellere non solo l’acqua in cui sono diluite ma anche altra acqua presa dalle riserve del corpo! I moderni stili di vita rendono spesso le persone dipendenti da ogni specie di bevande prodotte per scopi commerciali.
I bambini non vengono educati a bere acqua e diventano dipendenti da bibite (gassate, con caffeina e dolcificanti) e succhi di frutta. Questa è un’ autorestrizione delle necessità di acqua del corpo. In linea generale, non è possibile bere bevande confezionate per rimpiazzare completamente l’acqua di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, una preferenza prolungata per il gusto di queste bibite riduce automaticamente l’impulso di bere acqua quando esse non sono disponibili, conducendo così alla disidratazione.
Gli esperti di medicina ignorano le numerose funzioni chimiche dell’acqua nel corpo. Poiché la disidratazione può causare la perdita di alcune funzioni, i diversi sofisticati segnali mandati dagli operatori del programma di regolazione idrica del corpo, mentre perdura una forte disidratazione, sono stati interpretati come indicatori di malattie sconosciute. Questo è l’errore fondamentale che ha fuorviato la medicina clinica. Esso ha impedito ai medici di riuscire ad adottare misure preventive o di fornire semplici cure idriche e fisiologiche per alcune delle principali malattie umane.
Al primo apparire di questi segnali, il corpo dovrebbe essere rifornito di acqua perché sia distribuita dai sistemi di razionamento.
Invece ai medici è stato insegnato a far tacere questi segnali con prodotti chimici. Naturalmente, essi non comprendono il significato di questo errore grossolano. I vari segnali prodotti da questi “distributori d’acqua” sono indicatori di una sete regionale e della siccità del corpo. Sul nascere, possono essere cancellati semplicemente con una maggiore assunzione di acqua, ma vengono impropriamente trattati con l’uso di prodotti chimici commerciali finché la patologia non diviene stabile e nascono le malattie. Questo errore persiste con l’uso sempre più frequente di prodotti chimici per trattare altri sintomi insorgenti, le complicazioni della disidratazione diventano inevitabili e infine il paziente muore. L’ironia di tutto ciò è che i medici dicono che è morto per una malattia! L’errore di tacitare i diversi segnali di scarsità d’acqua con prodotti chimici è immediatamente nocivo per le cellule.
Il segnale, ormai fissato, che produce disidratazione cronica può avere un impatto permanente di danno anche sui figli. Sono lieto di sottoporre alla vostra attenzione questa scoperta nell’ambito della conoscenza medica che può evitare alle persone, in particolare agli anziani, di ammalarsi. In breve, la mia svolta paradigmatica nella scienza applicata all’uomo darà luogo a un approccio basato sulla fisiologia e semplificherà la pratica della medicina in tutto il mondo. Il risultato immediato di questo svolta paradigmatica andrà a vantaggio della salute della gente. Evidenzierà i sintomi della disidratazione in un’ottica nuova e inoltre ridurrà i costi della malattia.
Il paradigma che bisogna cambiare
Cosa è un paradigma e come fa a cambiare? Un paradigma è la comprensione basilare da cui ha origine la nuova conoscenza. Per esempio, una volta si credeva che la Terra fosse piatta. La nuova teoria è che la Terra è rotonda. La sfericità della Terra è il paradigma di base per delineare mappamondi, mappe, la posizione delle stelle nel cielo e i calcoli per i viaggi spaziali. Pertanto, il vecchio paradigma in base al quale si riteneva che la Terra fosse piatta era errato. È la corretta comprensione che la terra è una sfera che ha reso possibile il progresso in molti campi della scienza.
Questa svolta paradigmatica è fondamentale per il nostro progresso in molti ambiti scientifici. Il ribaltamento cui ha dato corso non si è verificato con facilità. L’adozione di un nuovo paradigma fondamentalmente signifi-cativo è più ardua in campo medico anche se il suo avvento è altamente auspicabile e disperatamente necessario per la società.
L’origine dell’errore in campo medico
Il corpo umano è costituito per il 25% di materia solida (il soluto) e per il 75% di acqua (il solvente). Il tessuto cerebrale è composto all’85% circa di acqua.
Quando iniziò la fase della ricerca sulle funzioni del corpo, i parametri scientifici e un’ampia conoscenza della chimica erano ben consolidati, così si suppose automaticamente che le stesse conoscenze acquisite nell’ambito della chimica potessero essere applicate alla composizione del soluto del corpo. Fu pertanto dato per scontato che il regolatore reattivo di tutte le funzioni del corpo fosse la composizione del soluto. Alle origini della ricerca fisiologica, si ritenne che l’acqua contenuta nel corpo fungesse solo da solvente, da riempitivo dello spazio e da mezzo di trasporto. Visioni analoghe furono generate dagli esperimenti nella chimica. Alla sostanza solvente (acqua) non fu attribuita alcuna altra proprietà funzionale. La concezione basilare nella medicina “scientifica” attuale, ereditata da un programma educativo stabilito all’alba dell’apprendimento sistematico, considera anch’essa i soluti come regolatori e l’acqua solo un solvente e un mezzo di trasporto nel corpo. Il corpo umano è, ancora oggi, considerato una “grande provetta” piena di solidi di diversa natura e l’acqua nel corpo un “materiale da imballaggio” chimicamente insignificante. In ambito scientifico si dà per scontato che i soluti (sostanze disciolte o trasportate nel sangue e nel siero del corpo) regolino tutte le attività del corpo. Ciò include la regolazione della sua assunzione di acqua (il solvente) che si presume sia ben soddisfatta. Si ritiene, dato che l’acqua è facilmente reperibile, che il corpo non abbia motivo di rimanere a corto di un qualcosa così largamente disponibile!
