giovedì 20 aprile 2017

I TARDIGRADI E LA PANSPERMIA...


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Come vivere nello spazio aperto

Come questi animali riescano a rivitalizzare il loro corpo dopo dosi di radiazioni UV intensissime resta un mistero.

Freddo prossimo allo zero assoluto, assenza di ossigeno, vuoto, radiazioni estreme, questo è l'ambiente dello spazio esterno, e difficilmente si può pensare a condizioni più ostili alla vita. Eppure, alcuni micro-organismi hanno le potenzialità per sopravvivere anche in condizioni estreme come queste. A dimostralo (ulteriormente) è una ricerca condotta da Ingemar Jönsson dell'Università di Kristianstad, in Svezia, pubblicata da Current Biology.
Gli organismi in questione sono i tardigradi, minuscoli invertebrati dalle dimensioni comprese fra gli 0,1 e gli 1,5 millimetri, che vivono normalmente negli ambienti umidi dove prosperano muschi e licheni, e sono stati scelti come candidati alla "vita nello spazio" perché quando il loro ambiente diventa secco riescono a entrare in uno stato di criptobiosi, con il metabolismo così abbassato da consentire loro di resistere in quelle condizioni per anni. Diversi esemplari di tardigradi sono stati portati a bordo della navicella spaziale Foton-M3 lanciata dall'ESA nel settembre del 2007 ed esposti, nel corso di un'orbita attorno alla Terra a un'altezza di 270 chilometri, alle condizioni dello spazio aperto (microgravità) e alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole e ai raggi cosmici. E' risultato che molti di essi erano stati in grado di sopravvivere non solo al vuoto e ai raggi cosmici, ma anche a un irraggiamento con raggi UV di intensità oltre mille volte superiore a quella che può esistere sulla superficie del pianeta. Questi sopravvissuti erano anche tranquillamente in grado di riprodursi al ritorno dal loro viaggio. La capacità di resistere a un irraggiamento ultravioletto così intenso è la cosa che ha più sorpreso i ricercatori, dato che normalmente danneggia in modo irreparabile sia i tessuti sia il materiale genetico, infatti rappresenta una diffusa pratica per garantire la sterilizzazione degli oggetti. Come ha scritto Jönsson: "Come questi animali riescano a rivitalizzare il loro corpo dopo aver ricevuto una dose di radiazione UV superiore ai 7000 kJm2 in condizioni di vuoto spaziale [...] resta un mistero."

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