del Dott. MIGUEL LUNETTA
João Pessoa, 27 febbraio 2014
RIASSUNTO
Due paginette a firma di Stephen Hawking pubblicate
su arXiv.org e commentate su Nature, senza alcuna formula matematica,
riportando la frase “There are no black holes’ hanno galvanizzato l’attenzione
dell’opinione pubblica.
I buchi neri sembravano un argomento di astrofisica ormai
consolidato e corroborato dallo stesso
Hawking che sin dal principio ne fu il mentore, insieme ad altri scienziati. Ora
l’argomento torna alla ribalta dietro una cortina di dubbi, incognite e
sorprese.
Nel presente studio ricapitoliamo gli aspetti
salienti della vicenda e, senza apparente coinvolgimento, riportiamo una breve
rassegna del pensiero della comunità scientifica internazionale e la nostra
modesta opinione.
1. DEFINIZIONE DI BUCO NERO(1)
Nella relatività generale si definisce buco nero una
regione dello spazio tempo con un campo gravitazionale così forte che nulla dal
suo interno può sfuggire verso l’esterno.
Oggetti i cui campi gravitazionali sono così forti
che permettono alla luce di fuggire sono stati teorizzati nel 18° secolo da
John Michell e Pierre-Simon Laplace. La prima soluzione moderna della
relatività generale, che avrebbe caratterizzato un buco nero, è stata trovata
da Karl Shwarzschild nel 1916. A lungo considerata una curiosità matematica,
risale agli anni ’60 la dimostrazione teorica che i buchi neri erano una
previsione generica della relatività generale.
Nel 1915
Albert Einstein sviluppò la sua teoria della relatività generale, avendo in precedenza dimostrato che la forza
gravitazionale influenza la luce. Pochi mesi dopo Schwarzschild trovò una
soluzione per le equazioni di campo di Einstein che descrive il campo gravitazionale di un punto materiale
e di una massa sferica.
Johannes Droste approfondì le proprietà di questa
soluzione la quale ebbe una strana influenza nel cosiddetto raggio di
Shwartzschild. Nel 1924, Arthur Eddington dimostrò che la singolarità cessava
di esistere con una variazione di coordinate.
Nel 1931, Subrahmanyan Chandrasekhar dimostrò,
utilizzando la relatività speciale, che un campo non rotante di
elettroni-materia degenerata, al disopra di un certo limite di massa non há
soluzioni stabili. Nel 1939, Robert Oppenheimer ed altri predissero che le stelle
di neutroni con massa pari a circa tre volte il Sole (il limite di
Tolman-Oppenheimer-Volkoff) sarebbero collassate in buchi neri. Tali stelle
collassate vengono chiamate “stelle congelate”, perchè un osservatore esterno
vede la superficie della stella congelata , nel momento stesso in cui il suo
collasso raggiunge l’interno del raggio di Schwarzschild.
La soluzione di Schwarzschild implica l’esistenza di
un confine ideale, detto orizzonte degli eventi, caratterizzato dal fatto che
qualunque cosa lo oltrepassi, attratta dal campo gravitazionale, non sarà più
in grado di tornare indietro, poichè neppure la luce riesce ad attraversare
questo confine. La regione interna dell’orizzonte si comporta a tutti gli
effetti come un buco nero.
2. PROPRIETÀ FISICHE
I buchi neri più semplici hanno una massa, ma non
carica elettrica nè momento angolare. I buchi neri carichi sono descritti dalla
metrica di Reissner-Nordström, mentre la metrica di Kerr descrive un buco nero
rotante. La soluzione più generale di un buco nero stazionario conosciuta è la
metrica di Kerr-Newmann, che descrive un buco nero sia con carica che momento
angolare.
Mentre la carica di un buco nero può assumere
qualsiasi valore positivo, la carica e il momento angolare sono vincolati dalla
massa in unità di Planck, la carica elettrica totale Q e il momento angolare J
sono tenuti a soddisfare:
Q2+(J/M)2≤M2
per un buco nero di massa M. I buchi neri che
soddisfano questa disuguaglianza sono detti estremali.
