Ricostruita la storia genetica
degli antichi romani
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La città eterna è da sempre un
crogiolo di etnie: lo conferma un nuovo studio pubblicato su Science, che
analizza il DNA antico per raccontare 12.000 anni di migrazioni e diversità.
Schiavi sotto il giogo romano, da
un rilievo in marmo proveniente da Smirne (Izmir, Turchia), 200 d.C..
Collezione del Museo Ashmolean, Oxford, Inghilterra. Da Wikipedia
Fin dalla sua fondazione, Roma è
stata un crocevia di popoli, traguardo e incrocio di migrazioni provenienti da
Europa, Asia e Africa. A confermarlo è uno studio pubblicato di recente su
Science, che ha analizzato il DNA antico di 127 individui rinvenuti in 29 siti
archeologici di Roma e dintorni, riconducibili a un arco temporale di 12mila
anni: dal Paleolitico superiore all’Età moderna.
La ricerca, condotta da un gruppo
internazionale di studiosi, che coinvolge diversi enti di ricerca, fra cui le
università di Stanford, Vienna e La Sapienza di Roma, rivela che la città
eterna fu investita nella storia da almeno due grandi migrazioni: la prima si
verificò circa 8mila anni fa, nel Neolitico, con l’arrivo di agricoltori di
origine mediorientale - anatolici e iraniani - che si mescolarono con i
cacciatori-raccoglitori già presenti nell’area; la seconda fra 5mila e 3mila
anni fa, nell’Età del bronzo, con la comparsa di popolazioni provenienti dalla
steppa ucraina. Con la nascita dell’Impero Romano la variabilità genetica
crebbe ulteriormente, in coincidenza con l’arrivo di popolazioni provenienti
dalle aree mediterranee, in particolare dal Vicino Oriente. Con la scissione
dell’Impero e la costituzione del Sacro Romano Impero, si intensificò poi il
flusso migratorio proveniente dall’Europa centrale e settentrionale.
Ma fu soprattutto in seguito alla
rapida espansione dell’Impero - che si estendeva fino alla Gran Bretagna a
nord, il Nord Africa a sud e la Siria, la Giordania e l’Iraq a est - che
aumentarono gli spostamenti degli individui, generati dalle reti commerciali,
dalle nuove infrastrutture stradali, dalle campagne militari e dalla schiavitù.
E a confermare le relazioni fra Roma e le altre parti dell’Impero sono le fonti
archeologiche.
"L'analisi del DNA ha
rivelato che, mentre l'Impero Romano si espandeva nel Mar Mediterraneo,
migranti provenienti dal Vicino Oriente, Europa e Nord Africa si stabilivano a
Roma, cambiando sensibilmente il volto di una delle prime grandi città del mondo
antico”, dichiara Jonathan Pritchard, docente di Genetica e Biologia
all’Università di Stanford, fra gli autori dello studio.
"Per la prima volta uno
studio di così grande portata è applicato alla capitale di uno dei più grandi
imperi dell'antichità, Roma, svelando aspetti sconosciuti di una grande civiltà
classica", prosegue Alfredo Coppa, docente di Antropologia fisica
all’Università La Sapienza, anche lui coinvolto nella ricerca.
Il prossimo passo per gli
studiosi sarà quello di proseguire con il campionamento del DNA antico di
individui provenienti da un range geografico più ampio. Ciò potrebbe consentire
loro di affermare con maggiore certezza come avvenivano le migrazioni che
coinvolgevano queste antiche popolazioni. Fra gli obiettivi a lungo termine, lo
studio dell’evoluzione di tratti come l’altezza, la tolleranza al lattosio e la
resistenza a patologie come la malaria, che potrebbero aver subito delle
modifiche nel tempo.
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