mercoledì 27 maggio 2015

LINFOMA NON-HODGKIN: DALLA RICERCA ENEA UN NUOVO BIOFARMACO


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Medicina: dalle piante un biofarmaco innovativo per i linfomi non-Hodgkin



Nell’ultimo numero di Plant Biotechnology Journal, rivista leader nel settore delle biotecnologie, è stato pubblicato uno studio ENEA che descrive un innovativo procedimento per la produzione da una pianta di un anticorpo antitumorale per il trattamento del linfoma non-Hodgkin. Un team di ricercatori dell’ENEA, composto dai biotecnologi Marcello Donini, Carla Marusic, Eugenio Benvenuto e  dagli immunologi Claudio Pioli e Flavia Novelli  dell’Unità Biologia delle Radiazioni e Salute dell'Uomo del Centro ENEA della Casaccia è riuscito a produrre in pianta una nuova versione ‘ingegnerizzata’ del noto anticorpo monoclonale RITUXIMAB, uno dei primi biofarmaci sviluppati e adottati con successo per la terapia del linfoma non-Hodgkin. Il procedimento messo a punto nel laboratorio Biotecnologie dell’ENEA consente di ottenere in serre controllate elevati livelli di anticorpi in tempi brevi (15 giorni per un ciclo completo di produzione) con costi molto inferiori a quelli delle procedure tradizionali.  L’aspetto innovativo della ricerca, alla quale hanno contribuito anche gli esperti di spettrometria di massa Andrea Scaloni e Anna Maria Salzano del CNR-ISPAAM di Napoli, riguarda la realizzazione di una nuova molecola complessa definita ‘immuno-citochina’, ottenuta dalla fusione di due geni, uno codificante l’anticorpo anti-tumorale, l’altro una citochina umana, l’interleuchina 2 (IL-2). Oltre a riconoscere le cellule tumorali e mediarne l’eliminazione con la porzione anticorpale,  l’immuno-citochina così come disegnata ha il vantaggio di veicolare la IL-2 proprio dove è più utile potenziare la risposta immunitaria per favorire la regressione del tumore. Uno degli aspetti più significativi di questa innovazione è che le piante “biofabbrica”  consentono di produrre  biofarmaci con rese soddisfacenti e a costi molto inferiori rispetto alle metodiche utilizzate tradizionalmente. Oggi, infatti, le aziende farmaceutiche utilizzano colture di cellule di mammifero per produrre gli anticorpi monoclonali da utilizzare  a livello clinico, ma la crescente domanda ed i costi elevati richiedono lo sviluppo di sistemi alternativi di produzione.




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