sabato 7 dicembre 2019

ANTICA ROMA: SOCIETA' MULTIETNICA E MULTICULTURALE



Ricostruita la storia genetica degli antichi romani

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La città eterna è da sempre un crogiolo di etnie: lo conferma un nuovo studio pubblicato su Science, che analizza il DNA antico per raccontare 12.000 anni di migrazioni e diversità.


Schiavi sotto il giogo romano, da un rilievo in marmo proveniente da Smirne (Izmir, Turchia), 200 d.C.. Collezione del Museo Ashmolean, Oxford, Inghilterra. Da Wikipedia

Fin dalla sua fondazione, Roma è stata un crocevia di popoli, traguardo e incrocio di migrazioni provenienti da Europa, Asia e Africa. A confermarlo è uno studio pubblicato di recente su Science, che ha analizzato il DNA antico di 127 individui rinvenuti in 29 siti archeologici di Roma e dintorni, riconducibili a un arco temporale di 12mila anni: dal Paleolitico superiore all’Età moderna.

 La ricerca, condotta da un gruppo internazionale di studiosi, che coinvolge diversi enti di ricerca, fra cui le università di Stanford, Vienna e La Sapienza di Roma, rivela che la città eterna fu investita nella storia da almeno due grandi migrazioni: la prima si verificò circa 8mila anni fa, nel Neolitico, con l’arrivo di agricoltori di origine mediorientale - anatolici e iraniani - che si mescolarono con i cacciatori-raccoglitori già presenti nell’area; la seconda fra 5mila e 3mila anni fa, nell’Età del bronzo, con la comparsa di popolazioni provenienti dalla steppa ucraina. Con la nascita dell’Impero Romano la variabilità genetica crebbe ulteriormente, in coincidenza con l’arrivo di popolazioni provenienti dalle aree mediterranee, in particolare dal Vicino Oriente. Con la scissione dell’Impero e la costituzione del Sacro Romano Impero, si intensificò poi il flusso migratorio proveniente dall’Europa centrale e settentrionale.

Ma fu soprattutto in seguito alla rapida espansione dell’Impero - che si estendeva fino alla Gran Bretagna a nord, il Nord Africa a sud e la Siria, la Giordania e l’Iraq a est - che aumentarono gli spostamenti degli individui, generati dalle reti commerciali, dalle nuove infrastrutture stradali, dalle campagne militari e dalla schiavitù. E a confermare le relazioni fra Roma e le altre parti dell’Impero sono le fonti archeologiche.

"L'analisi del DNA ha rivelato che, mentre l'Impero Romano si espandeva nel Mar Mediterraneo, migranti provenienti dal Vicino Oriente, Europa e Nord Africa si stabilivano a Roma, cambiando sensibilmente il volto di una delle prime grandi città del mondo antico”, dichiara Jonathan Pritchard, docente di Genetica e Biologia all’Università di Stanford, fra gli autori dello studio.

"Per la prima volta uno studio di così grande portata è applicato alla capitale di uno dei più grandi imperi dell'antichità, Roma, svelando aspetti sconosciuti di una grande civiltà classica", prosegue Alfredo Coppa, docente di Antropologia fisica all’Università La Sapienza, anche lui coinvolto nella ricerca.

Il prossimo passo per gli studiosi sarà quello di proseguire con il campionamento del DNA antico di individui provenienti da un range geografico più ampio. Ciò potrebbe consentire loro di affermare con maggiore certezza come avvenivano le migrazioni che coinvolgevano queste antiche popolazioni. Fra gli obiettivi a lungo termine, lo studio dell’evoluzione di tratti come l’altezza, la tolleranza al lattosio e la resistenza a patologie come la malaria, che potrebbero aver subito delle modifiche nel tempo.

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