mercoledì 7 settembre 2016

ITALIA - Finalmente di cancro non si muore più! E gli inglesi vengono da noi a curarsi !


DEL DR. GIUSEPPE DI BELLA

La notizia della ragazzina, malata di leucemia, che muore rifiutando i trattamenti chemioterapici, ha fatto il giro del mondo rilanciata dai canali d’informazione “mainstream”. Oggi si aggiunge quella della donna malata di cancro al seno.


Tutte queste notizie sono un’ottima occasione per “proclamare” l’assoluta efficacia dei protocolli di cura tradizionali che avrebbero conseguito, al contrario, la loro guarigione.
Peccato che i soliti “debunkers” non entrino un pochino di più nel merito.
La realtà è diversa.
Da quale forma di leucemia era affetta la ragazza?
Perché forse non tutti sanno che alcune forme particolarmente aggressive


 non danno scampo alcuno, anche con le “pontificate” cure proposte dai Servizi Sanitari Nazionali…..E con questi risultati


 davanti agli occhi, chiunque dotato di buon senso cercherebbe un’alternativa….

Infine, per farcire per bene la torta, i più "zelanti" ci mettono sopra un bella ciliegina/riferimento al Metodo Di Bella........

31 agosto 2016 – INGHILTERRA


 Una ricerca (leggi) sulla mortalità nei primi 30 giorni di cura per i malati di cancro al seno e polmone firmato Public Health England e Cancer Research Uk, ha preso in considerazioni più di 23.000 donne con cancro al seno e circa 10.000 uomini con carcinoma polmonare non a piccole cellule: 9.634 sono stati sottoposti a chemioterapia nel 2014 e 1.383 sono morti entro 30 giorni. L'indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l'8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro un mese dall'avvio del trattamento.  In alcuni ospedali, tuttavia, la percentuale è di molto superiore alla media riscontrata. In quello di Milton Keynes, ad esempio, il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultata addirittura del 50,9%, anche se la statistica si basa su un piccolo numero di pazienti. Al Lancashire Teaching Hospitals il tasso di mortalità a 30 giorni è risultato del 28%. Tassi più alti della media sono stati riscontrati anche nei nosocomi di Blackpool, Coventry, Derby, South Tyneside, del Surrey e del Sussex. “Si tratta di farmaci potenti – avvertono gli esperti - con effetti collaterali significativi, e spesso ottenere il giusto equilibrio fra un trattamento aggressivo e la salute del paziente può essere difficile”. Comunque, come puntualmente si affretta a riportare il quotidiano, La Repubblica: “”… gli oncologi italiani fanno chiarezza su questa ricerca che potrebbe creare solo confusione sull’efficacia della chemioterapia. Come ha illustrato Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), lo studio dimostra solo la pessima assistenza sanitaria inglese: “Non a caso il tasso di sopravvivenza per tumore in Gran Bretagna è il più basso di tutta l’Europa occidentale”. Un altro aspetto che emerge da questa ricerca è che è fondamentale che la chemioterapia venga fatta solo in oncologia da personale che conosce il tipo di farmaci, che può effettuare una accurata selezione del paziente, suggerire eventuali terapie di supporto che permettono di tollerare meglio i farmaci e può gestire le reazioni di chi vi si sottopone…””.
Mah! Evidentemente, in Inghilterra, non hanno ancora capito come applicare i protocolli …?


Beh! Effettivamente, i nostri ospedali sono pieni di pazienti inglesi facoltosi che “migrano” in cerca di un servizio di cura migliore……



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