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Cos’è la scienza, e soprattutto
cosa non lo è?
Più che mai in questi giorni ci
troviamo di fronte all’interrogativo quasi filosofico, scatenato dal virus ai
cui sintomi si potrebbe aggiungere più di tutto, il dibattito.
L’interrogativo viene spesso
liquidato in maniera semplice con un semplice concetto: “scienza è ciò che troviamo sulle
riviste scientifiche”.
Se così fosse però, perché
dovrebbe esistere una scienza discordante, alternativa, che non si allinea?
“Perché non è legittima“, si
potrebbe facilmente rispondere, ma non è così per diverse voci autorevoli, una
delle quali il professor Giuseppe Di Bella.
Intervistato da Ilario Di
Giovambattista, il medico che ha raccolto e proseguito l’eredità scientifica
delle ricerche del padre Luigi, ha presentato numerose autorevoli testimonianze
su come in realtà le pubblicazioni scientifiche non siano legittime e
attendibili come ci si aspetterebbe e come sarebbe giusto.
Scenari inquietanti si nascondono
dietro le pubblicazioni delle tanto decantate riviste, in molti casi la cui
limpidezza è minata da un insanabile conflitto d’interessi e da ciò che più di
tutto governa in questo momento le leggi del mondo: non la scienza, ma il
profitto.
DG BATTISTA: E’ vero che la
scienza si fa solo sulle riviste scientifiche?
G. DI BELLA: “E’ stato smentito
radicalmente da personaggi autorevoli da un punto di vista scientifico ed
etico.
Primo il Nobel Schekman, che ha
detto che alcune grandi riviste scientifiche pubblicano unicamente se i
risultati sono conformi al loro fatturato.
E’ grave l’accusa, però viene da
una fonte autorevole, il quale ha fatto questa esperienza personale e ha
denunciato questi limiti:
“Le principali riviste
scientifiche distorcono il processo scientifico e rappresentano una «tirannia»
che va spezzata.
Questo il giudizio del premio Nobel per la
medicina 2013”
“Ma non basta, la dichiarazione
di Schekman era stata preceduta di un paio di giorni da quella di un altro
autorevolissimo scienziato, Peter Higgs, notissimo teorizzatore del bosone di
Higgs, che sempre al Gurdian aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni
scientifiche”.
DG BATTISTA: Le altre
testimonianze?
G. DI BELLA: Non è l’unico, ci
sono conferme altrettanto autorevoli di editori capi di riviste internazionali
al massimo livello: Horton, editore di Lancet, il quale ha scritto
letteralmente che accade per almeno il 50% dei casi.
“I dati pubblicati su grandi
riviste poi utilizzati per registrare farmaci dei vari ministeri sono falsi”:
ha usato questa parola alla lettera, almeno il 50% delle pubblicazioni su
grandi riviste, di cui la metà sono proprietà di multinazionali del farmaco.
La ricerca che può mettere in
crisi il fatturato, creare dei problemi o presentare farmaci concorrenti non
viene pubblicata.
C’è inoltre la testimonianza
della professoressa Angel, editore capo di una delle massime riviste come New
England, che ha dato le dimissioni, è arrivata alla saturazione confermando e
sottoscrivendo in pieno ciò che ha detto il professor Horton: “Ormai
le grandi riviste internazionali pubblicano dati conformemente ai loro soli
interessi”, per cui il conflitto d’interesse sta inquinando in maniera ormai
inaccettabile la ricerca scientifica.
DG BATTISTA: Esistono ancora
scienziati liberi?
G. DI BELLA: Ci sono ancora degli
scienziati liberi indipendenti, fortunatamente stanno crescendo e si sta
diffondendo la consapevolezza della necessità urgente di riportare la medicina
da una deriva commerciale-speculativa alla sua origine ippocratica“.
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