SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
Da:
I tumori talvolta regrediscono.
Si grida al miracolo, ma spesso una ragione scientifica esiste. Riuscire a
conoscerla ci potrebbe aiutare a trovare nuove strategie per combattere il
tumore. E la febbre, in questo contento di guarigioni dal tumore, ha un ruolo
di primo piano. Quando si verificano fenomeni che ancora non sappiamo spiegare
si grida al miracolo. Uno di questi fenomeni è per esempio quello delle
guarigioni spontanee. E le guarigioni spontanee da mali cosiddetti “incurabili”
sono considerate ancora più miracolose. Eppure in molti casi la spiegazione
sembra esserci. Le prime segnalazioni di guarigioni spontanee da tumori
risalgono al 1918, ma le più recenti sono comparse su riviste accreditate e Uwe
Hobohm, docente di bioinformatica alla Giessen Universität, in Germania,
studiando la casistica pubblicata finora sulle riviste scientifiche, ha
calcolato che negli ultimi 40 anni si siano verificati mediamente 12-24 casi
l’anno di regressioni temporanee durate mediamente più di 5 anni o addirittura
di guarigioni inspiegabili.
Pochi casi, ma importanti:
Certo in alcuni casi
probabilmente si trattava di diagnosi errate: non erano tumori. Ma questo
riguarda prevalentemente i casi dei primi anni del secolo scorso. Ma le ultime
revisioni, fatte nel 1990, si basano su esami istologici confermati, e in base
a questi dati Hobohm calcola circa da 1 a 10 remissioni spontanee ogni milione
di casi di tumore. Non sono tante, ma forse se si riuscisse a spiegarle si
potrebbero avere idee nuove per la ricerca di nuove terapie. Secondo alcuni per
esempio sarebbero importanti le influenze ormonali, in altri casi potrebbe
essere entrato in gioco il sistema immunitario. Ma, nonostante gli sforzi degli
ultimi decenni, non siamo ancora giunti a una spiegazione della regressione
spontanea nell’uomo e negli animali scrive per esempio nel 2003 sulla rivista
scientifica Pnas un gruppo di ricercatori del Cancer center della Wake Forest
University di Winston Salem nella Carolina settentrionale.
Il ruolo del sistema immunitario:
Ci sono però alcuni fattori che
sembrano essere particolarmente interessanti. Le cellule tumorali derivano
dalle cellule sane del paziente, e quindi per il sistema immunitario sono
“self”, non estranei da combattere. In altre parole il sistema immunitario è
tollerante nei loro confronti e molte di queste guarigioni potrebbero essere
spiegate se si riuscisse a dimostrare che qualcosa ha reso intollerante il
sistema immunitario. Molta ricerca contemporanea punta a svegliare il sistema
immunitario contro i tumori, ma finora i risultati ottenuti sono stati solo di
parziale risveglio, di brevi regressioni.
Ma... se c'è la febbre…:
Il primo ricercatore che segnalò
queste regressioni spontanee (era il 1918) scrisse allora che «il maggior
numero di regressioni spontanee si sono verificate dopo la rimozione chirurgica
incompleta della massa tumorale; subito dopo - in frequenza - ci sono i casi di
remissione dopo febbri acute». La causa più importante della febbre erano le
infezioni, vuoi l’erisipela, una forma di infezione acuta della pelle, ma anche
vaiolo, polmonite, malaria e la tubercolosi in fase acuta.
Arriva la radioterapia… e la
"febbre-terapia" viene accantonata:
Non a caso a partire dal 1868 si
indussero infezioni in pazienti tumorali e in alcuni casi si ottennero
regressioni radicali con lo Streptococcus pyogenes, il batterio responsabile
dell’erisipela, chiamato poi tossina di Coley, da Wiliam Coley, il ricercatore
americano che nel 19° secolo sistematizzò questo tipo di terapia facendo
regredire un numero consistente di tumori allora considerati inoperabili. Poi
fu scoperta l’azione della radioterapia e la terapia di Coley fu accantonata
anche perché non ben standardizzata (non si sapeva come preparare la “tossina”,
quanta iniettarne, dove, quante volte ecc). Oggi, a una analisi delle
pubblicazioni di Coley sembra che ci sia una stretta correlazione fra la
concentrazione della preparazione, l’elevazione della febbre e la durata della
terapia e il tasso di remissione. Ma in alcuni casi i risultati erano
strabilianti: se le iniezioni di batterio venivano protratte per 6 mesi, l’80%
dei pazienti con sarcomi inoperabili che venivano così trattati sopravviveva da
5 a 88 anni!
Nuove ricerche:
Questi esperimenti sono stati
ripresi anche recentemente, ma nessuno ha osservato la correlazione fra
l’entità della febbre e il risultato. I pochi studi che hanno scatenato una
febbre elevata (40 °C) per parecchie settimane sono quelli che sembrano aver
avuto i risultati migliori quanto a remissione. Insomma, è come se la febbre
avesse la capacità di guarire anche queste patologie. Le cellule tumorali
infatti sono più sensibili al calore delle cellule sane. Non a caso la terapia
immunologica dei tumori usa oggi le citochine pyrogeniche, le stesse citochine
fuochiste che inducono il rialzo termico. Sono le interleukine 1 e 6, i fattori
di necrosi tumorale, l’inteferone alfa e altre. Se così stanno le cose, non
usare gli antipiretici per ridurre la febbre potrebbe avere un effetto
preventivo anche nei confronti dei tumori.
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