A causa della grande forza elettromagnetica, i buchi
neri formatisi dal collasso di stelle sono tenuti a mantenere la carica quasi
neutra della stella. I buchi neri sono comunemente classificati in base alla
loro massa, indipendentemente del momento angolare J o carica elettrica Q. La
dimensione di un buco nero, come determinata dal raggio dell’orizzonte degli
eventi, o raggio di Schwarzschild, è approssimatamente proporzionale alla massa
M tramite:
rsh = (2GM/c2)
≈2.95(M/MSole)Km.
Questa relazione è esatta solo per I buchi neri con
carica e momento angolare nulli, mentre per I buchi neri più generali può
variare fino a un fattore di 2.
3. ORIZZONTE DEGLI EVENTI
La caratteristica distintiva di un buco nero è la
comparsa di un orizzonte degli eventi, un confine spazio-temporale attraverso
il quale la materia e la luce possono passare solo verso l’interno del buco
nero. Nulla, nemmeno la luce, può sfuggire dall’orizzonte degli eventi.
L’orizzonte degli eventi è indicato come tale, perchè se un evento si verifica
entro i suoi confini le informazioni da tale evento non possono raggiungere un
osservatore esterno, rendendo impossibile determinare se si sia effettivamente
verificato.
La presenza di una massa deforma lo spazio-tempo in
modo tale che i percorsi seguenti delle particelle piegano verso la massa del buco.
All’orizzonte di un buco nero, questa deformazione diventa così forte che non
esistono percorsi per sfuggire al buco nero. Per un osservatore distante, un
orologio vicino a un buco nero sembra ticchettare più lentamente rispetto a
quelli più lontani dal buco nero. Un oggetto che cade in un buco nero sembra
rallentare come si avvicina l’orizzonte degli eventi, impiegando un tempo
infinito per raggiungerlo.
4. SINGOLARITÀ
Al centro di un buco nero si trova una singolarità
gravitazionale, una regione in cui la curvatura dello spazio diventa infinita.
Per un buco nero non rotante, questa regione prende la forma di un unico punto,
mentre per un buco nero rotante viene spalmato per formare una singolarità ad
anello giacente nel piano di rotazione. In entrambi i casi, la regione
singolare ha volume pari a zero. Si può dimostrare che la regione singolare
contiene tutta la massa del buco nero, assumendo densità infinita.
5. ERGOSFERA
L’ergosfera è uno sferoide ablato al di fuori
dell’orizzonte degli eventi dove gli oggetti non possono rimanere fermi. Questo
è il risultato di un processo noto come effetto di trascinamento. Qualsiasi
oggetto vicino alla massa rotante tenderà a “trascinare” in tutto lo
spazio-tempo limitrofo e circostante. Gli oggetti e le radiazioni normalmente
possono sfuggire dall’ergosfera. Attraverso il processo di Penrose(2), gli
oggetti possono emergere dalla ergosfera con energia maggiore di quella
d’entrata. Questa energia viene prelevata dall’ energia di rotazione del buco
nero, facendolo rallentare.
6. COLLASSO GRAVITAZIONALE
In una stella, al termine del proprio ciclo vitale,
dopo aver consumato tramite fusione nucleare il 90% dell’idrogeno
trasformandolo in elio, si arrestano le reazioni nucleari. La forza
gravitazionale, che prima era in equilibrio con la pressione generata dalle
reazioni di fusione nucleare, successivamente prevale e comprime la massa della
stella verso il suo centro.
Quando la densità diventa sufficientemente elevata
può innescarsi la fusione nucleare dell’elio, in seguito alla quale c’è la
produzione di litio, azoto e altri elementi (fino all’ossigeno e al silício).
