venerdì 25 novembre 2016

SCOPERTA "SEQUENZA ALIENA" DI DNA NEI PAZIENTI CON LEUCEMIA


Segnalato dal Dr. GIORGIO PATTERA (Biologo)

Uno studio dell'Università Studi di Milano e Ospedale Niguarda individua materiale genetico non umano, probabilmente virale o batterico, in metà dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. E apre la strada a nuove possibili terapie.

LA LEUCEMIA mieloide acuta potrebbe avere un'origine virale o batterica. È la conclusione di uno studio tutto italiano pubblicato su Scientific Reports e completamente autofinanziato con il sostegno delle associazioni di volontariato. I ricercatori dell'Università degli Studi di Milano e gli ematologi dell'ospedale Niguarda hanno scoperto che c'è una correlazione tra la malattia e una porzione di Dna presente nelle cellule leucemiche che non è di tipo umano. Già in precedenza lo stesso gruppo di ricerca aveva notato che nelle cellule tumorali veniva sovra espressa una determinata proteina, denominata WNT10B. “Siamo andati a ritroso e ci siamo chiesti chi impartisse questo ordine in grado di attivare un loop auto-proliferativo senza interruzione" raccontano Alessandro Beghini e Roberto Cairoli. Analizzando quindi 125 pazienti trattati al Niguarda hanno così individuato, nel 56% delle leucemie mieloidi acute, una sequenza di Dna che sicuramente non è di origine umana. Per individuare la giusta variante dell'oncogene WNT10B i ricercatori hanno usato tecniche di biologia molecolare molto avanzate e usate in pochi centri nel mondo. Ma è grazie a tecnologie meno avanzate che hanno individuato "l'intruso". "Ha giocato un ruolo fondamentale l'uso di sequenziatori automatici diciamo un po' vintage — svelano Cairoli e Beghini — e non completamente al passo con le più moderne tecnologie. E questa è stata la nostra fortuna perché i macchinari di ultima generazione avrebbero scartato le sequenze non umane in automatico senza analizzarle”. Si tratta di una scoperta che apre nuove strade di ricerca volte a risalire alla specie a cui appartiene questa sequenza di Dna e ai meccanismi che hanno portato all'incorporazione in cellule umane. Ma le ricadute possono rivelarsi decisive sul piano terapeutico perchè di fatto si è scoperto un nuovo target per le terapie a bersaglio molecolare. Una buona notizia per i pazienti affetti da una malattia che ha un'incidenza di 2000 nuovi casi l'anno, colpendo prevalentemente gli uomini di età superiore ai 60 anni.

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