SEGNALATO DA GIANLUCA VIAPPIANI (CENTRO CULTURALE DI RICERCHE ESOBIOLOGICHE GALILEO)
Fonte: sito di consulenza ebraica
L’Arca della tribù perduta dei LEMBA
Non tutti sanno che di arche ne
esistevano anche copie. Alcune avevano una forma più piccola, venivano portate
in battaglia sostenute sempre con due pali e avevano le stesse proprietà. Una
era in possesso dei Lemba, una delle tribù scomparse di Israele. I Lemba sono
stati scoperti e studiati da poco tempo, tuttora hanno usanze ebraiche e nella
maggior parte di loro è stato scoperto un gene del DNA della tribù sacerdotale
dei Cohen, inoltre il loro DNA
differisce completamente dalle altre popolazioni vicine.
Le copie dell'arca chiamate
«ngoma» venivano portate in battaglia e sembra avessero le stesse
caratteristiche e poteri dell'originale. La forma era differente, una specie di
grosso catino o tamburo sorretto da due aste perchè non poteva toccare terra.
Attualmente l’arca dei Lemba è custodita nel museo di Scienze umane ad Harare in
Zimbawe. La riscoperta dei lemba si deve al Professor Tudor Parfitt, docente presso la prestigiosa
School of Oriental and African Studies di Londra, che nel 1999, grazie all'analisi del Dna, aveva identificato
la tribù scomparsa dell'Africa meridionale come una diretta discendente della
stirpe sacerdotale israelita dei Cohen. Ora Parfitt, partendo dalla credibilità
di quel marcatore genetico scoperto nei Lemba ha approfondito le loro
tradizioni orali, in cui ricorre un oggetto a forma di tamburo chiamato «ngoma
lungundu» usato per custodire oggetti rituali e dotato di proprietà quasi divine.
Particolare cruciale: il contenitore era montato su staffe inserite in appositi
anelli. Come l'arca, era troppo sacro per toccare il terreno ed emetteva un
«fuoco di Dio» in grado di uccidere i nemici e, occasionalmente, anche gli
stessi Lemba. Un anziano Lemba ha raccontato a Parfitt: « L'arca, veniva dal tempio a Gerusalemme. L’abbiamo portata qui in
Africa». La tesi, contenuta nel libro che il professore ha pubblicato nel
2009 presso HarperOne, «The Lost Ark of
The Covenant: Solving the 2,500-Year Mystery of the Fabled Byblical Ark»
e
in un documentario di History Channel, ritrasmesso sui canali satellitari Sky
proprio nei giorni scorsi (ndr – MLR). Parfitt ha ri-trovato ( con non poca
difficoltà ed anche pericolo personale), il misterioso catino -tamburo con il fondo
bucato e annerito da bruciature sul quale erano evidenti i resti di anelli sui
lati e un rilievo di canne incrociate che secondo lui rimanda a un particolare
dell'Antico Testamento, nel museo di Scienze umane ad Harare in Zimbawe.
La tradizione Lemba sostiene che lo «ngoma» originale si sia auto-distrutto circa 400 anni fa, ed è stato successivamente ricostruito dai sacerdoti della tribù sui suoi stessi resti: «Non ci sono molti dubbi che l'oggetto ritrovato sia l'ultima cosa sulla Terra che discende direttamente dall'arca di Mosè», dice il professore. Nella tradizione orale della tribù africana si venera una località chiamata Senna. Parfitt l'ha trovata: è una città sepolta nello Yemen. Da qui, ipotizza lo studioso, la tribù d'Israele emigrata sarebbe in qualche modo diventata custode dell’Arca intorno all'VIII secolo dell'era cristiana (quando, secondo alcune testimonianze, essa si trovava in Arabia), e sarebbe poi stata portata in Africa via mare seguendo la costa.
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