Creato un liquido di elettroni a
temperatura ambiente.
Per la prima volta un gruppo di
fisici statunitensi ha ottenuto un nuovo stato della materia: si tratta
“elettroni liquidi”, ottenuti a temperatura ambiente. Potrà servire per la
costruzione di una nuova generazione di bio-scanner e per comunicazioni nello
spazio.
La fisica va oltre i suoi
confini. Oggi un gruppo di ricercatori della California a Riverside ha creato
per la prima volta un nuovo materiale, un liquido di elettroni, a temperatura
ambiente e non a temperature bassissime com’era avvenuto finora. Il prodotto
ottenuto non deve essere immaginato come un liquido macroscopico composto da
gocce, ma si tratta di un particolare materiale quantistico. Per ottenerlo i
ricercatori hanno bombardato con impulsi laser un semiconduttore ultrasottile,
inframmezzato da strati di grafene, dunque una sorta di sandwich. In questo
modo hanno ottenuto un fiume di elettroni. I risultati sono pubblicati su
Nature Photonics.
Gli elettroni sono particelle
elementari, indivisibili e non strutturate, i mattoncini fondamentali che
insieme ai protoni e ai neutroni compongono l’atomo. In generale, quando gli
elettroni si spostano in modo ordinato in una superficie e in un certo tempo
generano una corrente elettrica: su questo meccanismo si basano i dispositivi
elettronici e i circuiti elettrici.
Gli elettroni – che nella figura (in alto) sono rappresentati in blu, mentre in rosso delle buche cariche positivamente
(lacune o cariche positive) – scorrono portando la carica e contribuendo al
passaggio di corrente. Queste particelle si muovono ordinatamente, come una
fila di soldatini, e non urtano frequentemente e il loro comportamento in
questa situazione standard può essere paragonato a quello di un gas. Tuttavia,
i ricercatori hanno trovato un modo per condensare gli elettroni e trasformarli
in liquidi.
L’idea è che questo possa
avvenire quando si colpisce con potenti impulsi laser un materiale
semiconduttore strutturato in sottilissimi strati. Questa forte sollecitazione
esterna fa sì che il movimento degli elettroni venga perturbato e che queste
particelle possano fluire e muoversi più liberamente. In pratica, gli elettroni
rompono le righe e questo causa la loro condensazione, cioè il passaggio dallo
stato gassoso a quello liquido, il tutto a temperatura ambiente. Il risultato è
un metamateriale, cioè un materiale creato artificialmente per le sue proprietà
elettromagnetiche, quantistico. Il liquido di elettroni, chiariscono gli
autori, risulta avere proprietà simili a quelle di un liquido come l’acqua,
anche se non è composto da molecole, ma da elettroni e buche. “Ciò che ci ha
davvero sorpreso”, commenta Nathaniel Gabor, che ha coordinato lo studio, “è
che abbiamo ottenuto questo risultato a temperatura ambiente. In precedenza, i
ricercatori che hanno realizzato questi liquidi basati su elettroni e lacune
erano riusciti ad ottenerli soltanto a temperature molto più basse di quelle
dello spazio profondo“.
Ma perché creare proprio un
materiale del genere? Questo stato della materia, il liquido di elettroni, può
servire per realizzare dispositivi pratici e funzionali che generano e rilevano
la luce ad una lunghezza d’onda dei terahertz, una radiazione submillimetrica,
cioè ad una lunghezza d’onda, intermedia fra quella delle luce infrarossa e le
microonde, difficile da rilevare (la distanza fra le creste dell’onda compresa
fra 1 e 0,1 millimetri e la frequenza è fra i 30 e 300 GigaHertz). Attualmente
se si volesse realizzare un fotorivelatore per individuare e produrre luce a
questa lunghezza d’onda servirebbero dispositivi che operano a bassissime
temperature, e non a temperatura ambiente, dunque poco convenienti e pratici.
Così il risultato di oggi potrebbe aiutare a superare questo ostacolo.
L’ipotesi di nuovi dispositivi
basati sul liquido di elettroni potrebbe aprire nuove strade di ricerca e
applicazioni in diversi settori, dall’ingegneria biomedica alle
telecomunicazioni fino alla tecnologie per la sicurezza. Questi sistemi,
spiegano gli autori, potrebbero servire per individuare cellule tumorali allo
stato embrionale (bio-scanner) e per comunicazioni nello spazio. E questo
grazie alla capacità di rivelare la luce in questa particolare finestra di
lunghezze d’onda.
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