Durante questa fase la stella si espande e si contrae violentemente più volte
espellendo parte della propria massa. Le stelle più piccole si fermano ad un
certo punto della catena e si spengono, raffreddandosi e contraendosi
lentamente, attraverso lo stadio di nana bianca e nel corso di molti milioni di
anni diventano una sorta di gigantesco pianeta. In questo stadio la forza
gravitazionale è bilanciata da un fenomeno quantistico, detto pressione di
degenerazione, legato al principio di esclusione di Pauli(3). Per le nane
bianche la pressione di degenerazione è presente tra gli elettroni.
Se invece il nucleo della stella supera una massa
critica, detta limite di Chandrasekhar e pari a 1,44 volte la massa solare, le
reazioni possono arrivare fino alla sintesi del ferro. La reazione che
sintetizza il ferro per la formazione di elementi più pesanti è endotermica,
richiede energia invece di emetterne, quindi il nucleo della stella diventa una
massa inerte di ferro e, non presentando più reazioni nucleari, non c’è più
nulla in grado di opporsi al collasso gravitazionale. A questo punto la stella
subisce una contrazione fortissima che fa entrare in gioco la pressione di
degenerazione tra i componenti dei nuclei atomici. La pressione di
degenerazione arresta bruscamente il processo di contrazione, ma in questo caso
può provocare una gigantesca esplosione, detta esplosione di supernova di tipo
II.
7. BUCHI NERI PRIMORDIALI
Il collasso gravitazionale richiede una grande
densità. Al momento nell’universo queste alte densità si trovano solo nelle
stelle, ma nell’universo primordiale, poco dopo il Big Bang(4) le densità erano
più elevate e ciò probabilmente permise la creazione di buchi neri. Tuttavia la
sola alta densità non è sufficiente a consentire la formazione di buchi neri
poichè una distribuzione di massa uniforme non consente alla massa di
convergere. Affinchè si formino buchi neri primordiali, sono necessarie delle
perturbazioni di densità che possano poi crescere grazie alla loro stessa
gravità. Molti prevedono la formazione di buchi neri, che vanno da una massa di
Planck(5) a centinaia di migliaia masse solari. I buchi neri primordiali
potrebbero così spiegare la creazione di qualsiasi tipo di buco nero.
8. FENOMENOLOGIA DEI BUCHI NERI
In realtà un buco nero non è del tutto nero: esso
emette particelle, in quantità inversamente proporzionale alla sua massa,
portando ad una sorta di evaporazione. Questo fenomeno, dimostrato per la prima
volta dal fisico Stephen Hawking nel 1974, è noto come radiazione di Hawking(6)
ed è alla base della termodinamica dei buchi neri. Alcune sue osservazioni
sull’orizzonte degli eventi dei buchi neri, inoltre, hanno portato alla
formulazione del principio olografico. Esiste una simulazione, effettuata al
computer da alcuni ricercatori sulla base di osservazioni, che mostra
l’incontro di una stella simile al Sole con un buco nero supermassivo, dove la
stella viene “triturata” e mentre alcuni detriti stellari “cadono” nel buco
nero, altri vengono espulsi nello spazio a velocità elevata.
Al contrario degli oggetti dotati di massa, i fotoni
non vengono rallentati o accelerati dal campo gravitazionale del buco nero, ma
subiscono un fortissimo spostamento verso il rosso (in uscita) o verso il blu
(in entrata). Un fotone che nascesse esattamente sull’orizzonte degli eventi,
diretto verso l’esterno del buco nero, subirebbe un tale spostamento verso il
rosso da allungare all’infinito la sua lunghezza d’onda (la sua energia
diventerebbe quindi pari a zero).
A tutt’oggi non è possibile conoscere lo stato della
materia interna di un buco nero, le leggi stesse che regolano la fisica
all’esterno dell’orizzonte degli eventi perdono validità in prossimità del buco
nero.
