giovedì 18 giugno 2015

UOMINI, SALAMANDRE E ...PAPPAGALLI




di: MARCO LA ROSA

Ecco perché un certo tipo di conoscenza ci può mettere al riparo da false o meglio “fuorvianti”, sedicenti scoperte che vengono “strombazzate a pappagallo" senza che nessun canale mediatico si preoccupi di verificare le informazioni prima di divulgarle. Questo è quello che nei giorni scorsi è stato fatto con la seguente notizia di cui non ho trovato nessun commento o “contraltare” degno di nota:

da:

“SCOPERTA nei topi "l'energia primordiale" che attiva la rigenerazione dei tessuti, come accade per le lucertole e gli anfibi: si tratta di un interruttore molecolare normalmente 'spento' nei mammiferi. A scoprire la particolare molecola, detta fattore Hif, è stato uno studio coordinato da Ellen Heber-Katz, della Main Line Health negli Usa, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Science Translational Medicine.
"La scoperta - spiega Antonio Musarò, dell'Università Sapienza di Roma - è come il ritrovamento di una chiave per aprire un lucchetto, ormai 'dimenticato' dall'evoluzione di molti degli organismi complessi, per attivare dei processi di rigenerazione dei tessuti". A permetterlo sarebbe una particolare molecola detta fattore Hif, nota finora per avere un ruolo nella regolazione dell'ossigeno e nella produzione di energia in ambienti privi di ossigeno. Secondo i ricercatori americani Hif sarebbe però anche un interruttore molecolare nella rigenerazione dei tessuti, e lo farebbe attivando dei processi che mimano in parte quello che succede in rettili ed anfibi.
Il fattore Hif sarebbe in grado di attivare un processo detto di 'de-differenziazione', ossia riportare le cellule specializzate adulte ad uno stato 'giovanile' simile alle staminali. Usata miliardi di anni fa dai nostri progenitori meno evoluti per produrre energia in ambienti privi di ossigeno, questa molecola "può agire per attivare la ricrescita del tessuto perso o danneggiato nei topi - ha spiegato Heber-Katz - aprendo così anche nuove possibilità per la rigenerazione dei tessuti dei mammiferi".
La scoperta è arrivata analizzando una particolare tipologia di topi da laboratorio detti Murphy Roths Large la cui caratteristica è quella di avere una capacità di rigenerazione dei tessuti unica in tutto il mondo dei mammiferi. Esperimenti hanno permesso di svelare che il segreto di questi topi è nell'attivazione del fattore Hif, presente praticamente in tutti gli esseri viventi ma che nei mammiferi viene normalmente tenuto 'spento' ma non in questi topi.
Attivandolo in roditori differenti i ricercatori sono riusciti ad aumentare la capacità di rigenerare i tessuti così come avviene nei topi Murphy Roths Large. "Attivando il fattore Hif - ha spiegato Musarò - i ricercatori hanno osservato un fenomeno simile a quello che avviene nelle lucertole. Le cellule dei tessuti danneggiati 'tornano indietro', ossia le cellule 'dimenticano' di essere specializzate tornando quasi al livello delle staminali. Questo processo detto di de-differenziazione permette una rapida riparazione di ferite dei tessuti". I prossimi passi della ricerca saranno quelli di capire se il fattore Hif abbia la stessa funzione anche in altri mammiferi, come l'uomo, e capire se sia efficace solo per la rigenerazione della pelle oppure in tutti i tessuti”.

In realtà questo tipo di studi è noto da tempo in campo bio-evolutivo e molti biologi molecolari dibattono su questa “chimera” (per ora chiamiamola cosi).

Infatti:

“In tessuti di mammiferi, anfibi e invertebrati suscettibili di rigenerazione, un'elevata percentuale di cellule ha subito un arresto rigenerativo nella fase G2 / M. Un'altra caratteristica comune della rigenerazione dei tessuti è l’accentuato livello di danni al DNA. Mentre le cellule sono incessantemente impegnate nella proliferazione gli  errori nella sintesi del DNA si accumulano e necessitano di costanti interventi di riparazione e di regolari e calibrate apoptosi (la cellula invecchia e muore) per garantire che le stesse non diventino cancerose”. (trad. MLR da: “Regeneration in Murphy Roths Large Mice” – Developmental Biology Interactive 2015).


L’ostacolo più arduo da superare è proprio la nostra attuale (almeno ora, mentre scrivo) incapacità di controllare in maniera adeguata le cellule staminali multipotenti o pluripotenti. Chi ha letto il mio ultimo libro: Il Risveglio del Caduceo Dormiente, la vera genesi dell’Homo sapiens (ed. OmPhi Labs 2015) sa di cosa parlo (vedi pag. 43-44-45-46 La proteina ingannatrice degli Elohim). Pertanto senza dilungarmi troppo in terminologie ostiche, cercherò di far capire che siamo ancora molto lontani dal poter diventare (e mai lo siamo stati), come le salamandre e sperare di poterci far ricrescere mani, braccia, gambe ed organi vari a piacimento. Ecco perché nell’articolo sopra citato manca un pezzo molto importante:

VEGF (Vascular-Endothelial Growth Factor – Fattore di crescita endoteliale vascolare):

“La sintesi di VEGF è indotta in cellule che non ricevono un apporto sufficiente di ossigeno: quando una cellula è in ipossia, essa produce HIF (Hypoxia Inducible Factor), un fattore di trascrizione che stimola il rilascio di VEGF in grado di forzare il processo di angiogenesi ( l'angiogenesi consiste nello sviluppo di nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti).  Il fattore HIF è il risultato della combinazione tra HIF1 alfa e HIF1 beta, che sono costantemente prodotti nella cellula; il primo però è sensibile alla presenza di O2, che se presente in alte concentrazioni ne determina la degradazione. Infatti l'HIF in presenza di ossigeno viene idrossilato, (le idrossilazioni sono reazioni chimiche che portano all'introduzione di gruppi idrossile -OH in una molecola) e proprio a causa di questa idrossilazione è indirizzato verso la degradazione. Quando l'apporto cellulare di ossigeno è scarso l'HIF non viene più idrossilato e agisce come fattore di trascrizione per la sintesi di VEGF. Questo è il meccanismo per cui la crescita tumorale incontrollata è possibile. Infatti le cellule tumorali non dispongo di sufficiente ossigeno per la loro sussistenza e questo le porterebbe a morte (o all'utilizzo della glicolisi in condizioni anaerobiche) se non fosse per la regolazione del fattore HIF che promuove l'angiogenesi e quindi l'irrorazione delle cellule tumorali.

Regolazione dell’angiogenesi:

Nella genesi vascolare durante lo sviluppo embrionale diverse cellule endoteliali si formano dalle cellule staminali, al contrario nell’angiogenesi nuovi vasi sanguigni si formano da quelli preesistenti. Negli individui adulti gli stimoli fisiologici, durante la cicatrizzazione delle ferite e durante il ciclo mestruale, portano all’angiogenesi laddove la genesi vascolare non si verifica. L’angiogenesi si attiva rapidamente in risposta a: condizioni ipossiche o ischemiche, il rilassamento vascolare per es. mediato dall’ossido nitrico (NO) è un prerequisito per la partecipazione delle cellule endoteliali al processo di angiogenesi.

Patologia:

L'angiogenesi patologica può essere suddivisa in attività a bassa attività angiogenica (ad esempio danneggiamento dei tessuti in seguito ad un’ischemia o l’insufficienza cardiaca) o ad alta attività angiogenica, come ad esempio avviene nel cancro (sia tumori solidi sia ematologici) o in infiammazioni croniche (artrite reumatoide, malattia di Crohn, retinopatia diabetica, psoriasi, endometriosi e l’arteriosclerosi).

Come si può constatare tutto ciò è noto da tempo e molti studiosi lavorano su questo “enigma” che purtroppo ad oggi resta ancora tale.
Una cosa posso dire comunque, probabilmente è solo questione di tempo, ma prima o poi i “lucchetti” messi a protezione del nostro “invecchiamento” saranno aperti perché chi li ha messi conosce benissimo quello che il nostro cervello può fare.

Genesi 6, 1-3:

 “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: 'Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”.

“…la tendenza è quella verso una vita sana e libera da disabilità fino alle soglie della massima aspettativa di vita biologica, stimata in circa 120 anni (Robine 2007)”. (VECCHIAIA E TERMINE NATURALE DELL’ESISTENZA di Fabrizio Giunco - Centro geriatrico San Pietro, Cooperativa La Meridiana, Monza Ottobre 2009).

“…Si sa da lungo tempo che per ogni specie vi è un’età massima raggiungibile: per i topi, ad esempio, questa età è di 3 anni, per i cani, che vivono mediamente 18 anni, è di 34 e i gatti possono vivere al massimo 31 anni. Per l’uomo, la cui vita media attualmente è di circa 75-78 anni, esiste un limite massimo situato intorno ai 120 anni. Di recente le cronache hanno riportato la notizia della morte, all’età di 122 anni, di una donna francese ma, se confermato, si tratterebbe di un record difficilmente superabile e forse mai raggiunto in precedenza dalla specie umana”. (E SE DIVENTASSIMO IMMORTALI? Da: cose di scienza).

"...LA SCIENZA CHE GUARISCE: “Una vita lunga 120 anni: è la promessa della medicina preventiva”LUC MONTAGNIER  Nobel Medicina 2008."(http://www.centroscienza.it/modules/news/article.php?storyid=197)

"...Vivere 120 anni. Le verità che nessuno vuole raccontarti di Adriano Panzironi – Ed. Welcome Time Elevator 2014".


Bibliografia:
Marco La Rosa: Il Risveglio del Caduceo Dormiente, la Vera Genesi dell’Homo Sapiens – OmPhi Labs Ed. 2015
Longer Life and Healthy Aging (International Studies in Population) by Yi Zeng, Eileen M. Crimmins, Yves Carrière and Jean-Marie Robine (Paperback - Feb 2007)
Wikipedia



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