In base a questa erronea presunzione, la ricerca applicata al corpo umano è stata indirizzata all’identificazione di una “particolare” sostanza che possa essere ritenuta responsabile dell’insorgere della malattia. Perciò, possibili sospette fluttuazioni e variazioni di cambiamenti negli elementi sono stati esaminati senza fornire una chiara soluzione a un solo problema di salute.
Di conseguenza tutti i trattamenti sono dei palliativi e nessuno di essi sembra essere terapeutico (eccetto l’uso di antibiotici nelle infezioni batteriche). Generalmente l’ipertensione non è curata; è trattata per tutta la vita. L’asma non viene curata; gli inalatori sono la compagnia costante di coloro che ne sono affetti. Le ulcere peptiche non sono curate; gli antiacidi devono essere sempre a portata di mano. L’allergia non viene curata; chi ne è vittima deve sempre dipendere dalle medicine. L’artrite non è curata; essa alla fine deforma, e così via. Sulla base di questa affermazione preliminare del ruolo dell’acqua, è divenuta ora pratica consueta considerare la bocca arida come unico segno che il corpo ha bisogno di acqua. Si dà per scontato che questi bisogni siano ben soddisfatti se non è presente la sensazione della bocca secca, forse perché l’acqua è abbondante e disponibile. Questo punto di vista nella medicina attuale è assurdamente erroneo, generatore di confusione, nonché interamente responsabile per l’insuccesso nel trovare stabili soluzioni preventive all’insorgere delle malattie nell’organismo, nonostante la costosissima ricerca. Io ho già pubblicato un’anticipazione delle mie osservazioni cliniche, quando ho trattato più di 3.000 malati di ulcera peptica con la sola acqua. Ho scoperto, per la prima volta nella storia della medicina, che questa “malattia classica” reagisce automaticamente all’acqua. Clinicamente, è diventato ovvio che questa condizione assomiglia a una “malattia” da sete. Nelle stesse condizioni ambientali e cliniche, altri stati di “malattia” sembravano reagire automaticamente all’acqua. Una vasta ricerca ha provato la veridicità delle mie os-servazioni cliniche: il corpo ha una gamma di segnali di sete molto sofisticati – sistemi di segnali integrati attivi nella regolazione dell’acqua disponibile nei momenti di disidratazione. La combinazione della mia ricerca clinica e della letteratu-ra scientifica ha dimostrato che il paradigma che ha finora dominato tutta la ricerca applicata all’uomo deve essere cambiato, se vogliamo vincere la “malattia”. È diventa-to evidente che la pratica della medicina clinica è basata su un falso assunto e su una premessa non accurata. Altri-menti, come potrebbe un sistema di segnali per un distur-bo nel metabolismo dell’acqua essere stato tralasciato o ignorato così vistosamente per tanto tempo? Ad oggi, la bocca secca è l’unico sintomo riconosciuto della disidrata-zione del corpo.
Come ho già spiegato, questo segnale è l’ultimo sintomo esteriore di estrema disidratazione. Il danno si verifica a un livello di persistente disidratazione, che non si evidenzia necessariamente attraverso il sintomo della bocca arida. Precedenti ricercatori avrebbero potuto capire che, per facilitare l’atto della masticazione e della deglutizione del cibo, la saliva viene prodotta anche se il resto del corpo è parzialmente disidratato. Naturalmente, la disidratazione cronica del corpo indica una carenza di acqua persistente che è divenuta stabile per un certo tempo. Come ogni altro disturbo dovuto a carenze, come la carenza della vitamina C nello scorbuto, di vitamina B nel beriberi, di ferro nell’anemia, di vitamina D nel rachitismo e così via, il più efficace metodo di trattamento di disturbi associati consiste nel fornire l’elemento mancante. Parimenti, se riconosciamo le complicazioni per la salute dovute alla disidratazione cronica, la prevenzione e perfino la cura tempestiva diventa semplice. Le mie teorie medico-scientifiche sono state attentamente valutate da colleghi qualificati prima che io presentassi la mia relazione sul cambiamento di paradigma come ospite di una conferenza internazionale sul cancro nel 1987; la lettera del dott. Barry Kendler ( pubblicata in calce al libro con il suo permesso) dà un’ulteriore conferma della validità della mia visione scientifica sulla disidratazione cronica come agente di malattia. Egli ha approfondito alcuni degli importanti riferimenti da me riportati per spiegare che la disidratazione cronica è la causa delle più gravi malattie degenerative del corpo umano, le cui origini non sono attualmente conosciute. Esaminando qualsiasi testo di medicina, leggerete più di un migliaio di pagine di verbosità, ma quando si tratta di fornire le cause delle malattie principali del corpo umano, la conclusione è sempre uguale e molto breve: «EZIOLOGIA (origine) SCONOSCIUTA!».
da: Scienza e Conoscenza n. 10
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