Uno degli oggetti nella Via Lattea candidati ad
essere un buco nero è una sorgente di raggi X chiamata CYgnus X-1. Viene
ipotizzato che enormi buchi neri (o di massa pari a milioni di volte quella del
Sole) esistono al centro delle galassie come nella nostra e nella galassia di
Andromeda. Si parla in questo caso di buchi neri supermassicci. La cui
esistenza può essere verificata in modo indiretto grazie al loro intenso campo
gravitazionale. Nel nucleo centrale della nostra galassia, in particolare, si
osserva l’esistenza di una sorgente radio compatta-nota come Sagittarius(7) A*-
la cui alta densità è compatibile solo con l’ipotesi che si tratti di un buco
nero.
Attualmente si pensa che tutte le galassie abbiano
di norma un buco nero supermassiccio nel loro nucleo, ciò permette di spiegare
la forte emissione di energia delle galassie attive, dovuta alla trasformazione
dell’energia gravitazionale contenuta in un disco di accrescimento di gas sul
buco nero.
9. STELLE NERE
Alcuni scienziati hanno messo in dubbio l’esistenza
dei buchi neri come sono attualmente definiti e hanno ipotizzato che i corpi
celesti identificati attualmente come buchi neri, solo osservati
indirettamente, siano in realtà “stelle nere” prive degli orizzonti degli
eventi. <> Tali scienziati hanno visto come la
definizione attuale di buco nero provochi alcuni paradossi: uno di questi è
quello della perdita di informazioni. Questo paradosso consiste nel fatto che
un buco nero, che contiene al suo interno un’enorme quantità di informazioni,
evapori emettendo la radiazione di Hawking, che tuttavia non porta con se
nessuna informazione. Di conseguenza, durante l’evaporazione del buco nero, le
informazioni contenute in esso svaniscono nel nulla. Questa perdita di
informazioni contraddice una proprietà fondamentale della meccanica
quantistica, l’unitarietà, secondo cui nessuna informazione può essere
distrutta e costituisce il cosiddetto paradosso dell’informazione dei buchi
neri. Recentemente lo stesso Hawking ha pubblicato un articolo secondo cui le
perturbazioni quantistiche in prossimità dell’orizzonte degli eventi permettono
alla radiazione ad egli intitolata, di trasportare informazione (non essendo
quindi prettamente termica) e grazie al principio di corrispondenza AdS/CFT
l’informazione venga comunque conservata.
10. PRINCIPIO OLOGRAFICO
Nel 1972, lo scienziato e astronomo Jacob
Bekenstein(8) si domandò cosa accade a un oggetto con entropia, ad esempio un
gas caldo, quando varca l’orizzonte degli eventi, se essa scomparisse ciò
comporterebbe una violazione del secondo principio della termodinamica, in
quanto il contenuto aleatorio del gas scomparirebbe una volta assorbito dal
buco nero. La seconda legge può essere salvaguardata solo se si considerano i
buchi neri come oggetti aleatori con una enorme entropia, il cui incremento
compensi abbondantemente l’entropia contenuta nel gas risucchiato. Il principio
olografico trae origine dai calcoli effettuati sulla termodinamica dei buchi
neri, che implicano che l’entropia massima possibile contenuta in una regione
sia proporzionale alla superficie che racchiude
la regione, non al suo volume, come ci si aspetterebbe (ovvero al
quadrato del raggio, non al cubo). Nel caso specifico del buco nero, la teoria
comporta che il contenuto informatico caduto nel buco nero sia interamente
contenuto nelle fluttuazioni superficiali dell’orizzonte degli eventi.
Nel 1981 il fisico Stephen Hawking sollevò il
paradosso informativo dovuto all’entropia e conseguente evaporazione dei buchi
neri, da lui stesso calcolata per altra via a partire dalle fluttuazioni
quantistiche appena sopra dell’orizzonte degli eventi, attraverso essa, sempre
secondo Hawking, sarebbe scomparsa l’informazione intrappolata dall’orizzonte.
