SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
C'è chi ipotizza sia possibile
essere 'conservati' alla morte fino alla scoperta di nuove cure, ma è una
teoria che presenta limiti tecnici, medici e non ultimi etici.
Crioconservazione post mortem :
Ma cos'è la
"criogenesi", o meglio la crioconservazione post mortem. Per
spiegarlo bisogna partire dall'ibernazione, che è una condizione biologica in
cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la
respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si
abbassa. Negli animali la troviamo in forma di letargo o anche come ipotermia
preventiva in medicina. Per non parlare di quanto il tema sia caro alla
fantascienza. In medicina, e specialmente in chirurgia, si parla di ipotermia
preventiva per l'abbassamento artificiale della temperatura corporea del
paziente per ridurne i processi vitali durante particolari interventi
chirurgici, tipo di cardiochirurgia e neurochirurgia e in alcuni pazienti che
hanno subito ipossia cerebrale. Ma siamo ancora lontani dal punto di
congelamento. Altro caso si ha con la conservazione di spermatozoi ed embrioni
umani grazie all'azoto liquido, è detta crioconservazione, che non riesce però
con parti più grandi del corpo a causa di motivi tecnici legati alla velocità
di congelamento e scongelamento. Anche se alcune teorie ipotizzano la
possibilità di ibernare un intero individuo prima della morte cerebrale in caso
di coma irreversibile, oppure per evitare la morte a causa di un male incurabile,
in attesa di future cure, restano ancora senza un riscontro scientifico. Dal
punto di vista etico e legale quindi è possibile solo la crioconservazione di
corpi morti, che cerca di sfruttare il lasso di tempo che passa dal blocco del
battito cardiaco alla morte cerebrale, effettuando così il congelamento in modo
da conservare intatte le strutture nervose. I sostenitori di questa tecnica
credono che in futuro dovrebbe essere possibile sviluppare una tecnologia in
grado di ripristinare completamente le funzioni vitali dei corpi ibernati. Il
corpo, al momento del risveglio, tornerebbe come prima dell'ibernazione senza
invecchiamento. Ma è una teoria che presenta molti limiti. Alla base c'è l'idea
di 'prendere tempo' nella speranza quando si verrà scongelati esistano nuove
tecnologie che permettano di rigenerare, sostituire e ristrutturare i tessuti
vecchi e il corpo ormai sulla soglia della morte. Intanto l'ibernazione non è
in grado di ringiovanire il corpo e quindi di allungarne la vita, ma ritarda
solo l'invecchiamento non lo rallenta. I limiti della teoria si sovrappongono a
quelli della tecnica. Intanto non
bisogna confondere il congelamento con la vetrificazione. In caso di
congelamento si ha il limite delle 24 ore al primo scongelamento, ed è
possibile una volta sola, pena la putrefazione al momento dello scongelamento a
causa dei batteri dei tessuti che risultano rafforzati e più reattivi una volta
scongelati. Gli stessi embrioni, congelati in azoto liquido a circa -197 °C, le
temperature dette criogeniche, non sopravvivono più di 5 anni. Si presume
quindi che gli stessi organi dentro il corpo in azoto liquido non possano
durare anni o secoli: le cellule probabilmente degenerano per qualche reazione
chimica di denaturazione delle proteine e di rottura della catene di DNA
portando alla morte di quelle scongelate. Finora non si è mai tentato di
riportare in vita un corpo ibernato. Tutti i corpi ibernati fino ad oggi
appartenevano a persone legalmente morte a cui veniva vetrificato il corpo con
l'azoto liquido a meno di 200 gradi sotto zero. L'ibernazione post mortem, come
nel caso della ragazzina britannica, si basa sulla vetrificazione, un processo
che crea una situazione in cui i liquidi corporei addizionati a sostanze
antigelo si condensano e vetrificano senza cristallizzare e quindi senza
danneggiare le pareti cellulari. Le cellule con la vetrificazione restano
sospese e una volta scongelate risultano funzionali. In teoria la
crioconservazione rallenterebbe l'invecchiamento, senza fermarlo, e, dopo lo
scongelamento, non altererebbe i processi biologici dell'individuo. La
crioconservazione post mortem presenta quindi alcuni limiti: la rottura delle
membrane cellulari da parte dei cristalli di ghiaccio che dovessero formarsi;
la formazione di rotture del corpo ibernato sottoposto alla tensione dei
diversi tessuti che hanno coefficienti di dilatazione diversi; la difficoltà
allo scongelamento contemporaneo di tutte le parti del corpo.Il primo punto è
già quasi risolto grazie all'utilizzo di una una soluzione vetrificante che
sostituita al sangue apporta antiossidanti e sostanze che impediscono la
formazione di cristalli di ghiaccio. Si spera che le tecnologie che possano
portare allo scongelamento del corpo e successivamente alla riparazione della
parti danneggiate e corrotte siano sufficientemente potenti da poter operare
sugli inevitabili danni ai tessuti nervosi e sulle cause della morte.
RIFLESSIONE:
Tutto questo può considerarsi avulso dal concetto di ANIMA-COSCIENZA?
Dove si "rifugia" la nostra anima o coscienza nel frattempo?
Ammesso e non concesso che ci possa essere una sorta di "risveglio" dal crio-sonno, saremmo ancora "NOI" all'interno del nostro corpo...oppure...
MLR
Da:
PER APPROFONDIMENTI:
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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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