I geni mortali correlati al
cancro provengono dalle piante?
Secondo un recente studio
pubblicato su Genome Biology, i geni correlati al cancro sarebbero stati
acquisiti direttamente dalle piante.
Da un recente studio è emerso
qualcosa di incredibilmente sconcertante: i geni che causano il cancro
potrebbero aver avuto origine nella maggior parte dei vegetali ed essere, per
così dire, migrati sull’essere umano causando le varie forme di malattie neoplastiche.
Tali geni vengono proprio definiti i geni del salto e sembrano essere entrati
in contatto con l’essere umano già milioni di anni fa. Ecco il risultato dello
studio pubblicato su Genome Biology.
Evoluzione?:
Come ben sappiamo tutto – a
questo mondo – è regolato dall’evoluzione. Noi stessi, ormai è risaputo, siamo
un super organismo formato da batteri, virus e funghi. Non a caso il numero di
cellule batteriche presenti nel nostro corpo supera di gran lunga quello delle
cellule umane. Al momento gli scienziati sono riusciti a trovare un codice di
codifica che si è rivelato altamente dinamico e responsabile dei cambiamenti
che avvengono in maniera accelerata nei confronti dell’evoluzione umana. Gli
stessi geni, però, sono gli stessi che causano mutazioni direttamente collegate
con lo sviluppo dei tumori.
Proteina L1:
Pare che questi geni del salto
(saltazionismo) siano direttamente collegati a una proteina conosciuta con il
nome di L1, la cui mutazione è direttamente collegata a sindromi neurologiche e
malattie neoplastiche. Per arrivare a simili conclusioni, i ricercatori hanno
preso in esame i progetti genetici di oltre 750 specie. D’altro canto la
scienza ha sempre asserito che a causa dell’enorme lasso di tempo in cui L1 è
stata presente nel genoma umano, è molto difficile comprendere in che modo
questo sia saltato da una specie all’altra. Ma alcuni scienziati
dell’Università di Adelaide, dopo aver condotto un importante studio, ritengono
che sia passato da piante a insetti per poi approdare sull’organismo umano.
COSA E' IL SALTAZIONISMO?
L'evoluzione per salti, definita
anche saltazionismo o mutazionismo, è un modello scientifico sviluppato
nell'ambito della teoria dell'evoluzione delle specie per selezione
naturale, elaborato dal citologo botanico olandese Hugo de Vries il quale,
studiando alcuni organismi vegetali, osservò la presenza di numerose variazioni
rispetto alla forma normale, alle quali diede il nome di "mutazioni".
In seguito questo modello venne ripreso e rivisitato anche dal biologo e
matematico D'Arcy Wentworth Thompson e dal genetista Richard Goldschmidt. Questo
modello scientifico fu elaborato in un periodo in cui il darwinismo classico
incontrava alcune difficoltà per effetto della riscoperta delle leggi di
Mendel. L'evoluzione per salti riteneva che l'evoluzione delle specie non fosse
sempre graduale, ma che potesse subire dei salti improvvisi. Con il termine
salti improvvisi si riteneva che le nuove specie comparissero improvvisamente,
senza passare per forme intermedie od organismi di transizione, pertanto le nuove
specie sarebbero vissute accanto alla specie principale senza sostituirla e
solo le variazioni di grande ampiezza sarebbero in grado di produrre le nuove
specie. La selezione naturale, in questo modello, avrebbe solo il compito di
eliminare le mutazioni dannose, tale teoria si contrappose pertanto al
gradualismo filetico, in particolar modo riguardo all'evoluzione di nuove
specie vegetali. Il superamento di tali contrasti ha portato alla formulazione
del neodarwinismo. Secondo la teoria dell'evoluzione per salti la formazione
d'una nuova specie può avvenire in un periodo di tempo molto breve, secondo
alcuni qualche generazione, secondo altri anche solo una generazione. Per i
saltazionisti le macromutazioni hanno un ruolo molto importante nella speciazione
in quanto consideravano ininfluenti le normali mutazioni al fine di formare una
nuova specie.
Sicuramente non proviene dai
mammiferi:
A seguito del loro studio, i
ricercatori hanno scoperto che L1 – di sicuro – non ha avuto origine dai
mammiferi. Secondo il professor David Adelson, l'impatto dei geni che saltano,
chiamati anche retrotrasposoni, ha
alterato la comprensione dell'evoluzione umana. Ricordiamo che i trasposoni
sono, in sintesi, sequenze di DNA che hanno la capacità di cambiare posizione
nel genoma umano. Va da sé che durante lo spostamento possono alterare molte
delle funzioni genetiche. «Riteniamo che l'ingresso di L1 nel genoma dei
mammiferi sia stato un fattore chiave per la rapida evoluzione dei mammiferi
negli ultimi 100 milioni di anni», spiega Adelson.
Copia e incolla:
Questo tipo di geni svolgono
funzioni analoghe – in parte – alla nostra tecnica CRISPR. «I geni che saltano
si copiano e si incollano intorno ai genomi e nei genomi di altre specie. Come
fanno questo non è ancora noto, anche se possono essere coinvolti insetti come
zecche, zanzare o persino virus. Tutto ciò è ancora un grande puzzle».
Evoluzione e cancro:
Il cancro, quindi, potrebbe
essere il risultato di un’accelerazione dell’evoluzione e di alcuni frammenti
genetici che sono passati da vegetali e insetti all’uomo. Comprendere come si è
evoluta la vita potrebbe aiutarci a capire il comportamento delle cellule
cancerose e prevedere in quali soggetti potrebbe comparire il cancro. «Pensa a
un gene che salta come un parassita. Quello che c'è nel DNA non è così
importante - è il fatto che si introducano in altri genomi e provochino
l'interruzione dei geni e il modo in cui sono regolati», conclude Adelson.
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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