Nel 1993 il físico Leonard Susskind(9) propose una
soluzione del paradosso basata sul Principio della Complementarietà (accentuato
dalla fisica quantistica), per cui il gas in caduta entrerebbe “o” non
entrerebbe dentro l’orizzonte, a seconda del punto di vista: da un punto di
vista esterno un osservatore vedrebbe le stringhe ovvero i componenti più
elementari del gas, allungare le loro spire fino ad abbracciare la superficie
dell’orizzonte degli eventi, dove si manterrebbe tutta l’informazione senza
alcuna perdita per l’esterno, nemmeno in conseguenza della successiva
evaporazione, mentre, per un osservatore che seguisse il gas in caduta
l’attraversamento dell’orizzonte avverrebbe, e avverrebbe senza particolari
fenomeni di soglia, in conformità al principio relativistico (primo postulato
della relatività ristretta), verso la singolarità. Il principio olografico
risolverebbe dunque il paradosso informativo, nel contesto della teoria delle
stringhe.
11. PARZIALE SMENTITA SUI BUCHI NERI
Stephen Hawking in una ricerca pubblicata su arXiv.org e commentata suNature(10) ha
sottolineato la frase “there are no black holes”. Quello che il fisico
britannico propone non è di mettere in discussione l’esistenza stessa dei buchi
neri, ma piuttosto di iniziare a pensare che possano comportarsi in maniera
diversa da quello che credevamo. O, meglio ancora, di continuare a cercare di
capire in che modo si comportino. Quello che Hawking propone sono,
banalizzando, buchi neri con caratteristiche nuove, ri-battezzati
scherzosamente da qualcuno, per l’appunto, buchi grigi. Con il suo articolo su
Nature, Hawking propone che non esistano ne firewall ne orizzonti degli eventi,
ma piuttosto orizzonti apparenti dominati da processi caotici, regioni
turbolente ma non nette, dai quali l’informazione riuscirebbe in qualche modo a
riemergere. Hawking non si avventura oltre, e le dinamiche di questi processi
non sono chiare, ne specificate nell’articolo.
“Sembra quasi che Hawking abbia sostituito il
firewall con un caos-wall” ha detto Joseph Polchinski(12), che dei firewall è
uno degli “inventori”.
Secondo Seth Lloyd(13), del Massachusetts Institute
of Technology, l’idea di Hawking è un buon modo per evitare I firewall, ma è
anche una soluzione che non affronta di petto I problemi che I firewall stessi
sollevano.
“Vorrei mettere in guardia contro ogni credenza che
Hawking abbia messo a punto una nuova chiara soluzione per rispondere a tutte
le domande riguardanti i buchi neri”, ha dichiarato Sean Carroll(14), fisico
teorico presso il California Institute of Technology. “Questi problemi sono ben
lungi dall’essere risolti”. Carroll si aspetta però a breve novità dallo stesso
Hawking: “È probabile che abbia in mente un argomento migliore che non ha
ancora buttato giù sulla carta”.
Il fisico teorico Leonard Susskind(15) sembra pronto
a scrivere un nuovo capitolo del suo libro di successo La guerra dei buchi
neri, in cui sfidava apertamente Hawking riguardo alle questioni della perdita
di informazione quantistica nella radiazione del buco nero. Susskind ribadisce
infatti di stare da tempo lavorando a un’altra soluzione per gli enigmi e le
controversie alla base dei firewall, una soluzione che preveda l’utilizzo dei
wormholes, scorciatoie che potrebbero in teoria collegare punti distante nello
spazio e nel tempo.
Ma, in concreto, cosa cambiare dopo l’articolo di
Hawking? Sul piano pratico davvero poco, nonostante l’enfasi con cui la notizia
è stata accolta. Gli astronomi non saranno in grado di rilevare alcuna
differenza nel comportamento dei buchi neri rispetto a ciò che hanno già
osservato fino a oggi.
