1) COSA HA PROVOCATO LO STRANO
CERCHIO NEI GHIACCI DELL’ANTARTIDE?
Finalmente svelata l’origine di
un misterioso cratere avvistato dall’alto tra i ghiacci antartici orientali: la
soluzione dell’enigma è più preoccupante del previsto
Sorvolando la piattaforma di
ghiaccio dell’Est Antartide, nel 2014, un gruppo di scienziati avvistò una
formazione circolare di 2 km di diametro di colore più scuro. A lungo si è
pensato potesse trattarsi della cicatrice lasciata da un meteorite precipitato
nel continente ghiacciato nel 2004. Ma un nuovo studio sul campo, ora
pubblicato dagli scienziati della Delft University of Technology (Olanda)
racconta una storia diversa. Quando nel gennaio 2016 gli scienziati hanno
visitato il cratere, hanno scoperto che si trattava di una depressione nei
ghiacci profonda circa 3 metri, con i bordi rialzati. Al suo interno, hanno
trovato tre canali verticali da cui scolava acqua di fusione. L’ipotesi è che
il cratere sia stato lasciato da un lago di ghiaccio “sciolto”, che sarebbe poi
colato verso il fondo attraverso i mulinelli, come in un lavandino.
I venti
discendenti, l’aria calda che risale, il ghiaccio esposto e il conseguente
scioglimento. Lo schema di formazione dei laghi antartici. Venti discendenti a
più di 35 km orari di velocità avrebbero spazzato via la neve dalla superficie
della piattaforma, lasciando esposto lo strato blu di ghiaccio sottostante, che
si riscalda più facilmente. Il maggiore assorbimento della luce solare e i
venti sferzanti avrebbero contribuito a innalzare la temperatura della
superficie, portando alla formazione di un lago, la cui pressione avrebbe fatto
collassare parte del letto, favorendo lo scolo dell’acqua. L’erosione di vento
e neve avrebbe reso il cratere ancora più visibile. Quando hanno scavato sul
fondo del cratere, i ricercatori hanno trovato diversi altri laghi sotterranei,
una prova ulteriore del fatto che la fusione dei ghiacci con la formazione di
pozze di scioglimento è in atto anche nell’Antartide orientale, e non solo in
quello occidentale e in Groenlandia, come si pensava finora. Nuovi punti caldi,
dove sono in atto simili fenomeni di scioglimento, sono stati individuati nella
stessa area di continente ghiacciato. Occorrerà tenerne conto nella valutazione
dell’impatto del riscaldamento globale al Polo Sud.
da:
2) PARADOSSO: IL RISCALDAMENTO
GLOBALE CAUSERÀ INVERNI SUPER-FREDDI
Sembra una situazione
paradossale, ma il riscaldamento globale potrebbe essere la causa di inverni
sempre più freddi. Uno studio pubblicato su Nature rivela che lo scioglimento
dei ghiacci sta destabilizzando il “vortice polare”.
Il riscaldamento globale potrebbe
aver innescato un ciclo nel quale gli inverni, in alcune parti del del mondo,
saranno sempre più freddi. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori guidato da
Baek-Min Kim, del Korea Polar Research Institute, i quali hanno confrontato i
dati delle recenti tendenze climatiche con alcuni modelli realizzati al computer.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha rivelato un
legame tra l’aumento delle temperature oceaniche e la grande area di bassa
pressione che staziona in quota in modo semi-permanente sopra il Polo nord,
nota come ‘vortice polare‘. Il riscaldamento globale infatti sta causando lo
scioglimento dei ghiacci polari, innescando un effetto a catena: l’acqua
ghiacciata che si riversa negli oceani altera le correnti oceaniche del Golfo,
che percorrono l’oceano dal Messico fino alle regioni al nord della
Scandinavia, creando forti instabilità che si ripercuotono sull’atmosfera.
da:
3) PERCHÈ IL RISCALDAMENTO GLOBALE
SI È PRESO UNA PAUSA?
Nell'ultimo secolo, il trend
sembrava mostrare che la temperatura del pianeta Terra era destinata a salire
senza sosta, attribuendone la causa soprattutto all'utilizzo di combustibili
fossili da parte dell'uomo. Eppure, alla fine del 20° secolo si è registrato un
rapido cambiamento, segnando una pausa nel Global Warming. Uno scienziato
dell'Università di Washington ritiene di avere la spiegazione al fenomeno.
Il riscaldamento globale
cominciato nel secolo scorso sembrava, agli occhi della scienza, un trend
inesorabile. Eppure, dalla fine del 20° secolo, il Global Warming sembra
essersi preso una pausa. In un primo momento, l’inaspettata scoperta ha
cominciato a dividere la comunità scientifica. Più di una dozzina di teorie
sono state proposte per spiegare la “pausa” nel riscaldamento globale,
dall’attività vulcanica alle macchie solari. “Ogni settimana c’è una nuova
spiegazione al fenomeno”, spiga il professor Ka-Kit Tung dell’Università di
Washington. “Molti lavori precedenti si sono necessariamente focalizzati sui
sintomi registrati sulla superficie terrestre, dove vediamo molti fenomeni
diversi e specifici. Noi, invece, abbiamo guardato nelle profondità dell’oceano
per trovarne la causa”. Secondo lo studio di Tung, pubblicato su Science, la
controversa battuta d’arresto nel riscaldamento globale potrebbe essere dovuta
all’inabissamento delle correnti oceaniche calde nelle profondità
dell’Atlantico e degli oceani meridionali. Ciò sarebbe dovuto ad un improvviso
cambiamento di salinità nell’Atlantico settentrionale che ha reso l’acqua più
salata e densa. Il team del professor Tung ha analizzato le recenti
registrazioni di temperatura nelle acque profonde rilevate dai sensori
oceanografici, fino ad una profondità di 2 mila metri. I dati mostrano un
aumento del calore cominciato intorno al 1999, anno in cui il riscaldamento
globale è improvvisamente rallentato. Gli scienziati ritengono che la
migrazione verso il basso delle acque calde, fenomeno non riscontrato nel
Pacifico, faccia parte di un ciclo naturale. Infatti, si pensa che il
riscaldamento globale possa riprendere nuovamente entro i prossimi 15 anni,
quando le correnti calde torneranno in superficie. I dati suggeriscono che
eventi simili nel passato hanno avuto la durata di 20-35 anni. Il fenomeno
potrebbe essere stato responsabile del periodo di freddo registrato tra il 1945
e il 1975, quando si temette l’inizio di una nuova era glaciale. “Ci sono cicli
ricorrenti legati alla salinità in grado di immagazzinare il calore nelle
profondità dell’Atlantico e degli oceani meridionali”, spiega Tung. “Dopo 30
anni di rapido riscaldamento, ora siamo nella fase di raffreddamento”.
Il ciclo comincia quando la densa
acqua salata comincia ad affondare in prossimità dell’Islanda. Questo cambia la
velocità della corrente atlantica che porta calore in tutto il mondo. “Lo
studio suggerisce che la scomparsa del calore nelle profondità dell’Atlantico e
degli oceani meridionali sia la causa dominante”, commenta Andrew Watson,
climatologo britannico dell’Università di Exeter. “Le loro conclusioni sembrano
buone, ma sono convinto che ci sia dell’altro”. “La cosa più importante è che
questo lavoro suggerisce che le nostre proiezioni del cambiamento climatico a
lungo termine hanno bisogno di una revisione verso il basso”, conclude Watson.
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