Segnalato da: CRISTIAN VITALI
Una scoperta archeologica
conferma un racconto di Erodoto
Il relitto di un'imbarcazione
dell'antico Egitto dimostra che uno dei racconti del greco Erodoto, finora
messo in dubbio, era vero e molto preciso.
Un'imbarcazione utilizzata oltre
2.500 anni fa dagli Egizi per i commerci lungo il Nilo è venuta alla luce
grazie a una ricerca archeologica condotta da Damian Robinson, direttore del
Centro di Archeologia Marittima dell'Università di Oxford. La nave, lunga circa
28 metri, è stata rinvenuta, in ottimo stato di conservazione, nell'area
archeologica dell'antica città portuale (oggi sommersa) di Thonis-Heracleion. Una
scoperta importante per l'archeologia, ma ancora più importante per gli storici
perché mette fine a una discussione che si è protratta a lungo su uno dei
racconti di Erodoto (V secolo a.C.), considerati il "padre della
Storia". Erodoto scrisse con grande dovizia di particolari, durante i suoi
viaggi in Egitto, anche dell'esistenza di una particolare imbarcazione chiamata
baris - e questa parte delle sue Storie era stata messa in dubbio, anche perché
non erano mai stati rinvenuti reperti dell'imbarcazione.
«Quando abbiamo scoperto il relitto ci siamo resi conto non solo che Erodoto non aveva inventato nulla, ma che è stato molto preciso nel descrivere l'imbarcazione», afferma Damian Robinson. Lo storico greco affermava di essere stato testimone della costruzione di una baris e di aver notato come gli operai tagliassero innanzi tutto tavole di due cubiti di lunghezza (un po' meno di 1 metro) che venivano sistemate come mattoni nella costruzione di un muro, poi a queste sovrapponevano tavole via via più lunghe. Il tutto veniva poi rivestito da papiri e il timone - dettaglio importante - passava attraverso un foro nella chiglia. La descrizione di Erodoto è ampia e ricca di dettagli, ma in generale storici e archeologi l'hanno sempre considerata imprecisa «perché», afferma Robinson, «mancavano reperti con i quali confrontarsi per interpretare correttamente lo scritto dello storico greco». Grazie allo scavo che ha portato alla luce quella che è stata chiamata "nave 17" si è appurato che quella descrizione era invece particolarmente precisa anche dal punto di vista "ingegneristico".
«Quando abbiamo scoperto il relitto ci siamo resi conto non solo che Erodoto non aveva inventato nulla, ma che è stato molto preciso nel descrivere l'imbarcazione», afferma Damian Robinson. Lo storico greco affermava di essere stato testimone della costruzione di una baris e di aver notato come gli operai tagliassero innanzi tutto tavole di due cubiti di lunghezza (un po' meno di 1 metro) che venivano sistemate come mattoni nella costruzione di un muro, poi a queste sovrapponevano tavole via via più lunghe. Il tutto veniva poi rivestito da papiri e il timone - dettaglio importante - passava attraverso un foro nella chiglia. La descrizione di Erodoto è ampia e ricca di dettagli, ma in generale storici e archeologi l'hanno sempre considerata imprecisa «perché», afferma Robinson, «mancavano reperti con i quali confrontarsi per interpretare correttamente lo scritto dello storico greco». Grazie allo scavo che ha portato alla luce quella che è stata chiamata "nave 17" si è appurato che quella descrizione era invece particolarmente precisa anche dal punto di vista "ingegneristico".
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