Il fisico teorico Don Page(16) dell’Università di
Alberta, in Canada, sottolinea che non ci sarà modo di trovare riscontri
concreti a sostegno dell’idea di Hawking in un futuro immediato. Tuttavia, la
nuova proposta di Hawking potrebbe, secondo Page, “portare a una teoria più
completa della gravità quantistica, che permetta previsioni verificabili”.
12.
CONCLUSIONI
A.
Nel suo articolo su Nature Stephen Hawking non propone di mettere in
discussione l’esistenza stessa dei buchi neri, ma piuttosto di iniziare a
pensare che essi possano comportarsi in maniera diversa da quello che
credevamo. O, meglio ancora, di continuare a cercare di capire in che modo si
comportino.
B.
Nel 1993 il físico Leonard Susskind, a riguardo del paradosso
informativo, dovuto all’entropia e conseguente evaporazione dei buchi neri,
propose una soluzione del paradosso basata nel principio di complementarità. Il
principio olografico risolverebbe il paradosso informativo nel contesto della teoria
delle stringhe.
C.
Joseph Polchinski ha detto che Hawking sembra avere sostituito il
firewall con un caos-wall.
D.
Seth Lloyd mette in guardia sul dubbio che Hawking abbia coniato una
nuova chiara soluzione per rispondere a tutte le domande riguardanti I buchi
neri.
E.
Sean Carroll sostiene la probabilità che Hawking stia escogitando
qualche novità che non ha ancora dichiarato.
F.
Don Page accenna alla possibilità che in un futuro immediato Hawking si
stia avviando alla formulazione di una teoria più completa della gravità
quantistica, che permetta previsioni verificabili.
G.
Da nostra parte, riflettendo sulle frammentarie dichiarazioni di Stephen
Hawking e sulle accennate ponderazioni dei suddetti fisici, accettiamo con
relativo ottimismo la possibilità in un futuro prossimo, incerto ma
inevitabile, che l’orizzonte della conoscenza sui buchi neri e sull’insieme
dell’universo fisico si allarghi sempre più e, soprattutto, sia sempre più
avvalorato da quel concetto di creazionismo che Hawking, nel suo radicale
ateismo, ancora per il momento esclude categoricamente.
&
& & &
NOTE
DI RIFERIMENTO
1.Buco nero, Wikipedia, l’enciclopedia libera, 24
febb.2014, p.1.
2.Processo di Penrose, Wikipedia, l’enciclopedia
libera, 2 ott.2013, p.1.
3.Mauro Cappelli, principio d’esclusione di
Pauli-Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, 2008, p.1.
4.Big Bang, Wikipedia, a Enciclopedia livre, 25 fev.
2014, p. 1.
5.Massa di Planck, Wikipedia, l’enciclopedia libera,
8 mar. 2013, p.1.
6.Radiazione di Hawking, Wikipedia, l’Enciclopedia
libera, 11 febb.2014,p.1.
7.Sagittarius
A*- Wikipedia the free Encyclopedia, 24 Feb.2014. p. 1.
8.Jacob David
Bekenstein, Universo Holográfico, 15 out. 2003, p.1.
9.Leonard Susskind-Soluz. Basata sul Princ. Della
complemenarità-Wikipedia, l’encicl.libera-15 Sett. 1994-p.1.
10.Stephen
Hawking, there are no blackholes-26 feb 2014.The Independent
11.Stephen Hawking, Non ci sono buchi neri-2 feb
2014-Scienza e Tecnologia, p.1.
12.Joseph Polchinski, Hawking ha sostituito firewall
con caoswall, National Geografic Italia, 29 genn 2014, p.2.
13.Seth Lloyd, l’idea di Hawking è una soluzione che
non resolve i proble-
mi dei firewall, Ufo on line-31 genn 2014-p.2.
14.Jean Carroll-Caltech-Problemi lungi dall’essere
risolti-
15.Leonard Susskind-La Guerra dei buchi neri-29 genn
2014.
16. Done Page- Una teoria più completa della
gravtità quantistica-29-01-2014.
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