da:
http://www.lescienze.it/news/2017/05/25/news/topi_nati_spermatozoi_conservati_spazio-3541283/?refresh_ce
Topi sani nati da spermatozoi
conservati nello spazio
Embrioni di topo fecondati con
spermatozoi rimasti per nove mesi sulla Stazione spaziale internazionale hanno
portato a cuccioli che non hanno mostrato anomalie genetiche né malattie di
rilievo rispetto alla norma. Questo risultato rappresenta una prima indicazione
dell'affidabilità delle tecniche di procreazione assistita che potrebbero
diventare la norma nella futura colonizzazione umana dello spazio. In un
laboratorio di ricerca biologica del Giappone è nata una nuova cucciolata di
topi. Non ci sarebbe ovviamente nulla di eccezionale in questo evento, se non
fosse per il fatto che questi roditori sono nati da spermatozoi conservati per
nove mesi nello spazio, a bordo della Stazione spaziale internazionale, e che
nonostante ciò non mostrano né anomalie genetiche né malattie di rilievo.
L’annuncio è stato dato in un articolo su "Proceedings of the National
Academy of Sciences" da Sayaka Wakayama dell'Università di Yamanashi e
colleghi.
Un'immagine della Stazione
spaziale internazionale (Credit: NASA/Wikimedia Commons)
Si tratta di un risultato per
nulla scontato, considerato che la dose media di radiazione sulla Stazione
spaziale internazionale, dovuta ai raggi cosmici, le particelle cariche che
provengono dallo spazio esterno, è 100 volte maggiore che sulla Terra e che
questa radiazione potrebbe creare notevoli problemi riproduttivi agli organismi
che permangono nello spazio per lungo tempo. Compresi gli esseri umani. Wakayama e colleghi hanno usato campioni di
spermatozoi di topo disidratati, congelati e conservati nello spazio per 288
giorni, tra agosto 2013 e maggio 2014. Una volta rientrati, li hanno
confrontati con un campione di spermatozoi conservato sulla Terra in condizioni
simili, rilevando un numero di danni a carico del DNA degli spermatozoi
spaziali superiore a quelli degli spermatozoi terrestri. In seguito, gli autori hanno fecondato in
vitro alcuni embrioni con i due tipi di spermatozoi e li hanno poi impiantati
in alcune femmine per la gravidanza. I tassi di natalità nei due casi sono
risultati confrontabili, senza anomalie di rilievo per gli spermatozoi tornati
dallo spazio. Successive analisi
genetiche hanno rivelato solo minime differenze rispetto ai piccoli nati da
spermatozoi controllo, ovvero quelli conservati sulla Terra. Infine, i piccoli generati da
spermatozoi conservati nello spazio hanno a loro volta generato adulti
normalmente fertili, il che indica che il danno al DNA rilevato in precedenza
era stato (presumibilmente ? – ndr -MLR) riparato negli embrioni dopo la
fecondazione. Il risultato dimostra
così la possibilità di applicare in modo affidabile le tecniche di fecondazione
assistita nello spazio (??? – ndr - MLR); si tratta di un risultato importante
considerando le prospettive a lunga scadenza della colonizzazione umana dello
spazio. In questo contesto, è probabile che le tecniche di riproduzione
assistita debbano diventare la regola, ed è perciò essenziale avere una
conoscenza approfondita della capacità di ovociti e spermatozoi conservati di
resistere alle difficili condizioni ambientali presenti al di fuori
dell'atmosfera terrestre.
da:
GdM n. 530 Marzo- Aprile 2017
(rivista cartacea)
e per ulteriori approfondimenti
qui:
…” Gli esperimenti di genetica molecolare sui cosiddetti “organismi
modello” in bassa gravità (per intenderci, quelli effettuati sulle stazioni
spaziali orbitanti) ci hanno dimostrato che la morfogenesi delle strutture
viventi è stata pensata, generata e calibrata da “qualcuno”, che ha predisposto
nei minimi dettagli i confini specifici (i pianeti adatti), oltre i quali
nessuna Vita sarebbe possibile: “Esperimenti di riproduzione animale eseguiti
nello spazio possono in parte aiutarci a trarre conclusioni sugli umani. La
maggior parte degli animali si riproduce per uova (noi compresi) e la struttura
dell’uovo o dell’ovulo contiene una grande quantità di acqua e una simmetria
rispetto ad un asse. In alcuni animali, quali ad esempio la rana Xenopus Laevis
utilizzata per gli esperimenti nello spazio, l’asse polare anticipa l’asse
principale del corpo dell’embrione e la direzione di arrivo della piccola
cellula spermatica contribuisce ad indicare la direzione in cui si svilupperà
il dorso o il ventre dell’embrione stesso. Quando queste simmetrie vengono
disturbate, come appunto in microgravità, anche dopo la fertilizzazione il
tuorlo può spostarsi determinando cambiamenti nella struttura dell’embrione.
Sulla base degli esperimenti realizzati, embrioni di Xenopus allevati nello
spazio mostrano la loro perdita di simmetria, sviluppando una spina dorsale
distorta e varie altre anomalie…” (citazione da: Astrobiologia: le frontiere
della vita. La ricerca della vita extraterrestre – Giuseppe Galletta e Valentina
Sergi – Hoepli, 2009). “
A tutt’oggi quindi è quanto mai azzardato parlare di FECONDAZIONE
ASSISTITA NELLO SPAZIO (senza un simulatore di gravità). Ritengo pertanto che
lo studio sopra citato, per il momento, si debba fermare alla possibilità di
fecondazione assistita ma a gravità 9,80665 m/s² (media convenzionale a livello
del mare lat. 45,5), poi delle proprietà di riparazione del DNA danneggiato
possiamo anche parlare…
MLR
BIBLIOGRAFIA:
“IL PRNCIPIO DELL’IMMORTALITA’,
neo-eso-biologia” di Marco La Rosa & Giorgio Pattera (CreateSpace Edition USA 2016).
“ASTROBIOLOGIA: LE FRONTIERE
DELLA VITA”: La ricerca della vita extraterrestre – Giuseppe Galletta e
Valentina Sergi (Hoepli, 2009).
“CRESCITA E FORMA” di D'Arcy Wentworth Thompson, (J. T. Bonner,
Bollati Boringhieri, Torino 1992).
“LA VITA NELLO SPAZIO” Scienza e
Rivoluzione I Vol. (Pubblic. Enne più uno quinterna.org).
PER APPROFONDIMENTI:
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