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domenica 16 giugno 2013
TURCHIA - LOTTA PER LE OPINIONI
DA WWW.corriere.it
Gli idranti hanno prima ripulito piazza Taksim gettando nel panico la folla che ha cominciato a fuggire all’impazzata rifugiandosi nel parco o nelle vie adiacenti. Alcuni gridavano: «Taksim è ovunque, Taksim è per sempre». Poi sono partiti i lacrimogeni. Due camion con i cannoni d’acqua sono riusciti ad arrivare all’entrata del piccolo bosco di 600 alberi che i ragazzi avevano giurato di proteggere. In pochi minuti quello che era un luogo di gioia è diventato una terra desolata con la gente che scappava disperata piangendo e tossendo per i gas.
Assalto a Gezi Park
L'ATTACCO DEGLI AGENTI - I poliziotti hanno sfogato la loro rabbia con i manganelli sulle tende, i pronto soccorso, le mense, la biblioteca, distruggendo quel piccolo mondo che era diventato una sorta di Utopia. I giovani, dal canto loro, non hanno combattuto, né tirato pietre. L’evacuazione è avvenuta in un silenzio quasi spettrale. L’unico grido quello di una donna agli agenti: «Fermatevi, vi ho partorito io». La polizia ha anche preso d’assalto l’Hotel Divan, proprio di fronte a Gezi Park, che era stato molto solidale con i giovani sin dall’inizio della rivolta, il 28 maggio. Incuranti dei bambini e dei turisti presenti gli agenti hanno tirato i gas lacrimogeni nei piani superiori dell’albergo per stanare i manifestanti che cercavano una via di fuga.
SOSTANZE CHIMICHE NELL'ACQUA - Il segretario generale della Camera dei medici turca, Ali Cerkezoglu, ha dichiarato che sono stati attaccati anche i volontari dei soccorsi medici. E due dottori avrebbero parlato di sostanze chimiche presenti nell’acqua che viene spruzzata dagli idranti. Il capo dell’opposizione Keman Kiliçdaroglu ha definito l’attacco «un crimine contro l’umanità». Ma se nel parco sabato notte si vedevano solo i netturbini al lavoro, nel resto del Paese infuriava la battaglia. In risposta all’attacco della polizia migliaia di manifestanti hanno cercato di raggiungere piazza Taksim anche attraversando il ponte sul Bosforo che collega la parte asiatica con quella europea. Duri gli scontri su viale Istiklal, la zona nota per lo shopping, e ad Akaretler, un quartiere animato da caffè e negozi. «Chiunque entri in Piazza Taksim sarà trattato come un terrorista», ha affermato il ministro per gli Affari europei Egemen Bagis. Nella notte le strade si sono riempite di gente anche ad Ankara, a Smirne e in altre città del Paese.
L'ULTIMATUM DI ERDOGAN - La giornata di sabato era scorsa tranquilla fino alle cinque di pomeriggio quando Recep Tayyip Erdogan aveva lanciato il suo ultimatum da Ankara davanti a una folla di diecimila persone: «Mi rivolgo ai manifestanti a Taksim: liberate il parco o le forze di sicurezza sapranno come farlo. Quel terreno è dei cittadini e a loro va restituito». Domenica mattina il premier è atteso a Istanbul per partecipare all’adunata dei suoi sostenitori organizzata ufficialmente in vista delle elezioni dell’anno prossimo ma che è in verità una risposta ai 19 giorni di proteste contro il suo autoritarismo che hanno infiammato tutto il Paese. Taksim Solidarity, la piattaforma che riunisce le 116 associazioni della rivolta, ha annunciato una contromanifestazione nella storica piazza auspicando la presenza di un milione di sostenitori.
IL NO ALLA MEDIAZIONE - Sabato mattina i leader del movimento avevano risposto picche alla mediazione del premier che aveva promesso di fermare le ruspe fino alla decisione finale della magistratura sul progetto: «Continueremo a sorvegliare il parco, la città, gli alberi, i nostri spazi privati, la nostra libertà e il nostro futuro». E per tutta la mattina e il pomeriggio a Gezi si respirava la solita atmosfera di festa con i ragazzi che intonavano Bella Ciao, ballavano, facevano catene umane gridando «la resistenza è iniziata ora» e continuavano a riunirsi in assemblea per discutere della situazione: «Di qui non ci muoveremo – diceva un ragazzo – perché sarebbe un affronto alle quattro persone che hanno perso la vita per questa causa». Ora Gezi Park è solo un cumulo di tende stracciate che le ruspe stanno cancellando. Sui social network vengono diffuse le immagini dei feriti, tra cui anche bambini di 5 o 6 anni. «Chiediamo a chiunque si ritenga un essere umano di venire a fermare questa violenza» ha scritto su Twitter la piattaforma Solidarietà a Taksim. La rivolta in Turchia è iniziata il 28 maggio e si è estesa a 48 città. Cinquemila i feriti, cinque i morti, compreso un poliziotto.
di M.Z
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