DEL DR. GIORGIO PATTERA (BIOLOGO)
Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi
vedrai passare il cadavere del tuo nemico...
Beh, in questo caso
non si tratta di un nemico vero e proprio, ma di un "cover-up", sì:
la NASA, tanto per cambiare...
Ci amareggia (da un
lato) e, nello stesso tempo, ci lusinga (da un altro) ricordare a chi ci
conosce, ci segue e ci apprezza dal 1998 che, durante il 1° (e finora unico...)
"Corso di Esobiologia" mai realizzato in Italia e tenuto dai
ricercatori di "GALILEOPARMA" nell'ormai lontano 2002, lo scrivente
aveva illustrato le prove bio-fisico-tecniche, ottenute dalla sonda Viking nel
1976, della presenza sul pianeta Marte, in un lontano passato, di Vita
"quale-noi-la-conosciamo", per lo meno a livello di forme batteriche.
Non solo: in seguito, le missioni spaziali Pathfinder (1997), Opportunity
(2004), Mars Express (2006) e Phoenix (2008), prima, e del rover Curiosity
(2012), poi, certificarono, sempre nel lontano passato del Pianeta Rosso, la
presenza di acqua allo stato liquido, elemento indispensabile, come la Biologia
insegna, alla comparsa, allo sviluppo ed alla permanenza di qualsiasi forma di
Vita.
Giorgio Pattera - Biologo
Vice-Presidente Centro Culturale di Ricerche Esobiologiche
"GALILEO" - Corcagnano (Parma)
Coordinamento Commissione Scientifica CUN.
"Gli alieni li scoprimmo 40 anni fa.."…
I marziani? L'uomo li ha scoperti
già 40 anni fa, pur senza accorgersene. E lo stesso uomo non ha voluto
accorgersi della strepitosa scoperta neppure a un successivo controllo delle
prove. È la teoria, suggestiva e intrigante, di Glibert Levin, convinto che i
microrganismi marziani, di fatto, ci stiano prendendo in giro ormai da 40 anni.
Il signore è altrettanto convinto che su Marte la vita ci sia, eccome. Ma chi
è, Gilbert Levin? Chi pensa che sia uno svitato si sbaglia di grosso: lui è
l'uomo che ha ideato gli esperimenti a bordo dei Viking, le sonde della Nasa
che proprio 40 anni fa, nell'estate del 1976, realizzarono una missione
storica, dalla quale discendono tutte quelle successive.
Un cervellone della
Nasa, dunque, il signor Levin, che oggi ha 92 anni e racconta la sua teoria a
La Stampa, in una lunga e strepitosa intervista: lui è l'ultimo sopravvissuto
di quella eroica generazione di ingegneri spaziali. Alla base della sua teoria,
il test Labeled Release: "L'esperimento Lr - spiega al quotidiano torinese
- era basato su un procedimento simile a quello usato per il controllo
dell'acqua potabile e al quale, credo si ricorre anche in Italia.
Un piccolo
campione d'acqua viene iniettato in una provetta di liquido nutriente: se ci
sono dei microrganismi, questi metabolizzano i nutrienti stessi e sprigionano
bolle di gas che rappresentano la prova della contaminazione microbica". Levin
spiega che "al terreno marziano (rispetto alla versione
"terrestre", ndr) ha aggiunto solo più nutrienti, nella speranza che
almeno uno di questi venisse metabolizzato, e li ha contrassegnati con il
carbonio radioattivo, così da rendere i gas liberati più facili da
individuare". E " quando a una minuscola porzione di terreno del
pianeta venne iniettata del nutriente radioattivo, si notò che subito venivano
emessi dei gas. Il processo - ricorda - si verificò con grande rapidità per i
primi tre giorni e poi, più lentamente, nel corso dei successivi quattro
dell'esperimento. Questo risultato, da solo, sarebbe considerato una prova
dell'esistenza di microrganismi viventi da parte di qualunque ente sanitario.
Tuttavia, volendo essere più cauti, aggiungemmo un ulteriore elemento di
controllo". Qui, se possibile, il discorso si fa ancora più complesso.
Questo elemento era "un trattamento approvato dalla Nasa in grado di
uccidere qualunque microrganismo presente, ma tale da non distruggere i
possibili agenti chimici alla base del responso positivo. Applicammo questo
controllo cruciale e risultò negativo, soddisfacendo così i criteri per
l'individuazione delle vita". Vita su Marte, dunque. Ma c'è un grosso
"però". Continua Levin: "Sebbene sul Viking ci fossero tre
apparati per la ricerca della vita, il test Lr è stato l'unico a dare una
risposta positiva dal punto di vista biologico. Nel selezionare i test,
tuttavia, la Nasa aveva spiegato che erano tutti diversi tra loro e che, se ci
fosse stata vita su Marte, sarebbe stato sufficiente l'esito favorevole di uno
solo. Mentre il nostro esperimento utilizzava l'acqua, gli altri non lo
prevedevano". Dunque, l'ingegnere aggiunge di aver compreso con esattezza
che su Marte erano presenti forme di vita soltanto dieci anni dopo. Poi, dopo
altri sette anni, "sono arrivato alla conclusione che il test Lr abbia
davvero individuato attività microbica sul suolo marziano". Poi, spiega
Levin, a sostegno del test sono arrivati i dati della sonda Phenix e del rover
Pathfinder e Curiosity. La disputa, negli anni, si è giocata dunque
sull'attendibilità del test Viking. Per dimostrarla, Levin sta lavorando a
stretto contatto con l'astrobiologo Barry Di Gregorio: insieme stanno
conducendo uno studio specifico su rocce marziani. "Sebbene la Nasa avesse
respinto in un primo tempo l'idea, lo studio è iniziato solo nel maggio 2016
(...). Al momento, però, la Nasa non ha reso noto alcun risultato". Dunque,
Levin conclude spiegando che è solo questione di tempo, poi arriverà l'annuncio
ufficiale. "Sono sicuro che ci sia vita su Marte. Deve essersi adattata
per colonizzare il pianeta, proprio come mi è avvenuto sulla Terra. Mi sorprendono
quegli scienziati che non credono che Darwin funzioni anche su Marte!".
DA:
http://www.liberoquotidiano.it/news/scienze---tech/11939135/marte-gilbert-levin-marziani-scoperti-40-anni-fa-viking.html?refresh_ce
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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